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Autore: nitro    10/05/2011    3 recensioni
Questa storia ha partecipato al contest “What if..” di CruellaDeVil (che ringrazio molto!) classificandosi terza. Ho sempre creduto che in un angolino del suo cuore, Ginny serbasse il ricordo di Tom Riddle, del ragazzo che, in maniera un po’ brusca, la aveva forzata a crescere. Ho immaginato cosa sarebbe successo se il diario fosse improvvisamente riapparso tra le mani di Ginny. Si sarebbe lasciata ammaliare ancora da quel ragazzo misterioso o sarebbe riuscita a combatterlo?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo due: Souls

 

   I sogni sono illustrazioni dal libro che la tua anima sta scrivendo su di te.
Alan Drew
    

Un’esile figura fluttuava in un cono di luce, con le membra abbandonate e immobili. Il corpo snello fu delicatamente adagiato da quel riverbero accecante, che andava lentamente diradandosi.
Ginny rimase immobile per un po’ in uno stato di shock.
Quando si sentì di nuovo padrona di se stessa e dei suoi movimenti si alzò a sedere con fatica.
Due piccole mani pallide corsero a cercare la bacchetta e si rassicurarono quando la ritrovarono al suo posto, poi strofinarono gli occhi cercando di scacciare i fastidiosi aloni neri, che impedivano alla vista di funzionare correttamente.
Ginny si trovava su un divano di pelle nera, molto elegante ed elaborato. Quando riuscì a metter a fuoco anche i particolari distanti da lei, scoprì di essere in un lussuoso salotto in stile vittoriano.
C’erano due poltrone identiche al divano su cui era distesa, un tavolino di legno intarsiato e un enorme tappeto persiano che ricopriva tutto il pavimento della stanza.
Ginny si alzò e si tirò dei piccoli pizzicotti sul dorso della mano; non era più in grado di capire se stesse sognando o se quello fosse il mondo reale.
Il mobilio, la stanza e lei stessa erano solidi e vividi. Era quasi certa che non si trattasse di un altro viaggio onirico.
Attraversò la stanza e si scagliò sulla massiccia porta di legno, ma la serratura dorata era stata sigillata con un incantesimo molto potente. Non riuscì ad aprirla con nessuna formula magica. Anche le finestre erano sigillate.
Oltre quei vetri si poteva scorgere un bellissimo giardino. L’erba era molto curata e qua e là si potevano vedere delle isolette di fiori rossi e celesti. Un gazebo signorile proteggeva dai raggi del sole un dondolo nero di ferro battuto.
Grazie a quella vista mozzafiato, Ginny dimenticò la foga di uscire da lì.
Il giardino e quella stanza emanavano un senso di calma, che le rilassava tutte le membra.
La porta del salotto si aprì con un lieve cigolio e la ragazza si voltò, dando le spalle alla finestra.
Un giovane alto e affascinante fece il suo ingresso nella stanza, ma si fermò di scatto, colpito dalla vista della ragazza alla finestra.
Un ghigno deformò i lineamenti di quel volto perfetto.
« Sei venuta da me… »
Ginny osservava sbalordita i movimenti eleganti che Tom sfoggiava, mentre si accomodava su una poltrona di pelle.
L’espressione di trionfo del ragazzo era sporcata da un granello di stupore.
La giovane osservò la camicia bianca che ricadeva perfettamente sulle linee scolpite dai muscoli; il colletto era stato lasciato aperto e si poteva intravedere la linea dei pettorali.
Quel corpo era reale, consistente e solido.
Il cuore cominciò a battere in maniera irregolare, si sentiva come un pettirosso in gabbia, intrappolata.
« Come sono arrivata in questo luogo? » azzardò a chiedere.
Ginny riuscì inaspettatamente a parlare con un tono di voce fermo e sicuro.
Tom le rispose mentre si sistemava meglio sulla poltrona. Allungò le gambe e si appoggiò allo schienale, incrociando le braccia. Esibiva un’aria di sfida.
« Non sono mai stato uno sprovveduto. Quando sono rimasto rinchiuso qui, ho installato nel diario un meccanismo di difesa… »
Era orgoglioso della riuscita del suo piano ed era deciso a boriarsi.
« La piccola Ginevra Weasley mi ha confidato così tante cose, era così vogliosa di aprire la sua anima a qualcuno ed io ne ho approfittato. Ho riversato nel tuo soffio vitale parte del mio. Il diario voleva ricongiungersi alla mia anima e ti ha raggiunto ».
Ginny non capiva.
« Perché proprio adesso? »
Tom appoggiò le mani sulle ginocchia e le sorrise, beffardo.
« Diciamo che sei stata tu a risvegliare il diario. Hai desiderato di rivedermi, vero? »
Non era sicura di averlo mai completamente dimenticato dopo la distruzione del diario, ma si era sempre imposta di non pensare a lui. In quel momento, però, non riuscì a ricordare.
« Non me lo ricordo… come esco da questo luogo? Dove siamo? »
Tom ghignò. Era soddisfatto.
« Questa è la casa dei Riddle, sono imprigionato da molti anni ormai, ma tu mi hai già permesso di uscire una volta. Potremmo farlo ancora, ma stavolta saremo insieme ».
Ginny era confusa. Lo aveva fatto uscire? Dove gli aveva permesso di andare? La sua mente annebbiata ci mise un po’ di tempo prima di ricordare Hogwarts e la Camera dei Segreti.
« Sto sognando? »
Tom si alzò e si avvicinò a lei.
« No Ginevra, questo è reale... la tua anima mi vuole, è lei che scrive il libro della tua vita, e nella tua esistenza hai bisogno di me. Hai reso reale la mia prigione » la guardò più intensamente, avvicinando il suo viso alle guancie piene di lentiggini della ragazza.
« Le nostre anime sono unite. Siamo legati troppo in profondità, tutto quello che abbiamo passato insieme, ci ha reso una cosa sola ».
Lo smeraldo brillava in quelle iridi espressive, lo sguardo criptico e indecifrabile gli donava una disarmante aria di mistero. Le sue parole erano, se possibile, ancora più ermetiche dei suoi occhi.
« Io sopravvivo grazie a te, se mi lascerai entrare completamente nella tua anima saremo capaci fuggire insieme ».
Le labbra carnose di Tom si avvicinarono a quelle rosee di Ginny, ma lei lo respinse, puntellando le mani sul suo petto.
Aveva agito d’istinto, senza una vera motivazione. Sentiva che c’era qualcosa che le impediva di lasciarsi sfiorare da lui, ma non sapeva dare consistenza a quei pensieri e a quei volti confusi che affollavano la sua mente.
Una luce sinistra e verdognola balenò negli occhi del ragazzo.
« Perché? » il tono e il cruccio sul suo viso rendevano la domanda quasi infantile.
« Io… non lo so, non me lo ricordo ».
Lo sguardo di Ginny era incatenato a quello del ragazzo, e più sprofondava in quell’intimo contatto, più i volti nella sua mente si sbiadivano. Ginevra non riusciva a ricordare nulla della sua vita o dei suoi cari. Esistevano soltanto quella stanza, quel momento e il ragazzo di fronte a lei.
Accarezzò con le mani affusolate la camicia di seta bianca che fasciava il torace di Tom. Desiderava stringersi a lui, ma non le fu permesso.
Tom le afferrò i polsi e la allontanò da se, poi si voltò e corse furiosamente fuori dalla stanza.
Ginny rimase con le mani a mezz’aria. Delusa da quella reazione.
D’impulso gli corse dietro. Lo seguì lungo l’atrio e fuori, oltre la porta principale.
Il sole intenso la abbagliò per un breve istante, ma poi vide un profilo aitante che si sedeva sul dondolo nero, sotto il gazebo.
L’espressione sul volto di Tom manifestava tutta la tristezza che un ragazzo di diciassette anni non era capace di contenere, di nascondere.
Doveva sentirsi molto solo.
Cautamente si avvicinò e gli toccò una spalla, aveva paura di provocare una reazione violenta. Il comportamento docile di Tom non derivava dalla sua indole, era un lupo travestito da agnello e Ginny temeva di scatenare la belva che dimorava in lui.
Contrariamente alle sue attese, Tom si alzò in piedi e la strinse tra le braccia. I capelli rossi sporcarono il bianco candido della sua camicia.
Con delicatezza le mise una mano dietro la nuca e la costrinse a guardare i suoi occhi verdi. Non gli bastava avvinghiarla con le sue membra, voleva anche incatenarla al suo sguardo.
« Io vivo in te… non voglio morire. Non permettere che ciò accada ».
Tom la attirò verso le sue labbra. Stavolta Ginny non oppose resistenza e si lasciò trascinare dalla passione del ragazzo.
Le loro labbra si rincorrevano in un gioco di seduzione mozzafiato. Ginny era totalmente persa tra le sue braccia; non si accorse neanche che Tom l’aveva trascinata sul dondolo e l’aveva fatta sdraiare sopra il suo corpo.
I capelli infuocati si fusero con quelli neri di Tom, come un sole rosso acceso che s’immerge nel mare nero all’orizzonte.
Il ragazzo abbandonò la sua bocca e le sorrise. Accarezzò dolcemente le guance costellate di efelidi.
« Ho aspettato tanti anni per rivederti, Ginevra… sono così felice. Non opporti a me, ai miei sentimenti verso di te…non vale la pena combattere una guerra, quando entrambi possiamo trovare la pace, insieme ».
Tom estrasse la bacchetta e la puntò sopra le loro teste. Un fumo argentato cominciò a fluire dai loro corpi e a intrecciarsi nell’aria. Le loro anime danzavano insieme, si rincorrevano e bramavano di mescolarsi l’una nell’altra.
Ginny continuò a perdersi negli occhi di Tom, finché una parola non rimbombò nella sua mente.
Guerra.
Quel concetto le ricordava qualcosa; un’altra guerra era in corso in un luogo remoto. Qualcuno a lei molto caro stava combattendo per la vita contro una persona empia e malvagia.
Poi comprese, non si trattava di un’altra guerra. Nei suoi ricordi vide i volti gentili dei suoi famigliari e vide lui… Harry. Il ragazzo le sorrideva da dietro i suoi occhiali sbilenchi.
La guerra era sempre la stessa.
Harry aveva sempre lottato con tutte le sue forze contro Voldemort e ora lei si trovava di fronte a quel mago senza combatterlo. Lo assecondava senza reagire, persa in una futile lascivia. Non poteva permettere a se stessa di commettere un simile errore. Non poteva lasciarsi ingannare dalle sue false promesse.
Quel mago oscuro le stava annebbiando la mente, le aveva rubato tutti i suoi ricordi e ora pretendeva di sottrarle la sua stessa anima.
Si allontanò di scatto dal corpo di Tom, interrompendo l’unione delle loro anime.
« Cosa mi stai facendo? »
Gli occhi di Tom erano irosi e agitati, ma la sua voce profonda fluì come il miele dalle sue labbra.
« Io non ti ho fatto nulla. Tutto ciò che succede in questo luogo, è il riflesso dei desideri che si nascondono dentro il tuo cuore… »
La giovane lottò contro la foschia e si aggrappò al pensiero del viso dolce di Harry.
« No! Non cederò, non ti porterò con me! Non posso tradire Harry! »
Il volto del ragazzo si deformò e divenne una maschera di rabbia.
« Harry? Harry Potter? Oh Ginevra, tu non lo ami, ti sei mai chiesta, perché ti sei interessata a lui? I suoi occhi non ti ricordano forse i miei? Oh lui è così simile a me ».
Le sue urla mutarono ancora di più il suo volto. I suoi lineamenti assunsero una linea serpentesca e ferina, simile alla terrificante fisionomia che Voldemort ostentava.
Il lupo si era privato del soffice mantello da agnello e aveva mostrato il suo lato selvaggio.
Tom estrasse la bacchetta e il corpo della ragazza fu colpito dalla Maledizione Cruciatus, che le provocò dei sussulti violenti. Il dolore era insopportabile, le lacerava la carne e lo spirito con le sue lame infuocate.
Ginny si concentrò sul volto del ragazzo che amava e raccolse le forze, riuscì a portare una mano alla bacchetta e a estrarla.
Con le ultime briciole di forza di volontà lanciò la più terrificante delle Maledizioni Senza Perdono.
« Avada Kedavra! »
Tom Riddle non si aspettava una vittima così combattiva. Il suo corpo si accasciò a terra con un’espressione di stupore.
Il suo aspettò ritornò quello di un ragazzo diciassettenne.
Prima di chiudere gli occhi per sempre guardò gli occhi celesti della sua carnefice per l’ultima volta e le rivolse un estremo dolce sorriso.
La sfolgorante luce verdognola, che la aveva trascinata in quel luogo, ricomparve e la sottrasse dalla vista del corpo esanime di Tom.
Il meraviglioso giardino scomparve e lasciò spazio alla penombra dei dormitori Grifondoro.
Ginny atterrò accanto al suo letto. I capelli ramati ricadevano scomposti sul viso stanco.
Il torpore provocato dal riverbero, si eclissò con una lentezza esasperante, la ragazza respirava affannosamente e fremeva dalla voglia di riprendersi.
Con l’aiuto della ritrovata lucidità, vide che aveva in grembo il vecchio diario di Tom Riddle.
Caracollò carponi fino al camino e gettò il libro tra le braci. Le fiamme ripresero vita grazie a quel nuovo combustibile e per un breve istante si tinsero di una sinistra tonalità di verde.
Ginny osservò la carta che bruciava e la pelle della copertina che si accartocciava. Rimase inginocchiata accanto al fuoco finché anche l’ultimo granello di quell’oggetto non si fu mescolato con la cenere.
Il diario era finalmente stato distrutto. La ragazza non avrebbe mai più rivisto il viso di Tom, poteva percepirlo nella sua anima.
L’alba bussò alle finestre della stanza ed entrò per portare un nuovo giorno.
Ginny si alzò in piedi e si strofinò le guance. Una nuova determinazione illuminava i suoi occhi turchini, da quel momento avrebbe affrontato tutte le battaglie con fierezza e risoluzione.
Tuttavia, in un angolo remoto del suo cuore, Ginny piangeva. Una piccola ferita, che difficilmente si sarebbe rimarginata, stillava sangue nero. 

 

   
 
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