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Autore: YaekoNishiara    10/05/2011    0 recensioni
Sole, almeno così crede di chiamarsi, si risveglia in una casa deserta, in mezzo ad un bosco nella periferia di una grande città. Non si ricorda niente di ciò che accaduto prima del risveglio, a parte la consapevolezza di essere un Angelo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Open your eyes like i opened mine,
It's only the real world,
a life I will never know."


Una mattina mi sono svegliata e non ero più io.
L'aspetto, come la voce, le espressioni, le reazioni erano miei, ma non ero più io.
La mia vita non era più la mia vita.
Già il fatto che mi fossi svegliata in una stanza, in un letto, era strano, poichè gli angeli - ed ero certa di essere un angelo - non possegono nulla e tantomeno dormono.
Intorno a me si estendeva una stanza che non mi era per niente familiare. La stanza era spoglia, fredda, gli unici mobili erano il letto ed un piccolo armadio di legno intagliato, pieno di buchi.
Impaurita ed insicura uscii dalla stanza. Mi ritrovai in un ambiente buio e sporco.
Nel corridoio non vi erano mobili, né foto, né quadri, solo una carta da parati macchiata e strappata, verde, raffiguarnte delle anitre.
Dalla casa non proveniva alcun rumore, fatta eccezione per il vento che ululava tra le porte facendo sbattere le imposte delle finestre.
Entrai in quello che probabilmente avrebbe dovuto essere il salotto, era sporco, anch'esso senza mobili, escluso un divano malridotto posto al centro della stanza. Le finestre erano sbarrate da vecchie travi di legno oramai ammuffite, i pochi spiragli di luce illuminavano le molle sporgenti del divano.
Le assi del pavimento scricchiolavano ad ogni mio passo, rieccheggiando tra le pareti della stanza. Ero talmente agitata che ogni mio respiro, ogni battito del mio cuore sembravano riempire l'aria e assordare i miei timpani.
Un brivido ghiacciato mi attraversò da parte a parte ed urlai, più per lo spavento che non per il dolore. Avevo poggiato il piede su un frammento di uno specchio e mi ero procurata un brutto taglio sulla palma del piede.
Mi accucciai a terra ed esaminai il taglio: era profondo. Cercai disperata intorno a me qualcosa per potermi fasciare quando incontrai lo sguardo straordinariamente impassibile del mio riflesso. I corti capelli rossi ricadevano sugli occhi grigi e allungati, e si mischiavano alle rade lentiggini sparse sugli zigomi. Le labbra rosse e carnose erano socchiuse e, come gli occhi non esprimevano nessuna delle emozioni che in realtà stavo provando.
Distolsi subito lo sguardo, ancora più spaventata e continuai a cercare. Solo allora mi resi conto che stavo indossando un vestito bianco, semplice, chiuso sul petto da dei piccoli bottoni rossi.
Afferrai con forza un lembo del vestito e facendo pressione con entrambe le mani ne strappai una striscia abbastanza lunga.
Fasciato il piede esplorai il resto della casa, ma non trovai nulla più di ciò che avevo visto nelle altre stanze.
Il vestito che indossavo aveva un piccolo taschino sul petto, chiuso anch'esso da un bottoncino rosso. Lo slacciai e ne feci cadere il contenuto nella mia mano.
C'era un bracciale d'argento, rotto: uno degli anelli che costituivano la catenina si era spezzato.
Sopra la placchetta in argento vi era incisa una parola piccola e graziosa:

"SOLE"


"Sole..." sfiorai le lettere incise cercando di ricordare perchè mi trovavo in quel luogo. "E' così che mi chiamo?"  Non riuscivo nemmeno a ricordare il mio nome. Le uniche cose che sapevo per certo erano il fatto che ero un angelo e che non appartenevo a quel luogo.
Mi diressi verso la porta d'entrata e girai la maniglia, la tirai con forza verso di me e si aprì. La luce inondò ogni cosa, mi fece ribollire il sangue e risvegliò i miei sensi, adesso nulla sembrava più macabro e freddo. Potevo finalmente pensare lucidamente alla situazione in cui mi trovavo.

  
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