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Autore: Natalja_Aljona    10/05/2011    3 recensioni
Ettore Troiano, italo-greco di diciassette anni, con una devastante passione per la filosofia, inguaribile anticonformista, ritardatario patologico.
Caterina Asburgo, tredicenne fiorentina, è conosciuta a Messina come la nipote del Lupo, il più famoso brigante ed eroe della bella città siciliana.
Sogna di diventare una grecista, o, in alternativa, di spacciare mentine a Copenaghen. E, come dimenticare, ha un caimano immaginario.
E' capace di fare ottantadue frasi di analisi logica in spiaggia, al posto delle parole crociate, come lo è di offrire un gelato ad Ettore con i soldi che suo nonno, il Lupo, ha appena rubato al ragazzo.
Così comincia la nostra -loro?- storia, in bilico tra le bizzarrie di Ettore e Caterina e l'impietoso Mondo Materiale.
-Diomede Ettore Troiano. Ho diciassette anni, ma fai come se ne avessi sedici-
Siamo di fronte alla frase standard di Ettore Troiano. A lui non piaceva presentarsi come persona potenzialmente nella norma. Eh no, troppo banale [...]
Se mi conoscessi. Caterina non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma quel congiuntivo imperfetto le aveva fatto sentire come un pizzico all'altezza del cuore.
Improvvisamente provò il desiderio di conoscerlo, Diomede Ettore Troiano. Di conoscerlo davvero.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Sette

Dove i ragazzi di Via Santa Cecilia fanno il bagno al fratello garibaldino dell'aspirante filosofo


Io credo che lassù

C'era un sorriso anche per me

(Vent'anni, Massimo Ranieri)


-Giuseppino, stai fermo, per l'amor del cielo!-

Anita scoccò un'occhiata severa all'amico.

-Calmati, Et. Pinuccio bisogna sapere come prenderlo-

-Et?!- bofonchiò Ettore, ma la Garibaldi ormai non l'ascoltava più.

Giuseppe Troiano si dibatteva come un capitone natalizio nella vasca da bagno, lanciando “paperelle borboniche” da tutte le parti.

Anita fece un cenno a Vincenzo e ad Ettore.

-Bixio, Crispi, in posizione!-

Poi si girò di scatto verso il bidet, che, teoricamente, avrebbe dovuto rappresentare il trono di Francesco II di Borbone, ergo Leen.

-Dove accidenti s'è andato a ficcare Franceschiello?-

-Ordine, marinai! Ero andata a prendermi un'aranciata-

-“Ordine marinai”?!- gridò Anita, nervosa come una biscia -Tu sei il Re dei Borboni e dici “Ordine marinai”?!-

Eileen scrollò le spalle, tornando a sedersi sull'orlo del bidet.

Non contenta, Anita rincarò la dose.

-E poi, bella, fammi capire. Qui si conquistano le Due Sicilie e tu ci tradisci per una vile aranciata?- fece un lungo sospiro, dopodiché si rivolse a Nino Bixio e Francesco Crispi, alias Vincenzo ed Ettore, alias i due dementi che si contendevano il gabinetto.

-E voi due? Cosa dovrei dire di voi due? Siete garibaldini, mica due piccioni intordonuti!-

Quello, i ragazzi di Via Santa Cecilia lo sapevano da tempo, era l'unico modo di fare il bagno a Giuseppe, pestifero garibaldino arcifissato con l'Unità d'Italia.

Caterina osservava la scena da dietro la tenda della doccia, piuttosto colpita dalla particolarità della situazione.

-Abbiamo fatto l'Italia- proclamò ad un certo punto Giuseppe, guardando con sufficienza il traffico di “patrioti” intorno a lui -Ora dobbiamo fare gli Italiani-

Di fronte a tali parole, semplicemente, Ettore non ci vide più.

Saltò in piedi e a poco servirono gli strilli di Anita di fronte alla sua ira funesta.

In poco tempo fu addosso al fratello, che si ribellava scalciando e spruzzando acqua saponata dappertutto.

-Ri-ti-ra-ta!- si sgolava la povera Anita, sbracciandosi e saltando per attirare l'attenzione dei due fratelli Troiano.

-L'Italia è fatta, il bagno pure. Vogliamo anche scannarci, giusto per non perdere tempo?- gridò, per poi dirigersi a passo svelto verso la porta e schiantarsi contro lo stipite con un fragore che dire preoccupante era dire poco.

-Anituccia, tutto bene?- le chiese sogghignando Eileen, beccandosi un calcio negli stinchi e uno sguardo truce dalla sopracitata fanciulla.

-Non è giornata per le uscite di scena- dichiarò infine quest'ultima, percorrendosi la fronte dolorante con i polpastrelli.

Vincenzo provò ad alzarsi dal gabinetto per aiutarla, ma un alquanto seccato Ettore lo trascinò di nuovo giù, facendogli la linguaccia.

-Non è che tutte le ragazze presenti debbano necessariamente sperimentare la tua dubbia galanteria, bello-

Vincenzo si strinse nelle spalle.

-Beh, Anituccia è anche amica mia-

Studiando l'espressione corrucciata dell'amico, Vincenzo Caputo venne a conoscenza di un'assiomatica verità.

Decisamente, non era giornata.


Ma poiché, si sa, è sempre bene motivare un'affermazione, ecco la cruda conferma della sopracitata verità.

Quando nella tenda della doccia di Casa Caputo qualcosa cominciò a vibrare, quasi -quasi- tutti i ragazzi della Via Paal di Via Santa Cecilia capirono che non si trattava di un nuovo effetto della kryptonite.

-Il telefono!- gridò Caterina, portandosi una mano alla bocca.

Ettore inarcò un sopracciglio.

-Il telefono, e allora?-

Caterina scosse la testa, fulminandolo con lo sguardo.

Afferrò il cellulare e accettò la chiamata.

-Ciao, Zoe-

Le girava la testa e il suo cuore batteva molto più forte del necessario, ma lei era Briseide Caterina Asburgo, una soluzione avrebbe pur dovuto trovarla.

Li guardò tutti, i ragazzi di Via Santa Cecilia.

Anita Garibaldi, la ragazza delle uscite di scena.

Vincenzo Caputo, il bellissimo Vincenzo, o se volete Francesco Crispi.

Eileen Ficarra, che preferiva l'aranciata alla conquista delle Due Sicilie, che la guardava storto ma sotto sotto le sorrideva, l'antitesi di una ragazza comune.

Giuseppe Troiano, mezzo garibaldino e mezzo delinquente.

-Dove sono? Sono con i miei amici. Amici che non mi potrai rubare-

Guardò Ettore, silenzioso, ferito Ettore.

Dubbi non ne aveva più.

-Avrei cercato di nascondertelo, in un'altra occasione. Ti avrei detto di essere in gelateria, in spiaggia o a fare una passeggiata, se fossimo state a Firenze, o comunque in un'occasione sotto il tuo controllo-

E, per finire, il suo pezzo forte.

-Ma il cor mi rode acerba doglia, in pensando che rapirmi il mio un pari s'ardisce, e del concesso premio spogliarmi prepotente. E' questo, questo il tormento, il dispetto, la rabbia, onde l'alma è angosciata*-

I ragazzi di Via Santa Cecilia avevano il fiato sospeso e ci mancò poco che Anita applaudisse.

Sulle labbra di Ettore era comparso un sorriso mai visto, accecante, indescrivibile.

Senza preavviso le tolse il cellulare di mano e con quella voce da eroe omerico che era solito conservare per le occasioni importanti, quella voce capace di destabilizzare il migliore oratore, diede il colpo di grazia:

-Una donzella, di valor ricompensa, a me prescelta da tutto il campo, e da me pria coll'asta conquistata per mezzo alla ruina di munita città, questa alle mie mani l'ha tolta l'orgoglioso Atride, come a vil vagabondo*-

E chiuse la chiamata, anche se forse c'erano e ci sarebbero state ancora molte cose da dire.

Ma le andate cose sien poste nell'oblío; chè l'ira viver non debbe eterna.*



Note



Chiuse la chiamata e, inavvertitamente, il telefono gli scivolò nel gabinetto.

Scusate ;)

Non è mia intenzione rovinare un finale ad effetto, ma non sono riuscita a resistere.

Procediamo con le note, va ;)


*Iliade, Libro Decimosesto, “Achille cede alle preghiere di Patroclo”, traduzione di Vincenzo Monti.

L'ultima parte, quella detta da Ettore, nell'Iliade è l'immediata prosecuzione di quella di Caterina, ed è sempre Achille a parlare, riferendosi a Briseide. La citazione gioca sul fatto che il primo nome di Caterina è, appunto, Briseide, e guarda a caso anche la frase omerica che meglio si addiceva al contesto ;)

Ah, ultima nota. Penso che si fosse capito, ma, a scanso di equivoci, l'Atride della situazione è Zoe ;)

Inoltre, ho chiamato Eileen, Anita, Ettore e Vincenzo “i ragazzi di Via Santa Cecilia” perché -oltre al fatto che ho riletto I Ragazzi della Via Paal proprio ieri sera, e un po' deve avermi influenzata-, anche se non l'ho ancora specificato, abitano tutti in quella via, tranne forse Eileen, che abita vicino alla stazione, che però è comunque vicinissima a Via Santa Cecilia, dal momento che quando dormo a casa di mia nonna sento il rumore dei treni ;)

Via Santa Cecilia è esattamente a due passi dal porto, di cui offre una visuale meravigliosa -se non fosse che il balcone di mia nonna si trova al quarto piano e io soffro di vertigini perfino sulle scale ;)


Grazie di cuore a ulisse999, eveline90 e bethpotter -che mi ha quasi fatta commuovere- per le recensioni, mi auguro che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative ;)

E naturalmente sinceri ringraziamenti anche ai lettori silenziosi :)


A presto,

Marty




  
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