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Autore: Saralasse    10/05/2011    32 recensioni
Questa storia parte dalla tragica notte in cui il Cavaliere Nero sorprende Andrè al suo posto. Cosa sarebbe successo se piuttosto che aspettarlo fra gli alberi, avesse tranciato la corda con la quale il nostro si stava calando dalla torre? Una storia diversa da quella che conosciamo, con personaggi a volte OOC. Buona lettura ^^
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tibor, spaventato da quella rabbia che vedeva per la prima volta, fuggì in tutta fretta dalla stanza, senza curarsi che qualcuno potesse vederlo; per sua fortuna, era ancora molto presto e i festeggiamenti si erano protratti fino a tarda notte, i corridoi erano completamente deserti. Andrè lo aveva seguito, sbattendogli la porta dietro, ed era tornato a stringere fra le braccia Oscar che gli sfiorava la schiena con l’intento di calmarlo.

“Cosa credevi di fare?!”.

“Come? Che cosa intendi dire Andrè?”.

La afferrò per le braccia scostandola bruscamente da sé. “Hai capito cosa voleva quando ti ha chiesto di raggiungerlo? Volevi forse che ti violentasse?!”.

Oscar lo guardò negli occhi smarrita; non lo aveva mai visto tanto arrabbiato, non credeva nemmeno che potesse giungere a tale livore e anche se sapeva bene che non fosse indirizzato a lei, ne era spaventata.

“Io non potevo lasciare che ti uccidesse, avrei fatto qualsiasi cosa!”, esclamò, tentando di recuperare la sua sicurezza.

Andrè lasciò andare un sospiro, chinandosi fino a toccare la fronte di Oscar con la propria e la abbracciò, baciandole la tempia.

“Se Tibor fosse arrivato fino in fondo, quel colpo me lo sarei fatto sparare in testa”.

La sentì irrigidirsi fra le sue braccia e le tirò su il viso, sfiorandolo con il dorso della mano. Le passò il pollice sulle labbra, come a voler cancellare ciò che le aveva fatto Tibor, e Oscar vide un velo di lacrime offuscargli lo sguardo.

“Andrè, non è successo, ti prego calmati”.

“Stava per succedere, Oscar, ed io non avrei potuto fare nulla se non farmi ammazzare”.

Oscar gli posò le mani sul volto, senza curarsi delle coperte che le scivolarono dal corpo, e si sollevò sulle punte per baciarlo, allacciandogli le braccia intorno al collo; Andrè la strinse, lasciando vagare le mani sulla sua pelle.

“Tentare di sedurmi non mi farà passare l’arrabbiatura, Oscar”.

La vide arrossire di sdegno e rise, baciandola fino a toglierle il fiato.

“Andrè, dobbiamo andarcene al più presto. Non voglio più rischiare che succeda una cosa del genere, sono stanca di avere Tibor fra i piedi”.

Andrè annuì, abbracciando stretta Oscar. Non avrebbe voluto portarla via così presto ma se Tibor era arrivato al punto di intrufolarsi nella loro stanza per ucciderlo e addirittura abusare di lei, non c’era tempo da perdere.

“Se vuoi partire adesso, dobbiamo organizzare il viaggio e partire al massimo fra un paio di giorni. L’inverno avanzato non ci consentirebbe di raggiungere la Transilvania”.

Oscar distolse lo sguardo dagli occhi di Andrè e si avvicinò alla finestra, scostando la tenda quel tanto che bastava per osservare il panorama fuori. Era decisa più che mai a partire insieme a lui ma pensava che le fosse concesso più tempo per dire addio al mondo che conosceva. Udì i passi di suo marito nella stanza e qualche minuto dopo sentì il calore della veste da camera che le fece indossare, vestendone una a sua volta. La abbracciò per la vita, lasciando che si adagiasse contro di lui.

“Sei pentita?”.

“No. Sono solo sorpresa dalla repentinità della nostra partenza. Non potrei mai pentirmi di aver scelto di condividere la mia vita con te”.

Andrè sorrise accarezzandole delicatamente il ventre e Oscar lo fermò posando la mano sulla sua. Prima che pronunciasse una sola parola, lei voltò la testa per guardarlo e gli sorrise.

“E se… ecco, non siamo stati attenti…”.

Lui rise, baciandole la fronte. “Se fosse accaduto, sarei l’uomo più felice della terra, Oscar”.

 

Nel pomeriggio, Andrè decise di andare a trovare i suoi genitori, dopo aver lasciato Oscar in compagnia di madame Jarjayes. Doveva chiedere il parere dei principi Beleznay prima di partire ma era disposto a intraprendere da solo il viaggio con Oscar se avessero espresso il desiderio di restare in Francia.

Zalán e Ariadné furono stupiti della sua visita, sicuri com’erano che avrebbe trascorso l’intera giornata con sua moglie; l’espressione grave del suo viso li avvisò che doveva essere accaduto qualcosa ma nessuno dei due poteva nemmeno immaginare la verità.

“Andrè, pensavamo che preferissi rimanere con Oscar oggi”.

“Lo avrei voluto, madre, però è successo qualcosa stamani che non posso ignorare”.

Ariadné si irrigidì e Zalán le strinse la mano nella sua, intuendo i suoi timori. “Avete forse deciso di rimanere in Francia?”, chiese senza giri di parole.

“Come? Oh no, affatto padre. Anzi, se sono qui, è per chiedervi di anticipare il viaggio e andare via al più presto. Tibor si è introdotto nei miei appartamenti stamattina, intendeva uccidermi e usare violenza a Oscar… io non posso più restare così vicino a lui, stavo per sparargli!”.

Zalán si alzò, passeggiando nervosamente nella stanza. Era livido di rabbia e mancò poco che sferrasse un pugno contro la finestra. “Io quello lo ammazzo sul serio”.

“Calmati Zalán, ucciderlo servirebbe solo a metterti nei guai. Almeno fin tanto che ci troviamo in Francia”.

Andrè spostava lo sguardo dall’uno all’altra, preoccupato da quali potessero essere le loro intenzioni una volta giunti in Transilvania.

“Madre, voi non dovete…”.

“Quello che dobbiamo fare è affar nostro, Andrè. Preoccupati che tu e Oscar siate pronti a partire, domani”.

Andrè trasalì scorgendo una cruda determinazione negli occhi color ghiaccio della donna; aveva imparato quanto potessero essere duri e spietati gli abitanti di Transilvania e si sorprese a pregare per l’anima di Tibor. Poi, improvvisa com’era venuta, quella rabbia sparì, lasciando il posto a un luminoso sorriso.

“Non ti angustiare adesso, hai recuperato tutti i tuoi ricordi e sei sposato con la donna che ami, dovresti sorridere tutto il tempo!”.

Lui si sforzò di sorriderle, prendendole le mani nelle sue. “E’ anche merito vostro madre. Se voi non foste stati tanto generosi da adottarmi non avrei potuto realizzare il mio sogno”.

Ariadné ricambiò la stretta e Zalán gli posò una mano sulla spalla. “Non avremmo potuto fare altrimenti, ti vogliamo bene. Sei nostro figlio”.

Andrè si chinò a baciare le mani della principessa, stringendole con amore. Nanny era stata la nonna migliore che potesse immaginare ma aveva sempre sentito la mancanza dei suoi genitori e i principi ungheresi avevano fatto di tutto per sopperirvi, riuscendoci quasi completamente. Con loro e Oscar al suo fianco, poteva finalmente avere una famiglia.

 

Quando raggiunse Oscar, Andrè la trovò intenta a consolare sua madre che le si era gettata fra le braccia, sotto lo sguardo commosso del generale Jarjayes. Doveva aver detto loro ciò che era accaduto e la decisione di partire immediatamente e per qualche attimo Andrè si sentì responsabile di tutto quel dolore; se non fosse stato bersaglio della gelosia di Tibor, Oscar non avrebbe dovuto lasciare la Francia e la sua famiglia.

“Andrè”.

“Generale Jarjayes”.

“Andrè, voglio che tu mi giuri di nuovo che la renderai felice. È doloroso per me separarmi da Oscar e ho bisogno di sapere che la lascerò andare incontro alla sua serenità”.

Andrè guardò il generale dritto negli occhi, deciso a confermargli ciò che chiedeva. Rendere felice Oscar era tutto ciò che desiderava dalla vita.

“Non mi perdonerei se Oscar fosse meno che felice un solo giorno della sua vita”.

“Ti ringrazio Andrè”.

“Però, devo chiedervi perdono generale”.

“Perdono di cosa?”.

Andrè chinò il capo, contrito. “Se non fossi stato io il bersaglio di quel pazzo di Tibor, non sarei stato costretto a portare via Oscar”.

“Stai partendo per salvare mia figlia. Non c’è colpa in questo”.

“Vi ringrazio molto generale Jarjayes”.

François de Jarjayes strinse la mano di Andrè, guardandolo con sincero affetto. Non lo aveva mai ammesso a nessuno se non a se stesso ma era molto felice che fosse vivo e avesse sposato Oscar perché sapeva che era l’unico degno di stare al fianco della sua amata figlia.

Consolare Marguerite non fu altrettanto semplice; inutile ripeterle che avrebbero fatto loro visita ogni anno e che avrebbe a sua volta potuto raggiungerli quando l’avesse desiderato. Tutte le sue figlie erano sposate e vivevano in Francia e l’idea di perdere proprio Oscar che più a lungo di tutte aveva vissuto nella casa paterna, le era insopportabile. Sembrò calmarsi un poco soltanto quando sua figlia le spiegò che si allontanava per salvaguardare la propria incolumità ma che lasciare i propri genitori e la Francia le era di peso.

“Figlia mia promettimi che mi scriverai spesso. Voglio sapere quando mi darete dei nipoti”.

Oscar arrossì vistosamente, scoccando un’occhiataccia ad Andrè che ridacchiava divertito. “Certamente madre. Qualora Andrè ed io decidessimo di avere dei figli, sareste la prima a saperlo”.

Marguerite la abbracciò, finalmente sorridente. “Sii felice Oscar. È l’unica cosa che io e tuo padre abbiamo sempre voluto per te”.

“Lo sarò di certo, madre mia”.

 

 

Dicembre 1792

 

Cinque anni. Tanto è passato da quando ho finalmente ritrovato la mia vita e il mio amore in Francia. Liliána è sempre più bella, a quattro anni è il ritratto di sua madre se non fosse per gli occhi verdi che sono certamente opera mia[1]!

Il ‘timore’ di Oscar si rivelò fondato e la nostra bambina nacque nell’agosto successivo al nostro matrimonio, incredibilmente proprio il 16 come me. La decisione di darle un nome ungherese è stata comune, in fondo è nata in Ungheria ed è in questo regno che crescerà; ora più che mai sappiamo che non torneremo in Francia, quello non è più il paese che abbiamo lasciato.

La popolazione, esasperata dalla fame e dai continui rialzi della tassazione, ha infine dato il via a una rivolta, a quella che chiamano Rivoluzione. Il Cavaliere Nero, che senza saperlo è stato l’artefice della mia felicità, era soltanto un’avanguardia dei malumori della gente e del dissenso incarnato dai cosiddetti Giacobini.

Certo, non posso dire di non capirli: io sono stato fortunato, pur se un servo, sono stato cresciuto accanto a Oscar, ho ricevuto la sua stessa educazione e infine ho incontrato i Beleznay che hanno fatto di me un principe perché potessi sposarla. Tuttavia, se fossimo rimasti in Francia, sono certo che avrei preso parte attivamente alla rivolta, dalla parte del popolo francese, s’intende; e sono anche sicuro che Oscar sarebbe stata al mio fianco, è nata nobile ma è soprattutto nobile d’animo e non ha mai tollerato le vessazioni rivolte al popolo.

In effetti, dopo la presa della Bastiglia ricevemmo la visita di un soldato mandato da un certo Bernard Chatelet che si è rivelato essere il marito della nostra Rosalie e niente meno che la persona celata dietro la maschera del Cavaliere Nero! Il militare ci disse di chiamarsi Alain de Soisson, un soldato della Guardia Metropolitana che aveva combattuto al fianco del popolo insieme a tutti quelli della sua compagnia. Bernard, che aveva sentito parlare di Oscar da sua moglie, la invitava a tornare in Francia come cittadina per collaborare alla riorganizzazione del paese e del suo esercito.

Prendere quella decisione fu quanto di più difficile avessimo affrontato nella nostra vita. L’orgoglio ci spingeva a partire subito alla volta del nostro paese martoriato, con il cuore colmo della stessa speranza che aveva guidato i Rivoluzionari; ma Liliána aveva appena compiuto un anno e questo ci fece desistere: lasciarla in Ungheria e separarci da lei non era nemmeno da considerare, tanto meno portarla con noi nel bel mezzo di una guerra che infuriava in tutta la Francia. Sapevamo che i nostri familiari stavano bene e così, pur se a malincuore, lasciammo che il soldato de Soisson ripartisse solo com’era giunto, strappandogli però la promessa di tornare a trovarci assieme a Bernard e Rosalie.

I nostri ripensamenti si sono completamente annullati quando abbiamo saputo delle atrocità seguite al rovesciamento della monarchia francese; appena qualche mese fa, gli ultimi cortigiani fedeli alla Corona sono stati orrendamente trucidati e dal tono delle ultime lettere di Rosalie, credo che fra non molto i sovrani stessi saranno condannati alla ghigliottina. Tutto questo non è quello che i Giacobini sognavano, non è quello che noi immaginavamo quando siamo stati resi partecipi dei cambiamenti iniziati ad avvenire in Francia.

Oscar è particolarmente preoccupata per le sorti della Regina Maria Antonietta e non posso dire di non capirla: sono state grandi amiche per vent’anni e la sovrana ha svolto una grossa parte nel coronamento del nostro sogno d’amore. Anche mia madre teme per la sua vita e spesso la sorprendo a piangere fissando un ritratto che le aveva donato la stessa Maria Antonietta; ho imparato che le sue sensazioni sono spesso foriere di verità e tremo al pensiero di dover un giorno dare a Oscar questa terribile notizia.

Il tetto del castello che rosseggia fra le cime degli alberi in lontananza mi distoglie dalle mie riflessioni, indicandomi di essere quasi arrivato a casa. È stata una giornata pesante e non vedo l’ora di tornare da Oscar e Liliána; stamani non ho permesso a mia moglie di seguirmi, sembra molto stanca ed è pallidissima, l’ho sentita dare di stomaco tutte le mattine nelle ultime settimane. Sono preoccupato per lei ma mi ripeto che non dev’essere niente di grave, non può essersi ammalata proprio adesso che siamo felici.

Non abbiamo altri pensieri al momento, da quando Tibor è deceduto in un incidente, tre anni fa; i cavalli che trainavano la sua carrozza si sono improvvisamente imbizzarriti, terminando la loro folle corsa sul fondo di un dirupo. L’unico sopravvissuto è stato Petre, che guidava il veicolo e quindi si trovava a cassetta, potendo così saltare prima dello schianto, e anche se il corpo di mio cugino non è mai stato recuperato, non penso che possa essere ancora vivo. Ho provato a chiedere a Jan per quale motivo ci fosse il suo amico come cocchiere ma non ho ricevuto risposta; è rimasto ostinatamente muto anche quando ho azzardato che l’incidente fosse stato provocato dallo stesso Petre come unico mezzo per riscattarsi agli occhi di mio padre.

È stato allora che ho affrontato Zalán, chiedendo spiegazioni su ciò che era davvero accaduto; non ha ammesso un suo coinvolgimento ma mi ha ordinato con molta durezza di non intromettermi mai più fra lui e i suoi uomini. Mio padre è un colonnello dell’esercito austriaco e Jan e Petre fanno parte della sua guardia personale e anche del suo reggimento. La Transilvania è una zona particolare, una delle prime terre coinvolte se il conflitto tra l’Impero Asburgico e l’Impero Ottomano dovesse mai rifarsi acuto; per questo motivo, Zalán ha bisogno di mostrarsi duro e spietato se vuole mantenere il rispetto dei suoi soldati ed io non posso permettermi di mettere in dubbio la sua autorità, era questa la lezione.

Mi fermo sulla soglia del salone quando sento la voce di Liliána chiamarmi, seguita da quella di Oscar. Sono entrambe sedute a giocare sul tappeto, davanti al camino acceso, uscire in giardino a dicembre, in Transilvania, sarebbe quasi un suicidio. Le raggiungo e siedo anch’io, accanto a loro, abbracciando la mia bambina che mi si è lanciata fra le braccia.

“Dove sei stato, Andrè? E’ molto tardi, stavo per uscire a cercarti”.

“Mi dispiace Oscar, sono stato giù al villaggio; pensavo di tornare prima ma non potevo spingere Augustus al galoppo nella neve alta”.

La vedo annuire e rannicchiarsi contro di me e stringo anche lei; non mi stancherò mai di tenerla fra le braccia, di sentire le sue labbra sulle mie, la sua pelle serica sotto le dita. Le bacio la fronte, restando con le labbra posate e la sento cingermi la vita con un braccio mentre l’altra mano si sposta a cercare la mia e la porta fino al suo ventre. La guardo, in cerca di una risposta, e mi rivolge un sorriso radioso, avvicinando le labbra al mio orecchio.

“Congratulazioni, papà”.

La guardo, confuso da quella rivelazione; sono felicissimo che ci sia Liliána e la mia contentezza raggiungerebbe vette inesplorate con un altro bambino.

“Davvero Oscar? Aspetti un bambino?”.

“No”, sorride lei, lasciandomi ancora più sconvolto. “Aspettiamo un bambino, si fanno in due Grandier!”.

Scoppia a ridere abbracciandomi e non posso fare a meno di ridere con lei della mia ingenuità. Non ha mai smesso di chiamarmi Grandier, quando scherza o è arrabbiata, e questo mi rende assurdamente felice: è l’ennesima prova del fatto che ama davvero il suo amico d’infanzia, l’attendente, Andrè.

Solo me, in questa vita e nella prossima.

Solo lei, per tutta la mia esistenza e oltre.

Solo Andrè e Oscar.

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[1] Inizialmente avevo pensato a un figlio maschio ma ho cambiato idea davanti a una delle fanart che si trovano sul sito MonCoeur (non posso inserire il link mi pare di capire dal regolamento ma se lo trovate rifatevi gli occhi, l’autrice disegna come la Ikeda *-*) dove si può vedere Andrè con la sua bambina (che è praticamente una minuscola Oscar) fra le braccia mentre Oscar gli sgancia il pannolino XD

Ebbene, eccomi infine giunta alla fine di questa lunga storia, l’ennesimo sogno di una fan che non può ancora rassegnarsi alla fine dell’anime/manga di Lady Oscar.

Spero non vi dispiaccia il cambiamento di registro finale, con la storia raccontata da Andrè; l’ho fatto perché in fondo è lui il protagonista della fanfiction, il verde d’Ungheria del titolo è riferito al colore dei suoi occhi e il riscatto era dovuto a lui più che a Oscar. Non fraintendetemi, mi dispiace molto anche per Oscar ma la morte di Andrè è quella che proprio non riesco a digerire e che mi fa piangere ogni volta che rivedo l’anime o rileggo il manga. Un piccolo cameo per il nostro Alain, non ho resistito :P

Non so con quali parole dirvi quanto vi sono grata per avermi accompagnata in questo “viaggio” e avermi spronata a continuare, spesso ho scritto solo per voi, per ringraziarvi della vostra costanza con la mia.

Non penso che scriverò altro in questa sezione, per una serie di motivi che non dirò perché non mi hanno riguardata personalmente ma spero di leggere qualcosa di vostro e potervi commentare.

Grazie, grazie e ancora grazie, spero vi verrà voglia di rileggermi ogni tanto ;)

Arigatou (_ _)

  
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