Nuovo esperimento/delirio.
Sei capitoli, ogni capitolo conta mille
parole.
Posterò il giorno dopo aver aggiornato Farfalle Colorate.
Buona lettura.
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Pop Tart
Capitolo 1
Mi chiamo Edward.
Ho ventiquattro anni. Vivo in strada.
A quattordici anni
sono scappato dalla casa-famiglia in cui i Servizi
Sociali mi hanno sistemato quando di anni ne avevo solo due.
Non ho mai
conosciuto i miei veri genitori. Sapendo come vanno queste cose, suppongo che fossero
due barboni come me, due drogati o, più semplicemente, due persone a cui non è
mai importato nulla del proprio figlio.
Non credo di avere
fratelli e sorelle. Alla casa-famiglia ci sono
arrivato da solo.
Vivo a Brooklyn,
adesso. Mi sono trasferito qui con Adam, il ragazzo di colore con cui ho
progettato ed eseguito la fuga da Chicago. Era il mio migliore amico.
Adam è morto due
anni fa per overdose. Aveva la mia età. Ventiquattro anni. Quando è morto io
non c’ero o meglio, ero lì, ma ero troppo fatto per rendermi conto che stava
morendo. Me ne sono accorto solo il mattino dopo, quando ho provato a
svegliarlo.
Da allora non mi
sono più fatto. Ho smesso anche di bere.
Ci chiamano
barboni, ma la mia barba è corta. Rossastra, come i capelli. Sono alto, sono
magro. Indosso sempre un vecchio cappello rosso da Babbo Natale. Mi ripara dal
freddo.
Come fa un ragazzo come
me a ritrovarsi in strada?
Facile: bisogna
fare le scelte sbagliate.
Quando siamo
scappati, Adam ed io avevamo in tasca duecento dollari. Li avevamo rubati dalle
casse della casa-famiglia, dai dipendenti. Un dollaro
al giorno, cinque dollari al giorno.
Pensavamo di essere
furbi, di aver capito tutto.
I soldi sono finiti
nel giro di una settimana. Fumavamo, mangiavamo, bevevamo.
Pensavamo di essere
grandi.
Alla fine ci siamo
ritrovati a fare l’elemosina per poter continuare a fumare. Siamo venuti a New
York con l’idea di guadagnare più soldi per fumare e per bere.
Eravamo dei
coglioni.
Abbiamo vissuto per
due mesi in un appartamento vuoto, ma poi il palazzo è stato demolito.
Non avevamo da
mangiare, ma avevamo sempre tanto alcool e tanta droga.
La gente ci
scansava, e continua a farlo.
Perché dovrebbero
fare la carità ad uno come me? Non la merito, e non sono
neanche uno di quelli che
pensa di meritarla.
Mi vergogno nel
chiedere denaro ai passanti, e mi limito ad accettare ciò che mi offrono
volontariamente.
Sono stato
picchiato, derubato.
Sono una fantasma travestito da Babbo Natale.
Sopravvivo e, tutto
sommato, sono felice di poter aprire gli occhi ogni mattina.
La fila per il
pranzo è lunga. Non mi stanco di aspettare, né di essere uno degli ultimi.
Spero soltanto che la zuppa non finisca prima del mio arrivo.
Volendo, potrei
andare ad un’altra mensa, una meno frequentata. Questa, però, è la più vicina
al mio appartamento, ed è quella in
cui vengono a prendere il pranzo i miei nuovi amici, Emmett e Jasper.
Sono davanti a me,
adesso, ma non posso raggiungerli. Se avanzassi, gli altri mi salterebbero addosso
e mi picchierebbero. Penserebbero che voglio rubargli
il posto. Per questo mi limito a salutare Emmett e Jasper con un cenno del
capo. Loro fanno altrettanto.
Non conosco la loro
storia, non so neppure dove vivono.
Ci siamo conosciuti
un anno fa, quando mi hanno protetto da due vecchi.
Una volta preso il
pranzo, bisogna uscire dalla mensa con gli occhi spalancati e il cibo stretto
al petto. Quel giorno ero distratto, ma Emmett e
Jasper mi hanno aiutato a recuperare la frutta che avevo in un sacchetto. Sono
stati buoni. Gli sono debitore.
Emmett e Jasper mi
aspettano all’uscita. “Hai fatto la spesa?” dice il primo.
E’ quello più
simpatico. Jasper è il più cupo.
“Ho
preso la zuppa e le polpette.
Mi hanno dato anche un pezzo di torta,” aggiungo a
bassa voce.
“Sei andato dalla
biondina, non è vero? E’ quella che dà le porzioni giganti.”
“Alice è la più
gentile.” Jasper indica una delle postazioni, dietro la quale c’è una donna
bassa con i capelli neri. In genere è molto silenzioso, per cui ogni parola che
esce dalla sua bocca vale oro.
La donna dai
capelli neri sembra averlo sentito, perché solleva la testa e ci saluta con un
gesto della mano.
“Andiamo, Romeo,” dice Emmett, “o faremo tardi. Domani potrai tornare da
Giulietta e chiederle di sposarti. Ciao, Edward. Ci si vede. Mi raccomando, occhio a quei sacchetti. Oggi
non ho tempo per fare l’eroe.”
Mi dice la stessa
cosa ogni giorno.
Con i sacchetti fra
le braccia vado a rubare in un minimarket. E’ più facile se ho già qualcosa fra
le mani. Il cappello da Babbo Natale e il mio sorriso fanno credere alla gente
che sono un barbone buono, uno di quelli da non temere.
I sacchetti pesano,
e ne sono felice.
Il mio appartamento è la stazione della
metropolitana di Dean Street. La stazione è chiusa da quindici anni, ed è
perfetta per me. Calda, sicura. Ogni tanto devo proteggermi dagli altri barboni
che vorrebbero portarmela via, ma non posso lamentarmi.
Scendo i gradini e
sposto il cancello-porta arrugginito. Le coperte sono nella stessa posizione in
cui le ho lasciate tre ore fa.
Appoggio i
sacchetti a terra e le sfioro i capelli. Sta dormendo. “Bella?
Sono tornato, ho portato da mangiare.”
Apre gli occhi
lentamente.
“Mi hanno dato
anche il dolce.”
Apro un sacchetto
mentre lei si mette seduta.
“Hai freddo?”
“No,” risponde. “Però ho fame.”
“Tieni.” Le do la
torta. “Mi hanno dato anche le polpette di carne.”
Ci diamo un bacio
sulle labbra.
“Grazie, Edward.”
Si muove poco, e non posso biasimarla.
Sono preoccupato,
ma lo nascondo bene.
“Più tardi andrò a
cercare un materasso nuovo. Questo è da buttare.”
“Non preoccuparti,
sto bene,” dice, mentre mastica velocemente.
E’ affamata. Vorrei
darle molto di più.
“Ho pensato ad
altri nomi,” dice ad un certo punto. “Mi piacerebbe
Michael. O Patrick.”
Prende la mia mano,
la porta sul pancione. “Lo senti?”
“Si sta muovendo?”
Annuisce. “Manca
poco,” dice, sorridendo. “Sei felice?”
Siamo due
senzatetto che vivono in strada, che rubano per mangiare. Aspettiamo un
bambino.
“Sì,” rispondo. “Sono felice.”
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L’idea per questa mini ff è nata dal video
degli Smashing Pumpkins per
la canzone che s’intitola Try, Try,
Try. Potete vederlo qui,
ma vi avviso: è molto crudo. (Se invece volete semplicemente ascoltare la
canzone e leggere il testo, andate qui.)
La ff non sarà altrettanto cruda ed
esplicita, ma non sarà un’esplosione di fluff.
Grazie in anticipo a chi lascerà un commento,
e grazie a Lele Cullen, che crede in me sempre e comunque.