Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Aribea398    11/05/2011    1 recensioni
Cassandra, vampira sempre abituata a vivere nei sotterranei di Venezia, è a capo, insieme al suo patrigno Edgard, di tutti i vampiri che abitano il nostro mondo moderno.
Dopo una notte di caccia per le vie della città rischia di uccidere un ragazzo, Florenzo, che, scoprendo il loro segreto, diviene il "padrone" di Cassandra.
Lei all'inizio è scettica, ma ritornerà a vivere grazie ai suoi occhi cobalto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Like Pretty Woman

<< Ok, ora spiegami perché siamo qua. >> Fiore era sulla soglia di un negozio di grandi firme e non dava segno di entrare. Lo presi per una spalla e lo trascinai dentro a forza, nonostante lui mostrasse una forte riluttanza.

<< Perché al compleanno di Edgard non puoi venire vestito in T-shirt e Converse. >> Le commesse ci salutavano augurandoci una buona giornata. Quel negozio era uno dei pochi in cui andavo a comprare qualcosa, quindi non ci misi molto a trovare il reparto uomo.

<< Frena, frena. E chi ti dice che ci verrò? Non ho ancora deciso, io! >> Stavo già perlustrando un campionario in cerca di qualcosa di abbastanza elegante e allo stesso tempo antico: conoscevo i gusti degli invitati e non volevo che Fiore si sentisse come un pesce fuor d'acqua solo perché vestito con un completo troppo moderno. Ragionandoci sarebbe stato lo stesso fuori luogo, qualsiasi umano circondato da vampiri è fuori luogo.

<< Sofia mi ha detto che verrai. Lei ha il potere dell'onniscienza se non lo sapessi, quindi… >> Esaminai una camicia a righe, ma giunsi alla conclusione che non era il capo adatto.

<< Facciamo così, tu ti metti in un angolo e io decido il completo. Dovrai solo misurarlo. >> Da qualche parte avrei dovuto iniziare. Angelica mi aveva insegnato che bisognava partire dalle scarpe, quindi andai dalle vetrinette che mostravano i pezzi più eleganti.

<< Adesso si che si inizia a ragionare. >> Si sedette e si mise le cuffie della radiolina nelle orecchie; fece per posare i piedi su di un tavolino, ma glielo impedii con un'occhiata tutt'altro che rassicurante.

Come facevo a provare qualcosa che fosse più di una semplice amicizia per quel ragazzo? Edgard si era sbagliato sicuramente, la mia era solo paranoia, dovuta anche al fatto che se ci trovavamo in quella situazione era colpa del mio scarso autocontrollo di fronte ad un sangue così dolce e per questo mi sentivo in colpa.

Accantonai quei pensieri concentrando tutte le mie attenzioni su quello che avevo di fronte; alla fine chiesi aiuto ad un commesso ed insieme optammo per uno smoking a doppio petto lungo fino ai fianchi, con camicia bianca e cravattino e fascia azzurro chiaro, che andava d'incanto con i suoi occhi. 

Grazie alla mia vista sviluppata trovai subito le misure di Fiore e iniziai a fargli provare il completo.

Quando uscì dal camerino rimasi sorpresa dal fatto che sembrasse come minimo cinque anni più vecchio, o meglio maturo.

Iniziai a sistemargli il colletto e controllai da me tutte le lunghezze visto che il commesso di prima doveva seguire un altro gruppo di persone.

<< Che bell'ometto che sei! Farai sfigurare un bel gruppo di vampiri. >> Gli sussurrai all'orecchio in modo che nessuno potesse sentire oltre a lui.

<< Non esagerare. E comunque questo colletto deve essere così dritto? Sembro uscito dalla fine dell'ottocento! >> Cercava in tutti i modi di abbassarlo, ma era così inamidato alla perfezione che anche sotto le sue mani prive di grazia  rimaneva impassibile.

<< Si, deve rimanere così e devi sembrare uscito dall'ottocento, tutti si vestiranno così. Poi non ti credere, mica tutti vampiri sono spaventosamente belli come me. >> Gi strizzai un occhio mentre lo aiutavo a togliersi la giacca.

<< Sono anche spaventosamente modesti? >> Iniziai a togliergli cravatta e a sbottonargli i polsini della camicia.

<< Ci puoi giurare. >> Dopo questo scambio di parole rientrò nel camerino e quando ne uscì con i suoi vecchi vestiti mi resi conto che non era cambiato molto da prima, solo che ora era molto più genuino e a suo agio.

Pagai in contanti e dopo aver mostrato quel grande numero di banconote le commesse mi sorrisero ancora più falsamente di prima; a volte non mi serviva leggere nel pensiero per capire a cosa pensassero le persone, ci arrivavo anche senza aiuto.

Con una busta io ed una busta lui iniziammo a camminare per le vie soleggiate di Venezia.

Eravamo in silenzio, io indossavo un cappottino beige comprato una settimana prima e continuavo a giocare distrattamente con le balze di quest'ultimo cercando di guardare il meno possibile Fiore perché ormai mi ero infatuata, mi bastava solo un poco di buona volontà per uscirne, ma in quel momento mi sembrava di esserne sprovvista.

<< Ti dispiace se sto vicina a te? Il tuo calore mi rilassa. >> Quella notte ero riuscita a convincerlo di lasciarmi andare a caccia e nutrendomi del primo paio di persone che avevo trovato quella mattina riuscivo a stargli affianco senza grandi sforzi. 

Mi passò un braccio intorno alle spalle e mi avvicinai al suo petto. Le buste sbattevano contro le nostre gambe, ma non ci davamo retta, sembrava che anche lui stesse annegando in quella sensazione di pace che la sua vicinanza mi dava.

<< Se ti dico una cosa mi prometti di non ridere? >> Annuii leggermente strofinando la mia guancia contro il suo cappotto. << Mi sembra quasi di essere dentro Pretty Woman. >> Una risata mi scappò lo stesso dalle labbra e lui mise un broncio che avrei potuto definire adorabile.

<< Pretty Woman? Non mi sembra che io ti paghi per fare sesso. >> Dissi continuando a ridere anche se l'argomento mi metteva un po' in imbarazzo.

<< Ma che hai capito? Volevo dire che da un giorno all'altro mi sono trovato in questo universo di ricchezza e agiatezza, del quale non conosco niente di niente. >> Sorrise leggermente, chissà quali pensieri vorticavano nella sua testa. Mi costrinsi però a non invadere la sua privacy.

Era sabato mattina e alla sera ci sarebbe stato il compleanno; potevo immaginarmi tutte le cameriere e parte della guardia a pulire la stanza dei ricevimenti, sicuramente impolverata, e ad addobbare con oggetti e statue antiche la sala.

Ci fermammo in un bar dallo stile moderno, pieno di roba kitsch e con l'illuminazione bizzarra.

Fiore, con mio grande disgusto, ordinò uno dei panini più unti e pieni di ingredienti dal menù, mentre io mi limitai a prendere un toast con dell'acqua minerale.

Non avevo fame, non ne avevo mai avuta, ma i toast erano la mia passione.

Quando arrivarono le ordinazioni dopo pochi minuti iniziai subito a mordere una metà di panino. Il ragazzo ci mise un po' di più a prendere in mano il cibo, era attratto molto di più dal fisico slanciato della cameriera bionda.

Poi finalmente iniziò a buttar giù quell'affronto alla salute: << Se vuoi lo mangio io il toast, so che a voi altri non piace il nostro cibo. >>

<< Leggenda. >> Dissi mentre aprivo con facilità la bottiglietta dal tappo rosa.

<< Quindi non vi trasformate neanche in pipistrelli? >> A quella domanda non risposi neanche, mi concertai invece sulle righe carbonizzate parallele, che erano sul panino, per non ricominciare una sfuriata.

<< E l'aglio? >> Disse avvicinandosi un po' a me e posando i gomiti sul tavolo.

<< Sempre una leggenda, quindi puoi anche smetterla di ingurgitarne a profusione. >> Rimase un po' perplesso dalla mia risposta per poi assumere un atteggiamento imbarazzato ed iniziare a borbottare.

<< Si sente tanto l'odore? >> Si mise una mano davanti alla bocca, soffiò ed esaminò l'alito: cercò di velare il disgusto attraverso uno starnuto.  

Quando finimmo di mangiare provai in tutti i modi di pagare il conto, ma lui, molto più testardo di me, aveva pagato per entrambi, declinando anche la mia proposta di fare alla "romana".

Tornammo verso il suo quartiere, ma prima andai a posare le buste con in vestiti in camera mia, visto che Fiore mi aveva fatto notare che dei vestiti così costosi avrebbero fatto venire qualche sospetto a sua madre.

Lo salutai quando raggiungemmo il suo portone dicendogli che non sarei potuta stare con lui perché dovevo seguire i preparativi della festa, essendomene disinteressata completamente per la prima volta.

Come un fulmine mi venne in mente una cosa: quel giorno che i miei fratelli erano sdraiati per terra stavano spedendo gli inviti… Ecco tutti quei fogliettini a cosa servivano.

Soddisfatta della mia scoperta tornai nelle segrete umide, ma non potei varcare la soglia che già Sofia e Angelica mi stavano aspettando.

<< Tu. >> Mi disse la più piccola indicandomi col dito. << Aspetti, le posso dare del "tu"? >> la ragazza aveva ritratto la mano portandosela al petto come per proteggersi. Annuii sospirando.

<< Bene. Tu, vieni con noi, sta sera devi essere splendida. >> Il portone si ricuse dietro di me ed in pochi secondi mi ritrovai nella stanza di Angelica e Richart circondata da ogni tipo di cosmetico esistente.

 

Angolo autrice:

Non vi farò perdere tempo… Allora qui c'è il vestito di Fiore!

Lo so, lo so, il disegno fa pena, però non è colpa mia, ma colpa della mia testa bacata che prima ha descritto il vestito e poi DOPO è andata su internet a cercare l'immagine. E la mia testa naturalmente si immaginava di trovare il vestito identico proprio come se lo immaginava.

Ma mi DOVETE perdonare perché oggi è il mio compleanno! YEAAAAAH!

Ho postato proprio per  fare un regalino a voi!

Ora vi saluto!

Aribea398 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Aribea398