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Autore: bluemary    15/02/2006    4 recensioni
Un Demone, una Fanciulla, un rituale tramandato per anni che sta per essere riportato alla luce. Quando vita e morte si intrecciano in un passato di leggenda e magia che non è mai stato dimenticato.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo3-

-Capitolo3-

Aster riprese coscienza dopo quelli che gli sembrarono pochi minuti, ma il sole alto fuori dalla finestra gli fece capire con stupore che doveva aver dormito tutta la notte e parte della mattina.

-Come ti senti?-

L’uomo si voltò di scatto, incrociando gli occhi verdi di una giovane donna che lo fissavano preoccupati.

-Abbastanza bene, direi.- rispose mentre si tastava il fianco, constatando con sorpresa che, sotto le bende, le ferite erano quasi totalmente rimarginate e non sentiva più alcun dolore. La ragazza gli sorrise incoraggiante.

-Dove mi trovo?-

-A casa mia. Veramente è la casa di Ferhion, uno dei Saggi; io sono sua figlia Haris.- si presentò lei.

-Io mi chiamo Aster.-

-Lo so.- disse la ragazza, aggiungendo poi come spiegazione –Ho assistito alla riunione del Consiglio.-

L’uomo annuì, ricordandosi all’improvviso l’immagine sfocata di due occhi verdi attraverso il velo nero di dolore che stava sopraffacendo la sua coscienza.

-Devi essere una maga molto potente, per partecipare alla riunione nonostante tu sia così giovane.-

Haris scosse la testa, senza riuscire a nascondere una smorfia.

-Io non ho nessun potere.- sussurrò con lo sguardo basso.

Nemmeno Vahn, il suo più caro amico, sapeva quanto avesse sofferto nello scoprirsi totalmente incapace di praticare la magia; c’era stato un periodo, nella sua infanzia, in cui Haris aveva pensato di scappare di casa, sentendosi solo un peso ed una delusione per quel padre tanto importante che pure aveva continuato ad amarla.

Vivere nell’unico villaggio delle Terre dell’Ovest in cui si formavano i maghi e venivano mandati a studiare i giovani particolarmente dotati sembrava quasi una crudele ironia del destino per lei, ma avere un padre nel Consiglio dei Saggi, il gruppo di maghi più potenti delle Cinque Terre, era ancora più umiliante. Poi, però, Haris si era rassegnata all’idea che non possedeva nessun potere, smettendo di studiare ossessivamente la magia.

Impegnandosi nell’arte della spada, piuttosto che in qualcosa di più femminile come avrebbe voluto suo padre, aveva scoperto di essere incredibilmente dotata e ormai, nonostante i suoi sedici anni, poteva misurarsi alla pari con gli spadaccini più esperti del villaggio. Inoltre aveva scoperto che combattere e allenarsi la divertiva più di ogni altra cosa al mondo, tuttavia Haris sapeva che gran parte degli abitanti del villaggio disapprovava la sua condotta, definendola una riprovevole mancanza di femminilità e buone maniere.

Rialzò lo sguardo dai ricordi, scoprendo che Aster la stava fissando con un’espressione pensierosa.

-Non dev’essere facile per te.- commentò infine, sorprendendola con quella comprensione che non aveva mai ricevuto.

Quasi senza rendersene conto, la ragazza aprì il suo cuore a quello straniero dagli occhi azzurri di cui sapeva a malapena il nome, raccontando la sua vita senza che lui la interrompesse. Le parole si susseguivano alle parole, dando forma alla sua delusione, ai suoi sogni, alle sue speranze; per la prima volta, Haris svelava cosa nascondeva dietro il suo onnipresente sorriso.

Quando ebbe detto tutto, tacque in attesa di un rimprovero, un’occhiata di derisione o semplicemente un’espressione compassionevole che l’avrebbe ferita più di ogni altra reazione, tuttavia l’uomo si limitò a fissarla con sguardo impenetrabile.

-Dunque non sei una maga. E come sei riuscita a farti ammettere alla riunione? Pensavo che i Saggi non permettessero ai ragazzi di assistervi.-

-Infatti. Non sapevano che c’ero.- aggiunse poi con aria titubante, nonostante fosse quasi sicura che, durante il concilio, Kayla avesse rivolto in più occasioni lo sguardo verso di lei.

Aster increspò le labbra in un accenno di sorriso che gli ringiovanì il volto di parecchi anni.

-Non ti piacciono le regole, eh?-

-Sono io che non piaccio a loro. Sembrano fatte su misura per impedirmi di comportarmi come mi piace.-

Lo sguardo dell’uomo scivolò sui vestiti maschili che la ragazza indossava; perfino nel suo villaggio, meno tradizionalista e conservatorio rispetto a quello di Haris, erano in poche le donne che utilizzavano i pantaloni e spesso la gente non risparmiava aspre critiche nei loro confronti.

Una fitta al cuore lo colse all’improvviso, assieme al ricordo di quel suo passato che ormai non esisteva più.

La ragazza si morse il labbro inferiore, preoccupata per quello che era venuta a sapere.

Di nuovo fissò il volto di quello straniero, percependo all’improvviso tutto il dolore che lui cercava disperatamente di non far trapelare. Con un gesto del tutto istintivo gli poggiò la mano sulla spalla, in un impacciato tentativo di consolarlo.

-Mi dispiace per il tuo villaggio.- sussurrò.

Gli occhi azzurri di Aster si incupirono all’improvviso, lasciando intravedere ombre di rabbia e dolore nascoste sotto quella superficie cristallina.

Case intere ridotte a macerie fumanti, cento piccoli incedi che ad ogni secondo ingoiavano una parte del suo villaggio.

L’aria impregnata di sangue che gli aveva causato un conato di vomito, costringendolo a piegarsi su sé stesso, lo sguardo fisso sulle spade spezzate a terra di fronte a lui.

E, stesi in mezzo a mille altri cadaveri senza volto, i corpi dilaniati dei suoi familiari.

Gli occhi verdi di Haris si sovrapposero a quelle immagini, mentre Aster sentiva su di sé il suo sguardo preoccupato. Si riscosse, reprimendo in profondità i ricordi e le emozioni; il dolore avrebbe ricevuto il suo compenso in un altro momento.

-Spero che il Consiglio si stia attivando per distruggere Grelkor, o qui succederà lo stesso.- mormorò con voce appena soffocata.

-Non ti preoccupare, sono certa che presto troverà una soluzione.-

-Nutri molta fiducia nel Consiglio.-

Haris sorrise con fierezza.

-Ho fiducia in mio padre.-

Aster non ricambiò il sorriso, ma i suoi lineamenti si distesero impercettibilmente, mentre con tutto sé stesso sperava che la ragazza di fronte a lui avesse ragione.

Uno strano odore di bruciato raggiunse i due giovani nella camera.

Haris impallidì all’improvviso, lanciando un’imprecazione e alzandosi di scatto.

-Maledizione, il pranzo!- esclamò con tono molto poco femminile, arrossendo furiosamente subito dopo per l’espressione colorita che aveva pronunciato in presenza dell’ospite –Scusami, torno subito.-

Aster la vide fare un leggero inchino di commiato e sparire in direzione della cucina. Le immagini del suo villaggio in fiamme e della sua gente uccisa continuavano a tormentargli la mente, eppure, mentre quella strana ragazza si allontanava con fare impacciato, sulle stanche labbra dell’uomo si disegnò un sorriso.

 

Una porta pesante si aprì cigolando piano, poi diverse figure entrarono nella stanza scarsamente illuminata, senza nascondere il loro turbamento né i volti pallidissimi. I Saggi si scrutarono l’un l’altro senza parlare; pochi minuti prima avevano avuto la conferma delle loro paure ed ora presero posto sulle sedie attorno ad un lucido tavolo di cristallo.

Non un rumore né un alito di vento riusciva a penetrare i muri di quell’ambiente sotterraneo. In pochi nel villaggio erano a conoscenza di una scalinata nella sala del Consiglio che portava ad un dedalo di corridoi e stanze in cui i Saggi praticavano le loro arti magiche e si consultavano in segreto. Era in una di queste stesse stanze, che pochi minuti prima Ferhion aveva divinato il Demone, infrangendo le deboli speranze di chi ancora si rifiutava di credere alle parole di Aster.

Con un cenno delle dita, Talok accese altre candele presenti sul tavolo prima di prendere la parola per rompere quel silenzio insopportabilmente pesante.

-Grelkor è tornato. Quell’uomo diceva il vero, dunque.- commentò con amarezza.

-I suoi poteri sono di gran lunga superiori ai nostri. L’unica speranza che abbiamo di poterlo battere è compiere il rituale come fecero i nostri predecessori oltre cent’anni fa.- disse Ramak in un sussurro.

Thori si voltò a guardarlo con sgomento.

-Intendi sacrificare la Fanciulla?-

-Non abbiamo scelta.-

-Io…non posso accettare che una vita innocente si spenga così.-

Ferhion guardò l’uomo con una sorta di compassione. Prima di essere scelto come Saggio, Thori aveva studiato lunghi anni come guaritore, e gli insegnamenti ricevuti erano penetrati troppo in profondità in lui, rendendolo incapace di accettare la morte e la sofferenza di altre persone.

-E perché no? – lo schernì Talok con disprezzo.

-Come puoi assumerti la responsabilità di uccidere qualcuno?! Io non lo farò di certo!- esclamò il giovane Saggio alzandosi in piedi.

Solo allora Kayla prese la parola, soppesando ciascuno con i suoi occhi castani.

-Sapete qual è il nostro compito.- un guizzo delle labbra che avrebbe anche potuto rappresentare dolore, gli occhi si fecero blu scuro –Salvaguardare il villaggio e le Terre dell’Ovest. Anche sacrificando la Fanciulla.-

Tacque bruscamente, un bagliore dorato apparve nel suo sguardo mentre una lacrima si fermava prima ancora di scenderle sulla guancia, poi il volto di Kayla tornò impassibile.

Gli altri Saggi la guardarono sorpresi. Tutti sapevano che gli occhi della donna, per una qualche strana forma di potere, cambiavano colore a seconda dei suoi pensieri e delle sue emozioni, eppure era la prima volta che essi mutavano con tale rapidità. Ed era la prima volta in assoluto, che lei palesava i suoi sentimenti così.

-Abbiamo bisogno di te per compiere il rituale. Cosa pensi di fare?- chiese Ferhion al suo compagno più giovane, che, dopo l’intervento di Kayla, era rimasto immobile senza dire una parola.

Il Saggio scosse la testa, apparentemente incapace di risolvere il contrasto tra la sua natura di guaritore e la pura e semplice razionalità.

-In fondo, è solo una vita. Con il suo sacrificio se ne salveranno a centinaia.- commentò Ramak –Non è così difficile decidere.-

-Lo so, ma…-

Thori alzò la testa, per un attimo il suo sguardo smarrito sembrò appartenere ad una ragazzino più che ad uno degli uomini più potenti del villaggio. Kayla lo fissò con una punta di compassione negli occhi azzurri.

-Non dimenticartelo, Thori, in quanto Saggio dovrai prendere parecchie decisioni difficili, ma finchè riuscirai a salvaguardare il villaggio, nessun prezzo sarà mai troppo elevato.-

L’uomo si risedette con un’espressione amara, ma annuì.

-Ora che il problema è stato risolto,- disse Talok con un’occhiata sarcastica rivolta al compagno più giovane –direi che possiamo cominciare con la ricerca, abbiamo già perso troppo tempo. Sei pronta, Kayla?-

La donna fece un cenno affermativo. Grazie al suo potere, non sarebbe stato difficile trovare la prescelta per il rituale.

I Saggi la accompagnarono nella stanza adibita alla meditazione, senza esprimere il timore che insidioso s’insinuava nelle loro menti: la Fanciulla avrebbe potuto trovarsi in un luogo troppo lontano perché raggiungesse il villaggio in tempo, o, peggio, non esistere affatto.

Kayla non pronunciò una parola mentre si sedeva al centro di strani simboli e chiudeva gli occhi.

Gli uomini sentirono il suo respiro rallentare e indebolirsi, fino a raggiungere un suono appena percettibile, unico indizio che la maga fosse ancora viva. La vegliarono a turno nelle fredde ore della notte, attendendo con ansia che i suoi occhi si aprissero per rivelare i loro segreti.

   
 
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