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Autore: Hikari93    12/05/2011    6 recensioni
Minato è l'Hokage ed è padre di un Naruto di poco più di un anno. Se tutto fosse andato così, come avrebbero potuto passare, i due, le giornate insieme? Con questa fic, ho provato ad immaginarlo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Yondaime
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-In una parola: Dattebayo!-

 
 

-Dopodichè, è necessario anche controllare queste pratiche… Yondaime! Ma mi sta ascoltando?- Alzo lo sguardo, che fino a poco prima avevo rivolto al biondo bambino tra le mie braccia, verso il mio interlocutore, nonché marito di un’amica di mia moglie: Fugaku Uchiha.
-Sì, certo.- Solo che…- Osservo la pila di carte da dover leggere e firmare. -Non sono una macchina.- Sorrido, innocentemente.
-Questo e altro per il villaggio, no?- Mi fa, un tantino ironico, come se, dietro quella sua affermazione, si nascondesse un significato ben diverso. Preferisco non indagare oltre, per il momento. -E poi lei è l’Hokage.- Continua. -Tutto ciò fa parte dei suoi compiti.-
Annuisco, sempre sorridendo, con fare rassegnato, per poi aggiungere: -Sempre il solito, Uchiha! Per te non esiste altro che il lavoro! Ma come darti torto? Lo hai detto tu stesso: per il villaggio questo ed altro! Ora, se non hai nient’altro da aggiungere, puoi andare.-
Lui, per niente smosso dalle mie riflessioni, mi concede un lieve inchino, prima di imboccare la porta d’uscita.
-Ricordati che stasera sei invitato a cena da me!- Gli ricordo. Non che la cosa fosse necessaria, dato che l’uomo che mi sta di fronte ha una memoria di ferro, ma tanto per fare il cortese. Non si gira nemmeno a fissarmi, limitandosi solo a fermarsi sulla soglia. Fa per mettere mano sulla maniglia, quando una mia ulteriore parola lo blocca. -Un’ultima cosa!- Dico, richiamandolo all’attenzione. Potrei giurare di sentirlo sbuffare e che, almeno interiormente, mi abbia già maledetto mentalmente: è proprio burbero. -Dammi del tu.-
Un tonfo sordo conclude il discorso al posto di Fugaku: se ne è andato.
E’ meglio cominciare a darsi da fare.
 
Un leggero lamento distoglie la mia attenzione da quanto avevo cominciato a fare da un po’: il mio bimbo si è svegliato. Si strofina gli occhi con entrambe le manine strette in pugni, per poi alzarle al cielo e coronare il tutto con un sonoro sbadiglio. Ha gli occhi ancora pieni di sonno e devo dire che in questi momenti mi assomiglia molto: è vero che, di solito, sono sempre sveglio, attivo e pronto ad entrare in azione, ma tutto ciò dopo che sia passato un lasso di tempo sufficiente per farmi rinvenire completamente. Gli sorrido. Potrei fare altrimenti?
-Buongiorno Naruto. Ti sei svegliato finalmente!- Lo alzo in aria, facendolo ridere. Adoro il riso dei bambini perché è sincero e spontaneo e, nel mondo contemporaneo, che è sfortunatamente atroce, non c’è più nulla di simile ad esso. Gli caccio la lingua, sollevandolo sempre più in alto. Lui cerca di imitarmi, aprendo la bocca è facendo intravedere la linguetta. Sono sicuro che Kushina, forse saggiamente, non approverebbe ciò che gli ho insegnato.
Naruto comincia a scalciare, segno che vuole scendere a terra. Mi osservo intorno, senza intravedere la minima possibilità di pericolo e, perciò, lo lascio andare: a parte i libri non c’è nulla con cui rischierebbe di farsi del male.
-Fai il bravo, però, perché papà deve lavorare!- Lo ammonisco, con un tono giocoso, dopo avergli fatto toccare terra.
Lui mi fissa, puntando quei suoi occhioni, vispi e azzurri, nei miei, poi apre la bocca a formare un largo sorriso e prende a camminare, più o meno bene, per la sala dell’edificio. Sebbene abbia molto da sbrigare, non posso concedermi, tantomeno voglio farlo, il lusso di distrarmi troppo dalla piccola figura che ha cominciato a simulare una sorta di corsetta, incespicando più di una volta tra i suoi stessi piedi, ma rialzandosi, caparbiamente, fino a ripiombare giù dopo soli pochi passi. Però non si arrende mai, né piange, caratteristica presa, ci scommetto, da Kushina.
Però, ora, è meglio sbrigare i miei doveri con la solita cura e perseveranza che ci metto nelle altre occasioni. Tuttavia non è possibile lasciare il piccolo senza attenzioni! Forse sarò stato un irresponsabile a portarmi questo fardello qui con me, ma, ho visto che Kushina era molto stanca in questi giorni, perciò ho pensato che almeno una volta avrei potuto tenerlo io di mattina. Ma non voglio farmi problemi inutili: basterà creare un bunshin e trasformarlo in un qualche giocattolo, o qualcosa di vagamente simile. E così faccio: imposto le dita delle mani a formare i sigilli, sotto lo sguardo stupito di mio figlio, che mi guarda a bocca spalancata, così da far uscire un altro me. La mia copia sarà efficace… non per niente è la mia copia! Sorrido tra me e me.
 
Tra una pratica e un’altra, un timbro a destra e uno a sinistra, un’occhiata fugace a Naruto e mille altre faccende, è giunta l’ora di pranzo: spero che non sia un’impresa ardua dargli da mangiare! L’ultima volta che ci ho provato mi sono ritrovato pieno di pastina, sputacchiata in ogni dove: eppure quando lo imbocca mia moglie non fa capricci. Sicuramente sbaglio qualcosa.
-Naruto!- Lo chiamo, alzandomi dalla sedia e dirigendomi verso di lui. -Su, è ora della pappa!- Gli faccio l’occhiolino e, incurante dei suoi gorgheggi, volti a farmi capire che vuole restare seduto sul pavimento, lo prendo in braccio. Il bambino ha sempre lo sguardo diretto in basso, quasi a volermi comunicare coi gesti, dato che non parla ancora, la sua indipendenza, che lui è capace di badare a sé stesso e non desidera più che i genitori gli stiano alle calcagna. Se la mia supposizione fosse vera, si tratterebbe di un altro atteggiamento ereditato da Kushina… beh, anche dal sottoscritto!
Non mi è troppo semplice prendere il necessario dalla busta che mia moglie mi ha dato stamattina con una sola mano, dato che l’altra sorregge il pargoletto, ma di metterlo giù un’altra volta non se ne parla proprio! Già insiste per essere “riposato”, figuriamoci se lo facessi! E come lo acchiapperei più! E’ buffa questa mia considerazione, come quasi tutte quelle che faccio in presenza di mio figlio: immagino le “notizie” dell’ultimo minuto: “Il lampo giallo battuto in velocità da un bambino”. Sarebbe ridicolo.
Dopo più manovre, riesco ad armarmi di quanto mi serve: apro un barattolo, contenente una pappina apparentemente disgustosa, poi sposto i fogli rimasti, per evitare che si sporchino, e poggio, al loro posto, una tovaglietta colorata. Dopodichè prendo posto, sedendo Naruto sulle mie gambe. Lo vedo osservare con ribrezzo quello che sarà il suo pranzo, esprimendo questo suo sentimento con un gridino, decisamente troppo acuto.
-Fai il bravo!- Gli sussurro, mentre cerco di allacciargli il bavaglino. Che impresa è stata! Ma, suppongo, il bello deve ancora venire!
-Dai, fai aaaaaah!- Intimò, spalancando la bocca e indirizzando il cucchiaio, pieno quanto basta della pappina, verso la bocca del mio cocciuto bambino. Arrivato alla bocca, trovo una debole resistenza da parte sua, dunque riesco a fargli ingurgitare la prima cucchiaiata… o, perlomeno, così avevo creduto: difatti, non faccio nemmeno in tempo a caricare un altro boccone che Naruto spunta fuori quanto gli avevo dato. Beh, riproviamo, magari andrà meglio.
Eseguo le stesse identiche mosse di mezzo minuto fa, cercando, però, di distrarlo, orinandogli di fissare un chissà che di invisibile: -Guarda là, Naruto!- Comando, puntando l’indice della mano stretta intorno a lui, verso la finestra. Apparentemente sembra cascarci ma poi, non trovando nulla capace di catturare la sua attenzione, ripete il gesto di prima, risputando il contenuto del cucchiaio, imbrattando il bavaglino.
-Oh Kushina, che faresti tu?- Mi esprimo al vento, desolato. Non sono un tipo che si arrende facilmente, tutt’altro, ma forse non sono troppo tagliato con i bambini, almeno per quanto riguarda il farli mangiare. Ed è così che mi sovviene un’idea sensazionale: sarà molto facile metterla in atto. Tutto sta nell’utilizzare un mio jutsu originale, il Rasengan.
Distendo una mano in avanti e comincio a riempirla di chakra, finchè questi non assume la forma circolare, tipica del Rasengan. Naruto, che finora aveva resistito, testardamente, ad ogni possibile tentazione che avrebbe potuto portarlo ad ingurgitare il suo cibo, resta ammaliato dal colore brillante del mio jutsu, tant’è che cerca, ovviamente senza risultato, di toccarlo e afferrarlo.
-Bravo, figliolo.- Sorrido, soddisfatto della mia idea vincente.
Un boccone dopo l’altro e della pappina orripilante non ne rimane che il ricordo.
-Adesso puoi riprendere a giocare.- Gli comunico, poggiandolo sul pavimento. In tutta risposta, il piccolo ride, alzando in aria le mani e mormorando qualche sillaba, senza alcun vero significato. –Ed io.- Sospiro. -Posso riprendere le mie faccende.-
Afferro un’altra carta, tra le tante, cominciando a leggerla: riguarda possibili riforme all’accademia e sull’allenamento dei futuri genin che, con il dovuto esercizio, potranno diventare degli ottimi ninja, costituendo il futuro di Konoha. Forse è stupido pensarlo ora, ma non posso evitarlo; chissà Naruto come si comporterà! Ripongo tanta fiducia e tante speranze in lui, anche se è solo un bambino di poco più di un anno. Tuttavia, il tempo darà risposta ad ogni mia domanda.
Perso totalmente in questi pensieri, non mi accorgo di Naruto, che gattonando è giunto ai miei piedi. Mi afferra  afferra il pantalone e fa per alzarsi. Poi, sollevatosi, mi guarda intensamente, come se si stesse concentrando. Lo lascio fare, sono proprio curioso di scoprire qual è il suo intento.
“Pa… pà…- Pronuncia, allungando le braccia verso il sottoscritto.
E’ la sua prima parola di senso compiuto, escludendo ovviamente, i gargarismi e le sillabe sconnesse che già facevano parte delle sue capacità linguistiche. Gli sorrido, quasi commosso, prendendolo in braccio ed abbracciandolo forte a me.
-Ti voglio bene, Naruto.- Gli sussurro, scoccandogli un bacio sulla testolina dai capelli arruffati. Sento che non oppone più resistenza, come aveva fatto prima, ma si lascia andare, addormentandosi con il capo poggiato sulla mia spalla e i piedi, impuntati sulle mie gambe, sono diventati molli e incapaci di sostenere il peso del corpicino.
-Hai fatto il diavolo a quattro finora e adesso ti addormenti così? Tipico di tua madre.-
 
-Minato, per favore, potresti dare un’occhiata ai bambini mentre io e Mikoto sistemiamo?- Mia moglie è tutta indaffarata. Tiene molto all’amicizia di Mikoto e, dato che non avevano l’occasione di sentirsi da molto tempo, ha deciso di invitare lei e la sua allegra famigliola, a cenare da noi. Fugaku si è accomodato, su mio invito, sul divano ed ha cominciato a badare ai te bambini che stasera riempiono di vita le quattro mura di casa mia.
-Tranquillo Fugaku! Se vuoi, puoi cominciare ad accomodarti di là!- Gli faccio, lanciando un’occhiata a Naruto che sta facendo conoscenza con Sasuke, mentre il piccolo Itachi se ne sta zitto zitto a controllare il fratello minore.
-No, Minato. Aspetterò che le donne di casa finiscano.- Mi risponde, con lo sguardo puntato in basso e il tono greve di sempre. Non bisogna offendersi per come ti parla: lui, a quanto ho potuto capire,è fatto proprio così.
-Achi!- La voce squillante di Sasuke riempie il silenzio che si era formato tra me e l’Uchiha. –Giocare.- Afferma poi, tirando il fratello maggiore per la maglietta e dirigendolo verso Naruto, seduto pochi metri più lontano. Il maggiore fissa il padre, come se fosse in attesa di qualche consenso, ma poi, davanti ad un semplice sguardo del capofamiglia, si decide a seguire un Sasuke allegro e sorridente.
-Come si comportano i tuoi figli?- Sorrido, felice di avere un argomento comune di cui trattare.
-Esattamente come vedi, Minato. Sasuke è vivace, molto vivace tanto da far esasperare chi ha poca pazienza, mentre Itachi è quasi l’opposto: calmo, tranquillo, paziente: te l’ho detto! E’ proprio come lo vedi.- Segue una breve pausa. -E Naruto?- Nominandolo, Fugaku si volta a fissarlo; entrambi i più piccoli, adesso, hanno circondato Itachi che tra le mani ha uno shuriken di carta, di quelli che si vendono per i bambini. Naruto e Sasuke cercano di afferrarlo, ma Itachi è troppo alto per loro. Infine, però, da bravo fratellone, si china, permettendo ai due di accaparrarselo. Tuttavia è subito chiaro un problema: il giocattolo è uno, mentre i bimbi sono due e, da bravi “rivali”, iniziano a litigare per chi può avere la supremazia sull’oggetto. L’Uchiha maggiore, però, ha un’idea. Mostra a Naruto come lanciare lo shuriken, e stranamente quel testone di mio figlio sembra che ascolti attentamente, per poi intimare il fratellino ad andare a raccoglierlo.
-Tuo figlio sa proprio come sistemare le faccende!- Ammetto, di fronte al comportamento di Itachi. -Io non avrei saputo fare di meglio.-
-Effettivamente è un bambino molto sveglio, Minato. Sono sicuro che diventerà un grande ninja.- Sogghigna Fugaku, vantandosi, ragionevolmente, delle capacità del proprio figlio.
Annuisco, sicuro anch’io di quanto detto dal mio interlocutore.
-Minato, Fugaku! Venite, la cena è pronta!-
 
-Tutto sommato è stata una bella serata!- Mi fa Kushina, stesa al mio fianco.
-Puoi ben dirlo! Per fortuna i bambini sono stati buoni.- Parlo a voce bassa per evitare di svegliare Naruto che, dopo aver corso per tutta la casa insieme a Sasuke, è crollato come un sasso non appena l’ho messo nella culla.
-Tranne al momento dei saluti.- Ridacchia mia moglie.
-E’ stato davvero comico.- Aggiungo, ridendo di gusto anch’io. -Naruto ha persino pianto!-
-Sono felice che abbia legato così tanto con i figli di Mikoto e Fugaku!- Continua lei. -Porterò più spesso Naruto da Itachi e Sasuke, d’ora in poi.-
-Così potranno divertirsi ancora insieme.- Affermo, prima di girarmi di spalle per mettermi, finalmente, a dormire. All’improvviso mi ricordo di un’altra cosa importante che ho dimenticato di comunicare a Kushina: -Sai, Naruto ha pronunciato la sua prima parolina: papà!- Dico, senza riuscire a nascondere una punta di orgoglio.
Mia moglie ride, senza aggiungere niente a quanto ho detto e il che è abbastanza insolito.
-E allora? Non dici nulla?- Le domando.
-Non vorrei far svanire i tuoi sogni di gloria, ma qualcosa Naruto ha già detto prima di papà.-
-Cosa?- Chiedo, incredulo. Eppure non ho mai sentito altro se non, come ho ribadito più volte, se non sillabe senza senso, come ba, yo… un momento… -Kushina, non mi dirai che…-
-Esatto!- Mi interrompe, abbracciandomi. -Gli ho insegnato a dire “Dattebayo”.-
-Sei incredibile, non ti smentisci mai.- La stringo più forte, allentando la presa solo per posarle un dolce bacio sulle labbra, frattanto che Naruto, nel pieno del sonno, non biascica quelle due sillabe che, fino a questo momento, per me non avevano avuto senso.
-… bayo.-
 

 
 




Che ve ne pare? Oggi ho visto delle immagini di minato e Naruto e non ho resistito nello scrivere e postare questo delirio! >w<
So che avrei delle longfic da terminare, ma ogni tanto fa bene distaccarsi un po’ e dedicarsi ad altro! *^*
Spero che vi sia piaciuta e che i personaggi siano OOC (questa cosa mi preoccupa sempre ç__ç)
Grazie in anticipo!

 
  
 

   
 
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