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di vostro gradimento! Commentate.
Buona lettura.
Secondo Capitolo
Arrivata a casa accesi il
computer e passai su Facebook per vedere se
il mio ex era in linea.
Subito mi tempestarono almeno
venti ragazzi in chat.
"Dovrei fare una pulizia
di persone, troppi 'amici'."
-Almeno potevo essere io il
primo a cui potevi dirlo... È stata avvisata tutta la scuola, il giornalino e
quelli là hanno pure festeggiato. Mi spieghi che ti è preso?-
Cominciai a scrivere veloce,
senza badare più di tanto alle parole da usare.
-Non ho nulla contro di te, sai
che non approvo i tuoi metodi.- inviai e abbassai la finestra.
Rilessi il discorso che stavo
preparando ad Alice per la sua candidatura come rappresentante di classe e poi
mi misi a studiare.
La mia fortuna era di sapermela
cavare con le parole perché per il resto studiavo poco e niente.
Non riuscivo a pensare ad
altro. Queste elezioni mi stavano prendendo troppo.
Mi vibrò il cellulare in tasca.
-Ciao, sono Marco segnati il
numero (: -
"OK, ma non ti rispondo
mio caro! Ho capito che ci stai provando con me, ma la fama precede le persone
nel bene o nel male, e tu sei un donnaiolo, e io non ci casco".
Guardai il mio cellulare e lo
misi da parte.
Sorrisi da sola pensando a
quante volte la mia migliore amica mi avesse ripetuto di stare alla larga da
questa categoria di ragazzi.
Decisi di organizzare per la
sera.
-Aperitivo al solito posto?-
Ricevute le risposte, scesi a
prendere il motore.
«C’è una festa, diciott’anni penso» disse Andrea.
«Ci mancava, comunque ho
prenotato».
Entrammo tutti, verso metà
serata uscii a prendere una boccata d'aria fuori.
Mi appoggiai ad un muro e
chiusi gli occhi.
Sentii avvicinare qualcuno e
convinta che fosse un mio amico dissi «Voglio stare un po' in pace, entro tra
un minuto».
La persona che avevo accanto
sorrise, anche se avevo gli occhi chiusi ne fui sicura.
Sentii il suo respiro vicino a
me.
Una folata di vento mi porto il
suo profumo, familiare ma sopratutto maschile.
Un leggero odore di frutta mi
invase.
Rimasi qualche secondo ad
assaporare quella flagranza che doveva sicuramente provenire da una boccettina
molto costosa e poi aprii gli occhi.
La persona che mi ritrovai
davanti mi lasciò senza parole.
«Che ci fai qua?» dicemmo
contemporaneamente.
Marco sorrise «prima tu».
«È il mio locale preferito,
volevo distrarmi dal peso dell'elezioni, tu?»
«Mi hanno invitato a una festa,
stai tranquilla, tanto vinciamo.» mi fece sorridere la sicurezza di quel
ragazzo.
Era difficile per me ritrovarmi
senza parole, avevo sempre qualcosa da dire.
Ero in imbarazzo, chiusi gli
occhi pensando alla prossima mossa.
Si mise accanto a me nella mia
stessa posizione.
«Mi ha stufato questa festa,
che ne pensi di fare un giro in moto?»
Sorrisi, era una cosa assurda.
«Ok, entro un secondo. Togli le
catene».
Arrivai dentro e mi avvicinai
alla mia migliore amica «Roby, sto andando a fare un giro con Marco. Se non
sono di ritorno tra un'ora chiamami.»
Il suo sguardo mi rispose con
un po' di inquietudine, ma la rassicurai con un sorriso.
Salutai tutti sommariamente e
aprii la porta.
Mi guardai a destra e a
sinistra alla ricerca di un qualche motorino anonimo.
Non avevo idea di che genere di
veicolo fosse di sua proprietà.
Feci un'altro passo avanti e
sentii rombare un'Aprilia davanti a me.
Mi misi per aspettare un po',
quando quel centauro si voltò togliendosi il casco.
La mia reazione fu del tutto
naturale, spalancai la bocca e mi avvicinai.
«Bella moto» riuscii a dire,
misi il mio casco e saltai dietro.
"Troppo sportiva però,
sono costretta a dovermi tenere a lui" cercai qualche maniglia
ma non c'era nulla.
Sapevo che lui stava godendo di
questa mia indecisione.
Alla fine partì e mi attaccai a
lui.
Era mezzanotte passata e la
città era quasi del tutto deserta.
Con quel bestione che superava
i 220 km/h ero seriamente preoccupata.
Non sapevo neanche la
destinazione.
«Dove andiamo?» gridai.
Vidi che sorrise, lo
specchietto era abbastanza grande per inquadrare il suo sguardo.
Sapevo che anche lui vedeva il
mio volto, e non mi soffermai troppo.
«Non so, dove vuoi andare?»
Ci pensai un po' «In spiaggia».
Fece una curva strettissima e
mi sentii spingere verso di lui.
"Finalmente siamo
arrivati" a me piacevano tantissimo le moto e non era stata una brutta
esperienza ma non l'avrei mai ammesso.
Mi tolsi le scarpe e le presi
in mano.
Un paio di scarpe classiche con
il tacco, anatomiche per stare più comoda e ovviamente blu come la giacca di
pelle.
Lui aveva delle converse nere
abbastanza usate che accompagnate da un giubbotto a doppio petto nero e un
taglio di capelli alla Edward Callen, gli davano
quell'aria accattivante.
Per come era quella sera gli
avrei dato molto di più dei suoi 18 anni.
Ero andata avanti e mi ero
girata sorridendo.
Tanto per dovermi distinguere
sempre facendo una brutta figura, presi l'unica pietra della spiaggia.
Riuscii a non cadere ma mi
volarono le scarpe dalle mani.
Lo sentii ridere e abbassarsi.
«Ci penso io» mi avvicinai e ne
afferrai una.
«Dove è...» "l'altra"
ero ad un centimetro dal suo volto.
I suoi occhi erano fissi nei
miei.
Mi prese per il fianco e mi
blocco.
Mi sentivo in trappola, la sua
presa mi teneva ferma.
Si avvicinò un altro po’.
Mi rassegnai e chiusi gli
occhi.
Il telefono suonò in tasca e
Marco preso alla sprovvista mi lasciò.
Ne approfittai per rispondere.
«Ah si scusami! Mi ero dimenticata di avvisarti» Mi allontanai di qualche passo
e sussurrai «tempismo perfetto, poi ti racconto. Procede tutto più o meno
bene».
Chiusi la chiamata e mi girai.
In altri momenti avrei detto un
'dove siamo rimasti', 'scusa per la chiamata' o 'dicevamo?' ma in quella
situazione non potevo fargli credere che quel patetico tentativo di baciarmi mi
fosse bastato per lasciarlo vincere.
E poi neanche io ero così
stronza da baciare un ragazzo per cui non provavo nulla.
«Si è fatto un po' tardi, mi
riaccompagni a casa?»
Nessuna faccia delusa, si avviò
solo al motore.
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