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Autore: Exelle    14/05/2011    2 recensioni
Di tutti i futuri possibili, Severus Piton ha scelto il peggiore.
Quello in cui i suoi desideri si realizzano.
"Il potere di controllare il futuro è nell'uomo più avido"
E.J.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black, Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo Nove
L’irrilevante


La bacchetta cadde a terra con un suono secco, rotolando sempre più lentamente in un punto scuro della stanza, tracciando un solco nella polvere.
Senza raccoglierla, Severus si allontanò da Lily dandole le spalle, rifiutandosi di guardarla.
Non riusciva a guarirla. Non ci sarebbe riuscito.
Poteva farle sparire i lividi, rendere più lievi le contusioni ma…
Severus si vergognava, nel provare ribrezzo nel vedere la gamba destra di Lily, storta in una strana angolatura, con i vistosi segni scuri e rossastri, come se fosse stata bruciata.
Ma non poteva farci niente. Non poteva curarla.
Non voleva nemmeno rompere il sonno magico in cui l’avevano fatta sprofondare, perché, ora se ne rendeva drammaticamente conto, non era in forze per affrontarla, né per spiegarle nulla.
Provò a pensare che l’emozione sarebbe stata troppa, ma in realtà sapeva che ora, voleva ritardare il suo risveglio perché lui era un codardo e aveva paura della sua reazione.
Di ciò che lei gli avrebbe detto.
Rimase con la schiena rivolta verso di lei per un tempo indefinito, mentre la luce fuori dal lucernario si faceva prima più intensa e poi, lentamente, più scura.
Alla fine le si avvicinò di nuovo, sedendosi sul bordo del letto, proprio accanto, ma non abbastanza da toccarla con il corpo, vincendo quel sentimento di rifiuto che l’aveva dapprima investito, qualcosa di tanto contrastante che per un attimo aveva persino messo in dubbio i suoi sentimenti, sentendosi un infame creatura. Le prese la mano, studiandone i graffi in parte rimarginati.
Le aveva forse usate per proteggersi? Le aveva alzate davanti al viso?
O per proteggere suo figlio?
Severus le sfiorò la spalla, senza azzardarsi ad accarezzarla. Non ancora, almeno.
Non sapeva come, ma resistere alla tentazione di svegliarla, di vedere i suoi occhi verdi aprirsi -quelli sì, quelli dovevano essere intatti…- era l’unica cosa saggia da fare in quel momento.
L’unico suo dovere.
Non pensava a nient‘altro che lei, nonostante la mole di interrogativi che lo investiva, i dubbi che in quella situazione si erano rafforzati, più evidenti che mai.
Dubbi che cercavano di renderlo conscio su le stranezze e l’inverosimilità di quello che era successo in quelle ore.
Dubbi che lui ignorò, accantonandoli accuratamente.
L’ha risparmiata…
Severus la guardò afflitto, curvandosi amorevolmente verso di lei, scoprendole un brutto segno violaceo sul collo, sulla gola.
… Ma è come se l’avesse… rovinata, rovinata…
Le coprì il livido con una ciocca rosso cupo, con cura, ascoltando con piacere il suo respiro leggero.
… Però lei è qui, con me. Adesso.
Le posò una mano sul capo, accarezzandole i capelli, sistemandoglieli. Provò una punta di delusione, un sottofondo amaro, nel constatare che i suoi capelli non profumavano né di gigli, né di altri fiori.
Doveva aspettarselo. Chi meglio di Severus, poteva sapere che la realtà era fin troppo brutale e alterata, rispetto ai sogni, anche a quelli più puri, onesti, veri.
Severus si afferrò il braccio sinistro. Avrebbe voluto stritolarlo e staccarselo, distruggerlo in una morsa, quell’odioso simbolo di chi aveva promesso e... non aveva mantenuto. Non del tutto.
Era stato il Signore Oscuro, su quello non c’erano dubbi, chi altri? Ma…
Ma non era giusto, non era così che doveva andare, non così…
Lo sguardo di Severus fu attraversato da un lampo di piccata comprensione. Potter.
E’ stato Potter. Ha provocato l’Oscuro Signore…
Severus si alzò e mise a passeggiare in cerchio nervosamente, muovendo le labbra senza emettere suono.
L’Oscuro Signore si è arrabbiato e si è vendicato su Lily… E’ stata colpa di Potter, è certo.
Lui, lui avrebbe mantenuto la sua promessa correttamente se quel maledetto non si fosse messo in mezzo.

Questo pensiero portò un briciolo di serenità nel cuore deluso di Severus che, trionfante, si voltò di scatto verso Lily, avanzando verso di lei.
O almeno, lo avrebbe fatto se una scena, quantomeno insolita, non si fosse posta davanti ai suoi occhi.
Accanto a Lily c’era qualcuno e Severus, si maledì per non essersene accorto prima, ma la cosa  era abbastanza comprensibile, vista la bassa statura della creatura.
Nonostante la testa grossa e le orecchie ad ala pipistrello svolazzanti, la piccola figuretta non sembrava tanto fuori posto nell’ambiente vecchio e consunto. Forse anche grazie alla federa grigiastra che gli faceva da toga, così simile alle lenzuola consunte su cui giaceva Lily.
Severus squadrò perplesso l’elfo, le cui condizioni ricordavano quasi quello di Burke, per un attimo dimentico della sua derelitta situazione.
L’elfo fece altrettanto con i suoi occhi bulbosi e roteanti, separati dal naso puntuto, le narici frementi.
Poi, dando le piccole spalle all‘esterrefatto Severus, la creatura prese tra le piccole mani il polso di Lily, cingendoglielo saldamente.
“Che stai facendo?”
L’elfo si voltò. O almeno, solo i suoi occhi sembrarono voltarsi, guardandolo con sufficienza.
“Quello che padron Malfoy mi ha ordinato, Signore.”
L’elfo tirò un sospirone, mentre Piton, immobile, lo osservava aggiustare delicatamente i capelli attorno al viso di Lily e le congiungeva le braccia su petto. Tuttavia non le toccò le gambe e si limitò a sistemargli meglio la veste.
Quando ebbe finito, si sedette sul letto accanto a Lily, posando le sue piccole mani su quelle ora giunte di lei. Piton vide che l’elfo sembrava quasi tenerla stretta per le dita.
“Padron Malfoy, comanda. A Padron Malfoy Dobby obbedisce” disse l’elfo, muovendo le orecchie, come per una contrazione involontaria. Poi, sollevando gli occhi su Severus, occhi grandi, vividi e inspiegabilmente fieri, aggiunse: “Padron Malfoy dice Signore: Si metta le mani in tasca e stia a guardare, Signore!”
E con uno schioccò secco, l’umile elfo sparì e Lily con lui.

“No!”
Severus corse verso il letto.
Sarebbe più giusto dire che fece solo tre passi, perché ridotta era la distanza che lo separava da questo, ma lo fece con tanta foga che praticamente ci si rovesciò sopra,
sformando il solco tracciato dal peso del corpo di Lily quando pochi secondi prima giaceva lì.
“Non è possibile! Lily!” boccheggiò, guardandosi attorno, quasi fosse possibile che lei fosse ancora lì, svenuta e malridotta. Ma non c’era. Gli era stata sottratta di nuovo.
Con un ringhio basso, affondò le mani nelle lenzuola lise, con tanta rabbia che provocò anche un leggero strappo al centro. Più per dispetto che per reale necessità, allargò quel taglio, mettendo a nudo il materasso sottostante. Lo strappò finché la lunghezza del taglio, non raggiunse i bordi e non riuscì più a lacerarlo. Allora, picchiò i pugni sul letto, colmo di frustrazione, illudendosi di sentire il profumo di colei che era scomparsa, proprio sotto al suo lungo naso.
Che scherzo era mai quello?
La tenevano nascosta, gliela portavano picchiata e umiliata e infine, gliela sottraevano di nuovo?
Possibile che quello scherzo crudele, rivolto a lui e a lui solo, dovesse continuare all’infinito, indipendentemente dai suoi sforzi, di suoi sentimenti, dalla sua volontà di renderla felice?
Di essere felice…
 “Malfoy!” gridò rabbiosamente, guardandosi indietro oltre la cortina di capelli neri, quasi si aspettasse di vederlo apparire dalla porta socchiusa. Ma nessuno entrò, nessuno sarebbe venuto a dargli delle risposte o ad aiutarlo.
“MALFOY!” ringhiò ancora. Severus credeva di urlare, ma in realtà sapeva che la sua voce giungeva bassa, forse nemmeno riusciva ad uscire da quella stanza. Per quanto si sforzasse, per quanto soffrisse e si arrabbiasse. Non poteva contare su alcun appoggio.
Non c’è n’è bisogno… farò da solo… Come sempre…
Annaspando, senza neanche alzarsi, Severus quasi gattonò sul pavimento, afferrò la bacchetta al terzo tentativo e con uno sbuffo fu in piedi, andando verso la porta barcollando. Si era reso conto di quanto là dentro facesse caldo e di come quell’atmosfera l’avesse quasi schiacciato.
Uscì  rapido dalla stanzetta soffocante e polverosa, ritrovandosi nel corridoio bianco, dove i candelabri rilucevano, accesi di fiammelle vivide e verdognole.
Dovevano essere passate alcune ore da quando Malfoy l’aveva lasciato lì, con Lily.
Fuori dalle finestre, il cielo bianco era striato di viola e arancio, in sfumature così cupe da apparire come sfregi. Severus Piton continuò a camminare, ma più avanzava e più rallentava il passo.
Alla fine arrivò alla scala, quasi invisibile perché nascosta da una spessa tenda verde bottiglia, i cui scalini scendevano nell’oscurità.
Senza azzardarsi ad estrarre la bacchetta, Severus scivolo giù, seguendo quel percorso che gli appariva del tutto nuovo. Tenendo una mano sul muro come unica guida, scese nei piani abitati di Villa Malfoy, ritrovando le stanze ampie, con le solite tappezzerie austere e i ritratti di persone dai visi truci, per fortuna poco interessati a lui.
Attraversò con circospezione un grande salone, occupato da un lungo tavolo lucido circondato da sedie con lo schienale di ferro dritto e troppo alto, scrutando nei quatto camini che davano su di esso, più simili a grosse fornaci nere.
Si avvicinò all’unica porta che dava sulla sala, di un legno rossastro e di uno stile troppo semplice per essere davvero parte della casa di Lucius. Severus aveva appena afferrato le lunghe maniglie di ottone, quando un paio di voci in avvicinamento lo dissuase dallo spalancare la porta.
Sentendosi quasi come un ladro -nonostante Lucius lo avesse invitato in casa sua e lui stesso fremesse dalla voglia di affrontarlo- decise di battere in ritirata, cercando di giustificarsi con la scusa di guardare come si sarebbe evoluta la situazione, almeno per ora.
S’infilò in uno dei grandi camini, cercando di non impigliarsi sulle grate puntute che proteggevano le fosse per le braci, al riparo delle ombre dell’oscura cappa. Severus si sistemò nell’angolo da dove avrebbe potuto tenre d’occhio la porta, accucciandosi sulla pietra e avvolgendosi nel mantelllo. Avrebbe potuto usare un incantesimo di Disillusione, ma aveva il crescente sospetto che se avesse usato la magia, Lucius se ne sarebbe accorto e non sarebbe stato molto felice di trovarlo ancora a vagare, senza avviso, per le sue sale.
Aveva il sospetto che non ne sarebbe stato contento affatto.
“… Dimmi dov’è!”
Con un cingolio simile ad un fischio acuto, la porta di legno rosso si aprì di scatto e Narcissa fece il suo forzato ingresso. Forzato, perché a giudicare dal modo in cui Lucius la teneva per i gomiti, sembrava proprio che l’avesse spinta dentro a viva forza.
“Non davanti a Draco” sibilò Lucius indispettito, lanciando un’occhiata allarmata dietro di sé, “Se vuoi parlare…”
“Non voglio parlare, voglio sapere!”
Narcissa non si divincolava, ma il modo in cui teneva dritta e fiera la bella testa e il corpo rigidamente composto, sembrava emanere una determinazione tutta particolare, che non aveva bisogno di gesti per essere espressa.
Quando furono dentro entrambi, Lucius si staccò da lei, per chiudere la porta, indietreggiando e tenendo gli occhi fissi su sua moglie.
Severus si stupì nel vedere quanto fossero simili, ancora una volta.
Entrambi alti, biondi e con gli stessi occhi duri e freddi, potevano anche apparire fratello e sorella.
“Per favore, non gridare” disse di nuovo Lucius, in modo più cortese.
“Non grido” disse Narcissa, recuperando il suo tono abituale di voce controllato, ma stringendo le mani a pugno e incrociando le braccia. “Ma tu dimmi dov’è.”
Malfoy congiunse le mani, in un applauso muto, toccandosi la punta del naso.
“Non so cosa dirti. Io non so perché una cosa così irrilevante ti interessi, è tutto nei piani. Sta andando tutto… Andrà per il meglio, non devi temere nulla.”
Severus vide che Narcissa aveva sollevato le sopracciglia, in un espressione rabbiosamente incredula.
“Piani? Tuoi o…” la voce le si abbassò, “…Suoi?”
“Questo è, come ti ho detto, irrilevante” Malfoy cercò di assumere un tono spazientito, lo stesso che Severus sentiva usare così spesso con lui ma era troppo impostato, troppo poco sincero.
Lucius stava mentendo, e a giudicare dal profilo severo di Narcissa, anche lei sembrava essersene accorta.
“Come la nostra probabile morte, Lucius. Irrilevante, che bella parola. Siamo tutti irrilevanti per te.”
Narcissa si appoggiò al tavolo, sempre a braccia conserte, guardando con aria di sfida il marito, la bocca una linea dura che si aprì solo per domandare, ancora: “Dov’è?”
Il viso di Malfoy questa volta s’imporporò leggermente e il contrasto, era ancor più evidente con le ciocche pallide che gli ricadevano ai lati del viso affilato. Si avvicinò a Narcissa, dopo essersi aggiustato i risvolti della lunga giacca  con aria afflitta.
“Non ti basta essere qui? L’ho fatto per noi, per te e Draco .. Forse preferiresti essere a.. Hogwarts? A combattere? Non credo. Simili sciocchezze… a noi, a noi non si addicono,” Lucius sorrise con tanta, troppa gentilezza che Severus immaginò sincera: “Narcissa, io ti comprendo. Andrà tutto bene, è solo un piccolo intoppo, ma lo sistemeremo…”
“Cosa?” Narcissa spalancò le braccia e con sorpresa di Piton, afferrò uno dei risvolti della giacca di Lucius, mentre con l’altra, alzata, parve quasi dargli uno schiaffo.
“Mi correggo” replicò Lucius affabile, prendendole la mano minacciosamente artigliata alla giacca tra le sue con devozione. “Mi correggo. Lui le sistemerà. A noi ora tocca solo stare a guardare, mentre tutto va al suo posto. Se gli altri sanno che è morto, non c’è alcun problema e combatteranno finchè lui lo comanderà loro. E se continueranno a combattere, andranno avanti. Noi, perciò, ci faremo da parte e quando tutto sarà ultimato, potremo riunirci a loro senza problemi. Il nostro compito è finito già da molto tempo, Narcissa e non è quello che lui assegna agli altri. Ne abbiamo un altro, più elevato, importante…”
Narcissa scosse la testa, i capelli biondi ondeggianti.
“Quale? Prestare case? Denaro? … Contatti?” Narcissa si stava alterando, ma a differenza di suo marito il suo incarnato rimaneva pallido.
“Non essere ingenuo, lo sai anche tu che ci sta solo sfruttando per poi…”
“Non dirlo, perché non è vero” rispose Malfoy distogliendo lo sguardo dalla donna, più colpito che irritato.
“Ci sono cose che non…”
“Che non so? Ma se mi hai appena detto qualcosa che ci farebbe uccidere immediatamente! Davanti a Draco!” Narcissa aprì le mani, in un gesto di esasperazione. “Perché ti ostini a fare quello che anche tu non vuoi? Davvero credi che sia semplice come un gioco? Se i Mezzosangue muoiono non m’importa, ma non vedi che questo tuo modo di fare, finirà per danneggiare anche noi?”
Narcissa si portò una mano alla gola, nervosa.
“Siamo così poco importanti per te?”
Lucius scosse il capo, contraddicendola: “Sai che non è vero, sai che non è così…”
Lucius non rispose. Anzi, con somma sorpresa di Severus, abbassò il capo e tacque, mentre Narcissa continuava a parlare con amarezza.
“Lo sai anche tu che non ha senso. Sono sempre le solite menzogne. Non so cosa tu stia combinando…” Narcissa sollevò gli occhi fieri su di lui. “Ma lo verrò a sapere. Ti conviene fermare tutto, finchè sei in tempo. Tiriamoci fuori, se non ci è riuscito… non ci riuscirà una seconda volta. Sarà nascosto.” Sospirando, Narcissa sfilò la sua mano da quella di Lucius.
“Se ne renderà conto, ma non ammetterà il suo errore, comincerà a cercare dei traditori. E per quanto detesti dirlo…”
Narcissa si avvicinò a lui, abbastanza da guardarlo dritto negli occhi, tanto vicina da sfiorarlo,
“Con il tuo modo di fare, sei perfetto per quella parte.”
Sistemandosi la lunga gonna della veste, passò oltre Lucius, dirigendosi verso la porta, ma lui la prese per il polso, fermandola.
Senza neanche girarsi a guardarlo in faccia, Narcissa gli intimò:
“Lasciami. Non sopporto di essere toccata da un bugiardo.”
“Lo sto aiutando” disse Lucius con difficoltà. “E se lo aiuto, lui aiuterà noi. Non devi temere nulla. Non c’è nulla di più importante di te e Draco. Sarei .. Un pazzo, a distruggere tutto.”
Narcissa si girò, guardandolo con occhi limpidi, senza lasciar indovinare alcuna emozione.
“Ma lo stai già facendo” ammise quasi con dolcezza, sollevando appena le spalle.
Lucius sembrò rimanerci tanto male che la lasciò uscire senza dire alcunchè, poi, passati alcuni lunghi minuti -lunghissimi soprattutto per Severus, seduto a respirare fuliggine- uscì anche lui.
Con il cervello febbrilmente in agitazione per quell‘inaspettata quanto incomprensibile conversazione, Severus si sffrettò ad uscire dal camino, trascinando con sé un’abbondante dose di polvere e frammenti di cenere sul pavimento di pietra, insudiciando le lastre e il largo pavimento color panna  che correva lungo i lati del tavolo.
Sbuffando, si rese conto di aver fatto davvero un disastro. Estrasse la bacchetta,c ominciando a picchiettare qua e là, cercando di far sparire gli aloni scuri e i frammenti grigi di cenere e legnetti bruciati.
Ciò che pensava Severus era semplice e terribile al tempo stesso:
Narcissa doveva aver scoperto.. No, Lucius gli aveva detto, che Lily e lui, Severus, erano in casa sua, o almeno, una Mezzosangue era stata in casa sua.. Per quello l’elfo doveva essere venuto a prenderla… Su ordine di Narcissa? Sì, probabile.. E allora perché era così allarmata? Troppo allarmata… ma in fondo, forse era solo la sua agitazione.. E poi stavano anche parlando di Lui, l’Oscuro Signore… Perché Lucius l’aveva detto a Narcissa? L’avrebbero senz’altro rivelato anche agli altri Mangiamorte.. L’avrebbero considerato un traditore, ma non poteva essere, Narcissa aveva detto a Lucius che lui poteva essere un traditore…
Che confusione.

Severus emerse da quel fiume di pensieri appena in tempo per accorgersi di due cose.
La prima era che, in barba alla sua tanta decantata abilità, c’erano ancora polverosi aloni neri -la sua magia non sembrava aver affatto funzionato, o l’aveva fatto quantomeno debolmente-.
La seconda fu l’accorgersi di un suono ripetitivo, anche se più simile ad un trillo che ad una sirena, aveva cominciato a diffondersi per la stanza.
Con un clangore di ferro e rulli di braccia di legno, le sedie attorno al tavolo sembravano essersi animate;
Con un cigolare di giunture e cerniere di ferro scorrevoli, le strutture delle sedie si composero in bizzarri automi senza testa. Con il corpo costituito dallo schienale e la seduta, le gambe posteriori raddrizzate in modo da apparire vere gambe e quelle anteriori -dopo essere scorse su piccoli binari di ferro e scalmanature, sollevate a mò di braccia, cominciarono ad avanzare sferragliando verso Severus.
L’aver usato un incantesimo in casa altrui e senza permesso, doveva aver attirato l’attenzione e attivato quella primaria difesa. Severus sapeva che non ci sarebbe voluto molto tempo prima che Lucius o Narcissa sopraggiungessero, così rinunciò alla bacchetta (La sua magia non era riuscita a pulire decentemente il pavimento, figurarsi attaccare qualcosa per difendersi…) e si mise a frugare nella borsa, alla ricerca di qualcosa con cui contarttaccare o svicolare. Approfittando della lentezza degli automi di legno prese ad indietreggiare, senza guardarsi alle spalle.
Poteva Smaterializzarsi, ma, dove poteva sparire?Doveva trovare Lily...
Continuò a frugare più rapido nella borsa, così maldestramente che fece cadere parte delle consumate monete che Burke gli aveva dato, con le effigi opache. Si chinò per raccoglierle frettolosamente nelle tasche, ma aveva appena messo una manciata in una delle tasche della casacca che le sue mani sfiorarono un qualcosa di carta.
Alzò lo sguardo e vide con sua rabbiosa sorpresa che le figure di ferro e legno loo circondavano.
“Dannazione!” tirò fuori la mano dalla casacca, stringendo quel pezzo di carta che si rivelò essere un pezzo di pergamena biancastra.
“Che diavolo…”
Abbassando lo sguardo sulla compunta grafia che vi aveva vergato sopra alcune frasi, Severus cercò di metterle a fuoco.
 Aveva appena letto le prime parole, senza comprenderle, che avvertì uno strappo secco all’altezza dello stomaco e con sua  -non più tanta- sorpresa, si ritrovò a vorticare in una marea nera, dove i luoghi gli vorticavano attorno e lui stesso vorticava, preso in un turbinio in cui sorvolò villaggi, foreste, laghi, coste e città.
Preso dallo sconforto, non potè fare altro che chiudere gli occhi e pensare a Lily.

                              
                        
Momento Autore_Lettore (Come se ce ne fosse necessità!)
Ogni volta che sembro intenzionata a scrivere di Lily e di Severus, di Severus felice, di Lily che gli parla e altre dolci sciocchezzuole, etc…
Bè, che dire? Non lo faccio! Mi sono pure.. Più o meno.. Inventata l’ingresso della signora Malfoy per animare una situazione altresì moscia e sconclusionata!
In realtà, la conversazione è stata studiata ad hoc, e temo riveli ben più di un dettaglio…
Come credo abbiate intuito, lascio in giro spoiler che tradotti in metafora, sono praticamente delle sassate in faccia da venti metri.
Ecco i quesiti della settimana a cui potete rispondere nelle recensioni (Aiutando la sottoscritta a trovare un’idea originale per la prossima week, of course!)
A) Dov’è che Dobby -incredibile, guardate che personaggi vado a riciclare pur di rendere la storia un briciolo interessante- ha portato Lily?
B) Trovate credibile Narcissa? Spero più credibile della tizia che la interpreta nel film!
C) Il fatto che Lily sia una povera storpia la farà amare di meno agli occhi di Sevvie?
     Ve lo chiedo perché personalmente a me viene da pensare.. Sì.
D) Credo che il mio stile stia perdendo di verve. Avete voglia di darmi qualche dritta?
Bene, ora corro a guardarmi Gordon Gekko che esce di prigione, perciò...

Un salutone,
              Vostra Exelle

  
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