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Autore: 12032008    15/05/2011    1 recensioni
Ingiusto, solo ingiusto.
Credo che questa sia la parola più adatta per descrivere questa storia.
Leggete e recensite ... Saranno una serie di fic (del tutto senza collegamenti fra loro) e tutte drammatiche al massimo ...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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NO LOVE

Marshall camminava tranquillo. I-Pod negli orecchi e via. Tornava verso casa.
Mentre si avvicinava all’appartamento, il ragazzo sentì un senso di gelo.

Quella sensazione che si prova quando sei obbligato ad andare in un posto dove non vuoi proprio mettere piede.
Quella strana sensazione chiamata paura.

Marshall aveva solo una paura: quella di diventare come suo padre.
Di fisico, tutti dicevano che era uguale, ma per lui non era così. Suo padre era altissimo, muscoloso e ingombrante. Marshall, invece, era magrissimo e altissimo. Ma non era ingombrante, anzi, era sottopeso.

Inoltre, lui aveva il viso della madre: occhi grigi e riccioli castano chiaro, con al centro un naso leggermente aquilino.

No, non era  brutto. Anzi, molte ragazze lo consideravano bellissimo.
Lui però non si piaceva, perché aveva paura che (per stregoneria, forse) potesse improvvisamente diventare uguale al padre.

Si, la sua paura era un fatto che per un altro bambino poteva considerare normalissimo.

Arrivò a casa. Suonò e sua madre gli aprì.
Strano, pensò Marshall. Di solito, a quell’ora era all’ambulatorio.

Appena entrato nell’appartamento, sentì un passo pesante in cucina.
Sua madre gli venne incontro nel corridoio, con un occhio pesto che lacrimava.

Marshall si irrigidì
-C’è quello, vero?- chiese con voce gelida. La donna annuì.

Marshall marciò verso la cucina e lo trovò. Era seduto a capotavola, i capelli neri in faccia, gli occhi da bestia selvaggia.

-Ciao ragazzo. Ti trovo bene-. Accoglienza che irritò Marshall, che inspirò con stentato autocontrollo.

-Vorresti passare subito alle mani, vedo-. L’uomo rise malvagiamente.
-Eh già. Dovevo dare il benvenuto, no?-

Lui si alzò, diretto verso la donna. Marshall si mise davanti.

-Provaci e sei morto- sussurrò minacciosamente il padre.

Marshall lo fissò –Lascia perdere, è meglio per tutti. Non ci vediamo da 3 anni ed è questa la prima cosa che devo rivedere di mio padre?-

Per dire quella frase, soprattutto la parola ‘padre’, Marshall aveva impiegato tantissima esperienza di attore. E per fortuna, funzionò. L’uomo si rimise al suo posto e trascinò il figlio davanti a lui.

-Parla ragazzo, voglio sentire di te-. La madre, intanto, andò via dalla stanza.

Marshall cominciò a parlare della scuola, dei voti, di pallavolo ... tutte cose banali e ripetitive. Sapeva che suo padre non era stupido e che aveva già sentito quei discorsi.

-Ok. Credo di aver detto tutto-. Marshall si alzò.

L’uomo si alzò bruscamente e andò in camera da letto dalla moglie.

Marshall gli andò subito dietro, i pugni serrati.
Poi, sentendo la madre piangere, spaccò la porta con una spallata e si avventò sul padre.

Tutta la rabbia provata in tantissimi anni, che a lui sembravano secoli, esplose in circa 3 minuti.

Risultato: Marshall si trovò la mascella dolorante e un taglio sulla schiena.
L’uomo, invece, aveva il naso spaccato e il labbro sanguinante. Sputò tre parole.

-Figlio di puttana-.

Errore tragico.

Marshall gli fu addosso di nuovo. Lo sollevò di peso (con molta fatica) e chiamò la polizia.

Gli agenti arrivarono dopo poco. Trovando l’uomo svenuto e sanguinante e la donna in lacrime, arrestarono Marshall.

-Io l’ho fatto per autodifesa, voleva stuprare mia madre, non capite?- esclamò Marshall con dolore improvviso alla mascella, dove il padre l’aveva menato nella lotta.

La madre urlava –Che state facendo, idioti? Lui non ha fatto nulla!!! Quell’uomo voleva davvero violentarmi! Perché non lo capite? MIO FIGLIO è INNOCENTE, CAZZO!!!!!!-.

I giudici lo giudicarono colpevole e lo condannarono Marshall a tre mesi in un carcere minorile.

 Un mese dopo

Ora delle visite al carcere. Marshall aspettava la madre, impaziente.
Invece, arrivò lui.

Si mise a sedere davanti al ragazzo.
-è Strano, vero, quando stai dall’altra parte, vero?-.

Marshall alzò i tacchi e se ne andò.
Tornò nella cella e si mise a prendere a pugni il muro, finché non gli sanguinarono le nocche.

Non lo meritava. Non era colpa sua.

Sapeva che suo padre aveva certamente pagato i giudici. Ne era CERTO. Facendo così gli aveva rovinato la vita.
-Bastardo- disse Marshall ad alta voce.

 Doveva sopportare solo altri due mesi. Solo due fottuti mesi.

 

Note Di HG

Ciao a tutti! Questa è la mia prima fic .... probabilmente è una schifezza ma io la volevo pubblicare ... aspetto recensioni e commenti , anche solo una parola o un insulto....

Ciaooooooooooooooooooooo  

  
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