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Autore: Kyuketsuki Assassin    15/05/2011    4 recensioni
La storia della Groenlandia raccontata dal suo rappresentate, e la difficoltosa storia d'amore col regno danese
[OC Groenlandia, Islanda, Norvegia, Danimarca]
Genere: Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il  Sesto Nordico

Cap 1: L'inizio di tutto

Non sapeva cosa l’avesse spinto quella mattina a lasciare Nuuk per andare a Copenaghen, ma la prima cosa che aveva fatto era andarsene dalla Danimarca: non riusciva a sopportare la vista di Mathias, la sola presenza del danese bastava per mandarlo in bestia, non sopportava la cosa di dover dipendere da lui, per cui alla prima occasione era andato in Finlandia. Con Tino riusciva tranquillamente a parlare, era l’unico dei Nordici con cui andava d’accordo: sarà stato per il suo sorriso sempre gentile e la sua indole benevola, ma fatto sta che era l’unico con cui stesse bene.

Arrivò a casa del finlandese nel giro di poche ore, e quest’ultimo, quando suonò, l’accolse alla porta con il suo immancabile sorriso.

“Ciao Erik! A cosa devo la tua visita?”

“Ero venuto a salutarti, tutto qui: è da un po’ che non ci vediamo” gli rispose il groenlandese, sorridendo appena: per quanto si sforzasse, Erik non riusciva mai a sorridere, o meglio, non era capace. Era passato tanto tempo dall’ultima volta in cui aveva sorriso sul serio …

Groenlandia entrò nella casa, venendo subito accolto da uno scodinzolante ed eccitato Hanatamago, che si mise a fargli subito le feste. Il ragazzo si limitò ad accarezzarlo con fare affettuoso, per poi sistemarsi in salotto, venendo raggiunto poco dopo da Finlandia che gli porse una tazza di tè   fumante. Le mani pallide del ragazzo parvero assorbire il calore della bevanda, e questo fece piacere al groenlandese.

“Ma non  ti sei tagliato ancora i capelli? L’ultima volta mi avevi detto che lo facevi”

“Eh? Ah, i capelli … beh, alla fine non l’ho fatto, sono troppo abituato a tenerli lunghi” spiegò Erik portando dietro all’orecchio una ciocca di capelli ribelli che gli era finita davanti agli occhi. La vera ragione per cui Groenlandia non li tagliava era perché amava tenere i capelli, bianchi come la neve, lunghi fino alle spalle: portava la riga sul lato destro, e se si faceva attenzione, si notava una piccola treccia, appena prima dell’orecchio sinistro. I suoi occhi erano azzurro ghiaccio, freddi e calcolatori, che non lasciavano trapelare nessuna emozione, ed era così pallido che sembrava un morto vivente, ma queste erano cose che ad Erik non importavano, così come non gli importava dei commenti poco graditi di Danimarca che continuava a lamentarsi del suo pessimo carattere e della sua poca pazienza, un carattere che spesso aveva procurato al danese un sacco di ferite.

“Senti Erik … nonostante siamo amici, non so nulla sulla tua storia, tu stesso eviti di raccontare quello che ti è successo, così come Norvegia e Danimarca”

“Quindi … vorresti che ti raccontasi la mia storia?”

Il finlandese annuì. Erik non rispose, rimase a fissare il suo tè, con aria falsamente interessata. Sospirò amaramente, bevendo un sorso del liquido, ormai tiepido, per poi appoggiare la tazza sul tavolino che aveva davanti, fissando fuori dalla finestra, notando che si era messo a nevicare.

“Nevica fuori … nevicava anche quel giorno …” cominciò, senza smettere di fissare i fiocchi di neve candida che scendevano leggiadri dal cielo, in eleganti turbinii che disegnavano ghirigori nella fredda aria pomeridiana.

“Cosa intendi?” gli chiese Tino

“Nevica il giorno in cui … conobbi Islanda”

“Quindi … mi racconterai la tua storia?”

“Sì, ma bisogna tornare indietro di tanto tempo … nel lontano 980 Dopo Cristo …”

 

 

Nevicava, come ti ho già detto. Ero sulla riva del mare, quella mattina. Nonostante fosse inverno, la temperatura era sopportabile rispetto a quella che c’è oggi, non a torto il mio nome significa Terra Verde, ma ora sto divagando.

Ricordo che fissavano l’orizzonte, immobile come una statua, mentre le acque grigie del mare si infrangevano placide sulla riva, portando con sé i detriti della scorsa tempesta. Gli unici suoni che sentivo erano quelli del mare e del vento, che trasportava i fiocchi di neve che si adagiavano dolcemente a terra, coprendo la sabbia con un sottile strato bianco, confondendosi con i miei capelli. A me non importava, avevo la sensazione che qualcosa sarebbe accaduto, ma non sapevo dirmi se sarebbe stata positiva oppure no, fatto sta che, dopo quelle che mi parvero ore, in lontananza vidi qualcosa di scuro avvicinarsi alla costa, e ben presto ne apparvero altre. Si facevano sempre più vicine, e mi spaventai. Fu solo quando vidi che quelle strane cose si avvicinavano che mi alzai per correre via, ma non me ne andai molto lontano, mi nascosi tra dei cespugli, e osservai quelle cose che, avrei scoperto più tardi, si chiamavano navi, fermarsi sulla riva. Quello che vidi dopo mi scioccò: erano degli essere come me, anche se più grandi. Parlavano una lingua che non capivo, e uno di loro, forse il capo, urlavano ordini agli altri, che si affrettavano ad ubbidire. Li osservai per parecchio tempo, studiando ogni singolo movimento, senza essere notato, quando, all’improvviso, uno di loro si girà dalla mia parte: un ragazzo all’apparenza gracile, completamente diverso dagli altri, grossi il doppio. Aveva i capelli bianchi, come i miei, e i suoi occhi violetti mi fissavano, sembrava che mi vedesse, e la cosa mi allarmò di più quando, dicendo una cosa a uno dei compagni, si allontanò per avvicinarsi al mio nascondiglio. Corsi via, senza osare guardarmi indietro, saltando tronchi e rocce, cercando di seminarlo, e quando mi fermai, stanco per la corsa, lo vidi davanti a me, che mi fissava. Ero spaventato, ma il suo sguardo non faceva trapelare cattive intenzioni. Si chinò abbastanza per permettergli di fissarmi. Restammo in silenzio per un tempo che parve interminabile, poi lui sorrise, parlando in un modo completamente diverso da quello che avevo sentito prima:

“Io sono Islanda, tu come ti chiami?”

 

 

Angolo Autrice:


Era da un po’ di tempo che volevo scrivere una fic dove apparissero i Nordici, e da brava fan quale sono, ho deciso di scrivere della vita di Groenlandia: dalla sua scoperta da parte di Islanda fino ai giorni nostri dov’è ancora sotto il dominio di Danimarca, anche se si autogoverna. Le informazioni su Erik (mio OC, ovvero Groenlandia) le cerco su Wikipedia, quindi abbiate pietà di me: se ci sono delle incoerenze fatemelo sapere, ok? 

Beh, questo era il primo capitolo, spero di essere stata abbastanza brava a descrivere.

Detto ciò, ci vediamo al prossimo capitolo! ^__^

 

Farvel!

  
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