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Autore: Uricchan    18/05/2011    3 recensioni
GokuHaru 5986
Aveva sempre creduto di essere destinata a diventare la moglie di un mafioso. E in effetti, ora lo era. Solo, non la moglie del Boss come aveva sperato.
[...] Come moglie di un mafioso, lui l’aveva preparata per essere pronta a quel momento.

E' OOC semplicemente perchè tratta di eventi di tutt'altro carattere che nel manga/anime. In realtà, mi sono ispirata ad atteggiamenti che i personaggi hanno in alcuni momenti del TYL arc.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Come state? Tutto bene? Spero di sì <3  Volete un tè? Un caffè? Biscottini? *lancia tavolino da tè inglese* Prego fate pure ^w^
Perché la leccatio culis? Beh…
Number one: Haru major OOCness. Capitela poverina le ho… ahem! le hanno assassinato Hayato ç___ç
Number two: se questo testo è depressoide almeno la metà di quello che mi è sembrato e ho voluto fare, mi odierete.
Number three: è sempre una delle mie robacce, quindi non me la prendo se volete dirmi che è orrenda. Sono piuttosto obiettiva, a volte.



 
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Vago nelle stanze di questa villa enorme. E’ troppo grande. La gente da fuori deve pensare che sia costosa. Lo penso anche io. So vagamente da dove venga tutto questo denaro.
 
Vago come un fantasma. Ironico. Io dovrei essere quella viva.
Non sono più che uno straccio di me, oramai.
 
Mi abbandono sull’enorme letto. Non mi ero mai accorta di quanto fosse grande. Mi allungo sul suo cuscino e mi sembra di sentire ancora il calore del suo corpo su queste lenzuola. Su questo corpo. Su quest’anima.
 
Non posso stare qua. Non so dove dormirò. Mi alzo a sedere. La testa mi ricade tra le mani.
Con queste unghie… con queste unghie vorrei graffiarmi il volto e dimenticare di essere me stessa per essere solo dolore. Tremo. Tremo? Sì, tremo. Di rabbia, per non essere altro che me. Di odio, per non poter fare altro che aspettare. Di dolore, per essere sola.
 
Sento un miagolio. E’ come un risveglio. Per un attimo vedo di nuovo la luce. Ma è un’illusione, ormai anche quello è solo un ricordo. “Uri” mormoro.
 
 
 
 
“Hayato”.
 
Mi sfugge dalle labbra. Le mie mani si muovono a coprirle, per evitare che accada ancora. Le mie mani che sentono ancora il calore di quando venivano strette in pugni durante le discussioni che solevamo avere da ragazzi.
Sorrido. Riesco ancora farlo?
 
 
La pioggia. La pioggia batte contro il vetro. Tic. Tac. Tic. Tic. Tic. Tac. Continua, incessante, non desiste. Tenace, resiste, anche dopo la tempesta. Resistere? Perché?
Per chi?
Per chi mi ha maledetto, ma voleva amarmi? Per chi mi ha protetto con indifferenza, con affetto, con passione? Per chi tornava a casa ferito sulla pelle e nel profndo di uomo? Per chi non mi ha mai detto “Tornerò” per non mentirmi mai?
Per chi altri potrei resistere in questo mondo che non mi appartiene e mi soffoca?  Chi non annega in questo mare di ingiustizia è solo riuscito a conservare la propria forza più a lungo di me, ma annaspa ugualmente in queste acque torbide e ingannevoli.
 
 
 
 
 
Vago. Vago ancora. Cerco? No. Non c’è più niente per me da cercare, da guardare, da pensare. Quello che ho perso è la vita. Quel proiettile se l’è portata via. La mia, la sua. La nostra.
Se mai ne fosse rimasta, l’avrei sepolta. Già, con lui, in quella fossa. Non è tanto più buia di questa casa.
 
Perché il sole splende e combatte ancora quando anche le nuvole se ne sono andate? Perché splende ancora dopo la tempesta?
Io non splendo più. Quel sorriso che diceva alleviargli la fatica alla sera, non splende più. Non ha niente per cui splendere ancora.
 
Persino il fulmine non riesce a rischiarare più che per un solo attimo questa dilaniante oscurità. Freddo e buio, non vedo altro. Quella nebbia della sera invernale che ci aveva fatto incontrare, non sembra più così fitta e paurosa.
 
Mi chiedo se sia solo buio o anche la mia vista se ne sia andata. Non mi interessa. O forse mi dispiacerebbe non rivedere più il cielo. Il cielo che guardavamo insieme con ammirazione, sotto il cui nome ci siamo uniti.
E divisi. Ora.
Il cielo grande e azzurro delle nostre speranze è tenebroso ormai. Soffre della tua mancanza, Hay-…
 
 
 
Sento il telefono squillare. Lo ascolto e non mi muovo. So che non smetterà. Non smetterà di cercarmi, lei; eppure io mi son già persa.
 
Rispondo. E’ Kyoko. L’ascolto, assentemente. Annuisco: sì un bagno è quello che ci vuole. Per fare che cosa, non lo so, ma lo faccio ugualmente.
 
Vago, ancora una volta. Ho già dimenticato questa casa. Non so dove andare. Questo posto non è più mio. Dove andrò? Che cosa farò?
Andrò?
Farò?
 
 
 
 
Sola in questa vasca non penso ad altro. La mia mente urla.
Non la voglio sentire.
Urla il suo nome.
Non la voglio sentire.
Quel nome.
 
Ancora e ancora.
La mia mente urla.
 
Non la voglio sentire.
Come posso?
 
Come posso?
 
Sento i suoi passi sicuri nei corridoi che conoscevamo bene. Vorrei alzarmi, di scatto; così, nuda come sono, non avrei imbarazzo a corrergli incontro. Riabbracciarlo.
Sentire la seta dei suoi capelli. Sentire quel sorriso silenzioso che avevo imparato a riconoscere senza vedere. Sentire l’odore del fumo, del sudore, del fango, del sangue… dell’alcol. Soffriva.
Ma soffrivamo in due e in qualche modo questo ci era sempre sembrato sopportabile. Con la sua mano sulla mia e la testa sul suo petto, potevamo andare avanti.
 
Da sola che farò?
Quando ancora questo mondo di oscene crudeltà non mi aveva corroso avevo scelto di seguirlo. Un passo dietro, per non intralciarlo. Ero disposta anche a questo, per lui. Da giovane mi sarei data della stupida e avrei voluto combattere, ma quando vedi la morte negli occhi smetti di credere in folli ideali utopistici. Diventi consapevole, brutalmente.

 

 

Affondo nell’acqua del mio bagno caldo, ormai tiepido, quasi freddo. Aspetterò.
 
 
Aspetterò.
 
 
Non mi resta che aspettare.
 
 
Non mi resta che decidere quanto aspettare.








 
*   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *   *  

 
Saa, com’era? La parte che mi convince meno è quella in riferimento ai guardiani qualcuno è proprio tirato per le orecchie o-come-si-dice.
Non mi odiate perché non ho resuscitato Hayato, non potevo farlo! O forse sì… sì, in realtà. Potrei pensare di fare un terzo “episodio” conclusivo(?) ma vorrei lasciare il finale angst e conservarmi l’escamotage che in mente (teheh °v°) per un’altra cosuncola che sto progettando. Non so. Se a qualcuno piace magari ne possiamo parlare? Sono una niubba in cerca d’aiuto in fondo X°D
 
Ho parlato troppo. A presto. Bye B!
   
 
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