Capitolo 4.
Erano già le undici e
mezza di mattina, il sole che filtrava dalla finestra si spandeva nella camera
illuminandola e riscaldandola. Sana aprì lentamente gli occhi, colpita da un
raggio di sole che la ferì. Quando si abituò alla luce, si mise a sedere sul
letto, ancora un po‘ intontita dal sonno.
Ma
come sono arrivata in camera?! si chiese. Mi
ricordo che eravamo tutti al bowling, poi siamo usciti, io non stavo bene e
Akito …
“Akito …” mormorò al
silenzio della sua camera.
Improvvisamente sentì
bussare alla porta.
“Sana, sei sveglia?”
era la sua voce.
Sana gli diede il
permesso di entrare, e lo vide spuntare sulla soglia con una tazza di caffé in
mano
“Buon giorno!” le
disse.
“’Giorno” rispose lei,
poi si buttò sul cuscino premendosi una mano sulla fronte.
“Che mal di testa!!” si
lamentò.
“E ci credo!” commentò
Akito, sedendosi sul letto accanto a lei e porgendole la tazza. “Ieri ti sei
scolata un intero bicchiere di alcolico! Tieni, bevi questo.”
Sana prese il caffé
dalle mani di Akito e ne bevve un sorso. Subito dopo, però, allontanò la tazza
dalle labbra.
“Puah! È amaro!” disse
disgustata.
“Certo! È quello che ti
ci vuole. Bevilo tutto, e niente storie!”
Sana fece come le aveva
detto il ragazzo, e alcuni minuti dopo si sentì meglio. Intanto Akito era sceso
a preparare un bagno caldo per la ragazza.
Quando anche lei fu
scesa di sotto, lui la salutò dicendole che andava a correre.
“Aspetta!” lo fermò
Sana prima che uscisse. Gli si avvicinò, si alzò in punta di piedi e gli diede
un bacio sulla guancia.
“Grazie” gli disse, poi
si allontanò con passo leggero, lasciandolo ammutolito sulla soglia.
Quasi un’ora dopo,
Akito tornò a casa e non appena aprì la porta fu investito dal profumo di sushi
appena cotto che gli fece ritrovare le energie perse nella corsa. Quando ebbe
chiuso la porta alle sue spalle, Sana uscì dalla cucina con un sorriso
smagliante stampato sulle labbra e lo salutò.
“Mentre eri fuori ti ho
preparato il tuo piatto preferito! Spero mi sia venuto bene …” gli disse
felice.
Lui apprezzò il suo
gesto, la ringraziò, corse a farsi una doccia e poi si accomodò a tavola
insieme alla ragazza. Iniziò a mangiare il sushi che, doveva ammetterlo, aveva
davvero un bel aspetto. Sana incrociò le dita dietro la schiena mentre il
ragazzo assaggiava il primo boccone, lo masticava lentamente e deglutiva. Poi
Akito tese le labbra in un sorriso e si complimentò: “è davvero ottimo. Hai
imparato a cucinare, finalmente!”
Sana arrossì. Devo
ricordarmi di ringraziare ancora una volta Aya per essere venuta a darmi una
mano pensò tra sé e sé.
Quel pomeriggio
stettero a casa, un po’ guardando la tv, un po’ chiacchierando con gli amici al
telefono. Verso le sei di sera sentirono suonare il campanello. Sana andò ad
aprire e si trovò di fronte un uomo sulla quarantina con in mano un foglio e
una penna che senza neanche un saluto le chiese:
“C’è Hayama Akito?”
La ragazza non fece in
tempo a voltarsi che il ragazzo apparve sulla soglia alle sue spalle:
“Eccomi.”
“Metta una firma qui …”
e gli porse il foglio e la penna “ … bene, il suo premio è qua davanti.
Arrivederci.” disse, poi fece un inchino a Sana e aggiunse “Signora Hayama …” e
se ne andò salendo su un camion e partendo a tutto gas, prima che la ragazza,
imbarazzatissima, potesse ribattere.
Rimase per un attimo
ammutolita, poi si riscosse e seguì Akito che si dirigeva al cancello della
casa.
“Di che premio parlava?”
gli chiese quando furono sul marciapiede, cercando di non prestare attenzione
al fatto che l‘avevano scambiata per la moglie di Akito. Lui si limitò ad
indicarle un punto di fronte a sé. Sana si voltò e rimase senza fiato: davanti
a loro era parcheggiata una moto da corsa nuova fiammante, che risplendeva alla
luce del sole.
“Ti piace?” le chiese “Era
il primo premio di un torneo di karate. L’ho vinta un mesetto fa.” spiegò.
Sana era ancora senza
parole e si limitò ad annuire.
“Senti, ti va di fare
un giro?” le propose, poi prima che lei potesse rispondergli salì in sella e
girò la chiave, dando gas. Sana rimase immobile di fronte a lui.
Com’è
bello … pensò osservando il ragazzo in sella alla moto.
“Dai, monta!” la esortò
lui, e finalmente Sana si decise a salire dietro il ragazzo, che attese che si
fosse sistemata prima di partire a tutta velocità. Sana non poté fare altro che
stringersi forte ad Akito, abbracciandolo. Fecero un giro della città
sfrecciando a tutto gas tra le macchine. Akito controllava perfettamente la
moto, guidandola tra curve e semafori che sembravano diventare verdi solo per
lasciarli passare senza fermarsi mai. Poi uscirono dalla città, e Akito diede
ancora più gas, accelerando e impennando. Sana si strinse più forte a lui, ma non aveva paura. Si fidava del ragazzo,
sapeva che con lui sarebbe sempre stata al sicuro, e sfruttò quel momento solo
come una scusa per poterlo abbracciare ancora più forte. Chiuse gli occhi,
appoggiò la testa alla sua schiena, assaporando il suo profumo e la piacevole
carezza del vento che stavano sfidando, immaginando di volare insieme al suo
angelo tra la leggerezza delle nuvole.
Poi improvvisamente
quella sensazione sparì, il vento cessò e la moto perse velocità, fino a
fermarsi. Akito spense il motore, e Sana fu costretta a sciogliere l’abbraccio
e ad aprire gli occhi. Ciò che vide fu uno spettacolo stupendo: la baia di
Tokyo era indorata dalla luce del sole morente, che tingeva tutto con sfumature
rosa e arancio. Sana scese dalla moto, seguita da Akito, e avanzò verso il
bordo dell’altopiano dove il ragazzo l’aveva portata, incantata dallo
spettacolo offerto dal tramonto. Il mare sotto di loro brillava degli ultimi
raggi del sole ormai quasi scomparso all’orizzonte. Stettero immobili e in
silenzio ad ammirare quel paesaggio mozzafiato. Come se si fossero mosse ad un
comando silenzioso, le loro mani si cercarono allo stesso momento, e si
trovarono intrecciando le dita in un dolce legame.
“È bellissimo …” mormorò
Sana.
“Come te” replicò
Akito. Si guardarono negli occhi … sguardi profondi, sguardi intensi, sguardi
innamorati, che svelarono tutti i loro sentimenti con una complice intesa,
senza il bisogno di parole. Il ragazzo attirò Sana a sé, le mise le mani sui
fianchi, la strinse contro di sé. Lei gli gettò le braccia al collo, si alzò in
punta di piedi, si avvicinò ancora di più ad Akito … entrambi chiusero gli
occhi per assaporare quel momento, mentre le loro labbra si univano in un dolce
bacio. I loro corpi formavano un’unica ombra alle loro spalle, immersa nei
colori infuocati del crepuscolo.
“Ti amo” sussurrarono
insieme qualche secondo dopo. Di nuovo si stupirono della loro sintonia.
Entrambi arrossirono, mentre un debole sorriso compariva sulle loro labbra, ma
subito lo dissolsero in un altro bacio.