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Autore: TittiGranger    20/05/2011    15 recensioni
- Fino a prova contraria, Ronald, sono io che mi sono fatta un viaggio di otto ore oggi - protestò lei, con la testa praticamente infilata nel baule - Per di più, ora sto anche sistemando tutto questo - disse, riemergendo e alzandosi a fatica, con i capelli stravolti e stringendo tra le braccia un mucchio di pergamene - Mentre tu te ne stai spaparanzato sulla poltrona! - aggiunse, scaraventando le pergamene sul copriletto violaceo del suo baldacchino - Ergo, non sei nella condizione di poter essere stanco!___(Raccolta missing moments).
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Questa storia ha partecipato al contest “Perché Wesley è il nostro re

Questa storia ha partecipato al contest “Perché Weasley è il nostro re!” indetto da Pallina sul forum di EFP.

Ringrazio la giudice per la simpaticissima idea che ha avuto (personalmente ADORO Ron) e per il giudizio che ha dato alla storia, che troverete alla fine.

Il minimo che io possa fare per ringraziarla è dedicarle questo capitolo!

 

 

 

 

 

Il contest consisteva nel creare una storia in cui Ron fosse il protagonista, insieme ad un altro personaggio collegato alla scelta di un numero.

La sorte ha voluto che il personaggio nascosto nel numero che ho scelto io fosse Victor Krum.

 

Autore: TittiGranger
Titolo: The King
Personaggi principali: Ron Weasley, Victor Krum.
Genere: Commedia, Romantico.
Rating: Verde.
Avvertimenti: _
Introduzione: Si tratta di una sorta di excursus dei pensieri di Ron durante gli anni in relazione alla figura di Krum.
Numero e prompt scelti: Mani, piedi, collera, gelosia, insensibilità.
Note dell'autore (non obbligatoria): Che dire? Mi sono divertita a scrivere questa storia. Mi auguro che proverai la stessa cosa nel leggerla! Baci!

 

The King

 

 

Ron emise un sospiro scocciato, mentre con espressione scocciata, ticchettava la piuma sul tavolo, con fare scocciato.

Guardò, sconsolato, il tavolo pieno di pergamene: alcune piegate, altre ordinatamente impilate, certe accartocciate.

Per l’ennesima volta negli ultimi sessanta minuti, pensò di lasciar perdere.

Lui era un Auror, miseriaccia! Un Auror!

Non erano adatti a lui quei lavori di bassa manovalanza!

Si passò una mano trai capelli, al limite della disperazione. Vagò con lo sguardo nella cucina, cercando qualsiasi cosa potesse distrarlo, una qualsiasi scusa che gli permettesse di porre fine a quella tortura fisica e psicologica.

Niente, niente di niente.

La Tana, che di solito era sempre allo stato massimo di caos, quel giorno emanava un’aurea di pace e di… perfezione.

Non c’era nulla da mettere a posto.

Nulla da cucinare.

Nulla da riparare…

Ron afferrò una mela dal portafrutta, semisommerso anch’esso dalle pergamene, dandogli un morso.

Il fatto che in casa non ci fosse niente da fare e che non ci fosse nessuno, non significava certo che non ci fosse altro da fare.

Magari, poteva andare a Diagon Alley a salutare George.

O magari, a Grimmauld Place a fare quattro chiacchiere con Harry!

Ce n’erano tante di cose da fare, fuori.

Rinvigorito da un nuovo entusiasmo, si alzò dalla sedia e con grande agilità, lanciò il torsolo della mela nella pattumiera. Guardò per l’ultima volta il cumulo di pergamene sul tavolo e si convinse definitivamente che tagliare la corda fosse la cosa migliore.

Si sporse leggermente per prendere la bacchetta e un pensiero gli balenò nella mente, bloccandolo.

Il pensiero di lei.

Il pensiero di lei quando lui le avrebbe detto che non era riuscito a farle uno dei pochi favori che lei gli avesse mai chiesto.

Cosa le avrebbe detto, vedendola tornare stravolta dal Ministero?

Come si sarebbe potuto giustificare?

Magari non ci sarebbe neanche stato bisogno di giustificarsi. Conosceva Hermione da più di dieci anni ormai e sapeva che con lei, certe spiegazioni non servono.

Lo avrebbe guardando, avrebbe sospirato, si sarebbe seduta e avrebbe detto “Lo faccio io”, senza degnarlo neanche di uno sguardo.

 

Ron sospirò, crollando nuovamente sulla sedia di legno.

Come se stesse firmando la sua condanna a morte, Ron riprese la piuma in mano e la intinse nell’inchiostro, pulendo la punta su un panno che Hermione gli aveva raccomandato di usare “onde evitare antiestetiche sbafature“.

A Ron, in realtà, non importava nulla che le sbafature fossero antiestetiche. D’altra parte l’inchiostro era liquido proprio per sbafare. Ma fece comunque come gli aveva ordinato Hermione.

In quel groviglio di carte, ripescò il foglio su cui l’ordinata calligrafia di Hermione aveva scritto una serie di nomi.

Scorse l’elenco, cercando il punto a cui era arrivato.

 

Victor Krum

 

Rilesse il nome una seconda volta.

E poi una terza.

Mentre una vena iniziava pericolosamente a pulsargli, si impose di calmarsi.

Che ci faceva Victor Krum su quella lista?

Cosa?

Magari ci era finito per sbaglio.

Magari non era quel Victor Krum.

Magari Hermione ne conosceva due, e quello in questione non era altri che un suo vecchio compagno delle scuole Babbane.

Magari brutto.

Magari sfigato.

Magari anche microdotato.

Ron ticchettò con la piuma sul tavolo, tentando di farsi convince dalla sua stessa, assurda, improbabile teoria.

Sospirò, quando ammise a sé stesso che di Victor Krum ce n’era solo uno.

E lui lo conosceva bene…

 

- Non posso credere che si sia fatta fregare così, Harry - brontolò Ron, seduto a braccia conserte nella Sala Grande addobbata a festa, guardando con astio tutti gli studenti che, allegri e spensierati, si godevano la serata - Eppure ha un’intelligenza superiore alla media. Che spreco.

Harry sospirò, allargandosi con un dito il colletto del suo abito da cerimonia. Scosse le spalle, badando poco alle lamentele dell’amico, troppo impegnato, anche lui, a tener d’occhio un’altra coppia - A me sembra che si stia divertendo.

Ron si voltò verso l’amico, in uno svolazzo di pizzi, e lo guardò come se avesse appena rivelato di aver commesso un quadruplo omicidio - Sveglia, Harry! E’ tutto parte del suo piano! La sta facendo divertire, per poi estorcerle informazioni su di te! - spiegò - E mi stupisce che Hermione non se ne renda conto.

Harry stavolta seguì lo sguardo di Ron.

A pochi metri da loro, Krum aveva portato Hermione a ballare.

Lei sembrava a suo agio, rilassata.

Ron non ricordava di averla mai vista così.

Così luminosa, così elegante, così… donna.

Krum la faceva volteggiare con delicatezza, sfiorandole la schiena con le mani

Ron in quel momento si disse che, se quelle mani avessero superato la linea di confine, lui sarebbe stato legittimato a rompergli quel faccione squadrato.

- Guarda che piedoni. Sembrano due barche in confronto a quelli di Hermione - sentenziò Ron - Non trovi?

- Ehm… sì.

- Lo dico solo perché se le pestasse i piedi con quei transatlantici, potrebbe farle male - continuò concitato Ron, sbracandosi un po’ di più sulla sedia.

- Certo, sì.

Ma non successe.

Non le pestò i piedi, non superò il confine.

Krum sembrava un perfetto gentleman: nonostante le occhiate, le risatine, i cenni delle altre ragazze presenti alla festa, lui sembrava avere occhi solo per Hermione.

La osservava estasiato, la sfiorava con dolcezza, la seguiva con…devozione, quasi.

Tra sé e sé, Ron si ritrovò ad ammettere che se lui fosse stato al posto di Krum, avrebbe fatto la stessa identica cosa.

 

Ron scoccò la lingua a quel ricordo. Lo considerava come uno degli episodi più imbarazzanti della sua vita.

La prima volta che aveva avuto una seria e determinante batosta.

Perché se il vedere Hermione tra le braccia di Krum gli aveva fatto aprire gli occhi, il sapere di essere in svantaggio rispetto al bulgaro lo faceva inspiegabilmente, insopportabilmente, inesorabilmente soffrire.

Uno a zero per Krum.

 

- Chi ti scrive quel papiro? - chiese Ron con fare innocente, infilandosi in bocca un paio di Caramelle Tuttigusti+ uno.

- Un amico - fu la risposta di Hermione, presa dalla lettura nella poltrona accanto alla sua.

Ron annuì, fingendosi indifferente. Scosse la scatola di caramelle, pescandoci dentro.

Cercando di non farsi accorgere, gettò un’occhiata ad Hermione che, a gambe incrociate sulla poltrona poco distante dalla sua, sembrava assorta nella lettura di una pergamena che una civetta rossiccia le aveva portato poco prima.

- Un amico senza nome? - buttò lì Ron, sentendosi arrossire.

Hermione stavolta alzò la testa per guardarlo - No, Ron. Ce l’ha un nome - disse.

- Ed è un nome segreto? O si può dire? - insistette lui.

In realtà sapeva benissimo di chi fosse quella lettera.

Purtroppo, lo sapeva.

Ma se c’era occasione per prendersi gioco di lui, perché non sfruttarla?

- Non ti è mai passato per la testa che io non voglia dirtelo, Ron? - disse lei, con sorriso di sfida - Non ti ha mai sfiorato questa eventualità?

Ron batté le palpebre un paio di volte, guardandosi attorno in cerca di ispirazione.

Ma in quel momento, la desolazione della Sala Comune di Grifondoro non fu di grande aiuto.

- Pensavo che non ci fossero segreti tra di noi - disse lui, compiacendosi di sé stesso. Sapeva che fare la vittima era l’unico modo per far capitolare Hermione. O almeno farle abbassare la guardia. Per rincarare la dose, cercò anche di assumere un’espressione sufficientemente ferita.

Hermione lo guardò. Ron la conosceva abbastanza bene da sapere che stava valutando i rischi della cosa - Infatti, non ci sono segreti.

- Beh, ma allora puoi dirmi chi ti scrive… - fece lui, scuotendo le spalle - Voglio dire… che problema c’è?

Hermione si morse le labbra e corrugò la fronte - E’ Victor. Victor Krum.

Ron ingoiò il vuoto. Con non si sa quale forza di volontà, riuscì ad annuire, sembrando anche vagamente tranquillo.

L’unico particolare che forse poteva fregarlo era il rossore del collo, ma probabilmente Hermione non ci avrebbe neanche fatto caso.

- Bene. Benissimo - disse, continuando ad annuire - Vedi? Nessun problema.

Hermione lo fissò per un altro paio di secondi, sospettosa. Dopodiché, senza aggiungere altro, tornò alla lettura.

Per un paio di minuti, l’unico rumore fu quello delle caramelle nel cartone, nonché quello dei pensieri di Ron nella sua testa. Ma grazie al cielo, quelli poteva sentirli solo lui.

- E quindi… Krum ha imparato a scrivere, eh?

Ci aveva provato.

Aveva tentato di trattenersi, ma era stato più forte di lui.

Per lo meno, riuscì a tirare indietro una risatina sadica.

Dal canto suo, Hermione alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un rassegnato “Lo sapevo”.

Senza degnarlo di uno sguardo, arrotolò malamente la pergamena e fece per alzarsi.

- Che c’è? - disse Ron, sfoggiando la sua miglior faccia tosta - Non ho detto niente di male! - aggiunse, fingendosi sorpreso - Voglio dire, da una persona che non sa pronunciare il tuo nome correttamente, non ti aspetti certo che sappia… scrivere!

Se avesse potuto, avrebbe esultato.

Si congratulò con se stesso perché quella frase era davvero, davvero d’effetto… e poi non era certo facile battere Hermione a parole, lei che aveva sempre la risposta pronta.

Doveva cercare di memorizzarla, così poi l’avrebbe raccontato ad Harry.

Sì, sì… Ron lo sapeva. Sapeva che in quei momenti dimostrava di essere “l’insensibilità fatta persona” che da sempre lo accusavano, Hermione in primis, di essere. Ma Ron non poteva farne a meno.

Hermione raccolse le sue cose, ancora stizzita.

Per un attimo, Ron pensò di aver vinto.

Di aver avuto l’ultima parola in un a discussione con Hermione.

- Eppure, Ronald, a me sembrava che sapesse scrivere, quando tu, alla fine dello scorso anno, gli hai chiesto di firmarti l’autografo. Anzi, perché non vai a controllare? Lo tieni nel comodino, no? - disse, risalendo le scale del dormitorio.

Non era facile battere Hermione a parole.

Ecco, appunto.

 

E va bene.

Anche in quel caso Krum l’aveva spuntata, ma solo perché si era trattato di una sorta di autogoal.

Solo per quello.

Dopotutto gliela aveva messa su un piatto d’argento.

Ad ogni modo…

Due a zero per Krum.

 

 - E’ infantile questo comportamento, Ron.

Ron si tirò su a sedere, sfoggiando un’espressione tradita. Erano nel Parco di Hogwarts a godersi un pomeriggio di raro sole autunnale.

- Lei ha baciato Krum, Harry - disse il rosso, quasi a voler sottolineare il concetto, la gravità della situazione.

- E con questo? - fece Harry, alzandosi a sua volta per guardare in faccia l’amico.

Ron aprì e chiuse la bocca, senza dire nulla. Per la prima volta, Harry sembrava non capirlo.

Sapeva che anche Hermione era la sua migliore amica, ma… caspita! Possibile che Harry non capisse? Possibile che non si rendesse conto del problema di Ron?

- Se lei può farlo, ne ho diritto anche io! - borbottò lui, convinto.

Nel momento in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca, persino lui si rese conto di quanto suonassero infantili e stupide.

- Certo - disse Harry, mentre sul suo volto si abbassava una maschera di delusione. Tornò a sdraiarsi sul prato - Ma tu lo stai facendo per farle male, come il pensiero che Krum abbia baciato lei fa male a te, Ron.

Ron arrossì, fino alla punta dei piedi - No! A me non interessa affatto che lei… che loro… a me non importa proprio un bel niente! - disse, gesticolando come un forsennato.

- Certo, amico. Come no…

 

Quel pensiero lo aveva perseguitato per anni.

Per anni si era sentito un mostro, perché lui stesso sapeva che, dopotutto, quello che Harry aveva detto era vero, in parte.

Mettersi con Lavanda, era stata una ripicca. E per questo si sentiva un verme.

Aveva ingenuamente pensato che facendola ingelosire, facendole provare la stessa gelosia che provava lui ogni volta che la guardava, lo avrebbe fatto sentire meglio.

Invece non era stato così; aveva fatto male i calcoli.

Perché non aveva messo in conto il suo sguardo deluso, ogni volta che riusciva ad incontrare i suoi occhi, la sua espressione imbarazzata, tutte le volte che era costretta a rivolgergli la parola.

Niente di tutto questo era stato calcolato.

Perché nonostante tutto, ogni volta che la guardava, Ron non poteva fare a meno di ammettere che anche in quel caso Krum aveva vinto.

Aveva vinto e se lo era anche meritato.

Victor Krum era stato tutto ciò che Ron, in cinque anni che conosceva Hermione, non aveva saputo essere. Era stato tutto ciò che Hermione meritava di avere da un ragazzo e per questo, Krum era stato premiato.

Lui l’aveva baciata.

Ron no.

Tre a zero per Krum.

 

Ron si passò una mano tra i capelli, la penna ancora sospesa a mezz’aria, cercando di trovare la forza di scrivere quel nome su quella dannatissima busta, mentre un’altra ondata di ricordi lo travolgeva…

 

- Ron… devo… andare… la… Passaporta… Ron… - mugugnò Hermione sulle labbra di Ron, mentre lui la costringeva giù, facendole pressione sulla nuca. Lei ridacchiò, cedendo finalmente al bacio.

- Ma sei appena arrivata! - si lamentò lui, lasciandola libera.

Hermione gli lanciò un’occhiata confusa, cercando la borsa che conteneva la Passaporta - Ron siamo chiusi qui dentro da due ore! I tuoi potrebbero anche pensare male.

Ron si stiracchiò, mentre i giocatori di Quiddicht dei poster attaccati sulla parete di fronte si sbracciavano in gesti di vittoria.

Ron sorrise.

In realtà avevano passato tutto il tempo a parlare. Lei gli aveva raccontato i vari aneddoti dell’ultimo anno ad Hogwarts, dei Professori, dei  nuovi studenti… e lui di come era stato lavorare con George, delle persone che ormai erano diventati clienti fissi del negozio e del corso per Auror appena iniziato.

E poi si erano baciati. Baciati e baciati ancora.

Ron si era accorto che, da quando una settimana prima lei era tornata da Hogwarts, lui non riusciva a non baciarla, di tanto in tanto.

Non riusciva a guardarla senza baciarla. Non poteva vedere le labbra di lei muoversi senza farlo.

 

“Ma non sei stato il primo ad accarezzare quella bocca, Ron”.

 

Poi c’era lei, la vocetta malefica che ogni tanto si insinuava nei suoi pensieri, facendogli stringere lo stomaco.

E la cosa più dolorosa era quella: la voce aveva ragione.

La rabbia, la collera, il nervoso che quel ricordo causava in lui non erano sufficienti a farla sparire.

Per quanto la baciasse, non era stato lui a regalarle l’emozione del primo bacio.

Era stato Krum.

Di nuovo lui, sempre lui.

Quattro a zero, cinque a zero… sei, sette… a zero per Krum.

 

Ron prese un ultimo respiro.

Inutile stare a rimuginarci sopra.

Di errori ne aveva fatti, certo. Ma il futuro serve a riparare agli errori del passato, no?

E Ron non vedeva l’ora di toccarlo questo futuro.

Di viverlo.

Con lei, per lei, in lei.

Non vedeva l’ora di viverlo, perché sapeva che, nonostante tutto, non lo avrebbe fatto da solo.

Con decisione, intinse la piuma nel calamaio e si decise, finalmente, a scrivere quel nome sulla pergamena, gettando un’occhiata al contenuto del messaggio.

 

 

Ronald Bilius Weasley ed Hermione Jane Granger

sono lieti di invitarLa al loro matrimonio…

Che si terrà il giorno… alle ore…

 

Finì di scrivere e… sorrise.

 

Vittoria per Weasley.

Weasley, the King.

 

 

 

 

Dunque, dunque… mi rendo conto che questa storia abbia toni decisamente più rilassati rispetto ai capitoli precedenti.

Ma ogni tanto ci vuole… così non potete di certo accusarmi di essere una totale melodrammatica! Mi auguro comunque, che vi sia piaciuto ugualmente J

 

Colgo l’occasione per scusarmi di una svista nel capitolo precedente.

Ricorderete che il missing moment scorso parte dal ritrovamento di un libro, “La rivolta degli elfi, volume otto”.

Ecco, mi è stato fatto giustamente notare che dopotutto è alquanto improbabile che gli elfi, data la devozione che continuamente dimostrano verso i loro padroni, possano essersi ribellati agli umani. Avete perfettamente ragione! Mea culpa!

E’ stato un particolare su cui proprio non avevo riflettuto!

Questo però dimostra che ho dei lettori molto attenti… e la cosa mi piace da pazzi! ;-)

 

Per il prossimo capitolo… non so quando arriverà.

Per il momento non ho un’idea precisa, ma di solito mi vengono d’improvviso, per cui questa momentanea mancanza di idee non mi preoccupa poi molto!

Certo se volete accelerare il processo e se avete qualche idea da suggerire… sono qui!

Un abbraccio!

 

Titti

 

PRIMA CLASSIFICATA: “The King” di TittiGranger
Grammatica e sintassi: 9,2/10
Stile: 10/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione Ron: 10/10
Caratterizzazione Altro Personaggio: 10/10
Gradimento personale: 10/10
Utilizzo Prompt: 10/10

TOT: 69,2/70



Parto con il dirti che ho letteralmente adorato questa tua OneShot.
I punti che ti sono stati tolti nella grammatica derivano da dei piccoli errori, infatti ad Hermione si scrive a Hermione, risulta essere meno pensante nella lettura e più piacevole e se stesso si scrive senza accento. In verità questi non sono dei veri e propri errori perché la grammatica italiana non li condanna del tutto.
Ad un certo punto della storia scrivi “Aveva tentato di mantenersi, ma era stato più forte di lui.”, penso che la parola trattenersi ci sarebbe stata meglio.
Per quanto riguarda lo stile, questa storia è perfetta, il tuo stile è fluido, armonioso e studiato, l’ho apprezzato molto.
È incredibile come tu riesci a rendere Ron così Ron poichè in ogni frase, in ogni parola è lui, proprio lui e trovo stupefacente che tu riesca così semplicemente in questa impresa.
Detto questo torno a dirti che la tua storia è bellissima, fantastica e va assolutamente letta. Complimenti!



 

 

   
 
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