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Autore: Medea Astra    21/05/2011    8 recensioni
Adesso che i loro corpi giacciono sul freddo pavimento, privi del respiro, della loro forza vitale, forse sarebbe opportuno rivivere con loro le ultime ore di una vita breve ma intensa e forte quanto la morte che improvvisamente li ha coinvolti nella loro ultima danza e con quel bacio fatale gli ha tolto la possibilità di vedere sorgere il sole per un’altra volta…
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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ALESSANDRA
Seduta sul duro materasso che da qualche mese a questa parte costituisce il mio letto, lascio che i pensieri scorrano liberi nella mia mente, concedo loro la libertà che mi è stata negata. La vita si sa, è tutta un paradosso, un giorno sei il sovrano dell’impero più vasto del mondo, e il giorno dopo ti ritrovi ad essere prigioniero di rozzi sconosciuti e a dover difendere la tua famiglia con le unghie e con i denti.
   Quando da bambina giocando con le bambole di Ella  immaginavo che fossero i miei figli e le curavo con amore e dedizione, non avrei certo mai pensato di dover un giorno rimanere per notti intere a vegliare il sonno del mio bambino, nella speranza che i suoi limpidi occhi azzurri potessero vedere un’altra alba.
   La prima volta che misi piede in Russia avvertii un vago clima di diffidenza, ero considerata troppo vecchia per non essere ancora sposata e già allora cominciarono a circolare delle cattiverie sul mio conto. Nei giornali scandalistici si insinuava che non avessi ancora preso marito a causa del mio carattere troppo iracondo e della mia freddezza. Quello che non sapevano era che il velo di indifferenza che frapponevo tra me e loro non era dovuto ad un mio astio nei confronti del popolo Russo, ma era una protezione per me, per una donna cresciuta con il solo affetto di una nonna troppo potente per darle anche solo una carezza.
   Credo che fu proprio la dolcezza di Nicki a stregarmi, i suoi modi pacati e la sua grande capacità oratoria furono notate da me solo dopo aver perso la testa per lui. Quello che mi fece innamorare fu la sua disponibilità nei miei confronti e il perenne sentore di malinconia che vedevo dietro il suo sguardo.
   Il Buon Dio decide per ognuno di noi il destino più consono e a me non ha risparmiato la sofferenza, ma non per questo mi lamento, anzi, l’aver conosciuto sin da piccola l’odore e il colore della paura e della sofferenza mi ha aiutata ad affrontare tutti i travagli che la vita mi ha posto dinnanzi nel corso del tempo.
   All’età di sei anni per la prima volta caddi nella serra del giardino, mi sbucciai entrambe le ginocchia e riportai numerosi tagli che decretarono la mia permanenza pressoché totale sulla poltrona a rotelle.
   Poco dopo questa caduta mia madre si ammalò  e in breve venì meno lasciandomi sola in un mondo che mano a mano si faceva sempre più cupo. L’unica luce che mi si presentò fu quella di Nicki che con le sue iridi color del mare mi incantarono. Durante la nostra prima vacanza insieme sul lago di Como mi propose di fare una breve gita in barca insieme. Le sue intenzione erano chiare, voleva passare un po’ di tempo da solo con me, accettai perché sentivo di potermi fidare di lui.
   Partimmo insieme da un piccolo molo dismesso, con una graziosa barca di legno di castagno tinta di bianco e giallo. Mi aiutò a salire e remò per più di un’ora ininterrottamente finchè trovammo una baia poco lontano dove  attraccammo e ci sedemmo per fare un pick-nick.
   Qualche ora prima del tramonto, quando iniziava ad esserci un vento fresco che lambiva le mie gote cominciammo a tornare. Le braccia di Nicki remavano molto più lentamente rispetto all’andata. Il mio sguardo fu catturato per tutto il tempo dai suoi muscoli che sembravano senza fatica poter smuovere il mondo intero. Di colpo scesi dal nostro vascello mi sento stretta contro il suo petto e le sue labbra si posano sulle mie con una delicatezza che contrasta radicalmente con la sua robustezza. Mi ricordo ancora tutte le emozioni e i brividi che percorsero la mia schiena.
  Mi sento molto sciocca a pensare proprio adesso che non so cosa mi riserva il futuro, alle prime dolcezze dell’amore che mi lega da oltre vent’anni all’uomo che pacifico riposa con il capo poggiato sul mio seno. Oggi è stata una giornata a dir poco impegnativa, Aleksej è stato molto male e suo padre gli è stato vicino fino a poche ore fa. Anche se adesso stiamo soffrendo per la mancanza della nostra routine, non cambierei nulla della mia vita perché ho tutto ciò che una donna potrebbe desiderare: la devozione incondizionata di un marito e l’amore smisurato di figli meravigliosi.
Poche ore dopo
Alessandra guarda allibita cadere il corpo del marito, ormai privo di vita, davanti i suoi occhi. È tutto finito, ha fallito, non è stata in grado di proteggere la sua famiglia. Tatiana la guarda come per cercare protezione e lei si fa il segno della croce. Un sibilo appena udibile accompagna il proiettile che le attraversa il capo da parte a parte. È caduta l’ultima zarina di Russia
   
 
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