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Autore: CharlieU    22/05/2011    4 recensioni
La mia continuazione personale di Glee dopo la puntata 2x16 The Original Song. Riuscirà Rachel a riconquistare Finn? E arriverà la tanto attesa ora del Brittana? Assisteremo al ritorno di Kurt nelle Nuove Direzioni?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Brittany Pierce, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Nuove Direzioni si ritrovarono al gran completo davanti alla scuola alle sei di mattina, con il numero per la serata pronto, ma il cuore e la testa altrove.
Finn osservava ogni movimento di Rachel, quasi imbambolato, pensando al loro duetto, al loro ballo alla festa di Kurt, ad ogni singola parola che lei gli aveva detto.
Santana non toglieva gli occhi di dosso a Brittany, che le lanciava occhiatacce a ripetizione, mentre Puck le fissava stranito.
Brittany aveva pianto per tutto il pomeriggio del giorno precedente. Ancora una volta, Santana non si sarebbe accontentata di lei. Era così difficile dividerla con altri. Ma cosa poteva fare? Artie aveva occhi solo per lei, quando stava con lui non doveva preoccuparsi degli altri. Finché…Santana non glielo aveva portato via.
Nel bene e nel male, sempre e solo Santana. Non poteva fare a meno di lei, quello che provava era troppo forte. Ma Santana poteva fare a meno di lei? Dalle sue parole, no. Dalle sue azioni, anche troppo.


Il viaggio fu stressante e lungo. Arrivarono a Cleveland nel tardo pomeriggio. Appena scesero dall’autobus, rimasero estasiati dall’imponenza del teatro. Sentirono l’ansia crescere minuto dopo minuto.
Incantata davanti all’enorme struttura in marmo del teatro, Brittany cercò quasi automaticamente la mano di Santana al suo fianco. Ma la sua mano accarezzò l’aria. Con la coda dell’occhio cercò l’amica e vide che anche lei osservava l’edificio soddisfatta. La bionda sentì vivo il legame che c’era tra loro e si voltò nuovamente verso il teatro, come se lo stesse guardando con gli occhi della mora.
“Ok ragazzi, non fatevi spaventare! Questa sera lo abbatteremo a suon di applausi!” esclamò ad un tratto il professor Schuester, scatenando grida di soddisfazione.
Il professore li portò subito al bar del teatro, per farli riprendere dal viaggio con qualche caffè.
I ragazzi erano abbastanza allegri, ma nell’aria si sentiva chiaramente qualcosa che non andava, qualcosa di incompleto.
Dopo mezz’ora, il professor Schuester li richiamò a rapporto. “Bene ragazzi, siete pronti? E’ giunta l’ora della prova generale!” disse teso quasi quanto i ragazzi. Poi indicò una signora che era apparsa al suo fianco. “La signora Wilson vi indicherà il camerino delle Nuove Direzioni. Seguitela, troverete già lì i costumi di scena”
La signora Wilson sorrise amichevole, cercando di tranquillizzarli. “Venite ragazzi” disse soltanto, poi si voltò e tutti la seguirono a ruota, quasi scioccati dall’emozione.
La donna li condusse all’interno del teatro, un’enorme salone fornito di lunghe file di poltroncine rosse voltate verso un grande palco nero, chiuso da un sipario di tessuto rosso con decorazioni dorate.
La sala era incredibile e imponente, tanto che lasciò i ragazzi del Glee per l’ennesima volta a bocca aperta.
“Q-quante persone ci stanno qui dentro?” balbettò Finn guardandosi intorno.
“Meno di quanto sembri” cominciò la signora Wilson guardandoli tirare un sospiro di sollievo. “Tremila teste, posto in più, posto in meno”.
“Tremila!” esclamò Puck incredulo.


Dopo aver fatto visitare brevemente l’edificio, la signora Wilson li condusse in un lungo corridoio bordato di rosso, su cui davano molte porte.
Li accompagnò fino ad una porta munita di un cartello che diceva ‘Nuove Direzioni’, che li fece sentire particolarmente importanti.
Mentre Rachel sognava ad occhi aperti il suo nome sulla porta di un camerino di Broadway, la donna aprì la porta, mostrando loro un’enorme stanza, divisa a sua volta da parecchie colonne e muri sospensori.
“Wow” esclamò Kurt. “E’ magnifico”.
Era un vero e proprio camerino, con gli specchi e i tavoli da trucco, parecchi divani e poltroncine dorate e rosse e una bella moquette distesa sul pavimento.
A tutte le ragazze brillarono gli occhi.


Dopo mezz’ora, erano tutti pronti per entrare in scena. I vestiti di scena erano bellissimi. Le ragazze indossavano un vestito bordò dal ginocchio, con sfumature bianche e una cintura a fascia blu. Avevano piastrato i capelli e truccato gli occhi con sfumature di blu.
I ragazzi indossavano pantaloni neri e una camicia nera, con una cravatta bordò e bianca.


Prima della prova generale, il professor Schuester entrò nel camerino accompagnato da un uomo elegante. Era il direttore del teatro che era venuto a conoscerli e a complimentarsi con loro per le loro performance.
Rachel parlò a nome di tutti i ragazzi del Glee per ringraziarlo, dimostrando l’emozione che provavano tutti loro.


Durante la prova generale, tutto funzionò alla perfezione. Le coreografie erano a posto, il sonoro era ottimo.
I ragazzi delle Nuove Direzioni assistettero anche alle prove degli altri gruppi partecipanti alla serata.
Erano tutti eccellenti, ma il Glee Club del McKinley non aveva nulla da invidiare.
Alla fine delle prove, si avvicinarono un gruppo di ragazze seguite da quattro o cinque ragazzi.
“Ciao. Noi facciamo parte dei Red Diablos, da Cincinnati. Voi venite da Lima vero?” disse la ragazza mora che guidava il gruppetto, tendendo la mano a Rachel che si era alzata in piedi.
“Nuove Direzioni. Già, veniamo da Lima” li informò stringendole la mano. Finn, Puck e Mercedes la affiancarono subito, mentre Kurt e Quinn controllavano la situazione da seduti.
“Abbiamo visto il vostro numero. Tra voi due” esclamò indicando Rachel e Finn “c’è molta chimica”.
Rachel sorrise e Finn si guardò i piedi imbarazzato. “Siamo una coppia collaudata. Comunque, è un piacere esibirci con voi. In bocca al lupo”
L’altra ragazza sorrise. “Crepi. Buona fortuna” detto questo, il gruppetto girò i tacchi e se ne andò.
Finn puntò gli occhi su Rachel, ancora persa nelle parole della ragazza dei Red Diablos.


Le Nuove Direzioni rientrarono in camerino, l’agitazione alle stelle, seguiti dal professor Schuester che richiuse la porta quando tutti furono dentro.
“Bene ragazzi, è arrivato il momento. Tra un’ora saliremo su quel palco e mostreremo chi sono le Nuove Direzioni. Vi sentite pronti a farlo?” domandò il professore cercando di caricare i ragazzi.
“Sempre pronti signor Schue!” esclamò Finn saltando su.
“Si professore, ce la possiamo fare. Anzi, ce la faremo” continuò Sam. Gli altri annuirono.


Da quando erano rientrati nel camerino, Santana non aveva fatto altro che fissare Brittany. La bionda era visibilmente spaesata, continuava a guardarsi intorno, ignorando gli altri. Si vedeva lontano mille miglia che era pensierosa. Santana avrebbe dato chissà cosa per poter entrare in quella testolina.
Senza pensarci due volte, si alzò e si avvicinò all’amica, che era seduta accanto a Mike.
Appena la vide avvicinarsi, Brittany sentì il cuore pulsarle forte nel petto, ma cercò di fare finta di niente.
“Ehi Britt” bisbigliò Santana chinandosi al suo fianco. Brittany fece un verso per farle capire che la ascoltava.
“Ho bisogno di parlarti, prima di andare in scena” la informò Santana.
Brittany incrociò le braccia al petto e mise sui il broncio.
“Avanti, fammi questo piacere, ti prego” la implorò sottovoce l’ispanica.
Brittany sbuffò, consapevole di non essere capace di resistere alle sue suppliche. Senza parlare si alzò dal divano e la fissò. Santana accennò un sorriso soddisfatto, la prese per mano e la condusse fuori dal camerino.
Attraversarono il corridoio fino ad arrivare dietro il sipario, in un angolo nascosto dietro la lunga tenda rossa.
“Vieni” le disse Santana, conducendola verso i divanetti che erano posti lì. La bionda la seguì senza parlare, quasi in stato di trance.
Si sedettero una accanto all’altra. Brittany fissava il pavimento in silenzio, mentre Santana cercava le parole adatte.
“Senti, Brittany io…non so da dove cominciare” disse Santana senza riuscire a guardarla in viso.
Brittany continuava a sentire il cuore battere a mille, le mani sudate e le gambe che le tremavano. La bionda decise di farsi forza e facilitare il compito di Santana, odiando vederla così in difficoltà.
“Dall’inizio, Santana” mormorò Brittany, facendo sussultare l’altra nel sentire la sua voce.
“Io non volevo farti soffrire, davvero. E’…l’ultima cosa che…” cercò di spiegare l’ispanica, ma venne subito interrotta.
“Smettila di dire sempre le stesse cose. Tu non vuoi mai farmi soffrire, eppure com’è che ci riesci sempre?”
Santana rimase impietrita a quelle parole. Sempre?
Le poche certezze di Santana caddero all’istante. Pensava di essere la cosa migliore per Brittany, pensava di farla star bene. Invece? Era tutta un’illusione? Forse si era sbagliata, fin dall’inizio. Ma come era possibile?
Brittany si pentì subito di quella frase. A giudicare dall’espressione sconvolta di Santana, doveva averla interpretata male.
“San, io…non intendevo…” cercò di dire la bionda.
“No, forse hai ragione” la interruppe Santana riprendendosi. “Infondo sei tu quella che dice sempre quello che pensa, quindi in ogni caso è questo che provi per colpa mia. Dolore…e io non voglio essere causa di tutto questo, non lo voglio affatto. Una volta mi divertivo a far soffrire gli altri…forse ancora oggi. Ma non te, assolutamente no. Io…pensavo di essere la persona che ti proteggeva dal dolore e invece…ne sono la causa.” Man mano che le parole le uscivano, come un fiume in piena, Santana sentiva il dolore di cui stava parlando invaderle ogni fibra del corpo. Tratteneva le lacrime, di tristezza, di rabbia, di sofferenza.
“No, Santana, non…non è così che stanno le cose. Non v-volevo dire questo!” balbettò Brittany agitata. Non voleva che Santana si facesse strane idee.
“E allora come stanno?” le domandò la mora sconfortata.
“Io pensavo di essere abbastanza importante per te, pensavo di…di bastarti. Probabilmente non ti posso dare quello che ti da Puck.” mormorò la bionda tornando a fissare il pavimento.
“Ma per favore. Puck pensa alla montagna con le gambe ventiquattro ore su ventiquattro.” Sospirò l’ispanica scuotendo la testa.
“A parte il tempo di tradirla con te” aggiunse la bionda frustrata.
“Britt, ma cosa ti ha raccontato Puck?” domandò investigativa Santana.
Brittany si soffermò tra i suoi pensieri per un attimo. “Beh, mi ha detto che…ti ha riportata a casa. E davanti a casa tua vi siete baciati. Punto” raccontò la bionda.
“Bene, ma senza i dettagli non puoi capire quello che è successo”.
“Non mi importa di sapere cosa avete fatto tu e lui veramente” la informò contrariata Brittany.
“Sai cosa intendo! Tu pensi che sia successo chissà cosa, ma è durato cinque secondi al massimo! L’ho allontanato subito!” spiegò Santana scaldandosi.
Brittany rimase in silenzio.
“Brittany, mi hai capito o no? Che cosa potevo fare di più? Non te la devi prendere con me!” esclamò Santana alzando sempre di più il tono della voce.
“Come faccio a crederti?” disse improvvisamente Brittany. “Potrebbe essere successo ben altro, certo tu non me lo diresti.”
Santana rimase per un secondo senza parole. “Chiedilo a Puck allora!” si difese poi.
Brittany fece un verso di sarcasmo. “Ti coprirebbe.”
Santana non rispose. In passato le aveva sempre dato ascolto, era la persona più ingenua del mondo. Santana le raccontava di quelle storie incredibili quanto impossibili, e lei credeva ciecamente ad ogni parola dell’ispanica. Pendeva sempre dalle sue labbra.
“Perché non ti fidi di me?” le chiese quindi Santana.
“E’ una domanda retorica?” replicò spaesata la bionda. Santana la guardò male.
“Meno male, non so come si risponde alle domande retoriche” borbottò l’altra quasi tra sé e sé. L’ispanica sorrise divertita.
Brittany tornò a guardarla in viso, tralasciando però i suoi occhi neri. “Perché ti sei sempre approfittata di me” disse automaticamente Brittany, ripetendo le parole che Artie usava quando la bionda dava più importanza all’amica che a lui, infastidendolo parecchio.
“Queste non sono parole tue.” mormorò Santana che la conosceva meglio di quanto conoscesse sé stessa. “Lo pensi davvero?”
Brittany la guardò negli occhi. All’istante tutto quello che avevano fatto insieme, tutto quello che erano le attraversò la testa.
“Lo so che me lo meriterei, per tutto quello che ho fatto, in passato, a volte anche ora, però…non devi avere dubbi su di me. Tu non devi, perché d’accordo, forse i…metodi sono discutibili, ma io ho sempre pensato a te, mi sono sempre presa cura di te, non ti ho mai abbandonata. Ho fatto i miei errori certo, ma…ci tengo davvero tanto a te. E tu devi avere fiducia in me.”
“Ho la testa che mi scoppia” si lamentò Brittany tenendosi il capo tra le mani, appoggiando i gomiti alle gambe.
“Lascia che vada come deve andare allora” mormorò Santana prendendole la mano.
Brittany si voltò verso di lei, trattenendo a stento le lacrime. Santana se ne accorse.
“Non piangere, piccola, guardami e basta. Credimi, tutti i miei errori messi insieme non sono paragonabili a quanto…ti amo” disse la mora.
Un sorriso si aprì sul volto di Brittany.
“San…” mormorò quasi supplichevole la bionda, senza sapere se fare quello che avrebbe voluto fare e dire quello che avrebbe voluto dire.
Santana allora senza dire nulla si avvicinò di più. Le accarezzò il viso, poi spinse la testa della bionda verso la sua e le posò un dolce bacio sulle labbra.
Ormai il cuore di Brittany era impazzito, seguito a ruota da quello di Santana. Nemmeno con tutti i buoni propositi del mondo sarebbero riuscite a resistere l’una all’altra e la bionda lo capì subito.
Si lasciò andare alle labbra di Santana, intensificando la passione di quel bacio. Brittany la strinse forte a sé, come se le fosse mancata da una vita. Santana sorridente per quel contatto che cresceva, rispose all’abbraccio, facendola sentire al sicuro da ogni menzogna e ogni sofferenza.
Ormai capirono totalmente di essersi ritrovate, senza alcun dubbio a logorare il loro amore.
Brittany si dimenticò completamente di Puck, di ogni possibile tradimento. L’unica cosa che le importava era che adesso Santana era li con lei, aveva bisogno di lei. E si sentì subito di nuovo importante, non nulla e vuota come da quando aveva saputo di Puck fino a quel momento.
Quando le loro labbra si staccarono, Santana continuò ad accarezzare la bionda con dolcezza, mentre l’altra si godeva ogni singolo tocco della mano del suo angelo.
Brittany abbandonò la testa sulla spalla di Santana, che le posò vari baci sui capelli profumati.
“Mi sei mancata tanto, San” mormorò la bionda.
Santana sorrise. “Per un giorno?” ridacchiò soddisfatta.
Brittany sospirò. “Un giorno? Mi è sembrato almeno un anno”
Santana voltò la testa e la abbassò fino alla sua, per poi posarle un leggero bacio sulle labbra.
“Ti amo tanto, San” sussurrò beata Brittany.
“Anche io”.


Angolo dell'autrice
Ciao a tutti e scusate tanto il ritardo, ma come al solito...scuola! :(
Questo è il penultimo capitolo, spero l'ultimo vi piacerà, e soprattutto spero di riuscire a farlo presto XD
Sarei veramente curiosa di sapere cosa ne pensate :) comunque grazie naturalmente a tutti quelli che leggono e seguono la storia e soprattutto a chi recensisce!
Baci!
  
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