Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sara Weasley     22/05/2011    24 recensioni
Un fumo dall’odore dolciastro si diffonde nel vicolo e l’ennesimo boato esplode nell’aria: da qualche parte oltre il terrore, le maledizioni, i rumori assordanti, qualcuno urla e io sento il gelato di Florian risalirmi lentamente lungo la gola. Potrebbe essere chiunque dei miei amici: potrebbe essere Remus, oppure Peter, Frank o Alice… ma io, più di tutto e tutti, spero che non sia Lily. Non può essere Lily.
Imprecando tra i denti, schiaccio ancora un po’ la schiena contro il vecchio muro dietro cui sono nascosto e mi azzardo a fare capolino per cercare di capire cosa Merlino sta succedendo nel putiferio là fuori. La bacchetta nella mia mano freme e asciugo freneticamente un rivoletto di sangue che dalla fronte mi scivola sulle palpebre. Nessun Mangiamorte in vista, potrei…
Sirius lancia un sibilo di avvertimento e riprende a strisciare sotto i cumuli di macerie in cui è quasi intrappolato. "Lo avevo detto" dice tra i denti, con il suo classico tono sarcastico "che i compleanni portano sfiga. Ma tu no, dovevamo per forza fare una festa! E adesso guarda… "
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Da chi lo ha tre volte sfidato. '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 64.

 
  Lo fa apposta, non può essere altrimenti.
Credo de Rosier provi un gusto particolare, nel farmi sezionare i vermicoli nei rispettivi barattoli: deve esserci qualcosa di infinitamente appagante nel vedermi sgobbare per lui senza scampo, e questo è dimostrato anche dal modo in cui mi guarda.
L’unica cosa che voglio, adesso, è togliergli dalla facci quel sorrisetto compiaciuto.
«Domani non verrò in punizione » dico, rompendo il silenzio intorno a noi.
Rosier mi guarda, alzando le sopracciglia. «Certo che ci vieni, Evans. »
«No invece » replico, prendendo uno strofinaccio per pulirmi le mani. «Devo andare alla festa del professor Lumacorno. »
«Non puoi andarci » replica con tono perentorio. «Non decidi tu, e domani sei in punizione. Fine della discussione. »
Mi chiedo distrattamente con quale principio lui giudichi questa una discussione, mentre sento la rabbia montarmi dentro. «Ne discuta con il professor Lumacorno » sibilo. «Io domani non vengo. »
Gli occhi di Rosier si riducono in fessure. «Se domani non vieni, Evans… »
«Cosa? »
«Avremo un  problema. »
Sorrido  sarcastica. «Dovrebbe essere una minaccia? Sotto il tetto di Silente, non oserebbe. »
Una vena si gonfia sul suo collo. In tutte queste sere, ho capito  una cosa di Rosier; essere contraddetto non gli piace per niente. «Tu verrai a quella punizione, Evans! Costi quel che costi, tu ci verrai! »
Beh, se pensa di intimorirmi, si sbaglia di grosso. «Vedremo » sbotto furiosa, uscendo dall’aula a passo di marcia. Sbatto anche la porta, tanto per sottolineare il concetto che in effetti delle sue minacce non so cosa farmene, e sono talmente nervosa che per poco non inciampo in Potter.
«Tutto bene? » mi chiede immediatamente lui. «Ero preoccupato, vi ho sentiti gridare. »
Ormai neanche mi domando più perché James Potter si prenda il disturbo di venire qui ad aspettarmi ogni sera.
 «Stavano discutendo » borbotto, incrociando le braccia la petto e trottando lungo il corridoio. «Non vuole che io salti una serata di punizione. Bè, la vedremo! Muoviamoci » aggiungo poi, «forse siamo ancora in tempo per la cena. »
Lui tiene il mio passo nevrotico con estrema facilità e naturalezza, come se stesse solo camminando. «Non mi piace. Come mai devi saltare la punizione? »
«Per quella stupida festa di Lumacorno. Ma in realtà è una questione di principio, odio Rosier e mi da fastidio il fatto che lui pretenda di avere il controllo su di me quando in realtà non è nessuno, e io continuo ad andare in punizione solo per Silente anche se potrei benissimo evitare di fargli da schiava personale ogni santa sera » spiego, sperando che non mi chieda delucidazioni sulla frase assolutamente contorta che ho appena detto.
James, sorpendendomi, si limita semplicemente ad annuire, come se la cosa avesse pienamente senso. Alcune volte mi chiedo se mi capisca realmente, oppure se faccia solo finta di sembrare interessato.
«Ehi, Lily Evans! »
«E adesso chi è? » soffio tra i denti, voltandomi per vedere il ragazzo che mi ha chiamato.
Dearborn Caradoc, dei Tassorosso, viene verso di noi con un sorriso nervoso stampato in faccia: quando è a pochi passi da noi, lancia una breve occhiatina e James, accanto a me.
«Potter » saluta velocemente.
«Caradoc» sibila Potter, con gli occhi stranamente sottili.
«Senti Lily… » comincia il Tassorosso, spostando il peso da un piede all’altro. «Mi hanno detto che domani sera devi andare alla festa di Lumacorno. Così mi stavo chiedendo se… » ride nervosamente, «insomma, vorresti invitarmi? »
«Scusami? » esclama James con una voce indignata. «Forse non ho capito bene: le hai appena chiesto di uscire? Mati rendi conto chi è lei? » sbuffa seccato. «Lei è Lily Evans, Caradoc. »
«Già » risponde immediatamente lui. «Qualche problema? »
«Ad essere sincero, sì » specifica  Potter con tono perentorio. «Parecchi problemi. Un’infinità di problemi, se proprio vogliamo essere precisi. »
«Potter » lo richiamo irritata. «La vuoi piantare? »
«Lily, ti ha chiesto di uscire! » sbotta James, come se fosse un’offesa personale. «A te! Insomma, ma ti rendi conto? »
Alzo lo sguardo per lanciarli un’occhiata ammonitrice, e noto che le sue guance sono rosse e che ha la mascella serrata. «Ho notato, James! » sbuffo.
«Beh, allora? » continua Caradoc, «vorresti venirci con me? »
«No » rispondo semplicemente. «Senza offesa, ma neanche ci conosciamo e questa non è la serata giusta per chiedermi di uscire. »
«Ottima scelta » ghigna James.
«Capito » abbozza lui, facendo spallucce per nascondere un po’ di delusione. «Allora beh… sarà per la prossima. »
«Io non ci riproverei se fossi in te » sorride James, radioso. «A mai più, Caradoc! »
Quando il Tassorosso ha girato l’angolo, sparendo alla nostra vista, ricomincio a camminare a passo di marcia, più nervosa di prima: odio quando la gente mi chiede di uscire, non lo sopporto.
«Hai fatto bene, Evans! » sta dicendo Potter, entusiasta. «Chiederti di uscire: insomma, come può pretendere che tu gli dica si, se io non ci sono ancora riuscito? »
Lo guardo arrabbiata. «Non farmi cambiare idea, faccio ancora in tempo a raggiungerlo e ad accettare il suo invito. »>
Lui fa un sorriso innocente, passandosi una mano tra i capelli disordinati.
«La prossima volta non intrometterti, comunque » sbotto. «Con chi esco o non esco non sono affari tuoi, e preferirei evitare le scenate di gelosia gratuita. »
James mi guarda esitante per qualche secondo: alla fine, si passa la lingua sulle labbra, impaziente. «Lily, sul serio » sospira, «ancora non l’hai capito? Se qualcuno ti chiede di uscire, sono affari miei. »
«No invece » decreto, «non deve interessarti. Non c’è motivo per cui tu ti intrometta, quindi chiudiamo il discorso » sentenzio, entrando a grandi passi infuriati in sala Grande.
La cena per fortuna è solo a metà: un leggero fumo esce dalle bistecche appena cotte, adagiate in grandi piatti d’argento. Mi siedo velocemente tra Mary e Alice, mentre Poter prende posto vicino a Sirius Black, che si sta ingozzando come al solito.
Seriamente, mi chiedo come faccia la gente a non capire che lui è un cane.
 «Già tornata? » esulta Mary, che ha nel piatto due bistecche e mezzo, ricoperte di salsa barbecue e peperoncino.
«Già » borbotto, servendomi un po’ di patate bollite e dell’insalata.
Remus, di fronte a me, mi sorride. «Com’è andata? »
«Come al solito. »
Vedere il mio migliore amico, mi ricorda che ho un problema da risolvere: in genere alle feste di Lumacorno io e Remus facciamo coppia fissa, perché non voglio invitare altri ragazzi e non voglio che gli altri ragazzi invitino me. Ma adesso Remus è stato messo in punizione, quindi non ho la minima idea di chi portare… e non voglio andare da sola, sarebbe una noia allucinante.
 «Peter, passami un’altra bistecca per favore! » sta urlando Black. «Ho fame. »
Tra ieri e oggi, sento che non posso più detestare cordialmente Sirius come prima: è come se ci fosse qualcosa che ci lega, forse un filo di comprensione e appartenenza. Perché Alice, Mary ed Emmeline non hanno mai capito cosa si prova ad essere un reietto nella tua stessa famiglia, mentre lui lo sa e capisce, proprio come me.
Un momento… giusto, ma come ho fatto a non pensarci prima?
«Ehi, Black! » grido.
Sirius Black mi guarda. «Sì, Evans? »
«Domani sera vuoi uscire con me? »
Potter sputa il suo succo di zucca sul povero Frank, che fa una faccia schifata. «C-c-c-che c-c-c-cosa? » strilla come una donnetta, tossendo da tutte le parti. «Che cosa? »
«Lily, tesoro » biascica Alice, mettendomi una mano sulla fronte preoccupata. «Stai bene? »
Alzo gli occhi al cielo, impaziente. «La festa di Lumacorno » mi limito a dire. «Non so con chi andare, e tu sei libero, no? »
Black fa un sorriso malandrino in direzione di un comatoso James Potter, poi annuisce soddisfatto con un diabolico luccichio negli occhi. «Ma certo, Evans! Sarà un vero piacere uscire con te! »
Credo che Potter sia di una tonalità tendente al porpora-violaceo. «Invita me! Invita me! » strilla saltando in piedi come un bambino di cinque anni che vuole andare al lunapark. «Anche io sono libero! Liberissimo! »
Alzo gli occhi al cielo, senza scompormi. «Sei in punizione, Potter. »
 James sembra ricordarsi che in effetti non è liberissimo, ed è come se i suoi capelli si afflosciassero insieme alle sue spalle: guarda con occhi sgranati prima me, poi il suo migliore amico, poi di nuovo me. «Ma… ma » borbotta afflitto, affondando la testa nel suo pasticcio di carne senza preoccuparsi di nulla. «Non ci posso credere » piagnucola disperato, «ho penato per sette lunghi anni, e lei cosa fa? Chiede a Sirius di uscire. Non è giusto, non è giusto… »
«Con chi sta parlando? » bisbiglia Emmeline nell’orecchio di Mary.
«Non ne ho idea » risponde in un sussurro quest’ultima.
«Oh, cielo » geme Remus, passandosi una mano sul viso afflitto. «E per stanotte, addio sonno. Non la pianterà più di tentare di uccidere Sirius mentre dorme. »
«Io dormo in cucina » squittisce Peter Minus.
«Vengo con te » si aggrega anche Frank, che sta cercando di asciugare la sua maglia con l’aiuto gentile di Alice.
Black sembra così divertito da star male, ed è evidente che si sta godendo a pieno tutta la situazione. «A che ora andiamo, Evans? »  gongola.
«Otto e venti » rispondo distrattamente, giocando con una ciocca di capelli. «È una cosa elegante, io metterò un vestito. Hai uno smoking? »
Potter scatta, spruzzando pezzi di carne ovunque. «Un vestito? » strilla, ormai nel pieno del melodramma. Si volta verso il suo amico, sventolando un coltello con aria minacciosa. «Tu non ci vai, Sirius! »
«Sì che ci vado! »
«No che non ci vai! »
«Sì che ci vado! »
«Ma lei con il vestito sta benissimo! »
«Anche io in smoking sono uno schianto! »
«Per l’amor del cielo, non puoi uscire con la ragazza del tuo migliore amico » sbotta Potter, minacciando Black con il coltello. «Non senza testa. »
«Io non sono la tua ragazza » puntualizzo, ma nessuno mi ascolta.
«Starei benissimo anche da fantasma, James » sta dicendo Sirius, ghignando angelicamente.
«Io ti eviro, lo giuro! Se solo provi a… »
«Sei geloso, sei geloso » canticchia Black, soddisfatto.
«Non è vero! »
«Sì che è vero! »
«No! »
«Sì! »
«Oh, per l’amor del cielo! » sbotta Remus, esasperato. «Piantatela una buona volta! »
«Questo  è divertente » ridacchia Mary, interessata. «Alla faccia delle soap-opera. »
 
 
***
 
«Non per vantarmi, ma lo smoking mi sta d’incanto! » esclamo, osservando il mio riflesso allo specchio. Certo, per procurarmelo ho dovuto fare una capatina non autorizzata ad Hogsmeade, ma ne è proprio valsa la pena: insomma, sono bellissimo!
«Ti odio » borbotta James, che da ieri sera non ha fatto altro che lanciarmi sguardi truci.
«Sei solo geloso » sorrido, armeggiando con il nodo della cravatta che non ho mai saputo fare.
«Certo che sono geloso! » sbotta lui, arrossendo sulle guance un po’ imbarazzato. «Perché tu esci con lei quando lei ancora non esce con me? Perché sono sette anni che la inseguo, e tu ci sei riuscito prima? »
«Perché Remus è in punizione e lei non aveva nessuno con cui andarci » rispondo, «e perché ovviamente io sono più bello di te. »
«Ti odio! »
«L’hai già detto una quarantina di volte » sbuffa Remus, alzandosi dal letto e facendo segno a Peter di seguirlo. «Andiamo, altrimenti faremo tardi. »
«Non è giusto » continua a lamentarsi James, che sguscia fuori come se stesse strisciando sul pavimento. «Non è giusto. Non è giusto. Non è… »
Grazie al cielo se n’è andato: certo, devo dire che la Evans ha avuto proprio una fantastica idea. Questo è in assoluto il miglior modo di far disperare un po’ James, e mi domando se lei sia cosciente di avermi servito l’occasione per sfotterlo su un piatto d’argento.
Rinuncio definitivamente alla possibilità di fare un nodo decente alla cravatta, guardandomi un’ultima volta allo specchio: la Evans non è più sulla mia lista nera delle persone da odiare, anche se non siamo di certo amici per la pelle o cose del genere.
Però devo ammettere che – e sia chiaro, non lo dirò mai ad anima viva- mi sono sbagliato su di lei: non è la saccente secchiona che pensavo che fosse, è qualcuno di diverso che comincia a piacermi. Prima di ora, non avevamo mai davvero parlato: deve essere per questo, che ha chiesto a me di accompagnarla; fino a una settimana fa, avrebbe preferito andarci con un Ippogrifo che con me e io non avrei accettato neanche per punzecchiare un po’ James.
Quando arrivo in sala comune,  la Evans ancora non c’è: mi appoggio al divano in attesa, chiedendomi come sono arrivato ad uscire insieme alla mia nemica giurata, alla ragazza che potrebbe portarmi via il mio migliore amico, se solo volesse.
Forse è una tregua assurda, quella che ci stiamo concedendo: potranno mai cambiare le cose, anche se ora entrambi nutriamo la semplice consapevolezza che non siamo poi tanto diversi da come avevamo mai immaginato? Io non resterò sempre il Malandrino per lei, e lei non sarà sempre la ragazza di cui James è innamorato, per me?
«Sono in ritardo » sento borbottare, «scusa. »
Alzo gli occhi di scatto e rimango imbambolato per un po’: mi domando se la ragazza con il vestito argento che sta scendendo ora dalle scale sia davvero Lily Evans, o una con i suoi stessi capelli e gli occhi dello stesso verde brillante.
«Ho quasi picchiato Alice » si scusa lei, sistemandosi il vestito luminoso con una smorfia. «Voleva farmi mettere un paio di scarpe con i tacchi. »
Osservo le sue ballerine senza fare commenti, poi risalgo seguendo il profilo delle gambe e la curva morbida del vestito, che le illumina la pelle e le fa risaltare gli occhi sul viso come fari. Persino i capelli, acconciati vaporosamente, irradiano luce, e mi dico che se non fosse la ragazza che il mio migliore amico ama forse potrei pure farci un pensierino in quel senso.
«Stai bene così, Evans » le dico.
Lei non sembra colpita dal complimento, né imbarazzata. «Anche tu stai bene, Black. »
Sorrido malandrino: se James l’avesse vista così, sarebbe morto sul colpo e avrebbe preferito essere sospeso pur di andare con lei alla festa di Lumacorno.
«Allora, andiamo? » chiede lei, con un sospiro di impazienza. «Prima che uccida il Sirius Black Fan Club. »
Ridacchio, poi faccio strada verso il buco nel ritratto con un gesto della mano. Solo quando usciamo nell’aria fresca del corridoio, sembra rilassarsi di più. Non sono mai stato ad una festa di Lumacorno, così lascio che sia lei a guidare entrambi.
Nessuno dei due parla per un po’, ma il silenzio non è pensante: tra di noi non c’è imbarazzo o timidezza, è come se stessimo camminando insieme per andare a lezione di Pozioni o qualcosa del genere e non una festa. Anche se stiamo uscendo insieme, questo non è nulla che assomigli minimamente ad un appuntamento galante tra ragazzo e ragazza, e la cosa si percepisce nel modo disinvolto con cui riusciamo a stare insieme senza sentire la minima tensione.
Dopotutto, per me Lily Evans non potrà mai essere una ragazza: sarà sempre qualcos’altro, più in alto dei rapporti tra uomo e donna. James la ama, ed è come se improvvisamente fosse tutto quello che serve per farla entrare in una categoria di persone a parte.
«Sei pronto al peggio? »  biascica cupamente la Evans, indicando la porta spalancata con una smorfia.
«È una festa! » esclamo, « quanto potrà essere male? »
Lei non  risponde, ed entra dentro con un respiro profondo e l’aria scocciata che nasconde prontamente quando Lumacorno le si avvicina,  facendo saltellare la sua pancia.
«Lily! » saluta entusiasta lui, «vedo che ce l’hai fatta. E chi hai portato con te? » mi rivolge un veloce sguardo, «oh, non il signor Lupin come al solito, giusto, giusto. »
«Per stasera deve accontentarsi di me » commento.
«Ma certo ragazzo, certo » biascica Lumacorno, e le sue guance sono un po’ troppo rosse. «Allora divertitevi: non sparire, Lily, devo presentarti qualcuno tra poco… »
«Okay » farfuglia lei, «non mi muoverò da qui. »
«Quindi » deduco, appena Lumacorno ci lascia soli. «È per questo che odi queste feste? Perché Lumacorno ti sta addosso? »
«Non solo » sbuffa la Evans , spostandosi abilmente tra la gente diretta verso l’angolo buffet. «È l’ambiente che non mi va a genio. » 
La stanza è stata sapientemente allargata con qualche incantesimo, e mentre le luci tingono di dorato gli invitati, la gente si sposta di qua e di là tra le decorazioni per parlare con qualcuno. Gli studenti di Hogwarts sono pochi, ci sono due Corvonero che parlano insieme a un vecchio signore con un elmo in testa e una grande cintola dorata; una bella signora con un vestito fino ai piedi sorseggia una bevanda luccicante in un bicchiere di cristallo, e un piccolo mago discute amabilmente con il professor Vitious.
Lily lancia un’occhiata desiderosa ad i bicchieri di Wisky Incendiario nell’angolo, poi opta per qualcosa di più sobrio, prendendo una Burrobirra per se e allungando una bottiglia anche a me.
«Gente interessante » commento. « E anche un paio di ragazze carine. »
La Evans alza gli occhi al cielo, aggiustando i capelli che le ricadono sul viso. «Tu credi? Io non vedo nessun ragazzo decente. »
«Meglio così » borbotto. Non credo che la cosa andrebbe bene, se a lei dovesse piacere qualcuno che non sia James. «Ora che ci penso, com’è che una come te non sta insieme a qualcuno, Evans? »
Lily inarca un sopracciglio. «Una come me? »
«Hai capito che intendo. »
«Non mi interessa nessun ragazzo » fa spallucce, lanciandomi un’occhiata penetrante. «E diciamo anche che qualcuno si è premurato di minare le mie relazioni sociali con l’altro sesso. »
Ridacchio, ripensando a tutti i ragazzi che James ha tormentato affinché le stessero alla larga. «Touchè » concedo, bevendo un sorso di birra. 
«E tu? » domanda Lily allora, sgranocchiando una manciata di noccioline con il vestito che scintilla alla tenue luce. «Perché uno come te non è fidanzato con qualcuna? »
«Perché mi interessano tutte le ragazze. O meglio » specifico, «le storie fisse non mi piacciono molto. »
La Evans alza gli occhi al cielo. «Non dirmi che i pettegolezzi sono veri… quelli di te più ogni singola ragazza di Hogwarts nella stanza delle necessità. »
Bevo un altro sorso di Birra per prendere un attimo in più: le voci ad Hogwarts oltre a viaggiare veloci, vengono ingigantite fino al limite estremo. Certo, non nego di avere un debole speciale per le belle ragazze, ma ehi, sono un’adolescente in piena fase ormonale!
In ogni caso, i fatti sono stati riportati talmente tante volte che sono passato da una ventina di ragazze a tutta la popolazione femminile di Hogwarts nel giro di qualche mese: e se la gente dice questo, non è certo affar mio smentire le voci.
«È vero » mento, sfoderando la mia classica espressione indifferente.
La Evans ha capito fin troppo di me, non voglio cambiare la mia reputazione da cattivo ragazzo.
Lily mi guarda dal basso del suo metro e sessanta, puntando i suoi occhi verdi nei miei e lasciando che tutto si perda nel singolo giro di un contatto  invisibile: e mi pare i capire perché Remus, ogni volta che parla di lei, dice sempre che in qualche modo conosce il meglio di te.
«Non ci credo » dice alla fine, con semplicità.
«E sentiamo » borbotto senza fiato. «Perché non ci credi, Evans? »
«Perché, per quanto assurdo possa sembrare, non sei il tipo. »
«Tu dici? »
«Sì. E io mi sono fatta ingannare già abbastanza dalle apparenze. »
La guardo meglio, avvicinandomi a lei di qualche passo: la mia giacca nera sfiora il tessuto sottile del suo vestito, eppure di nuovo non riesco a sentire imbarazzo o nervosismo.
Perché quella che ho davanti non è una bella giovane donna, è una persona.
«A cosa ti riferisci? » le chiedo cautamente.
Lily fa spallucce. «Niente in particolare. »
«A James? » tento, e per qualche assurda ragione sento il mio cuore implorare una risposta affermativa per lui.
«Forse » risponde lei, e un cipiglio corrucciato si forma sulla sua fronte. «In parte è così, in parte sono sicura di aver avuto sempre ragione su di lui. E anche su di te… »
«Spiegati, Evans, perché così non ci arrivo. »
«Tu sei irascibile, scontroso, hai un pessimo temperamento, non rifletti mai prima di agire e sei anche egoista » snocciola tranquillamente, senza minimamente preoccuparsi del fatto che mi sta insultando. «Potter è egocentrico, presuntuoso, infantile, irritante ed è anche un pallone gonfiato » continua con disinvoltura. «E questo l’ho sempre saputo, sia di lui che di te. Quello che non sapevo è che c’è anche altro, insieme a tutto questo. »
«Dovrebbe essere un complimento? » tento, confuso da come dovrei interpretare il suo discorso contorto: dovrei offendermi o ringraziarla? Remus aveva ragione: è davvero una ragazza complicata.
«No » sorride Lily Evans, malandrina. «È solo come vedo io le cose. »
 Mi chiedo che cosa dovrebbe significare per me: è una dichiarazione di guerra o una richiesta di pace? E che cosa farei, io, se lei decidesse di schierarsi dalla parte opposta alla mia?  Continueremmo ad odiarci, così come abbiamo sempre fatto: e a me andrebbe bene, ma come farei io – e come farebbe James- trovandosi nel bel mezzo di una tempesta?
Ma forse è troppo tardi per fare questo discorso: infondo, io non la odio già più. E come potrei odiare una persona che riesce a capirmi meglio di mio fratello? Che riesce a comprendere il dolore e il passato senza doversi sforzare di mettersi nei miei panni, perché i suoi sono dolorosi abbastanza di per se.
Osservo dall’alto la sua espressione seccata, come se dire quelle parole per lei avesse richiesto uno sforzo sovrumano: il verde dei suoi occhi è così intenso da scontrarsi nell’aria, e devo ricordarmi di dire a James che è vero, lei ha sul serio gli occhi verde giada.
Un borbottio attira la mia attenzione, e insieme anche la sua. Così entrambi smettiamo di studiarci, e Piton appare il tutto il suo unto davanti a noi, a fissarci con odio. La Evans gli rivolge uno sguardo così freddo da pungere, e fa anche per dire qualcosa al suo ex amico ma Lumacorno si mette in mezzo, nella perfetta imitazione di un tricheco in giacca e cravatta.
«Vieni Lily » dice il professore, prendendola per un braccio. «Voglio presentarti un mio caro amico, Damocles Belby… »
Lei fa un debole sorriso, mormorando tra le labbra «ecco che cosa odio », prima di essere trascinata via.  
Sorrido, facendole cenno con la mano e masticando distrattamente qualche nocciolina caramellata. Guardo rapidamente Lily che parla con un uomo barbuto che le sorride colpito, poi cerco Mocciosus, che si è dileguato con l’abilità di un pipistrello.
Due ragazze con l’aria civettuola si avvicinano a me, sorridendo.
«Ehi, sei solo? » mi chiede la più coraggiosa delle due.
«No. Sono con… » cosa? Come posso definire Lily Evans, adesso? «… qualcuno. »
«Ma davvero? » squittisce la stessa ragazza. «Ti andrebbe di…? »
«Che ci fai tu qui? » la interrompe un altro, e non mi serve neanche girarmi per capire che è Regulus la persona che ha parlato.
«Regulus » saluto, alzando la mia seconda Burrobirra a mo di saluto. «È sempre un piacere vederti. »
«Non posso dire lo stesso » commenta lui, riducendo gli occhi in fessure. «Lumacorno ti ha invitato? »
Mi volto verso di lui, misurando mentalmente che è ancora di qualche centimetro più basso di me. «Non proprio. Sono qui con qualcuno. »
Regulus lancia un’occhiata sprezzante alle due ragazze, che si dileguano immediatamente.  «Avrei dovuto arrivarci. Non sei abbastanza bravo per avere un invito per queste feste. Ah, e ovviamente non hai i requisiti giusti, come una buona famiglia, per esempio. »
Sento i miei occhi diventare di ghiaccio, mentre bevo un sorso della mia Birra. «Sono felice che la mia famiglia non sia più la tua, allora. »
 
«Tutti vorrebbero che fossi come loro, e tu ci provi, ma non ce la fai. Perché non puoi essere qualcuno che non sei, e non puoi essere neanche come loro ti vogliono: non sai neanche se riesci ad essere te stesso. »
 
Mi chiedo perché, in un momento del genere, mi vengano in mente le parole di Lily Evans. O forse, infondo, lo so già.
 
 
***
«Il caro Horace mi ha detto che sei la migliore pozionista di Hogwarts… »
Damocles Belby è un mago dall’aria interessante e colta, ha una voce pacata e i suoi piccoli occhi azzurri brillano di qualcosa molto vicina all’intelligenza.
Sorrido, riservando a Lumacorno un’occhiata esasperata. «Il professore è troppo gentile » commento.
«Oh, non fare la modesta, Lily » mi riprende lui, con tono entusiasta. «Sai Damocles che certo non dovrei avere delle preferenze, ma la signorina Evans è la mia allieva preferita. »
Il sorriso del mago si ingrandisce un po’. «E cosa ha fatto di tanto eccezionale per entrare nelle tue grazie? »
«Bè » comincia Lumacorno, indicandomi come se fossi un trofeo. «Ha preparato un Veritaserum eccezionale, il migliore fatto da una studente che ho mai visto. E ho conservato la sua Amortentia perché era fatta talmente bene che un giorno potrei anche decidermi a venderla… per scopi puramente professionali, ovvio. »
«Ma davvero? » domanda ancora Belby, osservandomi da dietro i suoi occhialetti con interesse.
Sposto una ciocca di capelli dal volto. «Beh, sì » mi ritrovo ad ammettere, «ma è perché le pozioni mi piacciono così tanto che ogni cosa mi sembra facile. »
Il mago sconosciuto sorride benevolo. « Questo è uno dei requisiti  primari per diventare un pozionista, sai? »
Strabuzzo gli occhi. «Lei è un pozionista? »
 «Mi occupo di pozioni, sì » si schernisce lui. «Tu sai già che cosa vuoi fare, dopo esserti diplomata? »
Vorrei studiare presso il San Mungo, è la prima cosa che mi viene da dire. Ma la trattengo, perché probabilmente farò il corso per Auror mentre contemporaneamente lavoro a tempo pieno per  l’Ordine della Fenice, così da dedicare corpo e anima alla guerra e alla sua fine.
«Diventare una pozionista sarebbe un sogno » mi sfugge, «ma non credo che mi dedicherò a quello. »
Damocles Belby piega la testa da un lato. «E credi di riuscire a resistere, lontana da un calderone per tutta la vita? »
Mi salgono i brividi sulle braccia: ancora non voglio pensare al mondo che troverò fuori, una volta finita Hogwarts, perché qualcosa mi dice che la mia carriera sarà il mio ultimo problema. «Magari terrò pozioni solo come hobby » azzardo, chiedendomi se davvero ci sarà il tempo per avere un passatempo.
«Credo che sarebbe un vero peccato, per un talento come il tuo » ribatte prontamente Belby. «Ma non sono certo io a dovertelo dire, no? »
 «Infatti » sorrido gentile. «Ho ancora tempo per rifletterci per bene. »
«Allora ti lascio andare dal tuo ragazzo, Lily Evans » dice gentilmente Belby, concedandosi con un piccolo inchino elegante. «Spero che ci rivedremo di nuovo. »
«Lo spero anche io » rispondo, e sono sincera. «Grazie per i consigli. »
Poi, prima che Lumacorno possa presentarmi a qualcun altro, mi defilo tra la gente cercando di ritrovare quello che Belby ha chiamato il “mio ragazzo.” Ritrovo Sirius Black facilmente, visto che non si è ancora mosso da dove l’ho lasciato: insieme a lui, però, c’è qualcun altro.
«Sono salva, almeno per ora » annuncio, affiancandomi a Sirius. Guardo attentamente l’altro ragazzo, e non mi ci vuole molto per capire la sua identità: capelli neri e ben tagliati, occhi grigi, lineamenti eleganti ma indifferenti e un fascino da principe delle tenebre. «Tu devi essere l’altro Black, giusto? » domando, intuendo già la risposta.
«Regulus » precisa Sirius, pungente.  
Il più piccolo dei fratelli Black mi guarda come se fossi poco meno di un insetto schiacciato sulla sua scopa. «E così sei venuto qui con una Sanguesporco » è l’unica cosa che sibila, evidentemente deciso a non rivolgermi la parola.
Black, quello grande, sta per scattare, ma lo fermo con un gesto della mano.
«Sì, sono una Sanguesporco » commento tranquilla. «Voi Serpeverde dovreste cambiare il repertorio, perfino gli insulti sono diventati ripetitivi. »
Non mi sono mai vergognata si essere una figlia di Babbani: e l’insulto Sanguesporco mi ha ferito solo una volta, non tanto perché mi avevano accusato di avere il Sangue di Fango -così come dicono loro-  ma perché le labbra della persona da ha pronunciato l’insulto erano le stesse dell’undicenne che mi giurava che ad Hogwarts non ci sarebbero mai state differenze tra Puri e Sporchi.
Regulus Black non si scompone: inarca un sopracciglio verso la mia direzione, poi ritorna a squadrare il fratello. «Sono felice che tu non sia più un Black » dice con voce indifferente, «così le compagnie scadenti che frequenti non sono più un nostro problema. »
Poi, ruotando elegantemente in un mezzo giro, il Black minore ci volta le spalle, camminando dritto e armonioso verso l’altra parte della sala.
«Simpatico, vero? » borbotta Black, abbandonando la sua seconda –o terza?- Burrobirra per prendere un bicchiere di Wisky Incendiario, che a quanto pare lui reputa più adatto all’occasione.
«Mia sorella lo adorerebbe » proclamo di rimando. «E farebbero pure una bella coppia, se solo lui non detestasse i Babbani e lei non odiasse i mostri come me. »
«Bene, perché non ci tengo ad organizzare un matrimonio » sbuffa lui.
«Chi si sposa? » esclama una terza voce, intromettendosi nella conversazione. In un lampo, la scompigliata chioma corvina del Signor Potter è tra noi. «Non saranno mica James e Lily, vero? Perché io non ne sapevo nulla? Sono invitato al matrimonio, vero? »
«Ma soprattutto » si inserisce anche il tono accusatorio della Signora Potter, «che cosa ci fai tu con del Whisky Incendiario in mano, Sirius? »
Black ride nervosamente, facendo scivolare abilmente il suo bicchiere dietro la schiena, fino a posarlo sul tavolo del buffet. «Dorea » esclama con nonchalance, «che piacere vederti! »
Ma lei, da abile guerriera quale è, rimane irremovibile. «Questi trucchetti non funzionano con me, Sirius. »
«Su su, Dorea » borbotta tranquillamente Charlus, mangiando dei vermi-mille-molli gommosi. «Piuttosto, Sirius come mai qui? Hai finalmente deciso di impegnarti in pozioni? »
«Non proprio » ribatte lui,  sfoderando il classico sorriso malandrino. «Mi ha invitato la Evans, veramente… è lei il genio in pozioni, qui. »
«Oh, sì » sorride Dorea, addolcendosi un po’. «James ci aveva detto che sei molto brava in questo, Lily. »
Io gioco un po’ con una ciocca di capelli ribelle, maledicendo Potter perché parla di me in questo modo con i suoi genitori. «Me la cavo » biascico.
«Ma… » borbotta il signor Potter, «ma… dov’è James? Perché non siete andate voi due insieme? »
«Lui era in pun… » comincio, ma Black mi interrompe con una gomitata tra le costole.
«Ad un appuntamento » gracchia lui, inventando sul momento. «Con la squadra di Quidditch » aggiunge poi, di fronte alla faccia stupita del signor Potter.
«Ma davvero? » indaga Dorea, incrociando le braccia al petto. «A quest’ora della notte? »
«Beh » cerca di cavarsela Black,  gesticolando nervosamente. «La Evans ha invitato me perché io sono più bello di James in smoking, ovviamente. »
«Ehi! » mi difendo. «Ora non esageriamo, ti ho detto solo che stai bene così. »
«Sirius! » sbotta il Signor Potter, gonfiando il petto e squadrando il ragazzo con occhi imploranti, assomigliando più ad una caricatura che ad una persona vera. «Non starai tentando di rubare la ragazza a James, vero? » piagnucola. «Lui è così ingenuo, già solo il fatto che sia riuscito a trovare una ragazza bella e coraggiosa come Lily è un miracolo, non puoi portargliela via! » scuote Black dalla camicia. «Ti prego, io ho così tanta voglia di diventare un nonnetto arzillo! »
«Io e Potter non stiamo insieme » grido nello stesso momento in cui Sirius esclama: «la Evans non è affatto il mio tipo! »
Gli occhi di Potter Senior si spalancano, cominciando a brillare commossi. «Davvero? »
«Sì! » sospira Black, sconvolto dal solo pensiero.
«E io e James non stiamo insieme » ripeto, tanto per puntualizzare: ma Charlus Potter è già andato in brodo di giuggiole e non mi ascolta neanche.
«Voi, piuttosto, cosa ci fare qui? » domanda per l’ennesima volta Black.
Dorea sorride. «Il vecchio Horace ci ha invitato » spiega, «siamo vecchi amici dai tempi in cui lui stesso era un nostro insegnante. »
«Oh, davvero? » chiedo stupidamente, chiedendomi per la prima volta quanti anni abbiano i genitori di Potter: Dorea ne dimostra appena una quarantina, ma solo ora mi rendo conto che deve essere più anziana di come appare.
 «Visto che siamo qui, comunque » continua lei, avvicinandosi con circospezione. «Vi riferiamo un messaggio da parte dell’Ordine. Prima delle vacanze di Natale ci sarà una riunione: è stata fissata per domenica 18. »
«Possono unirsi i nuovi membri? » mi informo con interesse.
«No » mi risponde Charlus, «Moody ha deciso di rinviare la loro iniziazione al nuovo anno, sperando che il 1978 sia migliore del 1977. »
«Già » borbotta cupamente Black, «non credo che sia possibile un anno peggiore di questo. »
«Io non ci giurerei se fossi in te » lo riprende Dorea, bonariamente. «Non ti accorgi mai quando hai toccato davvero il fondo. »
«Su, non parliamo di questo adesso » esclama entusiasta il signor Potter, facendo un gesto fugace della mano come per scacciare le parole deprimenti. «Noi andiamo a salutare qualche ospite, voi divertitevi… »
«…senza bere alcolici » precisa pungente la Signora Potter.
«E senza fregare la ragazza agli amici » aggiunge anche Charlus, dileguandosi con un sorrisetto che sa fin troppo di Malandrino.
 
 
Quando decidiamo di andarcene dalla festa, sia io che Sirius Black siamo pieni di noccioline e Burrobirra calda. La testa mi fa male leggermente per le troppe chiacchiere, e mi lascio sfuggire uno sbadiglio che risuona per i lunghi corridoi di marmo che ci separano dalla Sala Comune.
«Quindi il 18 abbiamo una riunione » dice lui, forse per rompere il silenzio.
«Già » rispondo pensierosa. Black non ci pensa a lungo. «Vado da James, come ogni anno. Tu invece? »
«Rimango ad Hogwarts » biascico. «Da quanto tempo non torni a casa tua? »
«Da due anni. E non ho più intenzione di rimetterci piede » borbotta cupamente Black. «Sono scappato spesso, specialmente durante le vacanze del quarto e quinto anno, ma questa è stata la volta definitiva, non ne potevo più » spiega. «E come mai invece tu rimani ad Hogwarts? »
«Rimango perché mia sorella mi detesta e io non voglio portare liti in famiglia » rifletto. «Ormai casa mia è Hogwarts, comunque: mi sento sempre a disagio quando ritorno dalla mia famiglia. »
«Come se ti sentissi stretta in un vestito di tre taglie più piccolo? »  domanda lui, con un cipiglio comprensivo. «So come si ci sente… »
«…ad avere gli occhi di tutta la tua famiglia puntati addosso nell’attesa di ogni tuo piccolo sbaglio » continuo per lui, socchiudendo gli occhi per vedere il viso di Petunia tirato dalla tensione. «Anche io. »
Black tira su col naso, camminando al mio fianco lentamente: perdo cinque secondi del mio tempo a guardarlo: ha le mani in tasca e l’espressione persa a vedere qualcosa che non fa parte della realtà ma è solo nei suoi ricordi. Il grigio delle sue pupille brilla come argento al sole, e lo smoking nero non fa altro che risaltare i suoi lineamenti eleganti e proporzionati, e il suo modo raffinato di camminare, con i capelli come la pece un po’ troppo lunghi e poco curati.
E, vedendolo così, capisco le ragazzine del suo Fan Club che non fanno altro che sbavargli dietro e che arrossiscono quando incrociano il suo sguardo: lui ha un fascino cavalleresco, sembra un principe tenebroso pronto a strapparti dal tuo letto a mezzanotte in punto per portarti in un mondo sconosciuto.
«Non ho nessun posto dove andare » lo sento  sussurrare impercettibilmente. «Ho solo un posto dove scappare. »
Capisco perfettamente cosa vuole dire, perchè rimango qui ogni stupido anno, a leggere  un libro davanti al camino per passare il tempo senza complicare ulteriormente la precaria situazione che c’è nella mia famiglia: ma tra poco Hogwarts finirà, e non potrò più passare le notti nella Sala Comune con gli stendardi Rosso-Oro appesi alle pareti sopra di me.
«Neanche io » rispondo, stringendomi le braccia al petto per ripararmi dal freddo. «Ma ce la caveremo con le nostre forze, io e te: a costo essere contro il mondo intero, noi ce la faremo. »
Perché sparire in un’altra dimensione dove io non sono una strega e mia sorella è la mia migliore amica come sette anni fa sarebbe così facile, eppure so che non potrei mai rinunciare alla magia, perché perderei quel che sono ed io non voglio essere diversa da me stessa.
A Black sfugge un cupo sorriso. «Quello che i miei genitori mi hanno sempre detto è che sono una causa persa. Sono un incubo, un fallimento. Forse non ce la farò. »
Un fallimento. Una delusione. Un disastro. Non sono un guerriero, non sono un eroe.
Crederci sembra così appagante: cullarsi nella consapevolezza che non potremmo mai essere come loro ci vogliono, e per questo lasciarci andare in un male di risentimenti e rimpianti che ci porterà ad una tranquilla fine.
«No! » sbotto irritata, maledicendo me stessa. «Non gli permetteremo di condizionarci, io non ci sto! Se loro vogliono vederci cadere a terra, dimostreremo che si sbagliano tutti quanti. Brilleremo, lasciandoli nel buio! »
Sirius Black mi guarda, e i suoi occhi sono più luminosi adesso, e il suo viso sembra rilassato, come la faccia di una persona che sta facendo un bel sogno felice. «Hanno distrutto i nostri sogni sperando di ficcarci le loro idee in testa » borbotta, stringendo i pugni così tanto da farsi sbiancare le nocche. «Ma ora non gli permetterò di cambiarmi. »
«I nostri cuori e i nostri pensieri saranno sempre e solo nostri » aggiungo, sentendo una strana adrenalina scorrermi nel sangue, pompata da un cuore in iperventilazione. «E forse è vero che io e te siamo sbagliati » mormoro, «ma non saremo mai come loro. »
Perché infondo, è questo che entrambi desideriamo: non essere come loro, i carnefici del nostro destino. Non essere come la nostra famiglia che ci ha ripudiato, non essere come tutte quelle persone che ci spingono in attesa di farci cadere.
Perché potremmo anche essere le persone peggiori del mondo, ma andrebbe bene. L’importante è non essere come loro ci vogliono, per non dargli la soddisfazione di essere riusciti a cambiarci.
«Mai » ripete Sirius, e sul suo viso si crea qualcosa che potrei scambiare per un sorriso vero: non un ghigno o una smorfia, un sorriso. Non uno di quelli stratosferici che tira fuori Potter quando è entusiasta, ma un piccolo sorriso che scopre appena i denti eppure mi fa aprire il cuore. «Potrebbero giudicarci, ripudiarci o isolarci, ma a qualsiasi costo, non gli permetteremo mai di vincere. Non saremo mai come loro » continua.
«Non ci avranno » aggiungo, con un tono di voce sicuro. «Non prenderanno anche noi. »
E mi accorgo solo in parte che siamo arrivati alla Sala Comune, e che il nostro discorso assomiglia sinistramente ad un piano inquietante sulla conquista del mondo. Perché dopotutto è sempre così: quando qualcuno arriva a capirti dentro, i pensieri sono divisi in due e il tempo si divide a sua volta.
In fondo, riesco a sentirmi più leggera: avverto questo senso di tranquillità, come se mi fossi liberata di un grande peso che mi opprimeva il petto. O magari è davvero così, magari oltre ad aver condiviso i pensieri, ho regalato a Black un po’ di quello che mi portavo dentro da tempo e adesso apparterrà per sempre a lui, insieme ad una stupida speranza condivisa che sa di utopia ma che, infondo, è tutto quello che abbiamo.
Davanti alle scale, lui si ferma a guardarmi e io ricambio l’occhiata: non ci avevo mai fatto caso io, oppure gli occhi di Sirius hanno delle pagliuzze azzurre in tutto quel grigio pungente?
Poi, ad un tratto, smetto di sentirmi leggera: eppure sorrido, perché adesso è lui che sta dando qualcosa a me. Ne sento il peso e la consistenza seppure sia tutto invisibile e immateriale, di parte delle sue cicatrici, probabilmente: non so se mi stia affidando quell’angolino di cuore solo perché io lo curi, oppure se è un piccolo prestito personale che si riprenderà quando il sole comincerà a sorgere di nuovo.
E neanche mi interessa, probabilmente. Perché il domani non deve avere per forza un nome, e tutto quello a cui siamo arrivati non deve durare per sempre.
Dopotutto, che siamo io e Sirius Black?
Di certo non siamo amici, ma neanche ci odiamo più. Non siamo confidenti, né un Malandrino e una Caposcuola. Non siamo solo compagni di classe o di scuola, ma non siamo neanche due estranei che si dicono solo buongiorno la mattina e poi non si vedono per tutto il resto della giornata.
Sirius Black ghigna, ritornando se stesso. «Ci ho pensato » dice, ed è come se mi leggesse nel pensiero. «Io e te, Evans. Siamo rivali. »
Inarco un sopracciglio incrociando le braccia al petto. «Rivali? » chiedo con noncuranza.
«Rivali » conferma lui, annuendo seriamente.
Rivali: chissà perché, mi suona bene.
 
 
***
 
Entro nel mio dormitorio trascinandomi sulle spalle la giacca nera, con la testa che mi ronza piena di pensieri. È stata una serata a dir poco strana: la Evans, mio fratello, Charlus e Dorea, di nuovo la Evans.
E poi, mi sento stranamente sobrio: in genere dalle feste io e James ritorniamo sempre un po’ brilli, non ubriachi al punto tale da non capirci più niente, ma con i sensi abbastanza confusi da non dover pensare prima di rimetterci a dormire.
Invece, qualcosa mi dice che stanotte, nell’arco di tempo tra realtà e sonno, penserò molto.
Quando apro la porta ed entro nella stanza, la luce è chiusa. Ma ho solo il tempo di fare due passi in avanti, che per poco non inciampo in qualcosa sul pavimento, e contemporaneamente la luce si accende con uno scatto.
Ho una frazione di secondo per pensare al peggio del peggio: Mangiamorte, agguato, Voldemort, Ordine della Fenice…
Invece mi ritrovo un James Potter seduto per terra con le gambe incrociate, armato di coltello per la carne nella mano destra e bacchetta nella mano sinistra, con i capelli scompigliati e l’espressione truce.
«Avete fatto tardi » dice a mo di saluto.
Io mi raddrizzo tirando un sospiro di sollievo: è solo James che fa l’idiota. «Mi stai facendo paura, James » commento, cercando di superarlo.
Ma lui fa un gesto minaccioso con la bacchetta, con la chiara intenzione di non farmi muovere dall’uscio per niente al mondo, se prima non avrà ottenuto le risposte che vuole sapere.
«Ti prego,lascialo fare » geme Remus, tranquillamente sdraiato sul letto. «Si è allenato tutta la sera per assomigliare al Padrino. »
Oh Merlino, no. Abbiamo visto quel film tutti insieme a casa di Remus, l’estate scorsa, perché James voleva sapere che cos’era un teletisore , e da allora è completamente uscito di testa.
«Non vedrò mai quel filt Babbano » dice Frank, scuotendo la testa avanti e indietro. «Mai. Quel Don Vito Capellone… »
«Corleone, Frank » puntualizza Remus, ridendo sotto i baffi.
«Dov’è il mio gatto? » sbotta James.
«Qui » squittisce Peter, portandogli di corsa un orrendo peluche di un orrendo gatto che sicuramente James avrà trasfigurato da qualcos’altro.
«Bene, bene, bene » comincia allora Prongs, guardandomi inquisitorio e accarezzando il pupazzo. «Allora, Sirius. Com’è andata la serata? »
«Bene, James » sbuffo.
«Chiamami Padrino » mi corregge velocemente lui, cominciando a parlare con quello stupido accento. «Bene come, Sirius? Sii più preciso »
«Bene nel senso di bene, James » esclamo scocciato. «È stata una serata tranquilla. Lily è stata continuamente trascinata di qua e di la da Lumacorno. »
«Da quand’è che “La Evans” è diventata “Lily”? » chiede lui, con tono inquisitorio. «Non mentire al Padrino, Sirius. »
«Da stasera, James » sbotto. «E smettila di parlare con questo accento ridicolo! »
Ovviamente, lui è troppo preso dalla sceneggiata per darmi davvero retta: Merlino, è proprio una primadonna. «E dimmi, com’era Lily con il vestito? »
Faccio per rispondere che stava molto bene, perché l’argento del tessuto le faceva brillare gli occhi, poi Remus scandisce tra le labbra “è un trabocchetto”, per avvisarmi.
«Non era male. Ma alla festa ho visto un paio di ragazze molto più carine di lei » mento, e il volto di James si rilassa un po’.
«Siete sempre rimasti tra la gente, vero? » domanda ancora lui, studiandomi con l’espressione imbronciata.
Sospiro rassegnato: James non smetterà di fare questa sceneggiata finchè non sarà abbastanza tranquillo. «Sì, James. »
«E lei non ha fatto niente di diverso dal solito, no? »
«Mi ha insultato per tutto il tempo » borbotto, ripetendomi mentalmente che c’è una parte di vero in tutto questo. «E ha insultato anche te. »
James sembra riflettere un attimo, se considerare quello che gli ho appena detto come una cosa buona o cattiva.
«Ho incontrato anche i tuoi genitori » aggiungo, alzando gli occhi al cielo. «E, a proposito, domenica prossima abbiamo una riunione per l’Ordine. »
«Anche noi? » chiede immediatamente Frank.
«No. Charlus ha detto che per te e le ragazze ci vorrà l’anno prossimo » rispondo.
James, nel frattempo, si alza in piedi, ritrasformando con un colpo di bacchetta il gatto in un cuscino. Mi posa una mano sulla spalla, guardandomi con gli occhi ridotti a fessure. «Il Padrino ti assolve » dice. «E ora, con permesso, vado in bagno a dirmi quanto sono bello, prima di deprimermi per essermi fatto mettere in punizione proprio stasera. »
Quando va a chiudersi drammaticamente in bagno, sbattendosi la porta alle spalle per fare più scena, non posso fare a meno di rimpiangere la povera Evans, perché le è capitata una tortura del genere come ragazzo.
«Alleluia » bisbiglia Frank, rilassandosi un po’.
«Non farci caso » mi dice Remus, con la classica espressione comprensiva che ha quando capisce più cose di tutti noi. «Stasera era davvero stressato, anche se ha piena fiducia in te. Altrimenti, credo che sarebbe venuto alla festa anche a costo di farsi espellere. »
«Lo so » sospiro, stendendomi sul letto senza neanche spogliarmi. «So che si fida ciecamente di me, e che sa che tra me e la Evans non potrà mai esserci nulla. »
«Il suo problema è che adesso non si fida più di se stesso » continua Moony, sospirando. «Si è reso conto che tutto intorno a noi è diventato serio, e ha cominciato soffrire un po’ di più ogni volta per ogni suo no. Probabilmente si sta chiedendo come mai lei continui a non sopportarlo dopo tutto quello che hanno passato, anche se ora sono quasi amici. »
 «Anche se non si direbbe, ha una mente abbastanza complessa » scherza bonariamente Frank, distendendosi meglio sui cuscini.
Già. Ma, a quanto ho capito io, la Evans ha in testa qualcosa di ancora più contorto. Qualcosa di contorto, e di strano, che però stasera mi ha fatto stare bene. Perché l’ho sentito, quello strano scambio che è avvenuto, e per un momento mi è passato per la testa il pensiero che magari quello che ci siamo detti si realizzerà, perché ho sempre lottato per essere libero, e continuerò a farlo.
Perché l’importante è non essere come loro.
Io e la Evans siamo rivali, è così che le ho detto.
Credo di aver cominciato a rifletterci su da quando lei ha parlato con Regulus, dal modo in cui lo ha guardato con i suoi occhi cristallini senza scomporsi minimamente. Perché, nonostante la Sanguesporco fosse lei, quello che mi è sembrato inferiore è stato il Purosangue, è stato mio fratello.
È da allora, che ho compreso quello che siamo io e lei.
Perché se potessi scegliere, non vorrei mai che James si innamorasse. Vorrei che a lui bastassimo noi: la nostra amicizia, il Quidditch, i Malandrini, gli scherzi ai Serpeverde, le notti di luna piena.
Ma non è così, e io non posso fare nulla per cambiare tutto questo: privarlo di lei sarebbe come tagliarli i capelli, e d’un tratto James Potter apparirebbe un po’ meno simile a se stesso.
Si tratta solo di accettare la dolorosa realtà che le cose cambiano, e sebbene la nostra amicizia durerà per sempre, forse potrebbe non essere più quella di una volta: si tratta di avere la consapevolezza fisica che James è diverso da me, e prima o poi lui si sposerà, costruendo una famiglia felice con tanti bei bambini allegri che giocano a Quidditch.
Ed è per questo, che io e lei siamo rivali.
Perché infondo, James non ha ancora fatto una vera e propria scelta: non le ha detto quello che prova e non ha acceso la miccia.
 Siamo rivali, perché lei sta cominciando a cambiare idea su di lui, e tra poco scoppierà una guerra pacifica.
Siamo rivali perché troppi sentimenti aleggiano nell’aria, e James sta nel centro esatto del ciclone: prima o poi dovrà pendere da un lato, e allora uno di noi avrà vinto per sempre.
Siamo rivali.
Ma se dovessi scegliere una ragazza da mettere accanto a James per tutta la vita, se dovessi scegliere una sorella acquisita… beh, sceglierei Lily Evans.

 





Note dell'autrice:
....toc toc? C'è nessuno? Mi sento tanto una particella di sodio in questo momento T__T Non mi faccio sentire da un pò ma...ehy, oggi ho postato... okay, siete liberissimi si prendermi a sassate e impalarmi ad un albero T__T
Sono una pessima, pessima autrice e mi merito di ricevere solo una recensione che mi  insulta e niente più. Perdonatemi, vi prego.
Ma andiamo avanti: questo è il capitolo che precede l'uscita ad Hogmeade, e Lily invita Sirius alla festa. Nessuna sorpresa credo, no? XD
Già. Questi capitoli sono leggermente più descrittivi dei precedenti, anche se l'azione arrioverà tra poco. Adesso tutti loro sanno che la guerra è nel pieno del suo svolgimento, e sentono il futuro pesare su di loro come l'assenza delle loro famiglie di cui hanno bisogno. perchè dopotutto hanno solo diciotto anni. La scuola è a metà e tutti cominciano a pensare al mondo del di fuori, LIly specialmente.
A questo proposito, specifico che il personaggio -Damocles Belby- non è mio ma della Rowling. Ne accenna nel sesto libro e ho intenzione di usarlo un pò XD
Da notare, all'inizio, la mancata reazione di Lily per il ragazzo corvonero -e il conseguente entusiasmo di James. Behh, che dire: Lily secondo me non è il tipo che si appassiona ai ragazzi. Al contrario, ho sempre pensato che a lei non interessassero molto: il fatto che poi si metta con James è un pò un miracolo xD
James...oddio, perdonatemi la scena stupida e ptetica della fine, ma ho sempre visto un James\padrino e in ongi caso mi serviva un modo bizzarro per far emergere i casini interiori di James. Non fraintendetelo, lui si fida ciecamente di Sirius, sa che lui non lo tradirebbe mai ed è contento che lui e Lily siano amici, ma... nello stesso tempo è un pò geloso, ed ha paura che Lily non si interessi di lui ma ad un altro ragazzo -come Sirius, per esempio- visto che sono mesi che lui ci prova con lei e lei non è mai capitolata. Diciamo che si fida di Sirius, ma non si fida dei sentimenti di Lily.
Riguardo l'amicizia Sirius\Lily: l'ho sempre vista così. Per me Lily era la migliore amica di Remus e la Sorella\Rivale di Sirius. Rivale perchè alla fine tutto questo si riduce ad una guerra che è anche un gioco divertente, e il "premio" per così dire, è James. Sirius ha la consapevolezza che uno dei due vincerà, bisogna solo capire se sarà lui o Lily: questo è il vero e prorpio momento in cui Sirius e Lily diventano amici, proprio perchè James li unisce insieme al loro passato. Mi piace questa nuova amicizia che sa un pò di battaglia e di sfida, con James che è al centro esatto di una guerra non dichiarata e Lily che pian piano comincerà a rendersi conto che James le piace davvero.
Il prossimo capitolo è Hogmeade XD

Per il momento, vi posto remus: in realtà credo sia quello meno somigliante, ma io amo questo attore di conseguenza concedetemi anche questa:
http://capricho.abril.com.br/imagem/fwa/1222441279674_3.jpg
http://famous-relationships.topsynergy.com/!photos/William-Moseley.jpg
http://assyifa14.files.wordpress.com/2008/07/william_moseley-37.jpg

Okay, ditelo pure:sono fissata con le cronache di Narnia XD Eppure io lo vedo molto simile a Remus, con quel cipiglio serio e il viso delicato. è una bellezza di quelle semplici e anche inconsapevoli, non perfette però uniche come Remus. Io non mi girerei per strada a guardarlo mentre passa, però ci uscirei insieme a mangiare una pizza, per così dire XD M sa di timidezza e anche insicurezza, da un certo punto di vista... ah, e malvaggità nascosta dietro la faccia da angioletto XD Dopotutto, è sempre un malandrino XD
In ordine di successione, il prossimo è James XD
Per il momento, vado a studiare per l'esame della Crocerossa che dovrei fare domani T_T Se ci siete ancora, battete un colpo gente XD
Grazie mille a chi ancora legge nonostante l'incostanza dell'autrice,
Sara ^_^
   
 
Leggi le 24 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sara Weasley