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Autore: elettra1991    22/05/2011    12 recensioni
Sono passati quasi sei anni dalla morte di Draco. Harry, Ron, Blaise, Elenie, gli Auror, ma soprattutto Hermione hanno dovuto imparare a convivere con l'accaduto. Ma ci sono veramente riusciti? Sono stati capaci di voltare sul serio pagina, o i loro vecchi fantasmi torneranno a tormentarli? Qualcosa di strano tornerà a muoversi nell'ombra, e per affrontarlo dovranno nuovamente riunirsi tutti. Il seguito di "Qui dove batte il cuore...", in cui tutto troverà finalmente risposta.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Qui dove batte il cuore...'
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Le condizioni di Hermione migliorarono nettamente nel giro di pochi giorni.
Anche lei stessa se n'era accorta, soprattutto dal fatto che Draco aveva smesso di rimanere appostato accanto al suo letto la notte, e che il compito di spalmarle l'unguento sulla schiena era passato ad Elenie.
Era da tre notti prima che non parlava con Malfoy. Il ragazzo si era fatto scostante.
Al massimo metteva la testa dentro la stanza, per andarsene subito non appena notava che lei era sveglia.
La evitava, chiaramente.
Quel martedì mattina comunque, Hermione era riuscita anche ad alzarsi, nonostante la ferita le tirasse non poco.
Scese le scale attaccandosi saldamente alla ringhiera, quindi finalmente arrivò in cucina, dove Harry ed Elenie stavano facendo colazione.
-Buongiorno!- esordì, appoggiandosi con i fianchi ad un ripiano.
-Ti sei alzata!- constatò la Benèfica, con un sorriso -Sono contenta di vedere che stai meglio-
La Granger sorrise a sua volta, cominciando a rilassarsi...
-Che ci fai qui Mezzosangue?- sbottò una voce alle spalle di Hermione, facendola sobbalzare.
-Quello che fate tutti voi, suppongo- rispose altezzosa la ragazza, ignorando lo sguardo inviperito di Malfoy.
-Già, ma noi non abbiamo un'ustione di terzo grado sulla schiena- la pungolò il biondino, piazzandosi di fronte a lei.
-E' quasi guarita e comunque, se è per questo, allora io non ho un taglio ancora aperto sulla spalla- ribattè la riccia, infastidita.
-Touchè- sentì borbottare da Elenie, mentre si apprestava ad uscire.
-Ragazzi- annunciò poi la Benèfica a voce più alta -Noi andiamo al Ministero-
-Vedete di non scannarvi- li ammonì Harry, mettendosi il mantello -Più tardi verrà Ron a salutare Sophie e a portare qui le sue cose-
-Le sue cose?- chiese Hermione stranita.
-Sì..credo sia più opportuno che si trasferisca qui, visto il recente attacco a casa tua. E' evidente che non siamo più al sicuro, quindi è il caso di restare uniti. Oltretutto questo posto è il più sicuro di tutti- spiegò Potter.
Detto questo, i due fidanzati uscirono tenendosi per mano.
-Casa mia...- mormorò la Granger. Non ci aveva più pensato, ma ora l'immagine di casa sua tra le fiamme le si era parata prepotentemente davanti, come un marchio indelebile.
Draco la guardò di sotto in su, cercando di capire a cosa stesse pensando.
-In che condizioni è la mia casa?- gli domandò a un tratto Hermione, portandosi una mano al petto.
-Beh...- tergiversò Malfoy -Immagino tu ti riferisca a quello che ne è rimasto-
La Granger emise un gemito soffocato.
Tutti i suoi ricordi, tutto il suo affanno nel cercare di ricostruirsi una vita, tutto quello che era accaduto negli ultimi sei anni, tutto era legato a quella casa.
E ora non c'era più nulla. Ogni cosa era bruciata in quella maledetta notte.
-Non è rimasto niente...- sussurrò tra sè e sè la ragazza.
-Se il problema sono le foto tue e del tuo fidanzato, sono sicuro che lui si è precipitato dentro a recuperarle- sibilò Draco, voltandole le spalle.
-Ma cosa...- cominciò a dire Hermione, con la sensazione di essersi persa qualche passaggio -Di che stai parlando?-
-Era così ansioso di vederti l'altro giorno- continuò il biondo con lo stesso tono astioso -Che si sarà sicuramente dato da fare-
-Un momento..Tu hai incontrato Peter?- chiese incredula la ragazza.
-Già, proprio in questa stanza...Sai Mezzosangue..Devo dire che credevo che nemmeno una come te sarebbe potuta cadere così in basso da stare con un tipo del genere! Figuriamoci sposarlo!-
Il tono di Draco era cattivo, trasudava rabbia e disprezzo, tutto ciò che aveva covato dentro di sè negli ultimi due giorni, dopo aver incontrato colui che aveva preso il suo posto.
Cattiveria.
Ma verso chi la stava rivolgendo?
Rabbia.
Verso Hermione o verso sè stesso?
Disprezzo.
Per lei che si era rifatta una vita, o per lui che gliel'aveva lasciato fare?
La Granger, dal canto suo, strinse in pugni. No, questo non gliel'avrebbe permesso.
-Sentimi bene, stramaledetto Malfoy!- urlò posando una mano sul tavolo tra loro, con forza, e socchiudendo pericolosamente gli occhi -Non osare rivolgerti a me in questo modo...Non puoi tornare dopo un sacco di anni durante i quali, tra parentesi, mi sono lacerata credendoti morto, e pretendere di trovare tutto come lo avevi lasciato!-
Draco aprì la bocca per ribattere, ma le parole della ragazza lo sommersero di nuovo come un fiume in piena.
-Ti rendi conto o no di come siamo stati eh? No, certo, tu eri troppo occupato a pensare a te stesso come sempre, per poter pensare a noi mandandoci uno straccio di biglietto per avvertirci che eri vivo e stavi bene vero? Tipico tuo...-
-Ma io non...- cominciò il biondino, cercando di ribattere.
-E comunque per la cronaca, io non sposerò proprio nessuno, e sai perchè?-
Hermione si interruppe per riprendere fiato, e Malfoy ne approfittò per aggirare il tavolo ed avvicinarsi a lei.
-No, il perchè sono fatti miei- disse allora la Granger a voce più bassa, prima di girare i tacchi ed andarsene, lasciandolo lì con un diavolo per capello, a maledirsi per la propria malata gelosia.
Eccolo, il momento della rabbia...Era arrivato.
Draco se lo aspettava che lei prima o poi gli avrebbe gettato addosso tutto il dolore passato, tutti quegli anni lontani.
Ed ora era successo, e lui non se la sarebbe cavata molto facilmente.


Ron entrò in camera di Sophie subito dopo pranzo. Negli ultimi giorni aveva passato un sacco di ore con lei, anche perchè ormai stava molto meglio, e presto si sarebbe potuta alzare, quindi era molto frustrante per lei dover stare bloccata a letto.
-Come stai oggi?- le domandò allegro il rossino, entrando con un piccolo mazzolino di fiori nella stanza.
-Molto meglio, grazie...E comunque non serve che li cambi ogni due giorni- osservò Sophie con un sorriso, guardando il ragazzo sostituire i fiori vecchi nel vaso accanto al letto e mettendoci quelli nuovi.
-Il dottor Davies ha detto che appena te la senti potrai provare ad alzarti- le annunciò Weasley.
Sophie annuì appena, ritraendosi impercettibilmente verso il cuscino.
-Non serve che tu lo faccia adesso- disse dolcemente Ron, dandole un buffetto sulla guancia -Quando ti va dimmelo che ti aiuto-
-E' che ho paura di non riuscirci più- mormorò la ragazza -Ho paura di non poter più camminare...-
-Ma che dici? Certo che lo farai di nuovo!-
Sophie non disse nulla, pensando disperatamente ad un argomento per cambiare discorso.
-Come sta Hermione?- chiese poi, nonostante Elenie l'avesse già informata al riguardo.
-Molto meglio...Anche se questo attacco è capitato proprio nel momento peggiore- sospirò Ron -Non è un bel periodo per lei-
-C'entra il ragazzo biondo vero?-
-Direi proprio di sì- mugugnò il rossino, pensieroso -Anche se ancora non riesco a capire perchè si facciano tutti questi problemi... Si amano ancora? Bene, che si rimettano insieme...Non si amano più? Che si mettano il cuore in pace allora-
La ragazza di fronte a lui inaspettatamente scoppiò a ridere.
-Che c'è?- sbotto Weasley, permaloso, ma allo stesso tempo colpito da quella risata così calda e avvolgente.
-Si vede proprio che sei un uomo, Ron- lo prese in giro Sophie -Fai le cose così facili-
-In che senso?-
-Io li capisco...anzi, diciamo che capisco soprattutto Hermione. Non è facile dopo sei anni ritrovare una persona che hai amato e superare tutto questo tempo e tutto il dolore che hai provato quando l'hai persa...- mormorò la ragazza, incupendosi -Anche se le è capitata una fortuna a cui non tutti possono aspirare-
Lo sguardo di Sophie vagò sulle coperte, malinconico, e Ron non potè fare a meno di notarlo.
-Va tutto bene?- le domandò.
-Oh si certo!- si riscosse lei, sorridendo. -Stavo solo pensando...vorrei provare ad alzarmi, mi aiuteresti?-
-Certo che sì!- fece il rossino, entusiasta.
Sophie scostò le coperte, e buttò le gambe inerti oltre la sponda del letto.
Allungò le braccia verso Ron, che prontamente la sostenne finchè si metteva in piedi.
Praticamente aveva sulle braccia tutto il peso della ragazza, che si stava appoggiando completamente a lui.
-Cosa dici, provo a lasciarti andare?- le sussurrò, attento, non appena Sophie assunse un po' di stabilità.
La moretta si morse il labbro, un po' ansiosa. Guardò le punte dei propri piedi, cercando di farsi coraggio.
-Resto qui vicino e in caso ti prendo, promesso- assicurò Ron.
La ragazza allora annuì, lasciando le mani di Ron e allargando appena le braccia per mantenere l'equilibrio.
Allungò in avanti il piede destro, poi il sinistro. Ondeggiò un po', ma riprese subito l'equilibrio e sorrise trionfante.
Fece altri due passi, ma le gambe le cedettero.
Velocissimo Ron si mosse verso di lei e la afferrò al volo.
Si ritrovò il volto di Sophie vicinissimo al suo, poteva quasi contare una per una le lunghe ciglia scure di lei.
Se la strinse un po' più addosso, portando un braccio a sostenerle la schiena e andando con l'altro a ravviarle una ciocca di capelli.
Fissò lo sguardo negli occhi grandi di lei, sfiorandole appena la punta del naso con il proprio. Sentiva il respiro leggero di lei sulla sua bocca.
Spostò la mano e la affondò tra i capelli di Sophie, avvicinandola a sè.
Inclinò la testa appena per permettere alle loro labbra di incontrarsi ma, un attimo prima che questo accadesse, Sophie girò il volto verso destra.
Ron si fermò, sconcertato. Erano come bloccati, lei con le mani appoggiate al torace del ragazzo e lui dall'alto a fissare i suoi capelli.
La ragazza artigliò le dita sulla camicia del rossino, allargando appena gli occhi.
Si era spostata, quasi senza accorgersene.
Ancora non ce la faceva. Dopo tutto quello che aveva affrontato, era crollata di fronte ad una cosa così semplice e naturale.
Era per il suo passato che ancora non aveva superato, o perchè si sentiva in colpa a non averne ancora parlato con lui?


David Carrigan battè un pugno sulla scrivania, rabbioso.
Non ne poteva più di tutti quei misteri, di tutti quegli attacchi, di tutte quelle domande che non trovavano mai una risposta.
In quel momento bussarono alla porta.
-Avanti-
La testa di Chris fece capolino dalla porta.
-Scusi se la disturbo Capo, ma ho delle informazioni importanti-
-Entra-
Mason si sedette di fronte a lui, rigirandosi un foglio tra le mani.
-Notizie della Granger?- chiese Carrigan, prima di farlo parlare.
-Si è rimessa in piedi, tra qualche giorno potrà tornare al lavoro- raccontò Chris.
-Ci mancava solo questa...- mormorò il Capo degli Auror, passandosi una mano sugli occhi.
-A cosa si riferisce?- chiese il biondo, intuendo che non si stesse riferendo alle condizioni di Hermione.
-Al fatto che qualcuno sia riuscito ad entrare nella casa di uno dei miei Auror così facilmente-
-Capisco...In effetti ne ero rimasto stupito anch'io- concordò Mason -Casa di Hermione, come tutte le nostre del resto, è protetta da potenti incantesimi, oltre che...-
-Da una parola d'ordine- terminò Carrigan al posto suo -Parola d'ordine che è registrata nell'archivio del Quartier Generale, a cui solo gli Auror possono accedere-
-Sta cercando di dire che c'è un infiltrato?- allibì Chris, realizzando solo in quel momento la portata delle parole del suo Capo.
Carrigan annuì.
-Spero solo di sbagliarmi- disse poco dopo. -Certo è che non possiamo più considerarci in una botte di ferro qui dentro-
-Certo è che se davvero c'è qualcuno di noi che passa le informazioni ai Mangiamorte, dobbiamo indagare più a fondo- insistette Chris, riprendendo le parole dell'uomo.
-Questo senza dubbio- confermò Carrigan -Anche se temo che non sarà facile, se prima non mettiamo le mani su quel maledetto di Cavendish-
Mason non potè fare a meno di dirsi d'accordo.
-A proposito- continuò il Capo -Cosa eri venuto a dirmi?-
-Notizie non buone, purtroppo- disse Christopher, allungandogli il foglio. -Poco fa è arrivata la denuncia della scomparsa di due ragazzi, fratello e sorella-
-Mezzosangue?- chiese l'altro, leggendo freneticamente.
-Esatto. Sono spariti ieri sera dalla loro casa a Hogsmeade e i genitori ovviamente sono preoccupati-
-Speriamo che sia solo un caso...- mormorò Carrigan, guardando le due foto -D'altronde mi sembrano abbastanza grandi da aver deciso di andarsene per conto loro-
-Fanno il sesto anno ad Hogwarts- disse Mason -Però mi sembra una coincidenza troppo strana che due ragazzi Mezzosangue decidano di scappare di casa proprio adesso che i Mangiamorte attaccano qui e là-
-Lo so...Come si chiamano?-
-Paul e Krista Pevensie-
-Bene. Dirama le loro foto e vai con Alice, Sebastian e Matthew a setacciare i dintorni di casa loro. Se per quei due ragazzi le cose si sono messe male, allora è probabile che non siano molto lontani-
Chris annuì, afferrando le immagini dei fratelli Pevensie e fissandole.
Se le cose si sono messe male...
Osservò il largo sorriso di Krista, ed i suoi capelli lisci e biondi. E poi Paul, molto simile alla sorella, con la divisa di Quidditch della casa di Corvonero, e gli occhi verdi che scintillavano.
-Aspettate fino a domattina d'accordo? Bisogna far passare come minimo ventiquattr'ore prima di ipotizzare il peggio- disse Carrigan -Se non ci saranno novità allora andrete ad Hogsmeade-
Mason annuì e, sperando di ricevere al più presto una buona notizia, uscì dalla stanza.


Quella sera la cena a casa Potter fu più confusionaria del solito.
Tutte e otto le persone che in quel momento abitavano lì infatti, si erano riunite.
-Chi mi passa il sale?- urlò Harry, cercando di sovrastare il chiacchiericcio di Ron e Blaise e al contempo di schivare i panini che Elenie lanciava sul tavolo, dopo averli estratti fumanti dal forno.
Era strano essere tutti lì, considerò Hermione. Non si sarebbe mai potuto riunire infatti, un gruppo di persone più eterogeneo.
Elenie ed Harry, i padroni di casa, che nonostante fossero abituati alle loro cenette intime non avevano esitato ad aprire loro le porte.
Blaise e Pansy, che stavano pian piano riabituandosi l'uno all'altra e ad instaurare un legame forte, malgrado l'apparente durezza di lei.
Ron e Sophie, che ancora non si capiva bene cosa provassero e cosa fossero destinati a diventare, lui così impulsivo e diretto, lei un po' chiusa e intimidita in quel gruppo in cui si sentiva non ancora ben integrata.
E poi...poi c'erano lei e Draco.
Un muro tra di loro, dopo l'ennesima discussione di quella mattina.
Discussione in cui lei gli aveva vomitato addosso tutta la sua rabbia, tutta la sua delusione.
Perchè era sempre stato l'unico modo in cui riusciva a dirgli quello che pensava.
Anche ad Hogwarts era così. Non si parlavano mai chiaramente, col cuore in mano, tranne quando litigavano, salvo poi pentirsene un secondo dopo.
La cena si esaurì in fretta, e poi fu tutto uno sciamare verso le varie stanze della casa.
Chi andava in salotto a guardare la televisione, chi lavava i piatti, chi si trascinava pesantemente a letto, con la pancia piena.
Hermione aveva voglia di infilarsi sotto le coperte a leggere un buon libro, così giunse all'ultimo piano, diretta nella propria stanza.
Passò davanti a quella di Draco, che era di fronte alla sua, e si sentì chiamare.
-Mezzosangue!-
Si voltò, sul viso stampata un'espressione seccata.
Lui era lì, seduto sul letto, le braccia posate sulle ginocchia, che probabilmente la stava aspettando.
-Cosa c'è Malfoy?- borbottò Hermione, piccata -Vorrei andare a dormire, se non ti dispiace-
-Entra un attimo, poi potrai andare dove vuoi- sbottò lui, acido.
La Granger sospirò marcatamente, quindi fece un paio di passi nella stanza di lui.
-Allora?-
Draco si alzò, andando verso l'armadio e dandole le spalle.
-Io...io volevo dirti che mi dispiace per stamattina- disse tutto d'un fiato, sempre voltato dall'altra parte. Era chiaro quanto gli costasse dire quelle cose.
-Si certo.- sbuffò Hermione, incrociando le braccia -Chissà perchè le tue assurde giustificazioni sono la cosa che mi ricordo meglio di te-
Malfoy si girò di scatto, come se l'avessero schiaffeggiato. Piantò gli occhi fiammeggianti in quelli della ragazza.
-Granger dannazione, tu e il tuo maledetto orgoglio!- ringhiò, arrivandole ad un palmo dal viso -Possibile che devi attaccare una persona anche quando ti chiede scusa?-
-Il tuo problema Malfoy, è che non pensi mai prima di parlare!- sbottò Hermione, nervosissima per quella vicinanza.
-Vuoi sapere qual è il tuo invece?- disse Draco, a voce più bassa -Che ti ostini a non voler ascoltare-
Il biondino alzò una mano a sfiorare il viso di Hermione, per poi catturare tra le dita uno dei suoi riccioli e passandoglielo dietro l'orecchio.
-Dovremo parlare di tutto questo prima o poi- mormorò piano.
-Lo so- annuì lei, senza più la rabbia a deformarle la voce, posando una mano sul torace di lui -Ma è troppo presto...Ci sono troppe cose in sospeso-
-Devo spiegarti tante cose- disse ancora Draco, accostando la fronte a quella di lei -E quando sarà il momento lo farò-
Hermione respirò a fondo, cercando di interrompere il battito incessante del proprio cuore.
-E' meglio che vada nella mia stanza- sussurrò, scostandosi lentamente da lui.
Malfoy non oppose resistenza. Le sue braccia si abbandonarono lungo i fianchi, mentre la guardava andare via.
-Mezzosangue aspetta- disse, riscuotendosi un secondo prima che lei chiudesse la porta.
-Dimmi- Hermione si appoggiò allo stipite, in attesa.
Draco aprì un cassetto del comodino e ne estrasse una specie di libro. Poi andò verso di lei e glielo porse.
La Granger lo prese tra le mani e lo riconobbe subito: era l'album di foto che c'era a casa sua, nella libreria.
-Ma come..?- iniziò.
-Sono riuscito a recuperarlo prima che la casa crollasse...Non appena ti sei addormentata quella notte io e Potter siamo andati a vedere com'era la situazione, ed era ancora intatto...Immaginavo fosse importante per te-
Hermione era senza parole, così gli rivolse solo un gran sorriso.
-Grazie- mormorò poi, prendendogli appena la mano.
Lui incastrò le dita in quelle di lei, portandosi poi le mani accanto al viso.
-Eri tu vero? Eri tu che entravi in casa mia la notte?-
Il fumo...
La catenina per terra...
La pagina dell'album piegata sulla loro foto..
-Perchè?- insistette Hermione.
-Ogni spiegazione a suo tempo- mormorò Draco, lasciandole la mano e facendo un passo indietro.
-Buonanotte Mezzosangue-


Lo so, lo so, stavolta ci ho messo un po' di più! Scusatemi, davvero, ma tra cinque giorni ho un esame, ho pochissimo tempo per scrivere e nonostante questo, ho avuto la genialissima idea di iscrivermi ad un contest indetto sul forum di EFP! Tra l'altro scade a fine maggio, quindi in questi giorni mi sto dedicando soprattutto a quello...Tenete le dita incrociate per me :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, intanto vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo, numerose e come sempre graditissime!
Un abbraccio forte!
Gaia
  
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