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Autore: feelingempty    22/05/2011    2 recensioni
Damon è stato morso da Tyler Lockwood e adesso rischia di morire. Stefan, come promesso, andrà a cercare una cura per il fratello, lasciandolo nelle mani di Elena.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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NOTE
- il prologo l'avevo scritto in terza persona, ma ho cambiato idea e la storia sarà narrata in prima persona.
- aspetto le vostre recensioni :)



Capitolo I
Memories

 
Stavo seduta sull’erba appena tagliata del cimitero, di fronte alla tomba dei miei genitori, Grayson Gilbert e Miranda Sommers – loving parents. Come ogni giorno da quattro mesi ormai, mi ero recata lì per scrivere sul mio diario e raccontare della mia giornata ai miei genitori. Loro erano sempre lì per me, potevo ancora contare su di loro.  Di questo ne ero certa. D’un tratto un uccello si poggiò sulla lapide; non era un uccello qualunque. Era inquietante, nero con dei riflessi blu sulle piume, gli occhi neri pece. Un corvo. Stava gracchiando.
«Shhh. Vai via!» cercai di scacciarlo muovendo le braccia.  Ma lui continuava a gracchiare fissandomi. «Okay. Ciao, uccello!» un altro gracchio e poi sparì per lasciare spazio alla nebbia che mi avvolse.
“Alla faccia dell’inquietante!” pensai e mi alzai per lasciare quel posto.  Un uomo da dietro una lapide mi fissava.  Aumentai il passo e in una frazione di secondo mi ritrovai a correre. Correre contro il tempo, ma più correvo più mi sembrava di restare ferma nello stesso posto. L’uomo sconosciuto si stata prendendo gioco di me, come un leone fa con la sua preda.  Correvo, correvo, correvo. E d’un tratto mi ritrovai l’uomo di fronte. Abbozzò un sorriso, incredibilmente perfetto, e piegò leggermente la testa a sinistra per guardarmi megli0. Mi desiderava.

 
Driiiin, driiiin, driiiin.
Cercai la sveglia sul comodino e spegnendola la feci cadere per terra. “Quando il buongiorno si vede dal mattino..” pensai. Contraddicendo tutte le mie parti del corpo che mi urlavano di restare a letto, mi alzai, presi dei vestiti dall’armadio e mi diressi in bagno. Non avevo alcuna voglia di stare ore davanti lo specchio per sembrare discretamente presentabile, quindi mi sciacquai il viso, mi vestii distrattamente e mi fiondai in cucina.
«Buong.. Hey! Dove stai correndo?» zia Jenna mi bloccò sulla porta «come mai così di fretta?»
«Prima dell’inizio delle lezioni devo incontrare Bonnie per parlare di.. alcune cose» risposi cercando di sfuggirle. Ma a Jenna non sfugge mai niente, per lei sono come un libro aperto.
«Elena,» disse con uno sguardo interrogatorio «prima fai colazione. Bonnie saprà aspettare».
Presi un croissant dal vassoio poggiato sul tavolo, li aveva sicuramente portati Alaric, e gli diedi un morso. Era decisamente buono e, sotto gli occhi meravigliati di Jenna, ne presi un altro.
«Il primo giorno del tuo ultimo anno di scuola. Come ti senti?»
“Di certo non felice quanto te”  pensai.  Le brillavano gli occhi come ad una bambina il giorno di Natale.
«Sto bene, niente di strano o diverso. E’ un normalissimo primo giorno di scuola, no?»
«Hmm.. non mi convinci. Il mio primo giorno di scuola dell’ultimo anno di liceo, fu elettrizzante per me. Mi ricordo che mi alzai prima del solito, quel giorno avevo deciso di ricominciare da zero, di ripartire con una nuova Jenna e un po’ ci riuscì perché.. »
 
Il cimitero, un corvo, un uomo, la nebbia. Mi ricordai dello strano sogno che avevo fatto, un sogno simile ad un déjà vu. E’ possibile sognare nei minimi dettagli qualcosa che si è già vissuto? E come se non bastasse, con un finale diverso rispetto a ciò che è accaduto veramente? Era il primo giorno di scuola dell’anno precedente, quattro mesi dopo la morte dei miei genitori, e io da quel cimitero ero riuscita a scappare, senza trovarmi davanti nessun uomo misterioso. Cosa significa quel cambiamento finale? Cosa significa l’improvvisa apparizione di Damon?
 
«Elena? Ma mi stai ascoltando?!» Jenna m’interruppe scuotendomi un braccio. Mi ero immersa così tanto nei miei pensieri che mi dimenticai di Jenna che mi stava raccontando della sua spensierata adolescenza.
«Scusami, Jenna, davvero.. Devo proprio andare» e finalmente uscì di casa.
“Saprò scusarmi più tardi con lei”.
 
 

***

 
Arrivai in classe in ritardo, un uomo, giovane e abbastanza carino, stava girando tra i banchi per distribuire delle schede.  «Meglio tardi che mai, signorina.. ?»
«Gilbert. Elena Gilbert» dissi imbarazzata cercando Bonnie tra i volti dei miei compagni, la trovai e mi sedetti nel posto che mi aveva riservato, accanto a lei.
«Dovete compilare queste schede a casa. Non è un compito per cui metterò un voto, è solo un test che  mi serve per conoscervi meglio» disse il professore, pieno d’entusiasmo. Non si direbbe la stessa cosa per il resto della classe.
«Ma chi è questo? Che fine ha fatto il prof. Barney?» chiesi a Bonnie.
«E’ il suo sostituto, Jackson Canning. Il professor Barney ha avuto un incidente qualche settimana fa, adesso deve stare un po’ a riposo» mi spiegò Bonnie «dicono sia stato attaccato da un animale»
«Sì, certo, un animale. Pensi quello che penso io?» e il professor Canning richiamò la mia attenzione.
 
La mattinata fortunatamente passò velocemente, tra una lezione e un’altra, all’ora di pranzo incontrai Stefan in mensa. Aveva un’aria strana, non era da lui. Non era da lui nemmeno assentarsi alle lezioni, soprattutto il primo giorno di scuola.
Lo abbracciai «Dove sei stato? Si sentiva la tua mancanza a lezione»
«Ho dovuto sbrigare delle cose» mi disse sciogliendomi dal suo abbraccio.
«Uhm, come sei misterioso.. mi piaci quando fai il misterioso» cercai di stuzzicarlo.
«A me tu piaci sempre!» sfoggiò un sorriso irresistibile.
«Battuta già sentita, Salvatore» gli sorrisi «Hai un disperato bisogno di rinnovarti» e lo baciai. Quel bacio era tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Sentirlo così preso da me, così vicino, sentire i nostri corpi assecondare i movimenti dell’altro.
«Devo chiamare qualcuno per farvi staccare? Ragazzi, avete presente dove siete?» Caroline ci interruppe.
Stefan con gli occhi ancora addosso a me,  la prese in giro «Oh sì, Caroline, siamo nel bel mezzo della mia camera, pronti a consumare»
Lo guardai stupita. Da quando Stefan si concedeva questo tipo di battute? Non era proprio il tipo, questa era una cosa da Damon. Guardai Caroline, stupita anche lei.
«Cos’è successo? E’ per caso una conseguenza di qualche specie di attacco psichico delle streghe? Avete fatto una seduta spiritica? Con Bonnie? Ci sono, hai scambiato la tua personalità con quella di qualcun altro!» Caroline stuzzicò Stefan.
«Hey, blondie. Hai il mio cristallo?» Stefan cercò di imitare Damon
«No, Damon, non ce l’ho. Ti preeego, non mangiarmi! Non voglio morire!» scoppiarono entrambi a ridere fragorosamente, sotto i miei occhi divertiti.  Non avevo mai notato la complicità tra loro due, la loro intesa. Hanno legato molto quando Stefan l’ha aiutata ad uscire dalla fase di neo vampira. Era l’unica persona in grado di aiutare Caroline. E’ riuscito a tenere duro e farle scoprire che in lei non era cambiato niente e, oltre all’immacabile sete di sangue, era rimasta la Caroline di sempre.
«Ragazzi, io devo scappare»
«Ti chiamo dopo, okay?» mi disse Stefan mentre mi allontanavo. Annuii e uscii dalla mensa.
 
 

***

 
 
Salii in macchina, cercai il cellulare nella borsa e chiamai Jenna. Rispose al secondo squillo.
«Hey, Jenna, sono io.. scusami per questa mattina, forse ero un po’ nervosa»
«Questa mattina? Tranquilla, Elena. L’avevo già dimenticato!» disse con voce sincera.
«Mi sono sentita un po’ in colpa. Bene, meglio così! Tra un po’ torno a casa»
«Okay, non so se mi troverai, Alaric dovrebbe venire a prendermi per uscire.»
«Mmm.. pomeriggio romantico? Passeggiatina al parco o al lago, cenetta romantica, preparata da lui, a lume di candela.. » mi sentivo in vena di scherzare.
«Piantala!» disse ridendo «A dopo!»
Accesi la macchina e mi avviai verso casa. Passai dal cimitero, non avevo intenzione di fermarmi ma rallentai un po’ di velocità, capitava sempre più spesso.
Vidi un uomo camminare verso l’entrata del cimitero. Alto, capelli neri corvino, camicia grigio fumo e un paio di jeans che gli cascavano a pennello.
“Damon?” pensai. Sì, era proprio lui. Ma che ci faceva a girare per il cimitero a quest’ora? Proprio lui? Non l’ho mai visto da queste parti prima d’ora. Dopo aver spento il motore della macchina, scesi e lo seguii.
«Damon!» gridai per richiamare la sua attenzione «So che mi senti dietro di te»
Non mi degnò di una risposta, non si girò nemmeno per guardarmi, e continuò a camminare. Lo seguii. Camminava spedito, aveva sicuramente una meta. Nel frattempo passai davanti la lapide dei miei genitori, combattei contro me stessa per non fermarmi e continuare a camminare. Qualcosa mi pungeva la gola. Feci un respiro profondo. Un altro ancora.
Damon si fermò davanti una lapide, pochi secondi dopo lo raggiunsi. Seguii il suo sguardo.
“Giuseppe Salvatore 1812 – 1864 e Kate Benson 1821 – 1862”
1864. L’anno in cui Stefan e Damon furono entrambi trasformati in vampiri.
«Erano i tuoi genitori?»
Evitò il mio sguardo «Sì, Giuseppe e Kate» disse con fatica.
 
 
 
   
 
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