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Autore: ivi87    23/05/2011    3 recensioni
Dopo la conclusione della serie Harm è a Londra senza Mac e con l'aiuto di Booth e Bones risolverà l'ennesimo caso e forse anche i suoi problemi d'amore...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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# 8 – Revelations

 

Tra pochi minuti una guardia mi porterà il tenente Pierce per un nuovo colloquio. Sono ottimista: hanno detto che ha cominciato a parlare, mi sembra già un ottimo passo avanti.

Forse l’unico se dai Forrest Booth e la Brennan non trovassero niente.

Ieri sera, mentre chattavo con Mattie, sono arrivati i resoconti sui movimenti bancari di Tina e Booth mi ha subito informato. Io invece ho inoltrato al segretario della marina la stessa richiesta, ma per il conto di Pierce e poter così eseguire una verifica incrociata dei due conti.

Sento la cella aprirsi. La guardia lo tiene per un braccio e lo scorta fino alla sedia di fronte a me. Poi l’agente esce e si piazza dietro la porta.

Lo sguardo di Pierce è totalmente differente dall’ultimo nostro incontro.

Non c’è più niente in quegli occhi. Sono rassegnati.

“Tenente, si ricorda di me? Sono il Capitano Rabb” chiedo gentile

Pierce annuisce senza guardarmi.

“E’ necessario che lei mi dica come sono andate le cose”

Alza lo sguardo e lo punta nel mio. Gli occhi sono pieni di lacrime.

“Non tiri mai più fuori quelle foto” mi dice con un soffio di voce scoppiando a piangere.

Ora mi sento in colpa, ma dovevo farlo! So che dovevo.

“Mi dispiace per la sua perdita, tenente”

“Non l’ho persa, resterà qui per sempre” gettandosi con forza una mano sul petto.

Io ti capisco, ti capisco davvero, sono anche stato al tuo posto, ma tu mi devi parlare!

“Certamente…” lo assecondo “sappiamo che la aiutavi a pagarsi l’università, un gesto molto galante. Non tutti lo farebbero” attacco infine.

Ma non sortisco nessun effetto.

“I genitori di Tina non l’aiutavano?”

Una smorfia di disprezzo segna il suo volto per pochi secondi.

“No? Tenente?” lo sprono

“Quelli non si sarebbero accorti della situazione economica di Tina nemmeno se fosse andata in giro vestita di stracci. Vivevano nell’illusione di avere una figlia chirurgo che li rendesse orgogliosi, non si disturbavano a chiedere se le servisse una mano” dice pacatamente, dandomi l’impressione di essere assente. Spento.

“Tina non chiedeva niente?”

“Era troppo orgogliosa, voleva fare da sola e non pesare su di loro”

“Però da te ha accettato dei soldi…”

Mi interrompe subito però, con una smorfia “L’ho dovuta costringere…”

Booth ieri sera mi ha detto che le ultime due rate della retta risultano pagate in ritardo perciò è qui che interviene Pierce e risana il debito.

“Le sarà costato molto…” estraggo un foglio dalla mia cartellina “ha fatto molti spostamenti…” mostrandogli i suoi movimenti bancari.

“Non era un peso per me, vivo alla base…vivevo…” intristendosi, se possibile, ancora di più

“E bastavano i tuoi risparmi?” alza gli occhi spaventato come se avessi toccato un nervo scoperto.

Colpito.

“Tenente? Ha dovuto cercare i soldi da qualche altra parte?”

Inutile. Non risponde più a nessuna domanda. È chiaramente terrorizzato da qualcosa.

O da qualcuno.

“Ha chiesto soldi a qualcuno? Tenente lo faccia per Tina!”

E affondato.

Booth è bravo con le persone? Beh se fosse qui concorderebbe con me solo guardando lo sguardo che ha assunto ora. Non sono più occhi vuoti. Sono pieni di terrore, ora.

Un tipo di terrore molto comune, purtroppo.

Il terrore delle persone che finiscono in mano agli strozzini.

 

Mi siedo al nostro tavolo, al Boom Boom Cafè. Il mio tentativo di variare locale è stato snobbato, ieri sera, ma non mi do per vinto.

Non si era nemmeno ancora seduto che già aveva attaccato a parlare di lavoro.

Non crederai che me ne sia dimenticato vero?

E per tutto il pasto Booth ha sviato il mio sguardo.

Sorseggia un po’ d’acqua e poi riparte con la descrizione della loro mattinata.

“Dicevo? Ah si, perciò capisci? Non solo non avevano la minima idea di che guai passasse la figlia, ma non si sono neppure insospettiti quando un uomo, uno sconosciuto, ha bussato alla loro porta chiedendo di Tina”

“Abbastanza ingenui direi..”

“e stando a quello che ti ha detto- o meglio non detto- Pierce, era sicuramente lo strozzino” prosegue nervosamente.

“Ha lasciato un avvertimento a Tina: paga o ci va di mezzo la tua famiglia!”

“E la loro auto…” risponde distrattamente.

“Come?” che c’entra l’auto?

“Il mese scorso i genitori di Tina hanno dovuto comprare un auto nuova perché quella che avevano è stata distrutta a colpi di mazza da Baseball!” mi informa Booth

“E non hanno sospettato niente?” chiedo basito

“No, credono sia opera di qualche vandalo del quartiere…”

Entrambi scuotiamo la testa.

“Grazie al cielo una cosa, però, l’hanno notata” mi guarda trionfante “il nostro uomo è claudicante!”

Però, niente male… quanti mai saranno gli strozzini che zoppicano a Londra?

Booth mi vede pensieroso “è un disturbo della deambulazione che porta a zoppicare” sottolinea

Rido “Avevo capito, stavo solo pensando che non ci saranno molti strozzini claudicanti a Londra”

Ora è imbarazzato “Oh, scusa, io… è che Bones l’aveva puntualizzato, allora…”

“A proposito, dov’è la dottoressa?” chiedo incuriosito.

“Sta controllando con gli squints i registri di ospedali e farmacie. Dice che una persona claudicante ha bisogno di molti controlli e di dosi massicce di Vicodin..”

Annuisco “Certo, chiaro. Che è successo ieri sera?” domando tutto d’un fiato sperando di coglierlo di sorpresa.

Ecco che fa lo sguardo da ebete. Mio caro, sono anni che nego i miei sentimenti, sono un esperto ormai…

“Cosa? Non capisco…” tergiversa lui

Ok… “Ieri sera, tu che volevi cenare, io che propongo il karaoke, voi che date di matto…” così hai capito?

“Noi.. no, noi non abbiamo dato di matto, non ci andava e basta…” risponde sempre più nervoso.

“A me siete sembrati parecchio agitati” aspetto inutilmente altre risposte “Booth?”

Lui prende un grosso respiro. Il suo volto ora è serio “Mi hanno sparato in un karaoke bar, l’hanno scorso, ho dovuto fingere la mia morte per motivi di sicurezza nazionale e Bones non l’ha presa affatto bene… diciamo che non è un posto che amiamo troppo…”

È ufficiale: mi sento in colpa.

“Io…mi dispiace, non dovevo insistere…”

Per un po’ non parliamo, così ho il tempo di riflettere sulle sue parole.

Si è dovuto fingere morto. Però, credevo succedesse solo da noi al Jag…

Immagino non sarà stata una passeggiata per la sua collega; non voglio nemmeno pensare a cosa farei io, se ti credessi morta, Mac.

Un brivido mi percorre la schiena e scuoto la testa per cancellarne il pensiero.

Mi manchi. Da morire. Ma almeno so che stai bene. Mattie mi ha raccontato che prendi anche qualche lezione di surf… mi piacerebbe tanto vederti!

“Hai detto che tu e la tua collega siete stati partners per dieci anni giusto?” mi chiede interrompendo l’immagine di te in muta aderente su una tavola, fra le onde.

“Già, circa…” lo osservo attento.

“Immagino che sarete diventati amici…”

“Beh, si. Mac è senza dubbio la mia migliore amica”   

“Una persona con cui riesci a confidarti e a dire cose che ad altri non riusciresti mai a dire?”

Credo di avere capito il punto…

“Se c’è qualcosa che vuoi sapere, chiedi e basta” dico sorridendo.

Abbozza anche lui un sorriso “Voi due siete… si , insomma…” alludendo con gli occhi.

“Si e no, direi” più onesto di così non potrei essere

“Di solito è o si o no” puntualizza lui

“Se rivolgessi la stessa domanda a te, in tutta onestà, non risponderesti la stessa cosa?” mi guarda come se l’avessi colto in fallo.

“Si vede che anche voi… beh per lo meno tu, confesso che la dottoressa mi risulta difficile da decifrare..” ammetto ridendo

“Non sei riuscito a risolvere la vostra situazione vero? È per questo che non sei felice?”

“Platonicamente, è stata la miglior relazione che abbia mai avuto. In realtà… un completo disastro” scuoto la testa desolato “Ed è quasi tutta colpa mia…”

“Devi chiamarla, Harm” mi dice usando il mio nome per la prima volta “sono sicuro che non aspetta altro”

Fisso il tavolo sconsolato. Come se non lo sapessi…

“Probabilmente lei ora sta nella tua stessa situazione. Sta male come te. È questo che vuoi?”

“No, certo che no. Voglio che sia felice!” rispondo senza nemmeno pensarci.

“Allora chiamala e non farla stare male” dice come se fosse la cosa più facile del mondo

Il solo pensiero mi rende nervoso: MA COME CAVOLO SIAMO FINITI A PARLARE DI ME?

“Per voi c’è una soluzione, ti devi solo fare coraggio” rigirando il bicchiere tra le mani “per noi… beh, è ancora troppo presto…” poi, con un ghigno divertito “ma non ho intenzione di aspettare dieci anni…”

Mi viene da ridere. Felice di esserti da esempio, amico.

La dottoressa sopraggiunge all’improvviso. Nemmeno l’avevo vista entrare!

Resta in piedi, poggia i palmi delle mani sul tavolo e ci guarda raggiante. Volta la testa da un capo all’altro del tavolo, sorridendo vistosamente. Mi accorgo solo ora di quanto sia bella.

Guardo Booth. Spero davvero che a te vada meglio…

“Allora Bones? Ci spieghi?” scatta Booth al quarto sorriso della collega. Forse anche un po’ innervosito per la nostra conversazione. Se la dottoressa fosse arrivata qualche secondo prima…

“Risultano solo una ventina di persone claudicanti a Londra” esordisce soddisfatta

Io lo sono un po’ meno, speravo in soli due o tre casi.

Booth la guarda di sottecchi come se si aspettasse dell’altro, infatti la dottoressa coglie la sua occhiata e prosegue “otto di queste sono in prigione, cinque lavorano all’estero, sei sono anziani residenti in case si riposo”

Booth ora le sorride radioso “Ne resta uno, Bones. Ce l’hai fatta, l’hai trovato!”

Si alza e le da il cinque, poi si ricordano di me e si risiedono, imbarazzati. 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Allora ragazze mie, rettifico, mancano 2 capitoli più l’epilogo alla fine!!! Scusate l’errore..XD

Che mi dite di questo capitoletto??? Spero che vi piaccia come gli altri!!!

Alla prossima!!!! XD

Buona lettura,

Ivi87

   
 
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