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Autore: FairyCleo    24/05/2011    5 recensioni
"Era tutto il giorno che l' intero enturage di servitori di re Uther e figlio faceva su e giù per il castello, lustrando persino i cardini delle porte delle segrete.
Camelot doveva prepararsi al meglio per accogliere in maniera egregia un ospite molto particolare".
Dal capitolo 5:
"Veloce come non mai, con il cuore che galoppava così forte da fargli quasi male, Artù era giunto davanti la porta della fredda cella dove era stato rinchiuso Merlino.
Il poveretto giaceva a terra, svenuto, rannicchiato su di un fianco, con le braccia incrociate sul petto, nascoste in parte dalle ginocchia ossute, e il viso affondato in esse.
Nonostante avesse rivolto la schiena verso il freddo muro di pietra, non era difficile immaginare in che condizioni fosse.
Sotto di lui, una pozza di liquido denso e scuro si stava allargando a vista d' occhio.
Se non fosse intervenuto all' istante, sarebbe morto dissanguato in quel posto infernale".
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Miraz

Il giorno tanto temuto era finalmente arrivato.
Re Miraz e il suo seguito erano giunti a Camelot un venerdì mattina, quando il sole era ormai alto nel cielo.

Merlino, che stava finendo di sistemare un mazzo di fiori freschi nel grande vaso di cristallo sul tavolo della stanza di Miraz, lo aveva visto arrivare da lontano, e si era precipitato nelle stanze di Artù per finire di vestirlo.

"Perdonatemi Artù, non volevo fare tardi"- aveva detto Merlino col fiato corto, mentre richiudeva la porta alle sue spalle.
"Facciamo presto!".
Il giovane servitore si era affrettato nel recuperare la cintura di Artù e sistemargliela in vita, per poi prendere il mantello e sistemarglielo sulle larghe spalle.
Artù era piuttosto nervoso.
Come Merlin, del resto.
Ma quest' ultimo stava cercando in ogni modo di non farglielo notare, continuando a sorridere e ad assolvere i propri compiti come faceva ogni giorno.
Non poteva addossargli anche i suoi timori.
Lui era lì apposta per lenire le sue sofferenze, non per causargliene di nuove.

"Sei silenzioso, Merlino".
Il mago aveva sorriso con dolcezza, prima di allacciargli il mantello rosso.
"Non volevo disturbarvi".
Il principe aveva sollevato un sopracciglio.
"Quanta premura! A cosa la devo?".
Sta volta era stato il mago ad aggrottare le sopracciglia.
"Potrei anche offendermi, Artù! Io sono sempre premuroso quando si tratta di voi!".
Lo guardava scettico.
Merlino, facendo fonta di non capire, aveva posto la corona in capo ad Artù.
"Ora siete perfetto!".
"Io sono sempre perfetto, Merlino".
Il suo tono di voce era canzonatorio.
"Si sire, siete un perfetto asino!".
Artù si era girato di scatto, lanciandogli contro la prima cosa capitatagli tra le mani (la sua spazzola di legno) mancandolo di un centimetro.

"Potevate uccidermi!!!".
Il principe, dopo averlo guardato con occhi severi, era improvvisamente scoppiato a ridere.
L' espressione sconvolta di Merlino era stata un toccasana.
Il mago rideva insieme a lui.

"Vieni... cerchiamo di non fare tardi...".
Così dicendo, aveva aperto la porta della propria camera da letto, lasciando Merlino dietro di lui.

Era finalmente riuscito a farlo ridere un po'.
Merlino era davvero orgoglioso di se stesso.
Sorridendo, aveva posato la spazzola lanciatagli da Artù sul comodino.

"MERLINO! VUOI SBRIGARTI???".
La voce del principer lo aveva scosso dai suoi pensieri.
"Arrivo!".
Meglio non farlo aspettare.
Dopotutto, quello era un giorno davvero importante per lui, e per tutta Camelot.

                                                                                                             ***

Re Miraz aveva appena varcato la soglia di Camelot in sella al suo maestoso destriero dal pelo color ebano, scortato da un numero esorbitante di guardie.
Al suo fianco, rispettivamente uno a alla sua destra e l' altro alla sua sinistra, vi erano il suo consigliere, lord Sopespian, e il suo generale, lord Glozelle.
Tutto il popolo si era prostrato al suo passaggio.

Miraz emanava una sorta di aura scura, malvagia.
La sua figura era lo specchio del suo cuore nero.
Era alto, robusto, aveva corti capelli neri, e il viso incorniciato da una lunga barba dello stesso colore della capigliatura, che terminava a punta.
I suoi occhi erano grandi, scuri e severi, e scrutavano la folla con aria di superiorità.
Il fatto che fosse vestito completamente di nero e argento, rendeva tutto ancora più grave e sinistro.

Artù stava immobile alla destra del padre, rigido, impettito, attentissimo ad ogni mossa del suo ospite.
Era teso come una corda di violino.
Merlino, al suo fianco, era nervoso almeno quanto lui.

Re Uther aveva accanto a sè Gaius, l' unico che sembrava rendersi veramente conto, oltre a lui, della pericolosità di Miraz.
Non lo vedeva da così tanto tempo che quasi aveva dimenticato come fosse fatto il suo volto.
Era talmente diverso da suo fratello Caspian.
Una sola cosa non era riuscito a dimenticare: i suoi occhi.
Una volta erano lo specchio dell' avidità e dell' invidia verso i beni altrui. ora, erano due pozzi neri di superbia e malvagità.

Al giovane mago era parso di vedere re Uther rabbrividire.

"Vostra maestà, benvenuto a Camelot.
Spero che la vostra permanenza qui sia piacevole.
Io, mio figlio e tutto il popolo faremo in modo che voi e il vostro seguito siate a vostro agio.
Trattenetevi qui per tutto il tempo che vorrete.
E' un onore per tutti noi avervi come ospite".

Quelle di Uther erano parole forzate.
Lo si percepiva dal tono della voce troppo controllato.
In realtà, voleva che quell' uomo andasse via al più presto.
Ma cosa poteva fare?
In casi come quelli, era sempre meglio far buon viso a cattivo gioco.

Re Miraz aveva ascoltato in silenzio.
Il suo volto era di pietra,  non lasciava trasparire alcuna emozione.

Con un agile balzo, era sceso da cavallo, portandosi davanti ad Uther.
Era alto quanto lui, ma sembrava esserlo molto di più.

"Uther... quante formalità...".

Il re di Camelot era sbiancato.
Miraz aveva usato un tono vagamente ironico che non lasciava presagire nulla di buono.
Artù, attendeva timoroso che il loro ospite proseguisse col suo discorso.
Quella pausa interminabile lo stava facendo impazzire.

"Dopotutto, noi siamo amici! Non è forse così, vecchio mio?".
Così dicendo, gli aveva dato una pacca sulla spalla, e poco dopo lo aveva abbracciato.

Ad Uther era parso di trovarsi in una morsa.
Quell' uomo gli faceva gelare il sangue nelle vene.
Suo malgrado, aveva ricambiato quell' abbraccio.

Una volta sciolto, lo sguardo duro di Miraz si era posato su di lui.
"Sei invecchiato. Ti ricordavo molto più prestante".

"Gli anni passano per tutti, Miraz...".
"Questo è vero... Ma dipende da come si spendono".

Detto ciò, aveva incatenato i suoi occhi a quelli di Artù, che si era impettito ancora di più per non lasciar trasparire timore e apprensione.
Poche volte Merlino l' aveva visto così preoccupato.

"Questo è il tuo giovane erede, Uther?".
"Si, Miraz. Lui è mio figlio Artù".
Uther aveva posato una mano sulla spalla del figlio per incoraggiarlo.
"E' un nobile cavaliere, un guerriero valoroso. Un giorno sarà un grande re".

"Spero di essere all' altezza dei miei sudditi, un giorno".

Merlino ed Uther avevano sorriso alle umili parole del principe.
Miraz, invece, aveva sollevato il sopracciglio con aria scettica.

"Hai strane idee in testa, giovane principe".

Continuava a fissarlo con insistenza. Sembrava quasi che non sbattesse neppure le palpebre.

"Avremo tutto il tempo di parlarne".

Così dicendo, senza che nessuno lo invitasse, aveva iniziato a percorrere la scalinata che lo avrebbe fatto entrare nel castello, seguito da lord Sopespian, e dal generale Glozelle, lasciando alle proprie spalle un Uther e un Artù sconvolti.

La permanenza di Miraz a Camelot sarebbe stata molto più difficile del previsto.
   
 
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