Storie originali > Noir
Segui la storia  |       
Autore: ariano geta    24/05/2011    1 recensioni
Avete presente l'Amleto di Shakespeare? Ho provato a rielaborarlo in chiave noir, ambientandolo nel mondo della mafia italo-americana degli anni '70.
Un sacrilegio? Probabilmente sì. Comunque il racconto è qui, a vostra disposizione per essere giudicato ed eventualmente stroncato.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mentre noi parlavamo, anche gli altri protagonisti di questa vicenda facevano le loro mosse. In quel momento potevo solo immaginarlo, ma nel corso degli anni ho potuto ricostruire esattamente ciò che accadde dall’altra parte della barricata.
Claudio – o più verosimilmente Trisha – aveva deciso di allontanare Mike Amato per un po’ di tempo. Nick Marcelli gli aveva fatto presente che a Atlantic City c’era puzza di colombiani, e quindi bisognava mandare qualcuno a capire meglio la situazione, se necessario anche a fare pulizia… Per l’incarico erano stati scelti Jeff Galdini e Sammy Rosati, e vista la situazione avevano deciso di aggregare pure Mike.
Jeff e Sammy erano suoi amici sin da bambini, probabilmente Claudio e Trisha speravano che quei due riuscissero a farlo tornare sano di mente… Dal loro punto di vista, ovviamente!
Carmine Polonia era subito andato a riferirgli l’esito delle parole – o meglio: delle minchiate – che si era detto con Mike. Gli aveva fatto presente che lui era rimasto indifferente di fronte alla prospettiva di parlare a quattr’occhi con Fiorenza, quindi l’attrazione fisica non era sufficiente a scuoterlo.
Immagino che sia stata Trisha a pensare ‘Allora proviamo coi vecchi amici e con un cambio d’aria’ ed ecco programmata la spedizione a Atlantic City. Conoscendo la ragazza, magari avrà pure consigliato a Jeff e Sammy di portare Mike in un locale notturno, di pagargli un bel po’ di bevute e fargli trovare una mignotta nella camera d’albergo. Lo voleva felice e rilassato, libero da pensieri pericolosi…
 
Purtroppo quel mercoledì è successa anche un’altra cosa, e pure questa l’ho saputa dopo.
Mentre Mike Amato andava a organizzare il piano che aveva in mente, ha incrociato per puro caso Fiorenza Polonia che stava a spasso con sua zia.
Da come mi hanno raccontato, penso sia andata più o meno così: la ragazza l’ha visto in lontananza e ha trovato una scusa per staccarsi un attimo dalla zia. Suo padre le aveva proibito di parlarci, ma una femmina di diciotto anni che si trova di fronte all’uomo che la fa bruciare dentro, come si fa a trattenerla? Anche se è brava – e Fiorenza lo era – il cervello comincia a ingannarla: gli dice che in fondo non sta facendo niente di male, mica ci sta andando a letto insieme, e la cosa che spaventa per davvero i suoi genitori è solo quella… Le suggerisce che il papà ha detto: ‘non parlarci’ perché lui s’immagina che è tutt’uno passare da un saluto a un bacio e poi a chissà cosa… E invece la ragazza è sicura del fatto suo: ‘io mi so trattenere’, pensa, e la sua testolina gli da ragione, così le sembra che qualcuno la stia autorizzando a procedere, e invece si sta autorizzando da sola…
Eh!, le brave ragazze sono ingenue. O le ingannano gli altri, oppure si ingannano da sole. Si fanno fregare dal loro stesso cervello. Una femmina furba sa capire al volo qual è l’occasione giusta per strusciarsi a un ragazzo, Fiorenza invece si è buttata nel momento sbagliato.
Ha fatto finta di incontrare Mike per caso. Voleva spiegargli che lo stava evitando non perché ce l’avesse con lui, ma solo per obbedire agli ordini del vecchio Carmine e di Lenny. Lei non poteva sapere che lui era sconvolto da quella allucinazione col fantasma di Michele, e a maggior ragione non poteva immaginare che ogni fibra del suo cervello era concentrata ossessivamente sulla vendetta da portare a termine, al punto da perdere il senso della realtà per ogni altra situazione che lo riguardava.
Io penso che in quei giorni Mike si dimenticasse persino di mangiare e di bere, e sicuramente non dormiva. Era un fascio di nervi. Se per qualche motivo avesse dovuto attendere due anni prima di poter compiere quello che aveva in mente, beh, sarebbe stato per due anni senza chiudere occhio e senza mettere niente nello stomaco. Ma sarebbe sopravvissuto ugualmente. Denti stretti, chiodo fisso in testa, e una volontà di pietra concentrata su un unico obiettivo: rendere giustizia a Michele.
Perciò, questa era la situazione: una ragazza giovanissima, innamorata ma senza percepire l’esatta dimensione di quello che prova per Mike, gli si avvicina e lo saluta con un sorriso che le nasce dal cuore, un sorriso che significa: ‘Quanto sono felice di vederti!’
Mike, col cervello che ormai è fuori controllo e si sta fissando solo sulla vendetta, neanche la degna di uno sguardo e prosegue, tirando dritto per la sua strada.
Allora lei pensa: ‘Mi ha ignorato perché è arrabbiato con me, perché non mi sono fatta più sentire’, e allora si preoccupa e comincia a diventare imprudente. Fa qualche passetto di corsa per non farselo sfuggire, e poi lo chiama a voce alta.
Stavolta Mike si accorge di lei, di quella ragazzina tanto graziosa che gli piace pure, ma… ma che cazzo ne sa lei della merda in cui si ritrova lui?
 
Dove stai andando Mike?
 
E chi lo può sapere? Solo Dio sa dove andremo a finire.
 
Senti Mike, uno di questi giorni possiamo vederci con più calma? Volevo spiegarti una cosa…
 
Che c’è da spiegare? Va a giocare con le bambole, dai! Tanto in questo mondo non c’è nulla da capire, e ancora meno da spiegare.
 
Scusami Mike, io volevo solo chiederti se potevamo parlare tranquilli, da soli, come la sera del compleanno di zia Rosaria. Perché io è da un po’ di tempo che non mi faccio sentire, lo so, e dovrò continuare a evitarti, ma volevo spiegarti i motivi…
 
Evitarmi? Perfetto, non chiedo altro. Anzi, evita gli uomini in generale. Sai, ultimamente le donne tendono a diventare zoccole bastarde. Però la colpa non è loro, è degli uomini che glielo permettono e che invece di prenderle a calci in culo le fanno diventare signore, anzi, regine! Più sei infame e più sali in alto, la più puttana di tutte probabilmente diventerà imperatrice. Stai lontano dai maschi o ti toccherà pure a te: ti convinceranno che essere una mignotta è cosa buona e giusta, e tu ci crederai pure. Stai per conto tuo e magari fatti suora, ok?
 
Se solo Fiorenza avesse saputo quello che passava per la testa di Mike, avrebbe potuto dare un senso a quelle parole così assurde che lui gli le diceva con una voce piena di disprezzo. Disprezzo che era rivolto alle donne come Trisha, non a lei.
Purtroppo il delirio di Mike era arrivato al punto da identificare ogni singola persona con le due figure che lo ossessionavano, e le giudicava in base a loro.
Le persone attorno a Claudio erano un ostacolo alla sua vendetta, e quindi ogni picciotto del clan era un piccolo Claudio, uno schifoso. E ovviamente ogni donna era una potenziale Trisha. Anche una bambina o una brava ragazza erano solo delle future zoccole che un giorno avrebbero ucciso il marito per sposare il cognato.
Io sono sempre stato amico di Mike, anche in quei momenti, eppure ho il sospetto che se l’avesse ritenuto utile per la sua vendetta avrebbe fatto fuori anche me.
Comunque, immaginate la povera Fiorenza dopo quelle parole. Era come se l’avessero lapidata, ogni sillaba un sasso che l’aveva colpita non sulla testa, ma dentro la testa.
Arriva sua zia e glielo chiede pure: ‘Che hai, ti senti bene?’
E lei, sforzandosi di trattenere le lacrime: ‘Niente, ho solo un po’ di male allo stomaco’.
E invece altro che stomaco, il dolore è più in alto, a sinistra, dove il petto le comincia a pulsare forte e il sangue scorre troppo velocemente… Fa pochi passi, ma il suo corpo non la sostiene e crolla a terra. A quel punto la zia la porta a casa di corsa, e di fronte allo sguardo preoccupato dei suoi famigliari Fiorenza non riuscirà a nascondere la verità: dovrà ammettere davanti a suo padre che ha incontrato Mike e lui le ha rivolto quelle parole sprezzanti, folli.
E il vecchio Carmine Polonia, coglione come sempre, penserà: ‘Avevo ragione io, Mike è strafatto di coca’. E subito andrà da Claudio a riferire questa ulteriore conferma del sospetto iniziale.
 
Io giorno dopo, verso le sei e mezza eravamo tutti al bar. Avevo sparso la voce che volevo offrire un ottimo vino italiano comprato a Palermo, che in realtà avevo preso un’ora primo allo spaccio di Tino Meola.
Mancava solo Lenny, che stava a Toronto per parlare coi calabresi, e Jack D’Errico, che faceva da sentinella all’ingresso.
Mentre io raduno tutti intorno al tavolo e inizio a versare, chiamo anche Mike Amato, che stava al bancone a guardare la televisione.
E lui, come un attore consumato, fa finta di essere totalmente sorpreso e mi dice:
 
Eh? Scusa Tommy, non ti sentivo perché ho appena saputo una cosa interessante: stasera siamo stardella televisione.
 
Ovviamente sono stato al gioco:
 
Che minchia stai dicendo, Mike?
 
Davvero, non sto scherzando: hanno appena detto che stasera Dave Mulligan rivelerà notizie clamorose sulla famiglia Danese… Venite, venite tutti qui, facciamoci due risate insieme.
 
Come previsto, la maggior parte dei ragazzi non ha dato troppo peso alla cosa. ‘Le solite cazzate’, hanno pensato, ma io ho portato la bottiglia sul bancone e ho insistito con tutti per fare il brindisi davanti alla tivù e sentire le minchiate che avrebbe raccontato.
Claudio si è avvicinato di malavoglia, anche Trisha. Gli unici un po’ curiosi erano Carmine Polonia e Frankie Bruno.
Inizia il programma.
Il conduttore parte subito con le parole giuste per creare interesse:
 
Buonasera a tutti da Dave Mulligan. Questa sera parlerò di un nostro concittadino ormai scomparso: il presunto boss mafioso Michele Danese.
 
Subito un mare di ‘Eh!’, ‘Ma che vuole questo stronzo?’
Tutte le facce diventano serie, tranne quella di Mike che serra le lebbra in una piccolissima smorfia di piacere, come quella di una tigre mentre fissa da lontano la gazzella da sbranare. Ancora non ce l’ha fra i denti, però già inizia a gustarsela…
 
Come ricorderete tutti, questo controverso personaggio che secondo alcuni sarebbe stato il mandante di numerosi omicidi legati al traffico di droga, è morto pochi mesi fa. La diagnosi ufficiale è stata ‘infarto’.
Questa sera proveremo a proporre una verità alternativa con l’aiuto del giornalista colombiano
 
e a quel punto ha presentato un tizio, Heriberto qualche-cosa, che non era affatto un giornalista ma un attore pagato da Mike.
Dave Mulligan era suo amico, ma soprattutto era uno che cercava l’audience, perciò non si era fatto scrupolo a inscenare una farsa del genere pur di ritagliarsi il suo pezzetto di share serale. Voi pensate che i giornalisti di oggi inventano cazzate pur di stare al centro dell’attenzione, ma anche trent’anni non erano mica diversi.
E così, ha esposto il finto curriculum del suo ospite, immaginario redattore del più importante quotidiano di Bogotà, e gli ha ceduto la parola.
Heriberto come-cazzo-si-chiamava, parlando con pochissimo accento spagnolo, inizia a spiegare la sua trama:
 
La morte di Michele Danese ha avuto una certa eco anche in Colombia, visto che alcuni anni fa la sua presunta organizzazione criminale si sarebbe trovata in conflitto uno dei cartelli più potenti del mio paese in fatto di narcotraffico, quello dei Fortaleza.
Se permetti Dave, ricostruisco la vicenda dalle sue origini.
Nel 1971 alcuni sicari dei Fortaleza uccisero Jimmy Danese, padre di Michele e padrino storico del clan newyorkese. Ebbene, io ho saputo da fonti certe in Colombia che quell’omicidio fu un clamoroso errore di valutazione, e che l’allora boss Pedro Fortaleza era furioso coi suoi uomini che avevano commesso uno sbaglio così madornale.
Nei giorni successivi Michele Danese avrebbe organizzato una feroce vendetta nei confronti dei Fortaleza e dei loro alleati a New York, e infatti si verificarono numerosi delitti nell’ambito della criminalità legata allo spaccio di droga. Sarebbero tutti da attribuire al clan Danese, e questo non lo dico io: è un’opinione di molti investigatori del FBI.
In quel momento si verificò una spaccatura all’interno del cartello dei Fortaleza.
Alcuni, tra cui il figlio del boss, Diego, sostenevano che ormai la guerra era scoppiata e bisognava combatterla. Altri ritenevano inutile e pericoloso affrontare i Danese a New York, dove erano troppo potenti. Il vecchio Pedro Fortaleza scelse la linea della prudenza. Ritenne che l’omicidio di Jimmy Danese e quelli dei suoi amici e alleati in qualche modo si compensassero, e abbandonò l’idea di ritagliarsi un suo spazio a New York.
Dopo la morte di Pedro Fortaleza e il passaggio di poteri nelle mani di Diego, era lecito aspettarsi il ritorno a una politica più aggressiva verso il clan italiano, perciò quando ho saputo della morte di Michele Danese ho subito sospettato che ci fosse dietro la mano dei Fortaleza.
 
Ma si è trattato di un infarto, non di omicidio, lo ha interrotto Mulligan.
 
Hai ragione Dave, ma questa è stata la causa di morte ufficiale. La domanda che mi sono posto è: cosa ha provocato l’infarto? Reali problemi cardiaci del presunto boss italiano, o qualcos’ altro…?
 
Nessuno se ne è accorto, ma Claudio ha avuto un tic nervoso mentre venivano pronunciate queste parole.
 
Vedi Dave, in Colombia esistono dei coltivatori di papavero d’oppio capaci di distillare sostanze velenose o allucinogene che solo pochi conoscono. Tra queste c’è anche una mistura in grado di causare un collasso cardio-circolatorio che agli occhi di tutti sembrerebbe naturale.
 
Anche per un medico esperto al quale sia permesso di eseguire un’autopsia approfondita?
 
Nel novanta per cento dei casi, sì.
 
‘Ma che stronzate!’, ha cominciato a dire Andy Vuolo scocciato. Anche gli altri ragazzi sembravano urtati, però percepivo che un po’ di curiosità ce l’avevano. Tutti, tranne Claudio e Trisha. Loro avevano l’aria di chi già conosce perfettamente tutta la storia…
 
Ed ecco che siamo arrivati alla prima sorpresa: Michele Danese non sarebbe stato vittima di un infarto, ma di omicidio. Però c’è un ulteriore colpo di scena ancora più incredibile, vero Heriberto?
 
Esatto Dave. Io avevo immaginato che quella morte fosse stata causata dai Fortaleza, così ho provato a raccogliere informazioni in merito presso le mie fonti di fiducia. Ho avuto una rivelazione sconvolgente: mi hanno confermato che il decesso è stato indotto da una sostanza tossica, ma il responsabile non sarebbe affatto Diego Fortaleza.
 
E allora chi avrebbe avvelenato Michele Danese?
 
Qualcuno all’interno del suo clan.
 
Non vi dico quello che è successo appena quel tizio ha finito di pronunciare queste parole!
Nick Marcelli è saltato dalla sedia. ‘Ma che cazzo si sta inventando questo pezzo di merda!’, ha urlato.
‘Spegni la televisione Mike, non le stiamo neanche a sentire queste minchiate!’ sbraitava Bernie Cascio.
Mike è rimasto impassibile. Anzi, aveva quasi l’aria di chi si stava divertendo, e ha risposto:
 
Ma dai, facciamoci due risate!
 
e si è messo addirittura a richiamare i ragazzi che si stavano allontanando e non volevano più ascoltare la televisione.
Io invitavo a fare silenzio, parlavo con tutti, ma con la coda dell’occhio guardavo sempre Claudio. Mi sono accorto che sulla fronte gli luccicavano delle gocce di sudore, eppure non faceva caldo per niente…
Trisha invece non dimostrava nessun tipo di tensione. Penso che se quella femmina fosse nata uomo avrebbe avuto le palle più grosse delle tette. Però era donna, e si comportava con le malizie da donna, anzi da puttana. Peccato davvero.
Intanto Heriberto stava continuando con le sue rivelazioni:
 
Un appartenente al cartello dei Fortaleza mi ha confermato che un flacone di quella mistura micidiale è stato fornito a un newyorkese con cui si è incontrato a Miami proprio pochi giorni prima del decesso di Michele Danese. Ho chiesto alla mia fonte se avesse poi saputo l’identità dell’acquirente, e lui mi ha risposto di no. Però ha aggiunto che ha visto la sua faccia nella foto scattata in chiesa il giorno del funerale.
 
Quindi la persona che ha comprato il veleno conosceva Michele Danese, al punto da essere presente il giorno delle sue esequie.
 
Esatto Dave. É difficile ipotizzare se sia stato o no l’esecutore materiale, probabilmente ha agito su incarico di qualcun altro all’interno del clan Danese. Comunque lui stesso doveva fare parte di questo complotto.
 
E sei assolutamente certo che fosse in chiesa al momento del funerale?
 
La mia fonte non ha avuto dubbi. Mi ha confermato con estrema sicurezza che l’acquirente era seduto in prima fila, in mezzo ai famigliari del boss.
 
A quel punto era impossibile mantenere la calma, per tutti.
Nick Marcelli ha tirato un bicchiere contro il televisore. Ha cominciato a urlare ogni genere d’insulto a Heriberto e Dave Mulligan, e anche gli altri facevano commenti schifati o quanto meno scettici.
Solo Mike Amato ha sussurrato in modo volutamente provocatorio:
 
Speriamo che sia tutto falso, perché se fosse vero sarebbe grave.
 
Carmine Polonia l’ha quasi aggredito.
 
Ma non c’è neanche da dirlo, è ovvio che sono tutte stronzate!
 
Mike si è allontanato senza rispondere.
Anche Claudio e Trisha sono andati via zitti zitti, con la faccia pallida. Stavolta ce l’aveva pure lei.
I ragazzi facevano a gara a chi urlava con più convinzione che quel programma era solo un mare di merda. Ma io credo che qualcuno gridasse per convincere se stesso, più che gli altri. Qualche dubbio è cominciato a sorgere, ne sono sicuro.
E mica sarò stato l’unico che quando ha saputo della morte di Michele ha pensato male, no? Anche qualche altro picciotto l’avrà avuta questa sensazione, e magari l’ha cancellata perché non poteva – anzi non voleva – credere che fosse stata possibile una cosa del genere.
Io sono uscito fuori dal bar, e ho beccato Mike che faceva il riassunto della trasmissione a Jack D’Errico. Gliela stava raccontando con un tono di voce talmente inquietante che è riuscito a essere persino più convincente di Heriberto: Jack non ha mica detto ‘Impossibile! Cazzate!’, l’ha solo ascoltato in silenzio con gli occhi sempre più assorti.
L’ho preso sotto braccio e l’ho portato via.
 
Come è andato lo spettacolo?, mi chiede tutto soddisfatto.
 
Bene, gli rispondo io. I due piccioncini sembravano paralizzati.
Ma non ho potuto continuare il discorso. Nick Marcelli ha chiamato Mike e gli detto che Claudio voleva parlare con lui.
Ho sudato freddo. Ho immaginato che fosse già arrivata la resa dei conti, e che Claudio stesse aspettando Mike nella sua stanza con la pistola pronta e il silenziatore innestato. Quel programma televisivo non poteva essere stato un caso, persino un coglione come Claudio lo aveva sicuramente capito.
In quel momento mi pareva anche abbastanza evidente il collegamento con Mike. Mi dicevo:
 
Dave Mulligan è amico di Mike Amato, Claudio lo saprà sicuramente e avrà fatto due più due.
 
Invece, a pensarci bene, la cosa non era così evidente.
Cazzo!, io ero il migliore amico di Mike e fino al giorno prima non sapevo che lui conoscesse Dave Mulligan! Figuriamoci gli altri!
No, obbiettivamente parlando era impossibile che avessero già capito tutto. Qualcuno aveva scoperto che Michele era stato avvelenato da loro due, ormai se ne erano resi conto, ma ancora non sapevano chi fosse la spia misteriosa che li poteva sputtanare.
Però in quel momento credevo che avessero già compreso ogni cosa, ogni minimo dettaglio.
Mike avrà pensato la stessa cosa, e così quando è salito nel soppalco del bar aveva innestato pure lui il silenziatore.
Ma non c’era mica Claudio ad attenderlo. Si è trovato di fronte Trisha.
Non so perché ci abbia voluto parlare lei. Probabilmente ha immaginato che sarebbe stato più malleabile. Avrete capito che la ragazza non era per niente stupida, e sicuramente a suo tempo si era resa conto che Mike provava attrazione per lei.
Posso persino dire – ma è solo una mia impressione – che forse Mike aveva sviluppato un odio latente per Claudio perché lui si scopava Trisha senza meritarsela, a differenza di Michele.
Comunque sia, si sono trovati di fronte. Non ho mai saputo quale fosse lo scopo di quel colloquio. Probabilmente lei e Claudio stavano solo verificando se i ragazzi del clan avessero creduto alle parole di Dave Mulligan.
Sapete, nei momenti difficili la fedeltà dei picciotti è fondamentale. Devi essere sicuro che non nutrano alcun dubbio nei tuoi confronti, o sei fottuto. Bisognava metterli alla prova uno per uno, e Mike era sicuramente il primo da testare visto che negli ultimi giorni aveva dato segnali di instabilità sotto ogni punto di vista. Un’instabilità talmente preoccupante che a Claudio gli erano mancate le palle per affrontarlo di persona, e aveva lasciato l’incarico a quello che era ormai il vero boss dei Danese, Trisha Merone.
Deve essere andata più o meno così:
Mike Amato entra nel soppalco. C’è solo la vecchia luce al neon che si sta esaurendo, e lampeggia di continuo, così la stanzetta è avvolta in una penombra violacea che ogni tanto diventa blu scuro. Lui ha la mano pronta a estrarre la pistola e sparare, e avendo visto Trisha al posto di Claudio sente puzza di agguato alle spalle. Conosce bene suo cugino, è proprio il tipo da mandare avanti una donna mentre lui sta nascosto, pronto a darti una pugnalata sulla schiena.
Trisha sta per dirgli il motivo per cui è stato convocato, e il quel momento esatto la tenda davanti alla finestra si muove…
Che avreste fatto voi?
Io, personalmente, avrei avuto la stessa reazione di Mike. In una situazione del genere, considerato quello che era appena successo, l’unica cosa logica era sparare.
Sì, l’unica cosa logica! O forse pensate che sia meglio starsene zitti e buoni a farsi ammazzare come una bestia al mattatoio?
Se noto qualcuno nascosto dietro una tenda, per me è Claudio che mi sta tendendo una trappola, è ovvio! Come cazzo faccio a sapere che invece è solo quel grandissimo coglione di Carmine Polonia? Che ne so io che un attimo prima lui ha parlato con Trisha e gli ha detto:
 
Mike Amato è fatto di cocaina ultimamente, lasciarti sola con lui mi sembra rischioso. Meglio che rimango anch’io, nascosto dietro la tenda, pronto a intervenire se necessario.
 
Che testa di cazzo quell’uomo! Ha scelto il modo migliore per farsi ammazzare come un cane!
Quando siamo arrivati io, Claudio, e Frankie Bruno, il suo corpo era già crollato a terra senza più vita. La tenda strappata lo aveva avvolto come un sudario in cui lui aveva fatto le prove generali prima ancora di esalare l’ultimo respiro. Bianco, pulito, tranne una macchia rossa all’altezza del ventre che si dilatava lentamente…
Le urla di Trisha erano state fortissime. In pochi minuti sono arrivati anche gli altri ragazzi.
Mike portava in faccia la stessa maschera da matto degli ultimi giorni. Ci ha sorriso e poi ha detto:
 
Ho ammazzato un topo bello grosso, eh?
 
Tony Canosa è rimasto sconvolto. Non per la morte di Carmine Polonia, ma per quelle parole.
Come vi avevo già detto, ormai Mike percepiva la gente solo in base ai suoi propositi di vendetta. Chi stava vicino a Claudio era un ostacolo, e Carmine sicuramente gli era fedele, perciò non ha provato particolare dispiacere ad averlo fatto fuori, sia pure per sbaglio.
Ho pensato che Mike ormai era fregato. Non si può commettere una cazzata del genere senza pagare pegno.
Invece Claudio ha avuto una reazione che non mi sarei mai aspettato.
Ha chiesto a Trisha cosa era successo, e lei ha piagnucolato che era stata una disgrazia.
 
Mike ha sparato senza sapere.
 
che poi era la verità, dopo tutto.
Allora Claudio ci ha ordinato di non parlare con nessuno. Avrebbe pensato lui personalmente a chiamare Lenny Polonia a Toronto per dargli la notizia.
Poi ha rammentato a Mike Amato che lui, Jeff Galdini e Sammy Rosati dovevano occuparsi di quella questione a Atlantic City, e gli ha detto di cominciare a organizzare il viaggio. Lo ha liquidato così, come se il fatto di avere appena ucciso Carmine Polonia fosse una ragazzata.
Non ci capivo più nulla. Mi sembrava assurdo, inconcepibile!
 
Invece, a pensarci bene, c’era una logica. A Claudio faceva comodo un Mike Amato schifato da tutti, un Mike Amato che – sia pure per colpa della cocaina che gli aveva bruciato il cervello – aveva sparato a Carmine Polonia, uno degli uomini più rispettabili della famiglia Danese.
Nonostante le stranezze degli ultimi tempi, Mike continuava a godere di un certo prestigio all’interno del clan, e se lo avesse perso sarebbe stato un grosso vantaggio per Claudio. E poi cominciava ad averne paura. Sicuramente avrà pensato ‘E se ci fossi stato io dietro quella tenda?’…
In un attimo aveva elaborato un gran bel piano: Mike fuori dalle palle a Atlantic City, con Jeff e Sammy a fargli da angeli custodi; il consiglio di amministrazione del clan riunito, e Claudio che proclama: ‘Ragazzi, avete visto che ha combinato Mike? Mio malgrado, sono costretto a chiedervi se non sia il caso di levarlo di mezzo prima che si renda responsabile di altri episodi del genere’; i picciotti che, per forza di cose, gli rispondono: ‘Eh!, a questo punto è una scelta inevitabile! Dolorosa, ma inevitabile!’; e lui che fa una telefonata a Jeff e Sammy e gli dice: ‘Mike Amato è morto, pensateci voi a informarlo della cosa’.
Un bel progetto, davvero. Se gli avesse sparato lui a Mike, si sarebbe sporcato le mani e avrebbe creato un clima difficile all’interno della famiglia. Invece, in questo modo, Claudio ne usciva pulito: non avrebbe decretato la condanna da solo, ma con l’approvazione di tutta la famiglia.
Però gli eventi hanno seguito un’altra strada. Non si può pianificare tutto, le situazioni future non sono mai disposte a lasciarsi scrivere come se si trattasse di un testo teatrale, in cui puoi decidere a piacimento quale sarà il finale. Le situazioni si creano da sole, al di fuori del tuo controllo. E Claudio si è reso conto di essere un burattino anziché un burattinaio quando ormai era troppo tardi per modificare la trama.
 
Intanto noi avevamo un bel problema: il cadavere di Carmine Polonia steso a terra dentro il nostro quartier generale.
I federali ci stavano col fiato sul collo, non potevamo permetterci di regalargli un omicidio. Loro aspettavano solo l’occasione giusta per fare le pulci a tutti quanti, e ve la immaginate la scientifica che viene al bar e si mette a frugare dappertutto? E il pubblico ministero che ci interroga uno per uno per sapere esattamente cosa è successo, come è nato questo ‘incidente’?...
No, improponibile. Carmine era deceduto, ok. Ma non poteva risultare vittima di un assassinio. Dovevamo strappargli quell’etichetta di dosso.
Ho chiamato al volo il dottor Ligresti, che gli ha preparato un bel certificato di morte: infarto, mentre si trovava a casa sua.
Poi bisognava smaltire il corpo.
Lo abbiamo caricato di nascosto in macchina, chiuso dentro un sacco, e a mezzanotte lo abbiamo consegnato alle pompe funebri dell’amico Gaudino, che era stato informato e ci aspettava con la bara già pronta e tutti i permessi per l’inumazione. Lo ha inscatolato, e alle quattro di mattina l’ha portato al cimitero, aperto appositamente per noi.
 
I ragazzi del clan erano già lì. Mancava Lenny Polonia, e questa è stata la prima grossa cazzata di Claudio.
Lenny lo aveva implorato di aspettare il suo ritorno da Toronto, ‘Alle due del pomeriggio arrivo a New York’ gli aveva detto.
Ma Claudio si era scusato sostenendo che non poteva rischiare di trovarsi i federali tra le palle, bisognava liquidare la faccenda in poche ore, senza dargli il tempo di accorgersi di quel che stava accadendo.
Il funerale si svolse in un camposanto deserto. Era ancora notte praticamente. C’eravamo solo noi, e nel silenzio i lamenti di Fiorenza sembravano ancora più strazianti.
Ecco, questa fu la seconda cazzata di Claudio: la ragazza non doveva venire. Fu una sofferenza atroce per lei, anche se il peggio doveva ancora arrivare. Il giorno dopo qualcuno le raccontò la verità, e gli disse il nome di chi aveva esploso il colpo.
… Suo padre ucciso dall’uomo di cui lei era innamorata.
Come doveva reagire quella poveretta? Di fronte a una cosa del genere si può solo impazzire dal dolore, e magari capita che tua zia sia proprio scema – non a caso era una cugina di Carmine – e ti dia una confezione di psicofarmaci per calmarti…
Ma sto andando troppo avanti.
Il funerale dicevo.
É sempre una cosa brutta quando mettono sottoterra uno che conoscevi.
Trisha piangeva, era sincera, si vedeva che non stava fingendo. E anche Claudio era davvero triste.
In fondo pure un assassino prova dei sentimenti, ve lo posso garantire per esperienza diretta. Aver ammazzato una o dieci o cento persone, mica ti toglie l’anima. Puoi manipolare le loro morti, puoi farci dei calcoli sopra, puoi essere il più grande stronzo di questo mondo, però non puoi cancellare dalla mente le cose che ti legavano alla persona dentro la bara… Piccoli ricordi speciali, situazioni che ti hanno fatto sorridere. E Carmine Polonia era stato una specie di zio per Claudio, ai tempi della sua infanzia. Sicuramente stava pensando ai tanti momenti trascorsi con lui quando era bambino.
Trisha gli stava avvinghiata a un braccio, e lui la stringeva come se volesse proteggerla. Si volevano bene, non c’era dubbio. Talmente bene da essere arrivati al punto di togliere di mezzo l’ostacolo che li divideva, Michele.
Di sicuro lei non avrebbe mai potuto divorziare, e altrettanto sicuramente sarebbe stato impossibile per Claudio dire a suo fratello: ‘Mi piace tua moglie’. Roba che Dio solo sa il caos che sarebbe seguito.
Ammetto che in quel frangente, per la prima volta, li ho visti con occhi diversi. Come una coppia innamorata, e non come due bastardi, anche se tali restavano. Infami, ma molto teneri.
Anche Mike li ha percepiti così in quel momento. Me lo disse lui stesso.
Appena finite le esequie, ha chiesto a Jeff e Sammy se prima di partire per Atlantic City potevano lasciargli dieci minuti liberi.
 
Visto che stiamo al cimitero, volevo vedere la tomba di un amico.
 
L’ho accompagnato io.
Mentre camminavamo in mezzo a quella scacchiera bianca e verde di lapidi e erba, ha pronunciato qualche parola di compassione per Fiorenza.
 
Povera ragazza. Pensare che gli piacevo pure, e invece sono diventato quello che ha ammazzato suo padre. Proprio vero: quando uno crepa il problema è per chi rimane, mica per il morto.
 
Poi mi ha condotto davanti alla tomba di Vinnie Iorio, un nome che a voi probabilmente non dice nulla.
Quando noi eravamo bambini, alla fine degli anni ’50, Vinnie Iorio faceva l’attore in una sitcom. É stato uno dei primi italiani ad avere successo in televisione. Un bell’uomo, alto, con un viso che all’improvviso diventava di gomma. Si inventava certe smorfie che ti facevano ridere solo a guardarlo, anche se non diceva niente.
 
Un giorno papà me lo fece conoscere
 
mi spiegò Mike.
 
Mi disse: ti piacerebbe conoscere Rocco Baldoni?
 
(era il nome del personaggio che interpretava nella sitcom)
 
Un’ora dopo eravamo nella sua villa, a Newark. Mi prese sulle ginocchia e mi fece un sacco di domande sul telefilm per essere sicuro che non mi fossi perso neanche una puntata. Scherzava. Si è messo a ripetere le stesse battute della puntata in cui il figlio non aveva superato gli esami.
‘E tu sei bravo? Li fai i compiti?’
Mi sembrava incredibile. Era come se fosse uscito direttamente dalla televisione.
Pensavo: da grande vorrei essere come lui.
Eccolo là. Un mucchietto d’ossa sotto terra, dentro una cassa di legno. Adesso lo posso dire con certezza che un giorno sarò proprio come lui.
 
Era strano ascoltare Mike Amato che pronunciava frasi del genere, quasi più strano che sentirlo parlare di fantasmi e visioni notturne. É stato a quel punto che ha nominato Claudio e Trisha.
 
Bella coppia, eh? Se non avessero fatto fuori Michele farebbero quasi tenerezza. In fondo è tutto qui il problema.
Michele era mio cugino, ma anche Claudio lo è, in fin dei conti. La parentela conta poco. É solo il tipo d’affetto che uno prova per l’altro a fare la differenza.
Ti chiedo una cosa Tommy: ma secondo te, a parti invertite, come mi sarei comportato? Se fosse stato Michele a ammazzare Claudio, avrei provato schifo per Michele? Avrei sentito la necessità di vendicare Claudio?
No Tommy, non mi rispondere ‘Questo lo puoi sapere solo te’!
Io non lo so! Altrimenti mica te l’avrei chiesto!
Sinceramente, senza neppure pensare che comunque è una questione d’onore e che lui non è la persona adatta a guidare la famiglia, cosa pensi che avrei fatto?
 
Alle cinque di mattina, in un cimitero, Mike Amato si poneva dubbi esistenziali. Come il tizio di quella tragedia di Shakespeare che dice ‘Essere o non essere’ col teschio in mano.
Ecco, potevo dire di averle viste proprio tutte.
Prima Mike Amato pazzo, e ci può stare. Poi Mike Amato sentimentale, e perché no? Ma Mike Amato che fa il filosofo era troppo. Glielo ho detto subito:
 
Senti, tu lo sai bene che se devi ammazzare qualcuno non ti devi porre troppe domande. Anzi, su qualunque cosa non puoi permetterti di esitare, specie nella posizione in cui ci troviamo. Se uno comincia a farsi tante seghe in testa, gli vengono i dubbi pure se deve andare a pisciare oppure no.
Per portare avanti questa cosa bisogna essere pronti a sparare anche “nel dubbio che”, come hai fatto con Carmine. Perciò Mike: se la testa ti sta crollando lasciamo perdere ogni idea
 
‘di vendetta’, stavo per dire. Ma è arrivato Sammy Rosati e ha borbottato che era il momento di andare. Atlantic City li aspettava.
Avrebbe aspettato per un bel pezzo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: ariano geta