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Autore: Scaramouche    24/05/2011    9 recensioni
-Non so se ho voglia di conoscere i tuoi, Susan- sbotto spazientito, questa conversazione sta diventando snervante, giuro che se la mia ragazza non la smette, le tappo la bocca con un calzino. Io non voglio conoscere i suoi genitori. Praticamente li conosco già, Susan mi ha raccontato ogni minimo dettaglio “indispensabile”.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi rifiuto di credere di essermi innamorato di un ragazzo, mi rifiuto di credere di essermi innamorato e basta. Le ragazze si innamorano, i ragazzi vogliono solo fare sesso. E in effetti forse è anche per questo, anzi, solo per questo, che il mio povero cervellino è infestato da Cory Montheith. Santo cielo, nemmeno di notte mi lascia tranquillo, infatti stamattina, quando mi sono svegliato, ho  facilmente dedotto dal fastidio all’inguine che durante la notte la mia mente ha prodotto sogni non proprio pudici. Su Cory.

Voglio baciarlo di nuovo, voglio fargli molto altro dopo averlo baciato.

Ok, calma, respiro profondo.

Non posso lasciarmi influenzare da queste stupide fantasie, e di certo non posso incantarmi di nuovo a fissare il suo profilo, dall’altra parte della mensa, mentre mangia. È sexy pure mentre mangia.

Scrollo la testa per riprendere il controllo dei miei pensieri che sembrano non voler andare nella direzione giusta.

Oggi pomeriggio devo andare a studiare da Susan e non è ammissibile che io mi presenti con la bavetta alla bocca per un qualsiasi ragazzo. Ma Cory non è uno qualsiasi! Lui è…Cory Montheith, l’unico che mi sta così appiccicato negli spogliatoi, che divide una sigaretta con me o da cui mi faccio toccare, eccetto Ben ovviamente. Non si sa mai come reagirebbe il mio corpo, quindi è meglio sperimentare un poco alla volta.

Cory ad esempio mi scatena le farfalle nello stomaco e un’improvvisa demenza.

Ma con, non so, il professor Jackman ad esempio, potrei morire all’istante. Sì, ok, i sogni poco pudici li ho avuti pure su di lui.

Ricapitolando comunque un diciassettenne scatena i miei ormoni più della mia attuale fidanzata, da cui dovrei essere proprio in questo istante se non voglio essere sbranato vivo.

Annoiato suono il campanello di casa Wilson, e aspetto che Susan apra la porta, giocherellando con il portachiavi a forma di cuore –regalo di S. Valentino di Sue- che ho legato alla cerniera della cartella.

La porta si apre subito, e Susan, dopo avermi baciato dolcemente mi fa accomodare in casa sua. Più che una casa mi sembra una villa, l’entrata è grande come il mio salotto, con uno specchio enorme su una parete. Ci spostiamo in salotto –ci fossi mai entrato!- un televisore minimo 54 pollici fa bella mostra di sé su uno scaffale stracolmo di DVD, CD, Videogames! Mi avvicino rapito dalla magnificenza di questo elettrodomestico. La mia preadolescenza è stata segnata dallo slogamento dei pollici per il troppo gioco con la PlayStation in una TV che ti rovinava gli occhi,  ma ora mi rendo conto di essere nulla in confronto a questo.

Tre console, non una, ma ben tre. Cosa se ne fanno di tre console?

-Robert, aspettami in giardino, prendo i libri e una limonata e poi ti raggiungo, d’accordo?- mi dice lei, sparendo su per le scale.

-Sì-sì, certo- rispondo distratto. Resterei più volentieri in salotto, ma mia madre dice sempre “C’è il Sole Robby, va’ fuori invece di diventare cieco davanti a quel televisore”, così mi alzo e mi giro verso l’enorme vetrata per dare un’occhiata al giardino.

HANNO LA PISCINA!

Perché non sono venuto qui prima? Io e i miei strambi stereotipi, ci vivrei più che volentieri in una casa del genere.

Titubante e schiacciato dalla spettacolarità di questa casa, mi avvicino alla porta e finalmente esco nel giardino. Fuori è piacevolmente caldo, e per un attimo penso che mi farei volentieri una tuffatina in quest’acqua.

Non lontano dal bordo ci sono un paio di sedie a sdraio, e io mi accomodo comodamente su una di esse, distendendo i piedi e sistemandomi gli occhiali da sole sul naso. Chiudo gli occhi, aspettando con infinita pazienza Susan, se la conosco si sarà cambiata almeno una decina di volte per trovare un vestito adatto alla situazione e alla mia presenza.

Dopo un po’ sento la portafinestra chiudersi, così mi metto seduto scherzando con un –Ce ne hai messo di tempo eh!- ma le parole mi si bloccano in gola quando vedo che non è Susan quella che è uscita.

Ma un uomo, alto, biondo, estremamente biondo, seminudo, con solo un asciugamano legato alla vita, che cammina tranquillo a bordo piscina.

Se è un sogno non svegliatemi.

Rimango imbambolato a osservare il suo movimento fluido nel togliersi l’asciugamano –restando fortunatamente in costume- e gli occhiali scuri, per poi poggiarli lì vicino alla scaletta della piscina.

Si gira e mi sorride, ha dei denti perfetti, e le labbra sottili. Credo che d’ora in poi i miei sogni poco pudichi saranno su quelle labbra.

Credo che abbia notato le mia espressione poco intelligente perché ridacchia e distoglie lo sguardo per poi tuffarsi con la grazia di un delfino, nell’acqua cristallina.

Il mio sguardo resta incollato nel posto dove fino ad un attimo fa c’era la più bella creatura che io abbia mai visto in tutta la mia breve vita, e vedo che sul pelo dell’acqua  affiora un paio di slip del costume.

Perdo un battito.

La cascata di immagini che mi si riversa in testa non mi aiuta di certo a mantenere un controllo. Mi abbasso gli occhiali sul naso e praticamente resto lì a fissare quel costume blu, incapace di concentrarmi su un’altra cosa che non sia l’idea di quell’uomo nudo lì nell’acqua.

Ha cominciato improvvisamente a fare troppo caldo, rivaluto attentamente la mia precedente proposta mentale sul fare un tuffo, e adesso mi sembra più che auspicabile. Mi ci getterei vestito lì dentro.

Cazzo, Robert calmati, devi farti vedere da uno bravo, i tuoi ormoni sono impazziti.

L’uomo riemerge poco lontano da dove si era tuffato, e con un paio di bracciate raggiunge il suo costume per poi tornare ad aggrapparsi al bordo.

Oddiosanto. I miei neuroni stanno ballando la quadriglia irlandese alla vista di questo panorama.

-Questo costume mi è decisamente troppo largo, dannato il commesso di quel negozio- borbotta fra sé e sé il biondo, apparentemente agitandosi nell’acqua per rinfilarsi gli slip.

-Ehi, ciao- si rivolge a me con voce suadente, o almeno a me è sembrato che lo sia.

-C-ciao-

-Sei Robert giusto?- mi chiede, sempre con lo stesso tono,e adesso mi appare come la cosa più erotica della terra.

Annuisco senza parlare, non credo di esserne ancora in grado.

-Io sono Jude, il papà di Susan, sono sicuro che ti abbia già detto di me, va fiera dei suoi genitori- “è palesemente ovvio che mi abbia parlato di te, ma non aveva nemmeno accennato al fatto che sei così infinitamente bello”.

Vorrei tanto rispondergli così, oh ma quanto vorrei farlo. Ma mi trattengo.

-Piacere- continua, uscendo con un balzo dalla piscina. Facendo così tutta l’acqua gli scivola addosso ricadendo sulle mattonelle arancioni, rendendolo splendente sotto luce del Sole.

Mi porge la mano, per un attimo sono tentato di prendergli quella mano, poi il braccio, la spalla, il petto, possibilmente l’intero corpo, ma poi quasi meccanicamente gliela stringo.

Quando si stacca, si perché io non avevo più intenzione di lasciarlo andare, prende il suo asciugamano e comincia a passarselo dappertutto, raccogliendo le goccioline che non ne volevano sapere di scivolare via da quel corpo perfetto.

 -Susan è una brava fidanzata?- mi chiede, subito dopo, interrompendo i miei lunghi viaggi mentali. E prima che possa realizzare veramente cosa mi ha chiesto balbetto un –Sì-sì- liquidando il discorso.

E proprio in quel momento dalla casa esce anche lei, con un vassoio su cui sono poggiati dei bicchieri e una brocca di limonata.

-Parli del diavolo…- scherza suo padre, dandomi le spalle. Oh sì, scherza con lei ancora per un po’.

-Ciao papà…- dice lei, fingendosi offesa, per poi poggiare il vassoio su di un tavolino vicino agli sdraio e stampare un bacio sulla guancia di Jude.

-Come stai tesoro?-

-Bene papà, hai conosciuto Robert?- gli chiede, sedendosi a fianco a me, che non mi accorgo nemmeno della sua presenza.

-Sì, stavamo parlando di te prima- sorride. Oddio, sorride.

-E cosa dicevate?-

-Che sei una brava fidanzata- A questo punto lei salta sullo sdraio abbracciandomi forte.

-Oh, Robert! Che carino che sei, ti amo amore mio!- si abbassa per baciarmi, e nonostante io risponda in modo decente al suo bacio, continuo a guardare Jude da dietro le lenti scure. Ha preso un bicchiere di limonata e ha cominciato a bere dalla cannuccia. Tramutatemi in una cannuccia, subito! Possibilmente quella cannuccia…

Susan si stacca quasi subito, precipitandosi a prendere un bicchiere anche a me. Me lo molla in mano, è freddo. Ci voleva, stavo bollendo ormai.

Bevo in fretta sperando che la limonata ghiacciata riesca a raffreddare i miei bollenti spiriti, quando vedo Jude allontanarsi con la sua asciugamano e gli occhiali, lasciandoci soli.

Finalmente torno a respirare regolarmente, sperando dentro di me che Susan non si accorga di come sono accaldato e schifosamente eccitato. Lo so, non dovrei, ma quello era un uomo bellissimo che si è buttato in piscina riemergendone del tutto nudo e bagnato, e io è da troppo tempo che reprimo i miei istinti, capitemi.

-Studiamo?- propone Susan, aprendo la sua cartella.

-Certo- rispondo, affannato.

 

Poco dopo Susan praticamente si dimentica di Biologia perché è da almeno cinque minuti che siamo impegnati in un bacio infinito.

Mi spinge a stendermi sullo sdraio e mi sale sopra, senza mai lasciare la mia bocca, e cominciando ad accarezzare il mio petto.

Io rispondo con movimenti meccanici, senza chiudere gli occhi, altrimenti la mia mente potrebbe vagare libera e finirei per immaginarmi qualcun altro a farmi quel che mi sta  facendo lei, poi mi ecciterei, e sarei praticamente costretto da forze maggiori a fare del sesso che non voglio fare.

Da come si può intuire ogni volta che Susan ci prova con me, nessuno dei due è più vergine, ebbene sì, sono stato io il suo primo, e i sensi di colpa mi perseguitano tutte le notti, insieme ai sogni poco pudici, e io mi sento un mostro, costantemente.

Data la poca considerazione che metto nei gesti riesco ad accorgermi che qualcuno è uscito in giardino, e ha chiuso la porta. Faccio vagare lo sguardo in giro, non senza qualche difficoltà, e vicino al bordo piscina incontro di nuovo gli occhi azzurri di Jude, che mi guarda divertito.

Si avvicina, ma non riesco a distogliere lo sguardo da lui, voglio che mi veda, che sia invidioso di quello che in questo momento non può avere, dico invidioso perché dalla casa che ha mi sembra un uomo che se vuole qualcosa se la prende senza tanti complimenti, baci e saluti.

Si lecca le labbra, e per un momento il suo sguardo diventa famelico, come quello di un leone che osserva una gazzella indifesa, per poi ritornare subito strafottente.

Non so come ma Susan si accorge che non la stavo degnando di uno sguardo, sta per rimproverarmi quando vede suo padre lì vicino.

-Papà!- urla, infastidita.

-Oh, mi dispiace, non volevo interrompervi, ero venuto solo a prendere il vassoio- si scusa lui, sorridendo malizioso, prendendo veramente il vassoio e allontanandosi.

Susan si risistema e torna a prendere i libri.

Ho la netta sensazione che Jude abbia capito tutto, ma proprio tutto tutto.

 

A/N

Siete autorizzati ad uccidermi per il ritardo...ma ci sarà ancora qualcuno che segue sta cosa?! ._______. Breve ringraziamento alle recensioni per lo scorso capitolo :DD <3

 

   
 
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