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Autore: Scaramouche    06/03/2011    5 recensioni
-Non so se ho voglia di conoscere i tuoi, Susan- sbotto spazientito, questa conversazione sta diventando snervante, giuro che se la mia ragazza non la smette, le tappo la bocca con un calzino. Io non voglio conoscere i suoi genitori. Praticamente li conosco già, Susan mi ha raccontato ogni minimo dettaglio “indispensabile”.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi aggiro per i corridoi del liceo cercando Susan, ma non la vedo da nessuna parte. Dove si è andata a cacciare?

-Ben! Hai visto Susan?- fermo il mio amico, che mi risponde scuotendo la testa.

Ma dove diavolo…? In quel preciso istante nel mio capo visivo entra Cory, che mi saluta con un gesto un po’ equivoco della mano ed entra in bagno. No. Non entrerò nel bagno con lui. Le mie gambe fanno per me, e pochi secondi dopo mi ritrovo a spingere la porta girevole di legno per finire nel bagno dei ragazzi vicino all’aula di scienze.

Cory si accorge della mia presenza e mi sorride.

-Ciao Robert!-

-Hai visto Susan?- taglio corto, senza nemmeno salutarlo.

-No, stamattina non l’ho vista al suo armadietto, possibile che sia a casa-

-Impossibile, non mi ha detto niente…- rifletto perplesso ad alta voce, e notando che Cory mi sta fissando -…è la mia ragazza- concludo, come cercando di calcare la mia relazione con Susan. Perché lo sto facendo poi?

-Lo so- dice lui, sempre con quel sorrisetto sulla faccia. Cerco di sfuggire al suo sguardo cominciando a fissare ad una ad una tutte le mattonelle delle pareti, contando le scritte che le deturpano “School Sucks!” , “Pattinson is gay”, qualcosa di incomprensibile, “Tina i luv u” e così via.

-Senti, Robert…- il ragazzo di fronte a me, che è più alto del sottoscritto, mi distoglie dai miei viaggi mentali.

-…ti andrebbe di darmi una mano con gli allenamenti? Sono parecchio duri, e io sono nuovo della squadra…- ma io non ascolto una sola parola di quello che mi dice, la mia attenzione è focalizzata su quelle labbra che si muovono creando parole inesistenti. E cos’è questa voglia irrefrenabile di toccarle?

Deglutisco.

La mia lingua saetta fuori per inumidire le mie labbra secche.

Le sue si muovono ancora, sono invitanti.

Voglio toccarle.

 Afferro il suo viso buttando a terra i libri che tenevo sotto al braccio, e premo violentemente le mie labbra sulle sue. Per la foga del mio gesto lui arretra di qualche passo, ma un secondo dopo mi spinge via violentemente, facendomi sbattere contro la porta di un bagno.

Il mio cuore sta battendo fortissimo, Cory mi fissa terrorizzato, come se fossi un alieno venuto da un altro pianeta per ucciderlo.

Il secondo dopo ritorno in me e mi rendo conto di quello che ho appena fatto. Ho baciato un ragazzo. Forse adesso la mia espressione risulta più sconvolta e impaurita della sua.

-Co-cory…- la mia lingua incespica, e riesco solo a balbettare qualcosa.

-…mi dispiace scusa- quando finalmente metto due parole in fila, mi sento le gambe tremare, ho appena fatto la più grande cazzata della mia vita, ho baciato un ragazzo che evidentemente solo nelle mie più fervide fantasie ormonali era attratto da me.

Lui abbassa lo sguardo e cerca di regolarizzare il respiro.

-Perché lo hai fatto Robert?- sussurra, poco dopo.

-Io-io credevo che tu fossi…- non riesco neanche a dirlo. Le parole mi si fermano in gola, anzi QUELLA parola mi si ferma in gola. Non l’ho mai detta ad alta voce. Quella parola esiste solo nella mia testa.

-Gay?...- mi conclude la frase.

-…Bè, sai la novità Downey, non lo sono! Ho una ragazza, non so se l’hai notata, ma forse eri troppo occupato a fissarmi e ad immaginarmi nudo!- si avvia verso la porta ma per un miracolo riesco a fermarlo.

-Aspetta! Scusa, forse è vero che tutto questo è frutto della mia visione distorta del mondo causata dalla tempesta ormonale, ma…tutti quegli sguardi, i sorrisini, le docce insieme a tutti i costi…io credevo che…- abbasso la voce.

-Si è vero che tu mi piaci, ma mi piaci come un idolo, io volevo solo diventare un giocatore capace come sei tu, un ragazzo popolare…ma adesso credo di aver cambiato idea…Non per ferirti, ma non sono un finocchio- mi supera urtandomi per una spalla e uscendo dal bagno. Non ho nemmeno la forza di fermarlo e pregarlo di non dirlo a tutta la scuola. Il tono in cui mi ha parlato, così acido, mi ha ferito invece. Per un attimo ho seriamente paura, se lui parla io sono finito.

E non l’ho nemmeno baciato veramente.

 

Raccolgo i libri sparsi sul pavimento ed esco anche io, quando vengo travolto da Susan che mi sorride gioiosa, per poi, un attimo dopo, stamparmi un bacio leggero sulle labbra. Dall’altra parte del corridoio Cory è abbracciato ad una ragazza, e mi guarda con disprezzo, distolgo lo sguardo, salutando a mia volta Susan, cingendola con un braccio attorno alla vita e avviandomi in classe.

 

Allenamento del pomeriggio. Stiamo facendo una partitella tra di noi per prepararci a quella di venerdì, che deciderà il nostro destino nel campionato studentesco. Non sono per niente lucido, continuo a pensare a quello che è successo in bagno, non mi concentro e sbaglio un passaggio, poi una ricezione e il coach mi grida addosso come tutte le volte “Downey! Non sei stato concepito per fare due cose alla volta! Concentrati sulla partita!”.

Schema di partenza. Al mio segnale la palla mi viene consegnata in mano, scatto all’indietro, in fondo al campo vedo Cory che corre verso la meta, in cerca di un passaggio. Carico il lancio.

-Cory!!- Lo avviso mentre la palla è già in volo. La sua ricezione è perfetta e segna un magnifico punto, facendoci vincere. Esulto istintivamente.

Tutti i compagni vanno a complimentarsi con lui, battendogli un cinque, ma quando arriva il mio turno riesco solo a dire un “Sei stato bravo” e andarmene via, senza guardarlo negli occhi.

-Robert, aspetta- mi fermo, dandogli le spalle, e lui mi raggiunge.

-Sono stato davvero un bastardo prima, in bagno, non dovevo chiamarti così, scusami- mi poggia una mano sulla spalla.

-S è vero, Cory. Ma io non avrei dovuto fare quello che ho fatto, dispiace anche a me- riesco ad alzare lo sguardo e per un attimo incontro i suoi occhi sinceri.

-Lo hai detto a qualcuno?- chiedo, subito dopo, preoccupatissimo per la sua risposta.

-No, non sono un coglione, e poi siamo ancora amici- credo di aver perso dieci anni della mia meravigliosa vita. Grazie al cielo. Lui mi sorride, nello stesso modo di sempre.

-Grazie…- gli sorrido imbarazzato di rimando.

-Cory, sei sicuro che non ti dia fastidio che io…-

-Certo che no! Se non tenti di saltarmi addosso credo che potremmo essere normali amici- gli circondo le spalle con un braccio, molto fraternamente, mentre insieme ci avviamo negli spogliatoi per fare la doccia.

Spero che dopo aver chiarito, mi venga più facile evitare le fantasie.

Certo con quel bel fisichino che si ritrova per me sarà difficile non saltargli addosso, ma prometto che ci proverò.  

-------

 

Venerdì. Il giorno della partita, quella che aspetto dall’inizio degli allenamenti. Il coronamento della mia carriera da quarterback. E solo un piccolo particolare mi impedisce di vivere tutto ciò al meglio.

Il suo nome è Cory Monteith.

È diventata un’ossessione, è tutta la settimana che quel ragazzino occupa i miei pensieri, dalla mattina alla sera, tutto è Cory, oh ma quanto bello è Cory, quanto gioca bene Cory, com’è simpatico Cory, quanto vorrei baciare di nuovo Cory…

Ho ampiamente sottovalutato quelli che sembravano i primi sintomi di una cotta, ad esempio, sorridere quando qualcuno pronuncia il suo nome, scrivere il suo nome ovunque mentre sei sovrappensiero, essere impazienti di rivederlo ad un allenamento, stargli appiccicato in ogni momento disponibile, parlare di lui ad altri amici, e…molte altre cose parecchio umilianti.

Perché ho la testa infestata da questo ragazzino?!

Ho seriamente bisogno di trovarmi qualcuno con cui…ehm…essere me stesso, diciamo.

Io continuo a ripetermi che non è normale che un diciannovenne abbia la testa infestata peggio di una ragazzina con la metà dei miei anni, ma una spietata vocina nella mia mente continua a perseguitarmi dicendo che è normale, colpa degli ormoni –questi maledetti ormoni!!- è giusto prendersi una cotta, sognare il proprio cavaliere che ti viene a prendere su un cavallo bianco… è giusto se sei una principessina. Ma io non sono una principessina!  Sono il cazzuto quarterback degli Shamrocks!

 E devo vincere questa partita.

Mi sistemo ed entro in campo, facendo acrobaticamente lo slalom tra le cheerleader che intrattengono il pubblico con lo show di apertura mentre le squadre si preparano a giocare. Sono carico, ho voglia di spaccare qualche osso stasera.

 Fischio di inizio.

Facciamoci del male!

 

Dopo qualche minuto siamo già in vantaggio, ma nessuno della squadra sta mollando, anzi, sono tutti ancora più invogliati a dare il meglio.

Sto correndo verso la meta, Cory ha la palla, mi chiama per un passaggio. Per un momento, quando prendo la palla in mano, i nostri sguardi si incrociano, e non so perché ma resto a fissarlo, così da non accorgermi che un colosso di due metri mi placca, facendomi finire malamente a terra.

La botta è forte, per un attimo mi manca il respiro. Sento il nostro coach gridare qualcosa e dal caschetto vedo un paio di visi, oh c’è anche Cory, e poi buio.

Mi sveglio qualche ora dopo in infermeria, con a fianco Susan che mi stringe una mano in preda alla preoccupazione.

-Ehi…- la saluto, girandomi verso di lei.

-Robert!- grida eccitata, abbracciandomi. Oddio, ho un mal di testa impressionante!

-Cosa è successo?- chiedo, guardandomi intorno.

-Ti hanno placcato e sei svenuto, i tuoi compagni ti hanno portato in infermeria-

-Ah, giusto…hanno vinto?- mi ricordo. Ricordo di essere stato travolto da un gigante mentre ero impalato a fissare Cory.

-Sì  Roby, avete vinto- dice,  baciandomi teneramente sulla guancia.

Sorrido, sono contento per la nostra vittoria, anche se io non ho giocato per niente, e tutti i presunti talent scout seduti in tribuna non hanno potuto ammirare il mio gioco. Infatti ho fatto una figura di merda all’inizio e sono finito in infermeria…che talent scout prenderebbe sotto la propria ala un ragazzo che si incanta a guardare i compagni?

-Robert, appena ti sei ripreso io pensavo che potresti venire a casa mi-…-

-Susan! Ancora con questa storia?- la interrompo subito, non ho le capacità fisiche per sopportare un altro discorso sui suoi padri.

-Volevo solo invitarti a studiare- precisa, e per un attimo mi sento in colpa di averla accusata così duramente.

-Ah…mi farebbe piacere- le dico, sorridendo appena.

-Meraviglioso! Potremmo studiare in giardino, adesso che le giornate sono così calde…- lei si esalta come una bambina e comincia a programmare tutta la nostra giornata insieme.

Propone, dopo lo studio, una passeggiata, un gelato e magari un giro in giostra. Sarebbe un peccato sprecare queste giornate caldissime di metà aprile, si perché sulla costa Occidentale, in America, a metà aprile fa già quaranta gradi all’ombra.

Decido che sto abbastanza bene da andarmene dall’infermeria ma Susan insiste per accompagnarmi a casa, e così fa. Quando arriviamo sotto casa mia ci salutiamo scambiandoci dolci effusioni e poi lei scompare nel vialetto a fianco.

 

Note

Non so se mi soddisfi del tutto, ma ripongo piene speranze nel prossimo ^^... P.S. scusate se avete perso per il titolo del mio capitolo ._____.

Alla prossima :3

   
 
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