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Autore: passiflora78    25/05/2011    6 recensioni
Prendo spunto dalle note che André scrive all'inizio dell'episodio 37 di Lady Oscar, la mattina del 12 luglio 1789. Questa ff si compone di pochi capitoli, indipendenti, in cui i nostri André e Oscar attraverso il diario parlano degli ultimi avvenimenti bellissimi e terribili delle loro esistenze.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Bernard Chatelet, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo capitolo. Il diario arriverà nelle mani di Bernard, perché sappia raccontare al mondo la storia di Oscar e André.
Spero che avrete voglia di leggere e, magari, lasciare il vostro parere.


25 giugno 1794
 
“Un libro sulla rivoluzione?”
Alain lasciò cadere a terra il rastrello con cui stava dissodando il terreno sabbioso. Si passò il braccio sulla fronte, ad asciugare un rivolo di sudore, e poi si accomodò per terra, per prendere fiato, lanciando uno sguardo cupo a Bernard.
Così quell’uomo voleva raccontare la rivoluzione in un libro. Che idea inutile. Lui, poi, che c’entrava? Lui aveva deciso di lasciarsi alle spalle gli orrori, le battaglie e le rivolte. A cosa erano servite, dopotutto? Robespierre non si era dimostrato migliore dei nobili e il popolo sembrava aver dimenticato gli ideali in nome dei quali si era appropriato della Bastiglia. Dopo aver giustiziato il re e la regina, la Francia era in preda al Terrore.
“Sì, Alain, vorrei parlare delle persone che hanno contribuito a rendere possibile la rivoluzione… e vorrei parlare anche di Oscar e André. So che tu li hai conosciuti molto bene”.
Alain sorrise mestamente, accarezzando il ricordo della coppia più coraggiosa e testarda che avesse conosciuto. Il biondo comandante Oscar, l’amazzone senza paura, e André, fedele soldato dal cuore gentile nonché suo migliore amico. Ormai erano passati quasi cinque anni dalla loro morte. Li pensava spesso e gli piaceva immaginarseli insieme, da qualche parte del cielo, a godersi un po’ della felicità che non avevano potuto assaporare sulla Terra.
Ora che ci faceva caso, Bernard gli ricordava molto André, anche se il suo amico aveva gli occhi verdi e un naso diverso, un profilo greco da statua neoclassica.
“Tu somigli molto ad André”, disse, trasformando in suono i suoi pensieri.
“Credo tu sappia che la nostra somiglianza è costata ad André l’occhio sinistro”
Alain ridacchiò e si sistemò la falda del cappello di paglia per ripararsi dal sole.
“Caro Bernard, se lo so non è certo perché lui me lo ha raccontato”.
Bernard si chiuse nel mantello verde, rabbrividendo per una raffica di vento, che in Normandia soffiava gelido anche in estate.
“Che intendi dire?”
“Vedi, André era una persona leale e forte, sì… tanto forte da non condividere i suoi pesi con nessuno. Persino l’amore per Oscar, che da anni lo tormentava fino a consumarlo, beh, era così evidente ai miei occhi… Ma lui non ne faceva parola con me. E non per pudore o vergogna. Semplicemente lo custodiva dentro di sé, lo proteggeva. Per proteggere lei. Come se il semplice fatto di dirlo a qualcuno potesse nuocerle in qualche modo. E sai che ti dico? Bisogna essere davvero forti per tenersi tutto dentro. Per non scaricare sugli altri le proprie frustrazioni”.
“Vorrei che mi raccontassi quello che sai di lui. E di Oscar. Ogni cosa che ricordi. Io cercherò di render loro giustizia, te lo prometto”.
Alain alzò lo sguardo verso il giornalista rivoluzionario: doveva fidarsi di lui? Doveva condividere con lui i suoi preziosi ricordi, rischiando di fare un torto a Oscar e André?
Rosalie, che era rimasta fino a quel momento in disparte, si avvicinò ad Alain e si sedette accanto a lui. L’ex soldato tentò un blando rimprovero.
“Che fai Rosalie, ti insabbierai tutta…”
“Alain, io ho avuto la fortuna di conoscere madamigella Oscar. L’incontro con lei mi ha cambiato la vita. E André, beh, lui è stato un amico carissimo per me. Entrambi si sono occupati di me nei momenti più bui: non permetterei mai che la loro storia fosse banalizzata o travisata. Per questo vogliamo il tuo aiuto: sei la persona che è stata loro vicina negli ultimi anni, hai potuto assistere alla loro presa di coscienza politica e hai visto come il loro reciproco bisogno sia divenuto amore… vorrei che ce lo raccontassi, in ogni dettaglio, anche quello più insignificante”.
Alain si mise a scarabocchiare con un dito nel terriccio.
“Ecco io… Non so se lo posso fare”
“Ma Alain… perché?” intervenne Bernard, acceso e incredulo.
“Non so se posso descrivere il legame speciale che avevano. Ma... ci proverò”.
“Grazie Alain…” sospirò Rosalie.
“Anzi…” aggiunse lui, “aspettatemi qui. Torno tra un attimo”.
Scattò in piedi e si diresse alla casetta dove viveva ormai da tre anni: una piccola cascina dove si manteneva facendo il contadino e producendo formaggi. Una vita semplice, ma tranquilla, lontana dal fragore e dalle illusioni della capitale.
Si diresse sicuro verso la vecchia cassettiera che teneva in camera da letto. Con un colpo secco aprì il secondo cassetto, poi la sua mano si fece strada tra lenzuola e biancheria, cercando avidamente qualcosa. Eccolo lì, finalmente.
Tornò in fretta dagli amici, con il bottino fra le mani.
Si fermò di fronte a Bernard e gli porse un piccolo taccuino nero, legato da una stringa di cuoio. In un angolo c’erano un buco, che lo trapassava da parte a parte, e una macchia marrone, che Alain aveva tentato invano di raschiare via. Era il sangue di Oscar, morta per la libertà del popolo francese, guidando i soldati della guardia e la gente della strada verso la presa della Bastiglia.
Quando avevano composto il corpo del comandante, sotto l’uniforme, nascosto vicino al cuore, avevano scovato quel taccuino. Alain l’aveva subito riconosciuto: era il diario di André, quello che le aveva consegnato la notte precedente.
“Lo prendo io”, si era offerto.
Lo aveva tenuto in tasca per sei mesi, chiuso, senza il coraggio di aprirlo. Lo portava con sé durante le battaglie parigine: sperava che Oscar e André potessero, attraverso quel taccuino, stendere la loro protezione su di lui. Una sera, dopo un paio di birre consolatorie con i compagni, fu assalito da un improvviso senso di ansia e di panico. Non riusciva a respirare e dovette abbandonare la taverna e precipitarsi nel vicolo per prendere aria: mentre si allentava il foulard rosso che gli stringeva il collo e inspirava ossigeno lentamente per riprendere il controllo, capì che semplicemente non voleva più combattere. Era deluso, stanco, stufo marcio.
Pensò ad Andrè. “Come facevi amico mio, eh? Come facevi a sopportare la fatica, le battaglie, l’occhio malandato, le tue pene d’amore… e a essere così fiducioso sul futuro? Insegnami, André, perché io non sono forte come te…”
Si ricordò del diario e pensò che fosse arrivato il momento di leggerlo.
Il taccuino raccoglieva scritti isolati, non continuativi, ma leggendoli insieme Alain ebbe ben chiara la maturazione di André da giovane e scanzonato attendente dell’amica Oscar, a uomo adulto, tormentato da un amore non corrisposto e dalla volontà di cambiare un mondo ingiusto. Ma pur nella sua sofferenza, non c’era traccia di paura in quelle note: aveva scelto di amare Oscar e di starle accanto, a ogni costo, e di lottare per lei. E alla fine aveva avuto ragione. Perché anche Oscar lo amava, doveva solo trovare il coraggio di accettarlo. Alain lo aveva visto in lei per mesi, da quando aveva imparato ad osservarla.
Quante volte aveva notato gli occhi di lei e quelli di André incrociarsi in sguardi che appartenevano a un antico linguaggio condiviso, indecifrabile a chiunque altro. Era felice che, almeno, i due amici si fossero trovati prima della fine.  La lettera scritta da Oscar, però, lo aveva devastato. Ricordava ogni istante di quella sera, quando le aveva dato il diario e il mantello, mentre lei vegliava davanti alla chiesa, ma non sapeva che lei avesse scritto sul taccuino. In quel momento capì davvero cosa avesse significato per lei perdere Andrè, che era tutto il suo mondo.
Per fortuna i suoi amici non avevano visto la deriva che aveva preso il movimento rivoluzionario. Dopo aver letto tutte le note, Alain decretò che il mondo per cui loro avevano lottato non valeva altro sangue, per lo meno non il suo. Aveva lasciato Parigi pochi giorni dopo e si era diretto in Normandia, in una campagna vicino al mare, dove aveva sepolto la mamma e la cara Diane.
Basta sofferenze, basta lotte, solo l’alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni a scandire le sue semplici e, in qualche modo, felici giornate.
“Chatelet, ti racconterò tutto ciò che vuoi sapere. Ma se vuoi capire la profondità e la natura quasi soprannaturale del legame che univa Oscar e Andrè, dovrai leggere questo. Fanne buon uso”.
Bernard annuì e prese il diario.
“Ne avrò cura. E l’anno prossimo tornerò a riportartelo: è tuo, André avrebbe voluto che lo tenessi tu”.
Alain alzò le spalle e si costrinse a una risata. “Quel figlio di falegname non avrebbe mai voluto che leggessi i suoi pensieri più intimi, invece! Parla pure di me, lì dentro, e all’inizio non gli stavo poi così simpatico”.
Gli occhi del ragazzo si erano riempiti di lacrime. Si calò in tutta fretta la falda del cappello, per nascondere lo sguardo ai due sposi.
“Un’ultima cosa, Alain” intervenne Rosalie, titubante. Estrasse da una borsa una piccola rosa di stoffa bianca, cucita a mano.
“Devi sapere che io ho avuto modo di occuparmi della Regina Maria Antonietta quando era imprigionata alla Consiergerie. Quando mi riconobbe, volle che le raccontassi tutto quel che sapevo di Madamigella Oscar. E così le parlai del mio incontro con Oscar, di tutto quello che aveva saputo fare per me, e alla fine la Regina disse che si sentiva più sollevata quando pensava a Oscar. La mattina che si avvio al patibolo, la Regina mi diede questa rosa. Disse che l’aveva fatta pensando ad Oscar con della stoffa che aveva trovato nella cella. Prima di lasciarmi, mi chiese di colorarla del colore preferito da madamigella Oscar… beh Alain, in tanti anni passati con Oscar, non le avevo mai chiesto di che colore preferiva le rose”.
Alain fissò per un istante la rosa di stoffa tra le mani di Rosalie, e non ebbe dubbi.
“Vedi, questo non lo so nemmeno io. Ma Andrè avrebbe certo detto le rose bianche”
Rosalie strinse al cuore il fiore di stoffa.
“Allora… allora la lascerò così”
“Sì… credo sia meglio”.

  
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