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Autore: Ixia    25/05/2011    5 recensioni
Qualsiasi giorno puo’ essere IL giorno. Quello in cui cambia tutto, quello in cui la vita prende e non torna mai piu’ la stessa. Il giorno in cui tocca partire, per conquistarsi il futuro.
Qui si parla di quel giorno, e di una ragazza; di un genio pigro dal cuore ormai arido; di un nemico assetato di vendetta e chissa’, forse di tanto altro. Di una Konhoa che firma lo sfondo come la discesa di una stella cadente che, chissa’ perche’, sale verso il cielo.
Questa e’ la nostra storia.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Quella mattina Ise ed Itachi avevano intenzione uscire presto.
Il bambino infatti aveva in programma una gita al palazzo dell’Hokage, e non voleva assolutamente arrivare in ritardo.
Prese infatti tutte le precauzioni necessarie: sveglio’ Ise all’alba, le proibi’ di fare colazione e le nascose i vestiti, con la speranza che decidesse di uscire in pigiama.
Purtroppo per lui la ragazza non fu molto contenta della sua ultima trovata, visto che quella mattina avrebbe dovuto lavorare e non poteva assolutamente farlo in vestaglia.
-ITACHI!- ruggi’, rischiando di svegliare quei due paciosissimi e felicissimi genitori che avevano trovato in lei la soluzione di tutti i loro problemi –Brutto mostriciattolo! Dove sono i miei vestiti?-
Il ragazzino si nascose dietro al divano, notando un’inquietante somiglianza fra la biondina e sua madre. –Dai Ise-san! Cosi’ facciamo tardi! Rimani cosi’, tanto sei carina lo stesso!-
La ragazza lo rincorse, acciuffandolo per la collottola e sollevandolo con un braccio.
-Senti brutto gnomo lobotomizzato, se non fai apparire i miei vestiti entro dieci secondi giuro che ti chiudo nel mio armadio e ti sigillo. Poi vediamo se farai tardi.- gli occhi della ragazza lanciavano fiamme.
Itachi degluti’.
In quel momento qualcuno busso’ alla porta.
-Aaaaargh!- ringhio’ la ragazza, lasciando andare il piccolo Uchiha. Apri’ la porta di scatto, piena di istinti omicidi verso il prossimo –Che vuoi?-
Davanti a lei apparve la figura sorridente di Tora.
Ovviamente, era perfetto. Uniforme impeccabile, viso luminoso e i capelli volutamente lasciati liberi di ricadere sugli occhi. Osservava Ise con sguardo divertito, soffermandosi soprattutto sulla cascata bionda che le avvolgeva il viso, scomposta.
Con quei capelli era molto simile ad una leonessa.
-Wow, e’ questa la vera uniforme delle kunoichi di Taki?- Commento’ lui riferendosi alla vestaglia di seta che la ragazza portava sopra il pigiama leggero.  –Dovresti indossarla piu’ spesso. Ti dona.-
La ragazza gli rivolse un’occhiata omicida. –Zitto idiota. Itachi mi ha rubato i vestiti e non me li vuole restituire.-
-Bah, per me puoi rimanere anche cosi’. Pero’ non so se quella vestaglia sia comoda per i movimenti… Dovrei provare.-
Ise si trattenne dal mollargli un cazzotto, limitandosi a mandarlo a quel paese.
-Cosa vuoi?-
-Nulla. Oggi devo accompagnare la classe di Itachi in gita e sono venuto a prendere il mio allievo.-
Lei alzo’ il sopracciglio –Tu insegni ai bambini?-
Lui sorrise, orgoglioso. –A volte. Oggi poi Shikamaru-sensei mi ha dato la giornata libera, quindi mi sono offerto di accompagnarli.-
-La giornata libera?-
-Eh si. Penso ce l’avrai anche tu. Shikamaru oggi deve mandare alcuni messaggi importanti a Suna… Non solo la gente di Konhoa e’ in pericolo in questa faccenda.-
Ise annui’, assorta. –Beh, allora visto che oggi non ho niente da fare, vengo anche io in gita. A patto che..- si giro’ rivolgendosi al bambino che aveva origliato tutta la loro conversazione –Qualche stupido mocciosetto di mia conoscenza mi ridia i vestiti! Capito Itachi Uchiha?!-
Sentirono dei passi veloci sul legno, segno che il bambino aveva deciso di accettare il patto. I due ragazzi si scambiarono un sorriso complice.
-Mostriciattolo.- commento’ Ise.
-Ma no.. I bambini di quell’eta’ sono piu’ divertenti.-
-Si, ceeeerto… quando dormono. Anzi, nemmeno, visto che quello gnomo non dorme mai.- la ragazza lancio’ uno sguardo truce nella direzione in cui il bambino era scomparso –Oggi mi ha svegliato alle 5 del mattino!-
-Io mi sveglio sempre alle 5 del mattino.-
Ise lo fisso’ inorridita.
-Eresia.- fece un passo indientro, fingendo disgusto. –Sei contagioso?-
Il ragazzo scosse il capo, e in quel momento il piccolo Itachi apparve nell’atrio, portando in trionfo i vestiti della Yamanaka.
-Ise-chan, eccoli! Erano accidentalmente finiti in cantina…- disse, con un sorrisino innocente.
-Si, accidentalmente…- sottolineo’ la ragazza con persante sarcasmo –Perche’ ovviamente e’ naturale che i vestiti finiscano in mezzo ai formaggi e alle bottiglie di vino.-
Afferro’ i vestiti dalle mani del bambino, poi si diresse al piano di sopra.
-Tre minuti, ok? Datemi tre minuti e sono pronta!-
Scomparve oltre le scale, lasciando i due uomini soli nell’atrio.
Che si scambiarono una lunga occhiata, piena di significato.
-Venti?- chiese Tora.
-Almeno trenta.-
-Ci sto.-
Il piccolo Uchiha sospiro’, infilandosi le mani nelle tasche.
-Non arriveremo mai.-
 
 
 
Finalmente i tre ninja arrivarono davanti ai cancelli dell’accademia.
-ITACHIIIIIII!- urlo’ perentoria una figurina bionda, che avanzava a passo di carica dal fondo del cortile, distaccandosi improvvisamente dalle sue amiche.
Il piccolo Uchiha valuto’ le possibilita’ di salvarsi nascondendosi dietro a Tora.
-Ehm, ciao Kushina.- balbetto’ con un finto sorriso, notando il disappunto sul viso della bambina.
-Sei in ritardo!-
-Lo so. Scusami.-
Lei incrocio’ le braccia al petto, dandogli le spalle. –Non ti scuso.-
Itachi lancio’ un’occhiataccia alla Yamanaka, indicandogli in silenzio la figura di Kushina.
Lo vedi cosa hai combinato?, le disse, senza emettere un suono.
-Dai, ti prego, scusami. Non e’ stata colpa mia, e’ stata Ise-san che ha passato quaranta minuti in bagno. Io l’avevo anche svegliata prima per arrivare in orario!-
Kushina continuava a dargli le spalle, facendo dondolare i capelli biondi scuotendo la testa. –Non ti credo.-
-Ma e’ vero!- il bambino si giro’ verso la jounin, con un’espressione omicida –Diglielo tu, Ise-san! Diglielo quanto ci hai messo a vestirti!-
La ragazza si senti’ tirata in causa. Si scambio’ uno sguardo con Tora, poi decise di riparare ai danni che, effettivamente, era stata lei a creare.
-E’ vero Kushina, oggi Itachi mi ha svegliato alle 5 per arrivare qui puntuale.-
La bambina si giro’, fissando la giovane Yamanaka negli occhi.
Lei sostenne il suo sguardo, senza muoversi di un millimetro.
Poi la bambina si volto’ verso Itachi, sbuffando.
-Da domani ti passiamo a prendere io e la mamma… Cosi’ almeno riuscirai ad arrivare per l’inizio delle lezioni.-
I due bambini si fissarono a lungo, poi scoppiarono a ridere. Si allontanarono dai due jounin con le lacrime agli occhi, come se nulla fosse successo.
Bah, i bambini erano proprio strani.
-RAGAZZI!- chiamo’ in quel momento un ninja appena uscito dalle porte dell’edificio. –METTETEVI IN FILA PER DUE! CAPITO? IN FILA PER DUE!-
I bambini corsero veloci davanti al maestro, accapigliandosi l’uno con l’altro per la scelta dei compagni.
-Ehi, qui ci sto io!-
-Neanche per sogno, tornatene dietro!-
-Ahia, non spingete!-
-Azumi, dove sei?-
In tutto quel gigantesco caos, un nugolo di ragazzini si avvicino’ alla piccola Uzumaki, che si stava dirigendo verso il maestro affiancata da Itachi.
-Ehi, Kushina-chan… Ti va di stare accanto a me?-
-No, lei sta vicino a me!-
-E l’hai deciso tu? Kushi-chan, vero che vuoi che io sia il tuo compagno?-
-Non ti vorrebbe mai nessuno per compagno, baka.-
Continuavano cosi’ facendo un gran chiasso e impedendo alla ragazzina di camminare. Non le lasciavano nemmeno il tempo di rispondere, mentre alle sue spalle il piccolo Uchiha aveva mutato il suo umore, trasformandosi in una sottospecie di corvo.
-Zitti tutti!- urlo’ una voce sopra le altre. I ragazzini tacquero.
Un ragazzino alto, bruno e con gli occhi affilati emerse dalla calca, avvicinandosi alla bambina. –Smettetela di strillare, tanto Kushina-chan non stara’ con nessuno di voi.-
Il bambino lancio’ uno sguardo minaccioso alla folla, assottigliando gli occhi.
-Perche’ lei stara’ con me.-
Kushina alzo’ un sopracciglio, con espressione perplessa.
-Certo Inizuka che ne dici di stupidaggini- bofonchio’ una voce scura alle spalle della bambina. Itachi teneva le mani in tasca, e osservava il bambino con sguardo infastidito.
-Zitto Uchiha. Ora non cominciare a darti delle arie solo perche’ sei il suo preferito. Lo sanno tutti che lei sta con te solo perche’ i vostri genitori sono amici.-
-Beh,- rispose il bambino, estremamente calmo- Da quanto ne so anche Hinata-sama era una compagna di team di tuo padre… Eppure non mi sembra che a te sia riservato lo stesso trattamento.-
L’Inizuka trattenne un ringhio, stringendo i pugni.
-Vuoi fare a botte Uchiha?-
Lui si volto’, dando le spalle con noncuranza ad un nemico che nemmeno calcolava.
-No, non ce n’e’ bisogno. Lascio la scelta a Kushina.-
E detto questo, si incammino’ verso il maestro, abbandonando il gruppo di ragazzini con un’andatura quasi annoiata.
Quando il ragazzo si fu allontanato, l’altro bambino torno’ alla carica.
-Bene, che se ne vada. In fondo e’ solo un vigliacco.-
Al pronunciare quella parola, l’Inizuka si senti’ afferrare per il bavero della felpa.
Vide due giganteschi occhi bianchi ad un centimetro dal suo naso, accompagnati da un pugno pericolosamente vicino al viso.
-Senti, pallone gonfiato- sibilo’ Kushina, in modo da non essere udita al di fuori del cerchio di bambini circostante –Mi hai veramente stufato. Prova a ridire solamente un’altra volta quelle cose orrende a Itachi e giuro- sottolineo’ la parola con una pericolosa intonazione furiosa –che impicchero’ te e quel pulcioso botolo a cui tieni tanto all’alza bandiera dell’Hokage. Capito?-
Lo strattono’ con forza, tanto per ribadire il concetto. Il ragazzino annui’.
–Io non ho la stessa pazienza di Itachi.-
Lo lascio’ andare, rivolgendosi poi a tutti gli altri bambini.
-Informazione per la prossima volta. Io non voglio essere la vostra compagna. E Itachi Uchiha e’ mio amico perche’ e’ una persona gentile e mille volte meglio di voi. Quindi mettetevi l’anima in pace e smettetela di inventare cattiverie. Arrivederci.-
Si volto’, e attraverso’ con passo svelto il muro di ragazzini che le si era formato attorno. Raggiunse svelta la figura dell’amico, notando con suo sommo disappunto che una ragazzina bruna stava tentando di attaccare bottone.
-Ehm- si schiari’ la voce, una volta giunta alle sue spalle. Quella si giro’, infastidita.
-Che vuoi?- la sua voce era tremendamente sgradevole, come il suono di una cornacchia.
-Questo e’ il mio posto.-
-No che non lo e’.- fece quella, mettendosi le mani sui fianchi –Non c’era nessuno e mi ci sono messa io.-
Kushina stava per ribattere, quando il piccolo Uchiha rispose per lei.
-Ehm.. grazie Machiko, ma questo posto non e’ mai stato libero.-
La bambina se ne ando’, offesa.
I due ragazzini si scambiarono uno sguardo complice, senza nascondere un sorriso.
-Bel lavoro Uchi. Non avrei saputo fare di meglio.-
-Nemmeno il tuo e’ stato male Uzu. Pero’ io un pugno all’Inizuka gliel’avrei dato.-
-Beh, la giornata non e’ ancora finita… Magari ci scappa anche quello.-
I due bambini risero, sotto lo sguardo confuso del loro istruttore.
Lui scosse la testa, sconfortato.
Ma perche’ proprio a lui erano dovute capitare quelle pesti?
 
 
-Ed ecco qua, alla vostra destra, la famosa falce a tre punte. Questa arma appartenne ad un grande nemico del villaggio della foglia, che…-
La guida continuava a blaterare senza sosta.
Quel giorno il gruppo di piccoli aspiranti genin erano stati portati alla “sala dei trofei” del palazzo dell’Hokage, per una personalissima lezione di storia.
In quella sala erano contenute tutte le armi e gli oggetti che avevano fatto la storia di Konhoa, dai frammenti della spada dello Nidaime al kunai a tre punte dello Yondaime.
Vi erano anche contenute molte armi dei nemici vinti o catturati, ed ogni oggetto in quella sala aveva una storia da raccontare.
La guida, pero’, era veramente pessima.
Parlava con un tono soporifero che riusciva ad annoiare persino i bambini, che preferivano rivolgersi ai loro maestri piuttosto che starla ad ascoltare.
Si erano sparsi un po’ ovunque, con la severa raccomandazione di non toccare nulla.
Ise si aggirava con le teche meravigliata, passando di arma in arma.
Il suo piccolo paesino non vantava una collezione cosi’ spettacolare… Era letteralmente estasiata di fronte a quei frammenti di storia.
Ascoltava con un’orecchio quello che diceva la loro guida, perdendosi pero’ in fantasticherie incontrollabili.
Chissa’ che faccia avevano avuto i possessori di quegli oggetti?
Stava osservando assorta una gigantesca spada intarsiata, quando la sua concentrazione venne minata da alcuni bisbigli sommessi.
-Su dai, spingi di piu’! Sei troppo basso!-
-Mica e’ colpa mia, sei tu che sei pensante! Cosa sei, un ippopotamo?-
Si senti’ un colpo attutito.
-Ahia! Smettila!-
-A chi hai dato dell’ippopotamo?-
Ise, incuriosita, si sporse oltre una gigantesca armatura ninja.
Cosa stava succedendo la dietro?
La scena che le si presento’ davanti, fu esilarante.
Un certo bambino di sua conoscenza che teneva sulle spalle una certa bambina, con lo scopo di arrivare all’altezza di un grande vaso dipinto posto su un piedistallo.
Sembravano molto instabili, e da come tremavano le gambe del ragazzino, non sarebbero durati a lungo.
-Itachi! Kushina!- li chiamo’ lei, allarmata. I due bambini si voltarono di scatto.
Persero l’equilibrio e crollarono miseramente a terra.
La ragazza alzo’ gli occhi al cielo, ringraziando che fossero caduti dalla parte opposta rispetto al prezioso manufatto.
-Mi volete spiegare cosa stavate facendo?- chiese, con le mani sui fianchi.
I due bambini finsero un’aria innocente, guardandosi stupiti.
-Ma, nulla. Siamo… inciampati.- disse il piccolo Uchiha traendosi in piedi.
La bambina annui’, dandogli man forte. –Si, siamo inciampati.-
Ise continuo’ a fissarla con sguardo poco convinto, con un’espressione palesemente ironica.
-Ok ok, non siamo inciampati.- ammise il bambino, riconoscendo di essere stato scoperto. –E’ che volevamo vedere cosa ci fosse dentro a quel vaso. La scritta dice che dentro ci hanno messo il corpo di un nemico morto… Ma come fa un nemico ad entrare in quel vasetto minuscolo?-
Ise lancio’ uno sguardo al piccolo contenitore di ceramica, sorridendo per l’ingenuita’ del bambino.
-Itachi, non ci hanno mica messo tutto il corpo. Saranno solo le ceneri, no?-
Kushina fece una smorfia schifata, arricciando il naso.
-Ma che schifo! Lo hanno cotto per caso?-
-Certo! E poi lo hanno mangiato.- rispose la Yamanaka.
I due bambini spalancarono gli occhi, increduli.
-Ma davvero?- fecero all’unisono.
-Certo. Non ve lo hanno detto i vostri maestri del famoso rituale del mangia-il-nemico? Lo fanno tutti i ninja piu’ bravi per diventare piu’ forti.-
La ragazza ridacchio’ mentalmente, mentre sulle facce di quei due poveri bambini dilagava lo stupore e anche un po’ il disgusto.
-Io non mangerei mai l’Inizuka. Sarebbe come mangiare un cane.-
-Bleah, ma te lo immagini? Pensa che saporaccio! Magari e’ anche velenoso.-
-Quello di sicuro… Ma magari se fai una buona salsa il sapore si copre.-
-Si, come quella al ramen che fa sempre mia mamma!-
Questa volta tocco’ ad Ise essere sbigottita.
Sarebbero dovuti essere spaventati, non interessati a come cucinare nel modo migliore i loro compagni di scuola!
-Secondo me se lo mangi con del riso potrebbe essere meglio… Mamma quando mi fa quella schifezza di cavolfiori me li mette sempre con il riso, perche’ dice che li rende piu’ buoni.-
-Forse, ma penso che ci vorrebbe una montagna di riso per coprire il saporaccio di quell’antipatico.-
Continuarono a parlare amabilmente e, in tutta tranquillita’, si allontanarono per il corridoio, sotto lo sguardo esterrefatto della piccola Yamanaka.
-Ehi Ise!- la raggiunse in quel momento Tora, chiamandola a gran voce –Eccoti finalmente, pensavo fossi stata inghiottita da qualche strano amuleto!-
La ragazza non rispose, ancora vittima del trauma post-come-cucinare-l’Inizuka.
-Ehi, ma mi stai ascoltando?- fece il ragazzo, sfiorandole il braccio.
Lei rinsavi’, si volto’ di scatto e con un’aria sconvolta gli disse –Grazie a Dio mia madre ha deciso di andarsene da questo paese di pazzi! Siete tutti pazzi! Pazzi, capito?-
Il ragazzo gli rivolse un’occhiata perplessa. –Ise?-
-Niente, ora ti prego andiamo, non voglio piu’ sentir parlare di cucina per un mese.-
 
 
 
Tora trovava che Ise fosse uno strano soggetto.
Non aveva mai incontrato una ragazza cosi’ particolare, ed ogni volta rimaneva stupito dalla varieta’ di personalita’ che quel corpo cosi’ piccolo riusciva a racchiudere al suo interno.
Quella mattina era stata un tornado.
Che cos’e’ quello, che cos’e’ questo, ma come si chiama, ma a chi apparteneva…
Non era stata zitta un attimo.
Aveva riso, parlato, giocato con le due piccole pesti, scherzato e commentato tutto senza mai fermarsi. Lo aveva travolto con la sua allegria senza dargli un attimo di tregua, non lasciandogli nemmeno il tempo di accorgersi del rapido scorrere dei minuti.
La gita era volata, e Tora si era ritrovato davanti al cancello dell’accademia, tremendamente dispiaciuto per dover salutare quella ragazza cosi’ insolita.
L’aveva vista prendere in giro il suo piccolo protetto, e qualcosa dentro di lui lo aveva costretto a invitarla a fare un giro.
Cosi’, senza alcun motivo.
Non c’era mai qualche motivazione sensata quando si trovava quella ragazza accanto. Tutto accadeva per puro caso, o solo perche’ ne avevano voglia.
Lui aveva voglia di ridere? Rideva.
Aveva voglia di prenderla in giro? Lo faceva.
Aveva voglia di sdraiarsi su un tetto a non fare nulla? Ecco fatto, lo stavano facendo.
Avvolti dai raggi rossi pomeridiani di una primavera ancora non cosi’ inoltrata, i due ragazzi sedevano in silenzio, ognuno assorto dentro i suoi pensieri.
Ecco, penso’ Tora. La ragazza che ora aveva di fronte non poteva essere la stessa che lo aveva assillato per tutta la mattina.
Stava seduta con le ginocchia al petto, e le braccia abbandonate sopra di esse.
Gli occhi percorrevano i tetti del villaggio, persi chissa’ in quale strana fantasia.
Era assorta, isolata in un mondo irraggiungibile.
Ma comunque incredibilmente bella.
Ricaccio’ quel pensiero nel fondo della sua mente, ringraziando la luce aranciata del sole che copriva il rossore apparso sulle sue guance.
Era un ninja, dannazione!
Non poteva fare questi stupidi pensieri da adolescente.
Brontolo’ mentalmente, voltandosi dall’altra parte per non incrociare lo sguardo della ragazza. Non voleva che capisse che la stava osservando.
Continuo’ a fissare Konhoa, tentando di trovare qualcosa di interessante in quell’immensa e disomogenea distesa di tetti.
Purtroppo, con scarsi risultati.
L’unica cosa che in quel momento lo interessava, era la leggera curva all’insu’ del naso della piccola Yamanaka. O la sfumatura dorata dei suoi capelli, o l’espressione pacifica dipinta sul suo viso.
Sbuffo’ leggermente, dandosi dello scemo.
Eppure di ragazze ne aveva avute tante.
Allora perche’ si sentiva come goffo come un adolescente?
Lui era sempre stato un ragazzo molto ambito dal gentil sesso. E, modestia a parte, aveva sempre potuto vantare un sangue freddo impeccabile, anche nelle situazioni piu’ imbarazzanti.
Ma con Ise, beh, era tutto diverso.
Non sapeva mai cosa dire, cosa fare, e non riusciva un attimo a staccarle gli occhi di dosso. A volte si sentiva un po’ un maniaco, ritrovando la biondina un po’ ovunque nei suoi pensieri.
E se ne vergognava.
Perche’ non capiva questo suo improvviso cambiamento.
Ma forse non era lui ad essere diverso, era lei che continuava a spiazzarlo in ogni momento.
Con i suoi continui cambi d’umore, le sue frecciatine allegre, i suoi occhi che in certi momenti diventavano cosi’ profondi da potervici annegare.
Lo confondevano, tremendamente.
Come in quell’istante, in cui si stava obbligando a fissare le chiome tutte uguali della foresta invece di girarsi verso di lei, per ammirarla.
Era confuso, o forse solo rapito.
Quella era la ragazza piu’ strana che avesse mai incontrato nella sua vita.
Ma anche la piu’ straordinaria.
-Tora?- lo chiamo’ lei incuriosita. L’aveva beccato a fissarla. –C’e’ qualcosa che non va?-
Lui impreco’ mentalmente, borbottando qualche balbettio inconsulto.
Poi fortunatamente, riprese il controllo di se. –Hmm no, non ti preoccupare. Mi sa pero’ che dovremmo cominciare a tornare, si sta facendo buio.-
Lei annui’, gentile. –Hai ragione.-
Poi sorrise, abbagliandolo.
Si Tora, ti sei definitivamente bruciato il cervello.
 
 
-Andiamo a cena?- chiese la ragazza stupita. –E da chi?-
-Eeehm, da alcune persone che sarebbe il momento che tu conoscessi.- borbotto’ Shikamaru, che aveva raggiunto i due ragazzi per avvisare sua figlia di una strana notizia.
Aveva un’espressione sofferente, da tipico condannato a morte.
Ise lo squadro’, aggrottando la fronte. –E perche’ hai questa faccia?-
Lui emise un gemito lamentoso, incassando la testa fra le spalle.
-Perche’ so che non sara’ per niente piacevole.-
La ragazza si scambio’ uno sguardo stranito con Tora, che le rispose altrettanto confuso.
-Andiamo a conoscere i tuoi nonni.-
Ise spalanco’ gli occhi, mentre Tora la guardo’ meravigliato.
-I tuoi nonni vivono a Konhoa? Ma che bello! Eppure mi avevano detto che la famiglia Yamanaka non abitasse piu’ al villaggio..-
-Infatti. Ise oggi conoscera’ i suoi nonni paterni.- commento’ scocciato Shikamaru, che stava vivendo nella sua mente una cruenta anticipazione della serata.
-Wow, e chi sono?- chiese il giovane jounin, tutto contento.
Ise lancio’ uno sguardo perplesso al padre. –Non lo sa?-
-Hmm, penso di essermi dimenticato di dirglielo.- commento’ l’uomo, in un’alzata di spalle. Aveva gia’ troppe seccature per preoccuparsi di quello scemo del suo allievo.
-Ehm Tora, i miei nonni sono i genitori di Shikamaru.- balbetto’ Ise, imbarazzata.
-Oh, ma che bello, i genitori di Shikamaru!- ripete’ quello, felice della notizia.
Poi si arresto’.
Riflette’ un attimo, poi sbianco’.
Ehm, no. Non poteva essere.
Passo’ lo sguardo rapidamente da Ise a Shikamaru, sentendo una spia rossa accendersi nel suo cervello urlando “SBAGLIATO, SBAGLIATO”.
-C-cosa?- balbetto’. Ise gli sorrise conciliante. –Sensei, dimmi che hai un fratello.-
-No caro, sono felicemente figlio unico.-
Tora spalanco’ gli occhi.
-Ommioddio, ho bisogno di sedermi.-
Rivolse un’occhiata truce al viso annoiato del suo maestro, che lo guardava con il suo solito sguardo di sufficienza –Perche’ non me lo hai mai detto?-
Il Nara si caccio’ le mani in tasca, quasi infastidito. –Perche’ l’ho saputo due settimane fa.-
Tora non sapeva se mettersi a ridere e fare i complimenti ai due per lo scherzo perfetto, o se svenire in quell’istante.
Per salvaguardare la sua dignita’, decise di scegliere la terza opzione, quella in cui faceva finta di rimuovere quell’impossibile novita’ e di far finta di nulla.
-Ok, mi sa che e’ arrivato il momento che io vada a casa ad incassare il colpo. Buonanotte sensei, e mi raccomando, divertitevi stasera.-
Sottolineo’ l’ultima frase con un velo di sarcasmo, prendendosi la sua piccola rivincita sul suo pigrissimo maestro.
-Certo, lo faremo…- grungni’ l’uomo, incassando la stoccata.
-Ciao Ise, buonanotte.- fece il ragazzo, cominciando ad allontanarsi –E salutami tanto Yoshino!-
Tora scomparve, lasciando padre e figlia soli.
-Chi e’ questa Yoshino?- chiese lei, cominciando a seguire l’andatura strascicata di suo padre.
-Mia madre.-
-Ed e’ una donna cosi’ terrificante?-
-Beh, ti dico solo che noi uomini Nara abbiamo la sfigata tradizione di circondarci di tremende seccature.-
Lei alzo’ un sopracciglio –Anche mia madre era una seccatura?-
Lui addolci’ lo sguardo, sorridendo lievemente –Oh, lei era la peggiore seccatura di tutte.-
-Ed io?-
Lui si fermo’ a guardarla. Il loro rapporto era ancora molto traballante, ma il Nara non poteva negare di cominciare a sentire qualcosa per quella piccola ragazzina caotica.
Riprese a camminare, ghignando leggermente.
-Anche tu sei una seccatura. Non come era tua madre, ma hai un grande potenziale. Penso siano i geni Yamanaka. Sono i peggiori, i piu’ seccanti di tutti.-
Ise nascose un sorriso felice, rallentando il passo.
Poi scosse il capo, nascondendo quel lieve calore che le si era acceso nel petto, trotterellando veloce a fianco del padre.
-Allora io sarei una seccatura? Non e’ che tu sei un po’ troppo sensibile su queste cose, Shika-san? Per te chiunque ti tiri fuori da quella specie di tana che chiami casa  e’ una seccatura.-
-Non e’ vero. Bisogna avere dei requisiti specifici per essere delle seccature.-
-E quali sono questi requisiti?-
Il Nara ridacchio’. –Allora, per prima cosa una seccatura e’ donna.-
-E perche’?-
-Perche’ le donne sono nate per essere noiose. Si lamentano sempre per cose inutili, si impuntano e vogliono sempre comandare.-
-Ah si? Quindi tu non ti lamenti mai, vero Shika-kun?- lo prese in giro la ragazza. Passarono davanti alle macerie di casa Akimichi, per poi procedere dritti verso il fianco della montagna.
-Mai. Poi, in secondo luogo, per essere una seccatura solitamente devi avere un carattere dispotico e violento.-
La ragazza rise, ricordandosi gli epici scatti d’ira di sua madre e immaginando una scena con i suoi genitori protagonisti.
-E poi, ma questo solamente nel mio caso, tutte le piu’ grandi seccature sono bionde.-
La ragazza si sorprese. –Tutte bionde?-
Lui annui’. –Si si. Penso sia per il colore. Il biondo penetra nel cervello per osmosi e vi fa diventare sceme.-
Ise assunse un’espressione scettica, indecisa se picchiare o no quel demente maschilista. Non erano le donne accanto a lui ad avere un carattere manesco, ma era proprio il suo comportamento ad istigare alla violenza!
Stava gia’ per ribattere, quando suo padre si fermo’ davanti al cancello di una grande villa.
Era maestosa, fatta di legno antico, attorniata da altissimi alberi secolari.
Ise rimase a bocca aperta.
Quella casa non assomigliava per niente all’appartamento di suo padre.
-Ehi, questa si che e’ una casa…- mormoro’ sottovoce.
Suo padre gli sorrise, con un barlume d’orgoglio nascosto infondo agli occhi.
-E che ti aspettavi, un appartamento? Non sono mica tutti come me nella mia famiglia… Noi Nara amiamo i fasti.-
-Beh, visto le condizioni in cui ti trovi, non mi sarei mai immaginata qualcosa di simile… Sembra una reggia piu’ che una casa.-
-E non hai mai visto villa Hyuuga.-
Ise si volto’ perplessa, non capendo l’ironia del padre.
-Dai su, andiamo. Mi raccomando, se li vedi estrarre i coltelli, scappa.-
Apri’ il grande cancello, e mosse alcuni passi all’interno del giardino.
Poi si volto’, notando che la piccola Yamanaka era rimasta indietro senza avere il coraggio di entrare.
-Ise?-
Nessuna risposta.
-Ise?- la chiamo’ con voce piu’ alta.
Lei alzo’ lo sguardo, tentennante.
-Devo proprio venire?-
Lui aggrotto’ la fronte, perplesso. –Certo che devi venire. Altrimenti quelli mi ammazzano e nascondono il mio cadavere in soffitta.-
Lei sbuffo’. –Smettila di fare l’idiota. In fondo, io non sono nemmeno una figlia legittima. E se non mi accettassero? Nei grandi clan i figli bastardi non sono visti di buon occhio.-
Shikamaru sgrano’ gli occhi, colpito profondamente dal discorso della ragazza.
Era questa l’idea che si era fatta di se stessa? Una figlia bastarda?
-Ise- comincio’, con una nota dolce nella voce che la ragazza non aveva mai sentito. –Tu non sei una figlia illegittima. Tu sei mia figlia. E basta.-
Lei lancio’ uno sguardo velato d’ansia alla grande casa, annuendo.
-Ok, va bene. Ma ti prego, stammi vicino.-
Il Nara sorrise, rivendendo in quella sua momentanea fragilita’ una parte di Ino.
-Ehi seccatura, non farti intimorire. Gli piacerai… E poi se ce l’ha fatta tua madre, potrebbe farcela anche Naruto travestito.-
Ise sorrise, riprendendo coraggio.
-Ok, facciamolo. Lavoro di squadra, capito Nara?-
Lui ghigno’, suonando il campanello. –Certo Yamanaka.-
 
 
Ise aveva affrontato tante situazioni nella sua vita.
Aveva combattuto contro schiere di nemici, fatto da spia nelle missioni piu’ pericolose, aveva viaggiato a lungo e visto molti paesi lontani.
Pensava di aver raggiunto un buon bagaglio di esperienze nonostante la sua giovane eta’, ma quella sera, decisamente, si era dovuta ricredere.
Perche’ non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione cosi’… inverosimile?!
No, non poteva essere la parola adatta.
Era troppo riduttiva.
Sua nonna che picchiava suo padre con un bastone da passeggio non poteva definirsi solo inverosimile.
Che lo sgridava come fosse un quattordicenne, sotto lo sguardo allibito del marito che ancora non riusciva ad afferrare a pieno la notizia.
No, quella non era solo irrealta’.
Era la piena rappresentazione della pazzia collettiva di cui Konhoa era piena.
Vide sua nonna, che di nonna aveva solamente una leggera tinta grigia nei capelli, dare per un secondo tregua a suo padre, voltando la testa. E rivogersi a lei in un tono dolce e stucchevole, con gli occhi colmi di stelline.
-Una nipote… Oddio, ho una nipote!- trillo’ la signora, trasfigurata. –Oh cara, ti prego, fatti abbracciare…-
E l’aveva stretta, con una potenza inaudita.
Quasi a stritolarla, ma con una felicita’ cosi’ genuina che la lascio’ spiazzata.
La ragazza si lascio’ abbracciare, occhieggiando intimorita al bastone da passeggio che la donna portava ancora con se’.
Il padre di Shikamaru, suo nonno, la vide, e si rivolse alla moglie.
-Ehm, Yoshino cara, che ne diresti di posare il bastone? Stai spaventando la nostra ospite..- propose, con voce cauta.
-Oh, ma certo, che sbadata!- disse lei, lanciandolo nel porta ombrelli –Non ti preoccupare cara, solitamente non aggredisco cosi’ gli ospiti, ma sai… - lancio’ un’occhiata truce a suo figlio –Quando ci vuole ci vuole.-
La donna le rivolse un sorriso caloroso, a cui lei rispose lievemente.
Era circondata da pazzi…
La donna comincio’ a girarle intorno, facendole una specie di radiografia.
-Ma guarda come sei bella… Hai proprio preso tutto da tua madre.-
-Grazie mamma.- bofonchio’ Shikamaru, massaggiandosi la testa ancora indolenzita.
-Zitto tu! Dopo quello che hai combinato non penso ti parlero’ ancora. E poi, e’ solo un bene che non tua figlia assomigli molto di piu’ a sua madre. Ino era una ragazza cosi’ a modo…-
Ise ridacchio’, non del tutto d’accordo con la definizione che sua nonna aveva dato di sua madre. Diciamo che Ino non era stata proprio la tipica ragazza “a modo”…
-Oh, ma come sei magra! Proprio come tua madre. Ma mangi cara? Non dirmi che e’ tuo padre che ti cucina, altrimenti ti ridurrai ad uno stecco..-
Shikamaru protesto’, ma venne azzittato da un fuorioso sguardo di sua madre.
-No signora, fortunatamente so cucinare. Poi ora sono ospite a casa di Sakura Haruno, che non mi fa mancare nulla.-
-Oh si… Sakura, che cara ragazza. Era una grande amica di Ino, vero? Ma anche lei, era cosi’ magra… No mia cara, non voglio che ti facciano diventare anoressica.-
-Yoshino!- intervenne il marito, lanciando uno sguardo di scuse alla nipote.
-Zitto Shikaku! Cosa ne vuoi sapere tu di come deve essere una ragazza?! Ora andiamo cara, la cena e’ pronta e noi abbiamo cosi’ tanto di cui parlare…-
La donna afferro’ Ise per un braccio, trascinandola in cucina.
La piccola Yamanaka si volto’, rivolgendo a suo padre uno sguardo allibito.
Quello sorrise, alzando il pollice della mano destra in segno di incoraggiamento.
Quando la ragazza fu scomparsa dietro la porta, Shikamaru abbasso’ la mano.
Vedi seccatura… l’avevo detto che gli saresti piaciuta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Ixia’s_____________________
Buonasera popolo di EFP!
Eccomi di nuovo qua per un’aggiornamento lampo.
Beh, cosa commentare? Questo capitolo mi piace. Mi mette allegria. (:
Spero piaccia anche a voi, visto quanto mi sono divertita a scriverlo.
Ise comincia ad instaurare un minimo rapporto con il padre, mentre il piccolo Itachi ha sfoggiato quel lato “Sasukesco” del suo carattere.  Anche Tora comincia a delinearsi come personaggio… Beh, sono tutti una banda di pazzi! :D
 
Beh, voglio prendermi un po’ di spazio per ringraziare e dedicare questo capitolo a Kin Yourichi, che è stata così dolce da confortare il mio attimo di depressione.
Per fortuna che ci sono lettrici come lei, come Hikari93 o Kyda94.
Grazie mille ragazze… Mi date la voglia di continuare a scrivere.
 
Detto questo vi saluto, spero che il capitolo vi piaccia!
Lasciate un segno del vostro passaggio, se vi va.
Enjoy!
 
Kiss,
Ixia.

   
 
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