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Autore: Gwendin Luthol    25/05/2011    4 recensioni
Quelle ragazze senza cuore una volta la umiliarono persino in spogliatoio,finita la lezione di ginnastica dell’ultima del sabato.”Alice,levati la maglietta e facci vedere la tua pancia!”,”buu!Che schifo!”. Alice non era bella. Alice non era quel tipo di ragazza che con un po’ di trucco e una dieta,poteva diventare un cigno. Se pur lo facesse (se pur l’avesse fatto!) nessuno avrebbe cambiato idea sul suo conto : rimaneva brutta e grassa a tutti. Forse irritava la sua espressione timida e perennemente impaurita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Traspirava solo un filo di luce dalla finestra che andava dritto dritto a schiantarsi sul viso di Alice che dormiva ancora placidamente nel suo letto con le lenzuola di seta.
“Alice,Alice!Sono le 10:30,ti vuoi svegliare?” già la voce della mamma cominciava a rimbombare per casa.
Alice aprì poco gli occhi,la porta era semiaperta e intravide l’ombra della madre che pareva mettersi degli orecchini. Stava per riuscire,per tornare a lavoro e questo inondò il cuore di Alice,di malinconia.
Proprio mentre la ragazza stava richiudendo gli occhi rassegnata,una mano aprì del tutto la porta.
-Dai su Alice,non far finta di dormire!- il tempo di dirlo che sua madre se era già partita per il corridoio.
Alice socchiudendo gli occhi si levò di scatto la coperta di dosso e si alzò piano piano. Si mise in piedi e senza neanche mettersi le ciabatte si trascinò verso il corridoio:
-Mamma,dove vai?- chiese Alice strofinandosi l’occhio destro.
-Amore,vado a lavoro. Oggi faccio il turno della mattina perché stasera usciamo,no?Con Gianfranco e Lucrezia,gli amici di papà” disse la donna mettendosi il rimmel davanti allo specchio piazzato nel corridoio.
Oddio no,Lucrezia e Gianfranco erano due completi idioti. Lucrezia era fissata con la danza del ventre,una pacchiana assurda mentre Gianfranco puzzava costantemente di sudore.
-No mamma,oggi è sabato?Io ho da fare questa sera!” si ricordò Alice agitata.
-Scusami,non esci da quando siamo a Torino e proprio oggi…- ragionò la mamma chiudendo il tubetto del rimmel.
“Mamma,stasera c’è una festa a scuola e..io vorrei andarci” disse Alice chinando la testa.
Il silenzio piombò nel corridoio e la mamma di Alice accantonò ogni sua azione,chiudendo la pochette dei trucchi.
-Davvero Alice?Tuo padre e io cominciavamo a chiederci se non ci fossero problemi- e parlandole,si avvicinò e abbracciò stretta la sua piccola unica figliola.
-No mamma,non c’è nessun problema..nessun problema- rispose Alice appoggiandosi sulla spalla della madre.
 
“Tempo buono sul Piemonte specialmente nell’area torinese dove il freddo e le piogge si placano..”.
Alice teneva a tutto volume la tv ma se le avessero chiesto cosa aveva appena detto il meteorologo,sicuramente non avrebbe saputo rispondere: era troppo impegnata a pensare a cosa si sarebbe messa quella sera. Non aveva niente,niente di niente!
Era seduta in cucina,ancora in pigiama a fare colazione. Lo sguardo era fisso sugli ornamenti delle tende e la mano sinistra meccanicamente inzuppava il biscotto. Tutto questo continuò per qualche minuto fino a che  non suonò il campanello. Alice si alzò,si trascinò verso la porta e il citofono suonò nuovamente,ancora più insistentemente.
-Chi è?- chiese Alice mangiandosi le unghie.
-Sono Jessika-.
E le unghie di Alice non ebbero più sapore.
 
-Che metti questa sera?- domandò Jessika facendosi largo nell’ingresso.
-Io non lo so..- rispose timidamente la ragazza.
-Come non lo sai?! -Esclamò scioccata,quasi indignata Jessika che ormai era entrata nella cameretta di Alice.
-Io non ho nulla,non sto sempre in giro..- si mise sulla difensiva Alice.
-Sei proprio una sfigata- ridacchiò Jessika mentre apriva l’armadio della camera. Alice le andò dietro a testa bassa.
-Senti,io la roba ce l’ho ma è vecchia del mese scorso: non si va ad una festa con lo stesso vestito di poco tempo prima..dato che tu non hai NULLA e io non sono solita con le figure di merda,si va in centro ora!-
Alice alzò lo sguardo,fissando Jessika e l’unica cosa che riuscì a dirle fu : “Mi devo vestire un attimo,aspettami lì”-
-Nono,rimango qua- rispose Jessika incrociando maliziosamente le braccia,facendo attenzione alla sua borsa di Luijo.
Alice sì intimidì ma si ricordò di quelle volte in cui le sue compagne di classe la fissarono mezza svestita in spogliatoio,quindi fu quasi normale.
Sì infilò i jeans e la felpa che era buttata sulla sedia della scrivania. Diede una pettinata ai capelli sul biondo sbiadito che aveva,si mise gli occhiali notando l’unica cosa bella che aveva: due paia di grandi occhi grigi.
Sì allacciò ai piedi le sue vecchie e sporche scarpe da tennis.
Alice si rialzò e notò che Jessika non aveva distorto lo sguardo su di lei,neanche un secondo.
-Di alla mammina che si fa tardi èh- ricordò Jessika.
-La mamma non c’è,la mamma non c’è mai- rispose tristemente Alice.




Note d'autore:
Prevedo la fine nel prossimo capito e vi dico un'altra cosa...
non è come sembra!
Moju <<
  
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