L’apparenza della
verità
Il cavaliere errante -senza macchia e
senza paura- arrivò
alle soglie di un’enorme caverna dove
si
nascondeva un
mostro spaventoso, da
tutti chiamato Inganno.
Scese dal cavallo e sfoderando la sua splendida spada si apprestò a varcare la soglia della caverna. Molte persone del vicino villaggio –le stesse che lo avevano chiamato per sconfiggere l’orrida bestia- lo avevano avvisato che probabilmente ad aiutarlo sarebbe giunta in suo soccorso Fede, la dea della verità e della fiducia.
“Ma
fai attenzione non sempre le cose
sono come appaiono” erano state le ultime parole
che il capo villaggio gli
aveva lasciato prima di augurargli buona fortuna.
Il coraggioso cavaliere
deglutì e, respirando a fondo, mosse
un passo in direzione dell’antro buio.
“Straniero, dove stai andando?”
Il prode cavaliere si voltò, mentre dai cespugli di rovo
sbucava fuori una
vecchia, tutta rattrappita e ripiegata su se stessa -orrenda a vedersi-
pareva
che avesse sulle spalle tutte le ere della terra.
“Ho dato la mia parola, alla povera gente del villaggio, che
li avrei liberati da
quell’orrendo mostro che passa sotto il nome di
Inganno”
“Non andare, perirai nell’intento”
A quelle parole il cavaliere tentennò, però poi
gli sovvennero le parole del
capo-villaggio “Non sempre le cose
sono
come appaiono” così rispose risoluto:
“Orrenda e deforme come sei, devi essere certamente al
servizio di quel mostro”
urlò irato indicando l’entrata della caverna con
la punta della spada.
“Ti sbagli straniero… ti prego di
credermi”
Proprio in quel momento un pianto straziante di donna, che implorava
pietà,
giunse dalle profondità della grotta. L’eroe
sussultò e rabbrividì poi,
voltandosi in direzione della vecchia, le disse con cattiveria:
“Ecco, lo sapevo, tu cerchi di distrarmi, mentre Inganno
tortura una donna… una
donna che certamente deve essere Fede, la dea che avrebbe dovuto
aiutarmi nella
lotta” così dicendo non perse più tempo
e senza esitazione si gettò nel buio
della montagna.
Quando arrivò al centro
della caverna, l’unica cosa che
vide, nella poca luce di una torcia, fu la sagoma -seduta a terra- di
una donna
bellissima che singhiozzava… del mostro neppure
l’ombra.
“Si calmi madamigella, ora sono qui e la
proteggerò io da quella mostruosità”
con passo guardingo si avvicinò alla poveretta e tendendole
la mano si apprestò
ad aiutarla.
La fanciulla sollevò il
volto e il cavaliere si sorprese, la
sua bellezza era indescrivibile… certamente quella doveva
essere la dea Fede!
“Oh mia dea adesso che ci siamo trovati ti prego dimmi cosa
fare” pregò il
coraggioso.
Il viso della ragazza si distese in un sorriso candido e poi con voce
leggiadra
ed innaturale sussurrò:
“Muori “
..
…
….
La vecchia era rimasta lì,
all’entrata della grotta in
attesa; quando dall’antro cominciarono ad arrivarle le urla
di dolore -per le
atroci sofferenze patite dal cavaliere- e i suoni ovattati di ossa
spezzate,
scosse la testa sconsolata.
Poi le urla cessarono, lasciando il posto solo a un lieve rosicchiare
alternato
a delle risate crudeli di soddisfazione.
Fede scrollò nuovamente la
tesa, muovendo i pochi capelli
canuti, rassegnata. Si allontanò incerta sulle gambe vecchie
e malandate,
sperando che il prossimo valoroso le avrebbe dato ascolto.
End
Piccolo
spazio privato
Scritta per il contest Dualismo.
Arrivata penultima per via
dei vari errori di grammatica ( con i quali farcisco sempre le mie
storie -.-) e perché la storia è risultata
molto poco originale -.-‘ ( anche se su questo non sono molto
concorde, visto che evidentemente la giudicia non ha capito che tutta
la trama era simbolica e che non si trattava di una
classica storia fantasy, ma di una critica sociale incentrata
sulle apparenze e sulla differenza tra cio' che è
reale e cio' che invece preferiamo credere).
Spero che comunque abbiate gradito
almeno una piccola parte
del mio lavoro ( si lo ammetto… i risultati mi hanno
depressa ç.ç)