Dedicata a
Fred Weasley,un personaggio
meraviglioso. Grazie anche a due fratelli speciali (+1) che in questo
periodo
mi stanno inconsapevolmente regalando momenti stupendi.
Inestimabile
Era una mattina piovosa e dopo essermi rifiutato per giorni e giorni di
mettere un solo piede in quel luogo che per tanto tempo avevo condiviso
con mio
fratello,il mio gemello,il mio migliore amico.
Troppi ricordi invadevano la mia mente anche solo a guardare per un
secondo la vecchia porta di legno di quella stanza,teatro delle nostre
prime
confidenze,dei nostri primi strambi esperimenti con la magia.
Quella mattina però era diverso,avevo sentito
qualcosa,percepito una
sensazione intensa e inspiegabile nel mio cuore che mi aveva spinto ad
abbassare con enorme fatica la maniglia di ottone e varcare quella
soglia.
Sentii una dolorosa fitta al cuore appena richiusi la porta dietro di
me,come se un pugno invisibile stesse stringendo il mio cuore in una
morsa.
Tutto era rimasto come se Fred fosse ancora li,tutto era ancora
perfettamente
in disordine,come piaceva a noi.
"Il
nostro
disordine perfetto"
soleva dire mio
fratello allegramente,quando nostra madre ci dava dentro con le sue
ramanzine
sull'ordine e la pulizia. Sorrisi al ricordo.
Un vecchio mantello giaceva dimenticato sulla testata del letto,e vari
indumenti erano sparsi sul cuscino e la coperta e c'erano addirittura
avanzi di
un panino abbandonati sulla scrivania in un letto di briciole.
"Freddie,se ti vedesse la mamma..." sussurrai. Entrando li
dentro sembrava quasi che nulla fosse cambiato,che tutto fosse
esattamente come
l'avevamo lasciato,settimane e settimane prima. Si sentiva ancora
chiaramente
la presenza di Fred,la sentivo quasi fosse solida in ogni oggetto,ogni
libro,ogni indumento ... in ogni raggio di sole che adesso facevano
capolino
tra le nuvole scure.
Poi il mio sguardo si soffermò sul mobile che tenevamo
accanto ai nostri
letti e notai il primo cassetto,quello di Fred,leggermente socchiuso.
Chiusi gli occhi e con il cuore che batteva all'impazzata un ricordo
vivido e chiaro si materializzò nella mia memoria.
“Freddie!”
chiamavo mio
fratello,che dai nostri giochi in giardino era misteriosamente
scomparso su per
le scale. Lo trovai nella nostra stanza,chino sulla vecchia cassettiera.
Fred chiuse il cassetto
con rapidità fulminea appena mi vide e coprì il
vecchio mobile piazzandocisi
davanti,come se dovesse difendere un tesoro.
“Freddie,che hai messo
li dentro?” gli chiesi con curiosità,cercando di
sbirciare,ma il cassetto era
ormai sigillato.
Fred mi rivolse un
sorrisetto divertito e poi sgranò gli occhi come se fosse in
procinto di
raccontarmi chissà quali meraviglie.
“Li dentro,George”
cominciò “è custodito ciò
che mi è più caro al mondo. La cosa
più preziosa che
io possieda”
La mia curiosità di
dodicenne aveva prevalso sulla buona educazione ed eccitato ero corso
accanto a
lui,cercando in tutti i modi di scoprire cosa fosse.
“Cos’è?” domandai,saltellando
allegramente “l’intera collezione di figurine
magiche? Una pluffa autografata
dai Cannoni?” mi chiedevo ingenuamente,domandandomi,nel caso
avessi avuto
ragione come avesse potuto procurarsi qualcosa di tanto
“prezioso”.
“Non ci sei nemmeno
lontanamente vicino,fratello” ridacchiò Fred
“non lo scoprirai mai!”
Tra
noi non c’era mai stato nessun segreto,mai,a parte quel
piccolo
particolare della nostra vita. Non ero mai, mai riuscito ad aprire quel
cassetto,nemmeno quando ormai avevo qualche nozione magica
più avanzata del
semplice “Alohmora”.
Ci rideva su. Scherzava continuamente su quella cosa,su quella parte
tanto segreta della sua vita, ormai in simbiosi con la mia.
Più di una volta mi
ero quasi sentito escluso,nonostante
la sensazione passasse in meno di un secondo. Mi ero sempre domandato
cosa
nascondesse,interrogandomi su cosa potesse mai essere il suo tesoro
più
prezioso; oltretutto mi sorprendeva il fatto che anche da adulto
continuasse a
reputare importante una qualche oggetto nascosto in un pomeriggio
estivo dei
suoi dodici anni.
Ed ora ero li,davanti a quel vecchio mobile,con quel cassetto
semiaperto,terribilmente invitante per la mia curiosità.
Fred lo avrebbe ritenuto giusto? Avrebbe approvato che io scoprissi il
suo tesoro,adesso che lui non
c’era
più?
Sospirai e decisi di si,che volevo sapere,volevo condividere con lui
quello che più amava. Mi avrebbe aiutato a sentirlo
più vicino,a sentirlo
nuovamente … vivo.
Appena le mie dita sfiorarono il pomello d’ottone quasi mi
aspettai di
sentire la sua voce che mi scherniva allegramente“Non
ci hai ancora rinunciato fratello?” Ma non la udii.
Respirai a
fondo e aprii.
Il cassetto era praticamente vuoto,escluso una busta da lettere
ingiallita che poggiava sul fondo polveroso: non aveva data,ne scritte
visibili
o nulla che potesse indicare cosa fosse o che cosa contenesse.
La presi e la aprii,scoprendone il contenuto. Tirai fuori una
fotografia,una semplicissima fotografia chiusa in un cartoncino.
Quando aprii il cartoncino ingiallito repressi a stento un gemito.
Sorrisi,mentre le lacrime salivano piano a inumidirmi gli occhi,mentre
accarezzavo la superficie della carta con un dito.
Era una vecchia fotografia,un’immagine che scattammo lo
stesso
pomeriggio di sette anni prima,lo stesso pomeriggio in cui lo vidi
sigillare
quel cassetto.
Gli unici due soggetti eravamo noi,nel nostro giardino mentre ridevamo
a
crepapelle inseguendo uno gnomo particolarmente buffo che stringeva tra
le mani
un paio di scarpe. Io ero scalzo e tenevo Fred sulle spalle che con il
braccio
teso in avanti mi spronava all’inseguimento alla stregua di
un generale.
Era stato uno dei giorni più allegri e spensierati della
nostra
vita,dove non esistevano problemi,dove non esisteva nulla al di fuori
di noi
due e del suono squillante delle nostre risate.
La fissai per minuti che sembrarono ore interminabili,la mente piena di
vividi ricordi.
Le lacrime cominciarono a scorrere,e mi ritrovai a piangere come non
ero
riuscito a fare nell’immediatezza della sua scomparsa. Piansi
tutte le lacrime
che avevo represso in tutto quel tempo,lasciando che lavassero tutto il
mio
risentimento,tutta la mia dolorosa sensazione di solitudine.
Rovesciai la fotografia e lessi le parole che aveva scritto in una
grafia adulta e regolare.
Ehi
George! Tanto so
che prima o poi ci riuscirai a sbirciare qua dentro!
Non giudicarmi troppo
sentimentale quando leggerai,non vorrai rovinarmi la reputazione!
Fred
In
basso,in piccolo sotto l’immagine c’era
un’altra scritta ad
inchiostro blu questa volta scritta con mano decisamente più
malferma e
infantile. Il cuore mancò un battito mentre sillabavo senza
voce quella
manciata di parole.
“Io
e il mio regalo più
prezioso”
Mi
sedetti sul suo letto e mi asciugai le lacrime con la manica della
maglia mentre sorridevo,anzi ridevo allegramente mentre rileggevo.
Eravamo
sempre stati l’uno la metà dell’altro ma
non ci eravamo mai scambiati parole
affettuose o sdolcinate per rivelare il rapporto più che
speciale che c’era tra
noi.
Trascendeva ogni parola possibile,era come un soffio
d’aria,che non è
visibile eppure ne si può percepire la forte presenza.
Non ci eravamo mai detti “Ti voglio bene”
perché era più che
palese,quasi scontato.
Eppure mio fratello mi aveva tenuto tanto tempo in quel suo
scrigno,come
un gioiello di inestimabile valore. Per anni ero stato ciò
che aveva di più
prezioso,e mi aveva nascosto da me stesso
per quanto possa sembrare strano,temendo che lo prendessi in
giro.
E credo che lo avrei fatto,anzi ne sono sicuro.
In quel momento però,mentre tutto ciò che di lui
rimaneva erano una
fotografia,qualche vestito e i suoi vecchi libri,per un secondo il
vecchio
George Weasley scomparve,dietro una lacrima e una vecchia fotografia.
La strinsi al cuore e la cullai,quasi fosse qualcosa di vivo.
Non
piansi più,da quel giorno.
“Ti
voglio bene” sussurrai.
Sorrisi.
*