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Autore: Ninfea Blu    26/05/2011    30 recensioni
Oscar ha delle sorelle, lo sappiamo. Questa storia parla di una di queste sorelle, una che non conosciamo, perchè la Ikeda non ha pensato a una possibilità del genere. Danielle ha davvero molto in comune con Oscar... stessi capelli, stessi occhi. Qui parlerò dei suoi sentimenti, del suo rapporto con Oscar e inevitabilmente con l'amico Andrè che potrebbe, in qualche modo, mettersi fra loro. Perchè Danielle, gemella identica ma più femminile della nostra madamigella, potrebbe avere il coraggio di essere tutto quello che non è Oscar...
Aggiunte fan art cap. 7 - cap. 12
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2 – L’incontro con Fersen

2 – L’incontro con Fersen.

 

 

Sono passati una decina d’anni dal mio matrimonio.

Non posso dire di essere completamente felice, ma in fondo, quale donna nella mia posizione può dire di esserlo? Ho due bellissimi bambini che amo con tutto il cuore, ma la mia vita a volte mi sembra monotona e incolore, senza emozioni, scandita solo da rutilanti feste, ricevimenti, concerti, visite di cortesia da ricambiare verso personaggi di cui non mi importa nulla, che non sono neppure amici.

Insomma, una serie infinita di formalità di cui una donna come Oscar non dovrà mai preoccuparsi.

Non so dire quanto mi vada stretto questo ruolo a volte.

Vorrei potermi dedicare solo alla mia vera e grande passione che è l’arte, l’unica cosa che valga la pena di coltivare in questo nostro mondo piatto e avvilente, che vive di convenzioni; infatti apro il mio salotto ad artisti, pittori, musicisti e intellettuali, che sono tra le persone più interessanti ed emotivamente coinvolgenti che conosco, persone di forti e grandi passioni, forse proprio perché non appartengono alla nobiltà.

Io e mio marito frequentiamo la corte con una certa assiduità, anche se né io né lui, ne amiamo particolarmente l’ambiente mondano, rigido e formale. Godiamo di notevole prestigio e il fatto che io sia la splendida sorella gemella del Colonnello Oscar, mi procura un discreto successo a corte, genera curiosità e chiacchiere anche fantasiose. D’altronde il pettegolezzo è il trastullo principale dei cortigiani. Ho uno stuolo di ammiratori che non si curano del fatto che sono sposata e, fra questi, c’è anche chi mi corteggia spudoratamente. A volte, uno di questi gentiluomini ha più successo di altri, e per un po’ riesce a vincere la mia noia, anche se non sono mai particolarmente coinvolta. Questi nobili venesi e annoiati, sul piano sentimentale non sanno accendere grandi passioni, e spesso le loro personalità leziose e sciocche mi vengono a nausea.

Un giorno a Versailles, per liberarmi di uno di loro, ho accettato l’invito a danzare che mi ha rivolto il conte Hans Axel di Fersen. Sapeva bene chi ero, e sicuramente si sentì incoraggiato da questo, ma anch’io sapevo quello che c’era da sapere sullo straniero; infatti, ero a conoscenza delle voci che giravano su di lui e la regina.

Detesto il pettegolezzo, ma in società non ci si può permettere di vivere come se non esistesse, anche per difendersi da esso, e magari costruirlo ad arte e usarlo a proprio beneficio.

“La prima volta che mi hanno detto chi siete Madame Recamier, sono rimasto enormemente sorpreso.” Mi disse il conte in un giro di danza.

“Cosa vi sorprende tanto? La mia somiglianza con Oscar?”

“Siete identica a vostra sorella; in effetti è una cosa che mi turba molto, eppure non avrei mai saputo immaginare Oscar in sembianze tanto femminili.”

“Non capisco; debbo considerare le vostre parole come un complimento, conte di Fersen? O pensavate che Oscar non fosse altrettanto bella?”

“Vostra sorella è bellissima, è vero, ma vedere voi, è come scoprire l’altro volto di madamigella Oscar...”

“L’altro volto?”

“Sì, quello ignoto. Quello che avrebbe potuto essere... o forse, quello che dovrebbe essere.”

 

Come vi sbagliate, conte. Pensavo tra me.

 

“Oh, certo... Siete troppo abituato a vederla in uniforme. Comunque, non dovete lasciarvi ingannare dalle apparenze: vi assicuro che io e Oscar, benché diverse per educazione, siamo piuttosto simili, per temperamento. Vi sorprenderebbe scoprire quanto.”

“Sarebbe interessante andare a fondo della questione, madame…” disse il conte in un modo che mi parve allusivo e l’occhiata obliqua che mi aveva rivolto non poteva essere fraintesa.

Io preferii cambiare l’argomento della conversazione, non perché mi sentivo a disagio, ma per soddisfare un’altra curiosità che ritenevo molto più seria.

“So che frequentate la casa di mio padre: posso chiedervi in quale veste? Oscar è ancora nubile, ma non penso che siate un pretendente alla sua mano e la gente potrebbe fraintendere.”

Alle mie parole, il conte si mise a ridere di gusto.

“Suvvia contessa, chi potrebbe fraintendere il mio atteggiamento verso Oscar? Sì, forse sono l’unico uomo che la frequenta, posso dire di avere questo privilegio. E allora? Dovete ammettere che Oscar, oltre ad essere bellissima, è una donna straordinaria e fuori dal comune, ma le mie frequentazioni a Palazzo Jarjayes sono legate unicamente all’amicizia e alla stima che nutro nei confronti del Colonnello Oscar.”

Questo era senz’altro vero per lui, ma per mia sorella le cose dovevano stare in maniera diversa.

Mi erano giunte voci sulla loro amicizia, ma nutrivo forti dubbi in merito alla faccenda.

L’avevo incontrata di recente, e alle mie domande su quali fossero i suoi rapporti con l’amante della regina, non espresso in questi termini, logicamente, lei si era fatta stranamente ansiosa, malinconica più del solito, diventando quasi scontrosa nel rispondermi. Una reazione che mi aveva un po’ sorpreso.

Io e Fersen continuammo a parlare nel vortice della danza e, tra un minuetto e una gavotte, mi accorgevo di quanto fosse rapito dal mio aspetto, ma io non ero altrettanto rapita da lui. Era un uomo di fascino, notoriamente libertino, il presunto amante della regina, ma pareva uno sciocco. E io avevo da tempo il sospetto che mia sorella fosse segretamente innamorata di lui e, non so perché, ma la cosa mi indispettiva; Oscar mi pareva troppo intelligente ed emancipata per sprecare il suo cuore dietro un personaggio così discusso, a mio parere tanto banale. Stavo seriamente pensando di attuare una strategia per farglielo dimenticare in fretta. O almeno, per farle vedere l’abbaglio di cui era vittima.

“Stavo pensando di andare a far visita a mia sorella uno di questi giorni. Perché non mi accompagnate, conte? Sono certa che ad Oscar farebbe piacere.”

“Sarò lieto e onorato di accompagnarvi.”

“Benissimo conte. Domani vi sembra troppo presto? Spero non avrete altri impegni…”

Alludevo al fatto che potesse avere qualche convegno segreto con la regina, ma lui non parve cogliere la mia provocazione, che pure era stata volontaria.

Si limitò ad acconsentire alla mia richiesta.

Sapeva essere un uomo discreto e questa era senz’altro una buona cosa.

Avevamo smesso di danzare e ora, nella sala, fece il suo ingresso solenne Maria Antonietta; era semplicemente splendida, impossibile non ammirarne il portamento e la grazia. Indossava un abito degno di lei, che esaltava la sua regalità. Mentre avanzava, al suo passaggio la gente attorno sprofondava in riverenze e inchini ossequiosi. Si fermò davanti a me, mi inchinai; fu un istante, ma riuscii a cogliere lo sguardo d’intesa con Fersen.

“Madame Recamier, sono lieta di vedervi. Madamigella Oscar non è con voi quest’oggi?” alle sue  parole, sollevai la testa e incontrai i suoi occhi.

“No, Maestà, ma voi sapete quanto mia sorella poco gradisca i ricevimenti a corte.”

“Ah, sì lo so. Viene solo quando non può proprio farne a meno. E non resta mai fino alla fine.”

Rivolse un rapido cenno di saluto, accompagnato da uno sguardo eloquente al conte di Fersen, ma non gli rivolse la parola. Proseguì lungo la Sala degli Specchi, salutando gli altri nobili presenti.

Io mi ero voltata verso Fersen e lo osservavo con interesse; seguiva con lo sguardo la figura della regina, come una falena è attratta dalla luce. Sembrava essersi completamente dimenticato di me. Dovevo assicurarmi tutta la sua attenzione e garantirmi la sua presenza per il giorno seguente. Lo chiamai e lui si riscosse dai suoi pensieri.

“Scusate conte di Fersen, posso chiedervi come è nata la vostra amicizia con mia sorella? Non riesco a immaginare quali interessi abbiate in comune.”

“Quegli stessi interessi che si potrebbero avere con un uomo di profonda cultura e intelligenza; Oscar conosce la letteratura latina oltre a quella dei nostri contemporanei, la musica, è arguta e brillante, inoltre è un valente spadaccino da cui c’è sempre da imparare.”

Fersen camminava al mio fianco mentre conversavamo; non lo diedi a vedere, ma sentirlo paragonare Oscar ad un uomo mi infastidì.

“Ah, certo, capisco cosa intendete: voi dunque, non pensate a lei come a una donna…” gli dissi agitando il ventaglio in maniera plateale, ma elegante davanti al volto.

“Diciamo che non conosco altre donne che non mi facciano pensare al fatto che sono donne. - Fece una pausa prima di proseguire, mentre continuava a camminare al mio fianco. – Con vostra sorella posso essere schietto e sincero, senza preoccuparmi delle convenienze, della forma… capite quello che intendo?”

Altroché se capivo. Che uomo banale.

Non era poi così diverso dagli altri che giudicavano in base a quello che vedevano.

Sorrisi al conte in maniera amabile richiudendo il mio ventaglio.

“Perfettamente, vi assicuro. - Gli porsi la mano che lui baciò. – Allora, a domani Fersen.”

Mi allontanai dalla sala non prima di aver rivolto al conte un sorriso amichevole.

 

 

****

 

 

Il giorno seguente, alle prime ore del mattino, dopo una notte senza più entusiasmi, congedai velocemente e in maniera definitiva il giovane amante del momento, una relazione leggera, che durava da tempo, diventata troppo monotona e soffocante per il mio spirito libero. Non mi ero mai sbagliata tanto nel scegliere un uomo.

Fu una vera liberazione.

 

Il conte, subito dopo mezzogiorno, si presentò a casa mia con la sua carrozza.

Partimmo immediatamente alla volta di Palazzo Jarjayes.

La conversazione con Fersen durante il tragitto fu amabile; mi raccontò dei suoi viaggi all’estero fatti negli anni passati e fu talmente accattivante che riuscì a catturare la mia attenzione.

Quando raggiungemmo la residenza di mio padre, trovammo Oscar e Andrè che stavano duellando.

Io salutai Oscar abbracciandola, poi guardai André fermo a poca distanza.

Mi aveva salutata con molta cortesia, prima di allontanarsi.

Non so perché mi sentii fortemente turbata. Era passato diverso tempo dall’ultima volta che avevo visto André e avevo quasi dimenticato il colore intenso dei suoi occhi; un verde cupo, tenebroso e affascinante.

Mi sentii pervasa da uno strano brivido, ma cercai di non pensarci e di concentrarmi solo su Oscar.

Lei era in splendida forma, come sempre.

Ci accolse con grazia rivolgendosi a Fersen.

“Che sorpresa mi fate oggi Fersen, portate con voi mia sorella Danielle… quando vi siete incontrati?”

Risposi io per lui.

“Ci siamo conosciuti a un recente ballo a Versailles. Il conte mi ha raccontato che siete molto amici, così gli ho proposto di accompagnarmi qui quest’oggi, per farti una sorpresa.”

“Mi fa piacere… avete fatto benissimo.”

Nonostante le sue parole, Oscar mi parve a disagio. Sapevo che in qualche modo temeva il confronto con me.

In realtà mia sorella trovava sempre fastidiosi, gli sguardi incuriositi della gente che ci osservava con sincera meraviglia; anche se io ero truccata e abbigliata come una gran dama, quando comparivamo in pubblico insieme, non sfuggiva a nessuno il fatto che fossimo l’immagine speculare una dell’altra.

Per quanto fosse abituata, quel genere di situazione non le piaceva.

Soprattutto, non le piaceva in quel momento, di fronte a Fersen.

Questa constatazione bastò a convincermi di quanto fossero veritiere le mie intuizioni sui suoi sentimenti verso lo svedese. Guardando Fersen, mi accorsi che aveva la medesima espressione che tante volte avevo visto in altri sguardi in nostra presenza; a questo punto si intromise.

“Non potete immaginare la mia sorpresa, madamigella Oscar, quando ho capito che Madame Recamier è la vostra gemella. Vi conosco da molto ormai, eppure non mi avete mai detto nulla.”

“Scusatemi Fersen, avete ragione; non si è mai presentata l’occasione, e non ho mai ritenuto la cosa importante. Spero di non avervi creato qualche imbarazzo.”

“Oh, no non preoccupatevi. Anzi, sono rimasto piacevolmente sorpreso.”

Entrammo in casa e pensai di andare prima a salutare mia madre. Mentre stavo per raggiungere la sua camera, incontrai Andrè lungo i corridoi. Lo osservai per qualche secondo. Non me lo ricordavo così alto e prestante: una figura elegante, ma forte, era diventato davvero un bell’uomo. Non aveva i modi di un servo, non potei fare a meno di notarlo. E mi parve di avvertire una confusa sensazione di autentico piacere. Incontrai nuovamente i suoi occhi intensi e mi sentii avvampare; era lo sguardo composto e malinconico più seducente che avessi mai visto.

Per cercare di mascherare il mio turbamento, cercai di parlare ostentando la massima disinvoltura.

“Andrè, perché non ti unisci a noi? Di solito resti insieme ad Oscar anche quando ci sono ospiti.”

Mi lasciò perplessa la risposta che mi diede.

“Non questa volta…”

“Non sarà a causa mia, vero?” chiesi un po’ allarmata.

“No, ma che dite, madame Recamier?!”

Fece un piccolo inchino, prima di scomparire attraverso i corridoi di palazzo.

Mi affrettai a salutare mia madre, poi raggiunsi mia sorella e il conte in salotto, dove conversammo tranquillamente prendendo il té.

Oscar e Fersen parevano davvero ottimi amici e io mi unii volentieri ai loro discorsi.

“Ho visto quella commedia a teatro. Vi giuro; non potevano scegliere attori peggiori. Un bel testo davvero rovinato.”

Stava dicendo Fersen, rivolto a Oscar.

“Ho poco tempo per andare a teatro… alle commedie, però, preferisco storie meno leggere, ma vanno poco di moda…”

Intanto, nascosta dietro il mio ventaglio, osservavo mia sorella con apparente noncuranza; il suo sguardo, quando incontrava gli occhi del conte, in certi momenti s’illuminava. Fui convinta di non aver mai visto Oscar in quello stato e Fersen naturalmente, non si accorgeva di nulla o fingeva di non accorgersene, ma penso fosse più la prima ipotesi.

Per essere un uomo abituato alle conquiste femminili, non era molto attento a certi particolari, ma potevo anche concedergli il beneficio del dubbio, dal momento che si trattava di mia sorella e non una dama qualunque. Ad un certo punto le propose di battersi con la spada e lei accettò.

Ne approfittai per trovare una scusa e allontanarmi da loro; non avevo nessuna voglia di assistere a quel duello. In realtà, volevo parlare con una persona che si era eclissata appena Fersen era entrato in scena; volevo trovare Andrè e parlargli. 

Lo cercai nelle cucine, ma sua nonna mi disse che era andato nelle scuderie per ferrare uno dei cavalli.

Uscii in giardino, senza farmi vedere da Oscar o dal conte che erano seriamente impegnati nel duello; alle orecchie mi arrivava il cozzare delle spade, mentre mi affrettavo verso le scuderie con una vaga trepidazione.

Stavo pensando allo strano comportamento di André; non l’avevo mai visto stare così lontano da Oscar, quasi tentasse di evitarla… oppure era qualcun altro che voleva evitare?

Lo avrei scoperto certamente, a costo di forzare la proverbiale riservatezza di quell’uomo, una caratteristica che lo accomunava moltissimo ad Oscar. Finalmente lo trovai all’esterno delle scuderie.

Teneva alzata la zampa di un cavallo a cui stava attaccando un ferro allo zoccolo. Parlava all’animale con voce suadente, per tenerlo tranquillo. Alzò la testa appena sentì che mi stavo avvicinando a lui e rimase sorpreso di vedermi. Probabilmente, solo Oscar lo disturbava durante quelle incombenze.

“Madame, avete bisogno di qualcosa?”

“Ti dispiace se parliamo un po’ André?”

“No, affatto.” Disse con un sorriso.

Lo osservavo e mi accorgevo che il mio interesse per lui aumentava; mi faceva uno strano effetto mentre lo guardavo muoversi con scioltezza e non capivo esattamente da cosa dipendesse. Osservai le maniche della sua camicia arrotolate sugli avambracci, i fasci dei muscoli sotto sforzo e i tendini che guizzavano frementi sotto la pelle. Iniziai a parlare e mi accorsi che la mia voce tremava leggermente.

“André che succede… come mai stai lontano da Oscar? È a causa del conte di Fersen?”

Alla mia domanda Andrè mi lanciò un’ occhiata ironica.

“Mi pare inutile la mia presenza in momenti come questi.”

“Ma Andrè, Oscar non si è mai fatta di tali problemi; non ti ha mai trattato come un servo… non vorrai farmi credere che stia prendendo le distanze da te!”

A questo punto, lui mi guardò nuovamente, girandosi verso di me con tutto il corpo, mi si avvicinò accorciando la nostra distanza in modo brusco, e io avvertii un brivido improvviso e inopportuno; mi sentivo attratta da tanta pericolosa vicinanza, mentre notavo la leggera peluria del suo viso.

Sconvolta da quella violenta sensazione ebbi davvero paura di tradirmi.

Fui intercettata dal suo sguardo che sostenni quasi a fatica.

“Può darsi che stia accadendo proprio questo… Le cose cambiano, per tutti.”

“Non può essere! Non ci credo!” obbiettai decisa, mettendo da parte il mio turbamento.

Andrè restò in silenzio, senza tentare di smentirmi, allora io proseguii.

“Le vivi accanto da sempre… Tu, lei e il vostro mondo inviolabile. André, hai mai pensato a farti una tua famiglia, dei figli, o le farai da attendente tutta la vita? Non hai altri desideri?”

“Vedete bene che il nostro mondo non è inviolabile, ma questa è la mia vita e non ne voglio un’altra. Sto bene così.”

Si girò di nuovo verso il cavallo e prese a ferrare l’altro zoccolo.

Non ero molto convinta di quello che stava dicendo, ma c’era altro che volevo sapere e non mi rassegnai alla sua apparente chiusura.

“Mi puoi dire qualcosa di quel Fersen?”

“Che è il presunto amante della regina, lo sapete già Madame Recamier…”

“Non mi interessano i pettegolezzi e poi diamoci del tu, siamo cresciuti insieme…”

“Ma voi ora siete una donna sposata…” lui aveva ripreso a fare il suo lavoro con assoluta calma.

“Ti prego André, per te sono semplicemente Danielle… - lo supplicai, poi aggiunsi – Tu sei sempre con lei, ti sarai accorto anche tu che Oscar è strana da un po’ di tempo…”

André mi guardò sospirando.

“Cosa intendi per strana?”

“Io penso che sia innamorata di quello svedese… e credo che tu lo sappia perfettamente.”

Lui non mi rispose e improvvisamente capii quello che André non voleva dirmi; manteneva il silenzio, ma i suoi occhi valevano più di mille discorsi. Ammettere i sentimenti di Oscar sarebbe stato come rivelare i suoi e il dolore nascosto che li accompagnava.

“Il tuo silenzio è molto eloquente. - dissi assolutamente stupita, poi mi avvicinai di più a lui e gli posai una mano sul braccio - Può esserci solo un motivo se, dopo tutto questo tempo, sei ancora qui: sei innamorato di lei, vero? ”

Andrè continuava a tacere, ma alle mie parole si era incupito maggiormente.

“Scusate madame, devo tornare al mio lavoro… ”

Lo vidi allontanarsi senza prestarmi più attenzione. Non mi aveva risposto e non mi aveva smentito.

E io rimasi lì, ferma, una mano appoggiata al muro della scuderia, a pensare a quanto doveva essere forte il sentimento che lo legava a lei, e ancora una volta scoprivo che avevo una ragione in più per invidiare Oscar; con un vago malessere a opprimermi il cuore, seppi con assoluta certezza di non essere mai stata amata così, né di aver mai amato altrettanto qualcuno. Non come lui amava mia sorella. Negli occhi di nessun amante, presente o passato, avevo mai visto balenare la stessa luce di passione trattenuta che avevo intravisto in quelle malinconiche iridi verdi…

 

 

 

Continua…

 

 

Vi ringrazio tutte per l’accoglienza che avete dato alla mia storia.

Spero che questo secondo capitolo sia stato di vostro gradimento.

Attendo pareri e impressioni.

   
 
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