2 – L’incontro con Fersen.
Sono passati una decina d’anni dal mio matrimonio.
Non posso dire di essere completamente felice, ma in
fondo, quale donna nella mia posizione può dire di esserlo? Ho due bellissimi bambini
che amo con tutto il cuore, ma la mia vita a volte mi sembra monotona e
incolore, senza emozioni, scandita solo da rutilanti feste, ricevimenti,
concerti, visite di cortesia da ricambiare verso personaggi di cui non mi
importa nulla, che non sono neppure amici.
Insomma, una serie infinita di formalità di cui una donna
come Oscar non dovrà mai preoccuparsi.
Non so dire quanto mi vada stretto questo ruolo a volte.
Vorrei potermi dedicare solo alla mia vera e grande
passione che è l’arte, l’unica cosa che valga la pena di coltivare in questo
nostro mondo piatto e avvilente, che vive di convenzioni; infatti apro il mio
salotto ad artisti, pittori, musicisti e intellettuali, che sono tra le persone
più interessanti ed emotivamente coinvolgenti che conosco, persone di forti e
grandi passioni, forse proprio perché non appartengono alla nobiltà.
Io e mio marito frequentiamo la corte con una certa
assiduità, anche se né io né lui, ne amiamo particolarmente l’ambiente mondano,
rigido e formale. Godiamo di notevole prestigio e il fatto che io sia la
splendida sorella gemella del Colonnello Oscar, mi procura un discreto successo
a corte, genera curiosità e chiacchiere anche fantasiose. D’altronde il
pettegolezzo è il trastullo principale dei cortigiani. Ho uno stuolo di
ammiratori che non si curano del fatto che sono sposata e, fra questi, c’è
anche chi mi corteggia spudoratamente. A volte, uno di questi gentiluomini ha
più successo di altri, e per un po’ riesce a vincere la mia noia, anche se non
sono mai particolarmente coinvolta. Questi nobili venesi e annoiati, sul piano sentimentale non sanno accendere grandi passioni, e spesso le loro
personalità leziose e sciocche mi vengono a nausea.
Un giorno a Versailles, per liberarmi di uno di loro, ho
accettato l’invito a danzare che mi ha rivolto il conte Hans Axel di Fersen.
Sapeva bene chi ero, e sicuramente si sentì incoraggiato da questo, ma anch’io
sapevo quello che c’era da sapere sullo straniero; infatti, ero a conoscenza
delle voci che giravano su di lui e la regina.
Detesto il pettegolezzo, ma in società non ci si può
permettere di vivere come se non esistesse, anche per difendersi da esso, e
magari costruirlo ad arte e usarlo a proprio beneficio.
“La prima volta che mi hanno detto chi siete Madame
Recamier, sono rimasto enormemente sorpreso.” Mi disse il conte in un giro di
danza.
“Cosa vi sorprende tanto? La mia somiglianza con Oscar?”
“Siete identica a vostra sorella; in effetti è una cosa
che mi turba molto, eppure non avrei mai saputo immaginare Oscar in sembianze
tanto femminili.”
“Non capisco; debbo considerare le vostre parole come un
complimento, conte di Fersen? O pensavate che Oscar non fosse altrettanto
bella?”
“Vostra sorella è bellissima, è vero, ma vedere voi, è
come scoprire l’altro volto di madamigella Oscar...”
“L’altro volto?”
“Sì, quello ignoto. Quello che avrebbe potuto essere... o
forse, quello che dovrebbe essere.”
Come vi sbagliate, conte. Pensavo tra me.
“Oh, certo... Siete troppo abituato a vederla in uniforme.
Comunque, non dovete lasciarvi ingannare dalle apparenze: vi assicuro che io e
Oscar, benché diverse per educazione, siamo piuttosto simili, per temperamento.
Vi sorprenderebbe scoprire quanto.”
“Sarebbe interessante andare a fondo della questione,
madame…” disse il conte in un modo che mi parve allusivo e l’occhiata obliqua
che mi aveva rivolto non poteva essere fraintesa.
Io preferii cambiare l’argomento della conversazione, non
perché mi sentivo a disagio, ma per soddisfare un’altra curiosità che ritenevo
molto più seria.
“So che frequentate la casa di mio padre: posso chiedervi
in quale veste? Oscar è ancora nubile, ma non penso che siate un pretendente
alla sua mano e la gente potrebbe fraintendere.”
Alle mie parole, il conte si mise a ridere di gusto.
“Suvvia contessa, chi potrebbe fraintendere il mio
atteggiamento verso Oscar? Sì, forse sono l’unico uomo che la frequenta, posso
dire di avere questo privilegio. E allora? Dovete ammettere che Oscar, oltre ad
essere bellissima, è una donna straordinaria e fuori dal comune, ma le mie
frequentazioni a Palazzo Jarjayes sono legate unicamente all’amicizia e alla
stima che nutro nei confronti del Colonnello Oscar.”
Questo era senz’altro vero per lui, ma per mia sorella le
cose dovevano stare in maniera diversa.
Mi erano giunte voci sulla loro amicizia, ma nutrivo forti
dubbi in merito alla faccenda.
L’avevo incontrata di recente, e alle mie domande su quali
fossero i suoi rapporti con l’amante della regina, non espresso in questi
termini, logicamente, lei si era fatta stranamente ansiosa, malinconica più del
solito, diventando quasi scontrosa nel rispondermi. Una reazione che mi aveva
un po’ sorpreso.
Io e Fersen continuammo a parlare nel vortice della danza e,
tra un minuetto e una gavotte, mi accorgevo di quanto fosse rapito dal mio
aspetto, ma io non ero altrettanto rapita da lui. Era un uomo di fascino,
notoriamente libertino, il presunto amante della regina, ma pareva uno sciocco.
E io avevo da tempo il sospetto che mia sorella fosse segretamente innamorata
di lui e, non so perché, ma la cosa mi indispettiva; Oscar mi pareva troppo
intelligente ed emancipata per sprecare il suo cuore dietro un personaggio così
discusso, a mio parere tanto banale. Stavo seriamente pensando di attuare una
strategia per farglielo dimenticare in fretta. O almeno, per farle vedere
l’abbaglio di cui era vittima.
“Stavo pensando di andare a far visita a mia sorella uno
di questi giorni. Perché non mi accompagnate, conte? Sono certa che ad Oscar
farebbe piacere.”
“Sarò lieto e onorato di accompagnarvi.”
“Benissimo conte. Domani vi sembra troppo presto? Spero
non avrete altri impegni…”
Alludevo al fatto che potesse avere qualche convegno
segreto con la regina, ma lui non parve cogliere la mia provocazione, che pure
era stata volontaria.
Si limitò ad acconsentire alla mia richiesta.
Sapeva essere un uomo discreto e questa era senz’altro una
buona cosa.
Avevamo smesso di danzare e ora, nella sala, fece il suo
ingresso solenne Maria Antonietta; era semplicemente splendida, impossibile non
ammirarne il portamento e la grazia. Indossava un abito degno di lei, che
esaltava la sua regalità. Mentre avanzava, al suo passaggio la gente attorno
sprofondava in riverenze e inchini ossequiosi. Si fermò davanti a me, mi
inchinai; fu un istante, ma riuscii a cogliere lo sguardo d’intesa con Fersen.
“Madame Recamier, sono lieta di vedervi. Madamigella Oscar
non è con voi quest’oggi?” alle sue
parole, sollevai la testa e incontrai i suoi occhi.
“No, Maestà, ma voi sapete quanto mia sorella poco
gradisca i ricevimenti a corte.”
“Ah, sì lo so. Viene solo quando non può proprio farne a
meno. E non resta mai fino alla fine.”
Rivolse un rapido cenno di saluto, accompagnato da uno
sguardo eloquente al conte di Fersen, ma non gli rivolse la parola. Proseguì
lungo la Sala degli Specchi, salutando gli altri nobili presenti.
Io mi ero voltata verso Fersen e lo osservavo con
interesse; seguiva con lo sguardo la figura della regina, come una falena è
attratta dalla luce. Sembrava essersi completamente dimenticato di me. Dovevo
assicurarmi tutta la sua attenzione e garantirmi la sua presenza per il giorno
seguente. Lo chiamai e lui si riscosse dai suoi pensieri.
“Scusate conte di Fersen, posso chiedervi come è nata la
vostra amicizia con mia sorella? Non riesco a immaginare quali interessi
abbiate in comune.”
“Quegli stessi interessi che si potrebbero avere con un
uomo di profonda cultura e intelligenza; Oscar conosce la letteratura latina
oltre a quella dei nostri contemporanei, la musica, è arguta e brillante,
inoltre è un valente spadaccino da cui c’è sempre da imparare.”
Fersen camminava al mio fianco mentre conversavamo; non lo
diedi a vedere, ma sentirlo paragonare Oscar ad un uomo mi infastidì.
“Ah, certo, capisco cosa intendete: voi dunque, non
pensate a lei come a una donna…” gli dissi agitando il ventaglio in maniera
plateale, ma elegante davanti al volto.
“Diciamo che non conosco altre donne che non mi facciano
pensare al fatto che sono donne. - Fece una pausa prima di proseguire, mentre
continuava a camminare al mio fianco. – Con vostra sorella posso essere
schietto e sincero, senza preoccuparmi delle convenienze, della forma… capite
quello che intendo?”
Altroché se capivo. Che uomo banale.
Non era poi così diverso dagli altri che giudicavano in
base a quello che vedevano.
Sorrisi al conte in maniera amabile richiudendo il mio
ventaglio.
“Perfettamente, vi assicuro. - Gli porsi la mano che lui
baciò. – Allora, a domani Fersen.”
Mi allontanai dalla sala non prima di aver rivolto al
conte un sorriso amichevole.
****
Il giorno seguente, alle prime ore del mattino, dopo una
notte senza più entusiasmi, congedai velocemente e in maniera definitiva il giovane
amante del momento, una relazione leggera, che durava da tempo, diventata
troppo monotona e soffocante per il mio spirito libero. Non mi ero mai
sbagliata tanto nel scegliere un uomo.
Fu una vera liberazione.
Il conte, subito dopo mezzogiorno, si presentò a casa mia
con la sua carrozza.
Partimmo immediatamente alla volta di Palazzo Jarjayes.
La conversazione con Fersen durante il tragitto fu
amabile; mi raccontò dei suoi viaggi all’estero fatti negli anni passati e fu
talmente accattivante che riuscì a catturare la mia attenzione.
Quando raggiungemmo la residenza di mio padre, trovammo
Oscar e Andrè che stavano duellando.
Io salutai Oscar abbracciandola, poi guardai André fermo a
poca distanza.
Mi aveva salutata con molta cortesia, prima di allontanarsi.
Non so perché mi sentii fortemente turbata. Era passato
diverso tempo dall’ultima volta che avevo visto André e avevo quasi dimenticato
il colore intenso dei suoi occhi; un verde cupo, tenebroso e affascinante.
Mi sentii pervasa da uno strano brivido, ma cercai di non
pensarci e di concentrarmi solo su Oscar.
Lei era in splendida forma, come sempre.
Ci accolse con grazia rivolgendosi a Fersen.
“Che sorpresa mi fate oggi Fersen, portate con voi mia
sorella Danielle… quando vi siete incontrati?”
Risposi io per lui.
“Ci siamo conosciuti a un recente ballo a Versailles. Il
conte mi ha raccontato che siete molto amici, così gli ho proposto di
accompagnarmi qui quest’oggi, per farti una sorpresa.”
“Mi fa piacere… avete fatto benissimo.”
Nonostante le sue parole, Oscar mi parve a disagio. Sapevo
che in qualche modo temeva il confronto con me.
In realtà mia sorella trovava sempre fastidiosi, gli
sguardi incuriositi della gente che ci osservava con sincera meraviglia; anche
se io ero truccata e abbigliata come una gran dama, quando comparivamo in
pubblico insieme, non sfuggiva a nessuno il fatto che fossimo l’immagine
speculare una dell’altra.
Per quanto fosse abituata, quel genere di situazione non
le piaceva.
Soprattutto, non le piaceva in quel momento, di fronte a
Fersen.
Questa constatazione bastò a convincermi di quanto fossero
veritiere le mie intuizioni sui suoi sentimenti verso lo svedese. Guardando
Fersen, mi accorsi che aveva la medesima espressione che tante volte avevo
visto in altri sguardi in nostra presenza; a questo punto si intromise.
“Non potete immaginare la mia sorpresa, madamigella Oscar,
quando ho capito che Madame Recamier è la vostra gemella. Vi conosco da molto
ormai, eppure non mi avete mai detto nulla.”
“Scusatemi Fersen, avete ragione; non si è mai presentata
l’occasione, e non ho mai ritenuto la cosa importante. Spero di non avervi
creato qualche imbarazzo.”
“Oh, no non preoccupatevi. Anzi, sono rimasto
piacevolmente sorpreso.”
Entrammo in casa e pensai di andare prima a salutare mia
madre. Mentre stavo per raggiungere la sua camera, incontrai Andrè lungo i
corridoi. Lo osservai per qualche secondo. Non me lo ricordavo così alto e
prestante: una figura elegante, ma forte, era diventato davvero un bell’uomo.
Non aveva i modi di un servo, non potei fare a meno di notarlo. E mi parve di
avvertire una confusa sensazione di autentico piacere. Incontrai nuovamente i
suoi occhi intensi e mi sentii avvampare; era lo sguardo composto e malinconico
più seducente che avessi mai visto.
Per cercare di mascherare il mio turbamento, cercai di
parlare ostentando la massima disinvoltura.
“Andrè, perché non ti unisci a noi? Di solito resti
insieme ad Oscar anche quando ci sono ospiti.”
Mi lasciò perplessa la risposta che mi diede.
“Non questa volta…”
“Non sarà a causa mia, vero?” chiesi un po’ allarmata.
“No, ma che dite, madame Recamier?!”
Fece un piccolo inchino, prima di scomparire attraverso i
corridoi di palazzo.
Mi affrettai a salutare mia madre, poi raggiunsi mia
sorella e il conte in salotto, dove conversammo tranquillamente prendendo il
té.
Oscar e Fersen parevano davvero ottimi amici e io mi unii
volentieri ai loro discorsi.
“Ho visto quella commedia a teatro. Vi giuro; non potevano
scegliere attori peggiori. Un bel testo davvero rovinato.”
Stava dicendo Fersen, rivolto a Oscar.
“Ho poco tempo per andare a teatro… alle commedie, però,
preferisco storie meno leggere, ma vanno poco di moda…”
Intanto, nascosta dietro il mio ventaglio, osservavo mia
sorella con apparente noncuranza; il suo sguardo, quando incontrava gli occhi
del conte, in certi momenti s’illuminava. Fui convinta di non aver mai visto
Oscar in quello stato e Fersen naturalmente, non si accorgeva di nulla o
fingeva di non accorgersene, ma penso fosse più la prima ipotesi.
Per essere un uomo abituato alle conquiste femminili, non
era molto attento a certi particolari, ma potevo anche concedergli il beneficio
del dubbio, dal momento che si trattava di mia sorella e non una dama
qualunque. Ad un certo punto le propose di battersi con la spada e lei accettò.
Ne approfittai per trovare una scusa e allontanarmi da
loro; non avevo nessuna voglia di assistere a quel duello. In realtà, volevo
parlare con una persona che si era eclissata appena Fersen era entrato in
scena; volevo trovare Andrè e parlargli.
Lo cercai nelle cucine, ma sua nonna mi disse che era
andato nelle scuderie per ferrare uno dei cavalli.
Uscii in giardino, senza farmi vedere da Oscar o dal conte
che erano seriamente impegnati nel duello; alle orecchie mi arrivava il cozzare
delle spade, mentre mi affrettavo verso le scuderie con una vaga trepidazione.
Stavo pensando allo strano comportamento di André; non
l’avevo mai visto stare così lontano da Oscar, quasi tentasse di evitarla…
oppure era qualcun altro che voleva evitare?
Lo avrei scoperto certamente, a costo di forzare la
proverbiale riservatezza di quell’uomo, una caratteristica che lo accomunava
moltissimo ad Oscar. Finalmente lo trovai all’esterno delle scuderie.
Teneva alzata la zampa di un cavallo a cui stava attaccando
un ferro allo zoccolo. Parlava all’animale con voce suadente, per tenerlo
tranquillo. Alzò la testa appena sentì che mi stavo avvicinando a lui e rimase
sorpreso di vedermi. Probabilmente, solo Oscar lo disturbava durante quelle
incombenze.
“Madame, avete bisogno di qualcosa?”
“Ti dispiace se parliamo un po’ André?”
“No, affatto.” Disse con un sorriso.
Lo osservavo e mi accorgevo che il mio interesse per lui
aumentava; mi faceva uno strano effetto mentre lo guardavo muoversi con
scioltezza e non capivo esattamente da cosa dipendesse. Osservai le maniche
della sua camicia arrotolate sugli avambracci, i fasci dei muscoli sotto sforzo
e i tendini che guizzavano frementi sotto la pelle. Iniziai a parlare e mi
accorsi che la mia voce tremava leggermente.
“André che succede… come mai stai lontano da Oscar? È a
causa del conte di Fersen?”
Alla mia domanda Andrè mi lanciò un’ occhiata ironica.
“Mi pare inutile la mia presenza in momenti come questi.”
“Ma Andrè, Oscar non si è mai fatta di tali problemi; non ti
ha mai trattato come un servo… non vorrai farmi credere che stia prendendo le
distanze da te!”
A questo punto, lui mi guardò nuovamente, girandosi verso
di me con tutto il corpo, mi si avvicinò accorciando la nostra distanza in modo
brusco, e io avvertii un brivido improvviso e inopportuno; mi sentivo attratta
da tanta pericolosa vicinanza, mentre notavo la leggera peluria del suo viso.
Sconvolta da quella violenta sensazione ebbi davvero paura
di tradirmi.
Fui intercettata dal suo sguardo che sostenni quasi a
fatica.
“Può darsi che stia accadendo proprio questo… Le cose
cambiano, per tutti.”
“Non può essere! Non ci credo!” obbiettai decisa, mettendo
da parte il mio turbamento.
Andrè restò in silenzio, senza tentare di smentirmi, allora
io proseguii.
“Le vivi accanto da sempre… Tu, lei e il vostro mondo
inviolabile. André, hai mai pensato a farti una tua famiglia, dei figli, o le
farai da attendente tutta la vita? Non hai altri desideri?”
“Vedete bene che il nostro mondo non è inviolabile, ma
questa è la mia vita e non ne voglio un’altra. Sto bene così.”
Si girò di nuovo verso il cavallo e prese a ferrare
l’altro zoccolo.
Non ero molto convinta di quello che stava dicendo, ma
c’era altro che volevo sapere e non mi rassegnai alla sua apparente chiusura.
“Mi puoi dire qualcosa di quel Fersen?”
“Che è il presunto amante della regina, lo sapete già
Madame Recamier…”
“Non mi interessano i pettegolezzi e poi diamoci del tu,
siamo cresciuti insieme…”
“Ma voi ora siete una donna sposata…” lui aveva ripreso a
fare il suo lavoro con assoluta calma.
“Ti prego André, per te sono semplicemente Danielle… - lo
supplicai, poi aggiunsi – Tu sei sempre con lei, ti sarai accorto anche tu che
Oscar è strana da un po’ di tempo…”
André mi guardò sospirando.
“Cosa intendi per strana?”
“Io penso che sia innamorata di quello svedese… e credo
che tu lo sappia perfettamente.”
Lui non mi rispose e improvvisamente capii quello che
André non voleva dirmi; manteneva il silenzio, ma i suoi occhi valevano più di
mille discorsi. Ammettere i sentimenti di Oscar sarebbe stato come rivelare i
suoi e il dolore nascosto che li accompagnava.
“Il tuo silenzio è molto eloquente. - dissi assolutamente
stupita, poi mi avvicinai di più a lui e gli posai una mano sul braccio - Può esserci
solo un motivo se, dopo tutto questo tempo, sei ancora qui: sei innamorato di
lei, vero? ”
Andrè continuava a tacere, ma alle mie parole si era
incupito maggiormente.
“Scusate madame, devo tornare al mio lavoro… ”
Lo vidi allontanarsi senza prestarmi più attenzione. Non
mi aveva risposto e non mi aveva smentito.
E io rimasi lì, ferma, una mano appoggiata al muro della
scuderia, a pensare a quanto doveva essere forte il sentimento che lo legava a
lei, e ancora una volta scoprivo che avevo una ragione in più per invidiare
Oscar; con un vago malessere a opprimermi il cuore, seppi con assoluta certezza
di non essere mai stata amata così, né di aver mai amato altrettanto qualcuno.
Non come lui amava mia sorella. Negli occhi di nessun amante, presente o passato,
avevo mai visto balenare la stessa luce di passione trattenuta che avevo
intravisto in quelle malinconiche iridi verdi…
Continua…
Vi ringrazio tutte per l’accoglienza che
avete dato alla mia storia.
Spero che questo secondo capitolo sia stato
di vostro gradimento.
Attendo pareri e impressioni.