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Autore: Amy Dickinson    27/05/2011    4 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Natale senza Jasper


Erano trascorse poche settimane dall’ultima volta che Alice aveva visto Jasper. Un periodo che aveva vissuto normalmente o, almeno, tentava di convincersi che così fosse. Un periodo come tanti altri, pensava, eppure insolitamente lungo e nervoso. Avrebbe tanto voluto chiedere a quel bellimbusto perché si fosse comportato in quel modo così all’improvviso. E poi, a chi si riferiva quando aveva nominato il suo “ragazzo”? Che si fosse davvero bevuto la balla del “sono impegnata, non importunarmi”? Strano, però, che si fosse arreso così, le era sembrato un ragazzo diverso, più tenace e disposto a tutto pur di ottenere ciò che voleva. Beh, non aveva combattuto, era stato un codardo. 

‘Sì, codardo!’ pensò ‘Beh, peggio per lui, si troverà male nella vita facendo così. E a me, comunque, non importa un accidente!’

Ma era davvero così?

A lungo aveva pensato a cosa avesse potuto contenere quel pacco che lui le aveva lasciato ma a quel punto non lo avrebbe mai saputo. 

Il tempo trascorreva ma lei perdeva la cognizione degli orari e delle giornate, era sempre più assente e il fatto che la data d’esame fosse imminente non la preoccupava quasi più. Lei che era molto seria e puntuale riguardo allo studio. Le sue amiche erano in apprensione a vederla in quello stato, non era da lei comportarsi così. Avevano tentato di farle sputar fuori il rospo ma non c’era stato verso, si ostinava a dire che tutto andava benissimo e che non c’era nulla di strano in lei. Persino le battutine di Edward non servivano a farla reagire. Solo Bella la trattò normalmente e non perché fosse cieca, bensì perché aspettava il momento in cui Alice si sarebbe sentita pronta ad uscire da dietro il muro impenetrabile che divideva il suo cuore. 

E un dì, a pochi giorni dalla vigilia, si poté intravedere uno spiraglio, piccolo ma forte, che arrivò senza preavviso.

In una serata piovosa Bella, rientrando, trovò Alice chinata accanto al cassonetto dell’immondizia, con un’espressione dolorosa sul viso. 

“Alice! Ma che ci fai qui? Non vedi che sei zuppa e stai tremando?” fece, riparandola col suo ombrello.

“Non importa, Bella”

“Dai, su, andiamo dentro e mi racconti tutto”

La ragazza si fece convincere e, una volta in casa, si sedettero sul divano davanti al fuoco con una tazza di cioccolato fumante in mano. 

“Ormai sono giorni e giorni che ti vedo giù, ho perso il conto di quanti. Cos’è che ti preoccupa?” chiese Bella adagiandole una coperta calda sulla testa bagnata e sulle spalle. 

“E’ una questione lunga…”

“Beh, c’è tutto il tempo. Questa volta non puoi sfuggirmi, mi hai liquidata in passato, oggi non si ripeterà. Dimmi, forse non ti fidi più di me?”

“Ma no, tu sei una delle persone che contano di più nella mia vita”

“E allora perché hai smesso di aprirti con me?”

“Non lo so, io…” titubò, stringendosi nella coperta. 

“Prima calmati, respira. Con me puoi parlare di qualunque cosa, lo sai, non è vero?” 

“Sì”

“Soffia e bevi un sorso di cioccolata”

Alice obbedì e poco dopo si sentì leggermente meglio, alzò appena lo sguardo pur senza riuscire a guardare l’amica negli occhi. 

“Sai quando arrivi ad un punto nella vita in cui ti accorgi di aver commesso uno sbaglio e di aver perso anni inutilmente rinchiusa in una condizione che tu stessa ti sei creata?” domandò, tentando di regolare la respirazione, senza reale successo.

“Può capitare… Mi sorprende quest’affermazione da parte tua, però”

“Mi sento come… Logorata” 

 “Spiegati meglio” l’esortò Bella.

“Beh, ricordi la storia di Jacob Black?”

“Vagamente, si può dire che tu me l’abbia accennata appena”

“Capisco. Non spiegherò nei dettagli ora, non ho né la voglia né la forza per farlo, ti prego di capire. Sappi solo che sono stata innamorata di Jake per molto tempo. Non mi esponevo mai del tutto ma chiunque si sarebbe accorto che provavo qualcosa per lui. Mi mandò a lungo segnali positivi, come a volermi far capire di sentire qualcosa di simile per me. Allora io, incoraggiata dal suo comportamento, un giorno lo presi in disparte e gli confessai i miei sentimenti” fece una pausa e poi riprese. “E lui mi respinse”

Bella per tutta risposta le accarezzò la fronte spostando un ciuffetto che le ricadeva sugli occhi.

“E dopo quell’esperienza mi sono buttata su altro, facendo tutto il possibile per non pensare ai ragazzi… Per non pensare all’amore. Credevo che, così facendo, non avrei più pensato a Jake e al dolore che mi aveva arrecato. E cosa ho ottenuto? Il contrario. Infatti mi sento molto peggio rispetto ad allora. Sai il perché?”

“No” ammise.

“Perché ho capito che in fatto di sentimenti non siamo noi a decidere, non pienamente, almeno. Ma io questo, all’epoca, non lo sapevo. Ho capito che quello che provavo per Jake era solo una cotta stratosferica, ma nulla di più. Non era amore. Non poteva essere definito amore. Amore siete tu e Edward, Emmett e Rosalie, i miei genitori, la mia amica Julia e Davies. E questo l’ho capito solo ora che l’ho dimenticato e che per lui non sento più nulla. Ho capito che l’amore, a differenza di una cotta, non ti delude e basta ma ti prende e ti ferisce a morte, spezzandoti le ali e impedendoti di volare…” 

Alice si portò la tazza alla bocca per bere ancora un po’ della bevanda calda, sperando che la sua dolcezza potesse cancellare il l’amaro che aveva in bocca.

“Cos’è che ti ha portato a queste convinzioni?” domandò Bella, attizzando il fuoco nel caminetto.

“Negli ultimi anni ho vissuto una vita forzata e a tratti poco spontanea, come se avessi costantemente dei canoni da rispettare, incapace di vivere liberamente. E tutto solo per aver paura di amare qualcuno ed essere poi rifiutata. Per questo mi sono fasciata la testa prima di cadere e ho trattato male chi non lo meritava con l’unico, ovvio, risultato di farlo scappare via…” posò la tazza e si portò le mani al volto come a nascondersi per la vergogna.

“Mi dispiace vederti così, credo di poter capire la situazione”

“Oh, no, Bella, no. Credimi, non puoi. Non sai cos’ho fatto, né a chi” 

“E se invece sapessi a chi ti riferisci?”

“Come?” domandò Alice, abbassando le mani e trovando finalmente il coraggio di guardare la ragazza negli occhi.

“Si tratta di Jasper Hale, non è così?”

Alice rimase sbalordita dalla risposta. “E tu come lo sai?”

“Hai sempre detto che siamo come sorelle, no? Quando conosci qualcuno, certe cose si sanno e basta”

“Se non altro mi hai tolto l’imbarazzo di dirtelo… Sì, è lui” ammise, dopo qualche istante di titubanza. 

“E che avresti fatto di tanto terribile da farlo scappare?”

“Pur di rispettare la mia vecchia scelta l’ho sempre trattato male, comportandomi in modo sconsiderato nei suoi confronti, sono stata meschina e maleducata. Come si fa? Me lo domando anch’io. E’ il ragazzo più…” sospirà. “Più dolce, gentile, bello, affascinante… Colto, educato, premuroso che esista” concluse la frase parlando quasi più a sé stessa che a Bella. Gli occhi sognanti rivolti al fuoco però si spensero rapidamente. “Si è stancato di me, del mio atteggiamento, non mi vuole più vedere e non tornerà. Come biasimarlo, in fondo?” a quelle parole scoppiò in un pianto violento e convulso.

Bella le si fece accanto e la strinse in un abbraccio protettivo accarezzandole i capelli. 

“Non lo vedrò più, capisci?” singhiozzò, seppellendo il viso paonazzo e bagnato nell’incavo della spalla dell’amica, aggrappandosi al suo maglione e continuando a  piangere e a sussultare come un cucciolo ferito. “Io ormai…” fece. “Amo Jasper”

Per un lungo tempo nella casa regnò il silenzio, nessuna delle due parlò più, l’unico rumore era prodotto dalla pioggia fuori e dai singulti di Alice che si fecero vi via più deboli finché la ragazza non si calmò. 

“Eppure deve esserci una causa precisa per aver scatenato il pianto e il resto. Come hai realizzato di provare questi sentimenti?” domandò poi Bella.

“Beh, effettivamente, il pianto mi è venuto su perché stavo pensando a una cosa in particolare… Prima di salutarmi, Jasper mi ha dato una busta e mi ha detto di aprirla una volta arrivata qui. Io, però, ero così arrabbiata con lui che, senza pensarci, l’ho buttata nella spazzatura. Quanto sono stata stupida, vorrei non averlo mai fatto!” 

Stava per piangere di nuovo ma Bella non glielo permise. “E se conoscessi il modo per strapparti un sorriso?”

“Impossibile”

“Forse non avrei dovuto fare questa cosa perché non mi riguarda, ma sentivo di doverlo fare e ora so di aver fatto bene”

“Di che parli?”

“Dammi un attimo” e così dicendo andò di sopra un momento e ridiscese poco dopo. 

“Chiudi gli occhi” disse tenendo qualcosa dietro la schiena con un’espressione serafica dipinta sul viso. 

“Bella, dai…” 

“Chiudili!” intimò. 

“Niente scherzi, eh?”

“Okay, ora aprili”

Alice obbedì. E non appena lo fece il suo viso s’illuminò lasciando spazio ad un sorriso così ampio da ricordare quasi il buffo stregatto di Lewis Carrol. Bella teneva fra le mani quella stessa busta che Jasper aveva dato a lei tempo prima. 

“Come… Come fai ad averla? Io l’avevo gettata, non capisco”

“Beh, ho sentito di doverla prendere prima che fosse passato il camion dei rifiuti, sapevo che ti saresti pentita e così è stato. Strano, però, di solito la sensitiva sei tu”

“Posso… Prenderla?”

“Che domande, è per te!”

Tese la busta verso Alice che, con trepidazione, la prese fra le mani e l’esaminò con cura. 

“Oh, Bella! Sei fantastica, grazie infinite!” esclamò, abbracciandola con trasporto.

“Non c’è alcun bisogno di ringraziarmi. Ora vado a studiare, ti lascio alla tua busta. Fra un’oretta ceniamo”

“Comunque, grazie… Per tutto”

Bella le strizzò l’occhiolino e se ne andò. Alice allora si alzò dal divano e andò a sedersi sul gradino del caminetto e per un minuto buono contemplò la busta come fosse un prezioso tesoro. Era azzurra, piuttosto spessa e dalla superficie levigata. Era grande e anche un po’ pesante. Recava il logo di un qualche negozio che non conosceva e il disegno di alcuni palloncini colorati, oltre a un simpatico fiocco celeste annodato sulla sommità. In un primo momento Alice non volle aprire la busta, temendo di rovinarla. Poi, però, la curiosità la vinse e sciolse il fiocco e tolse i sigilli adesivi. Come una bambina, chiuse gli occhi e affondò le mani all’interno. Incontrò qualcosa e lo tirò fuori. Era un libro di medie dimensioni. Apertolo, notò la firma Jasper Hale e, poco più in basso, poche righe scritte a matita in una grafia chiara ed ordinata, che recitavano: 

 

Questo è mio ma, dal momento che il mio esame a riguardo è passato, lo cedo più che volentieri a te. Sono certo che ti sarà utile, ci sono anche un sacco di miei appunti, vedrai che non ti deluderà! In bocca al lupo allora, spero di esserci quando supererai l’esame. 

 

“Oh…” riuscì a sussurrare appena, sorpresa dal gesto. Mise via il libro con cura e tornò a curiosare nella busta. Tirò fuori un pacchettino che si dimostrò contenere una scatola di cioccolatini. Aperta la confezione, venne investita dal dolce profumo delle praline colorate, erano così belle e diverse che chiunque avrebbe trovato il suo cioccolatino preferito. Lesse mentalmente il bigliettino allegato al coperchio che riportava: 

 

Questi cioccolatini non sono per farti ingrassare ma per risollevarti il morale quando sei giù. Prendine uno e gustalo, sono come la vita: non sai mai quello che ti capita! Aiutano perché fanno pensare a quanto c’è di bello per ognuno di noi… Chissà a cosa penserai tu! Ah, hai già sfogliato il libro? C’è una sorpresa a metà : )

 

Alice chiuse la scatolina e riprese il libro. Sfogliandolo, rimase ammirata dalla cura e dall’assiduità di Jasper nello scrivere appunti qua e là. Verso la metà incontrò un segnalibro di cartoncino rosso con su un adesivo dello United e un piccolo pendente a forma di stellina. 

 

Questo è il mio portafortuna per il tuo esame. So di non essere tra le persone a te care ma io ci tengo a te quindi, se non è chiedere troppo, porta il pendente sempre con te, così potrò sentirti più vicina quando sarò lontano.

 

‘Oh, Jasper. Non mi separerò mai da questo pendente, lo giuro!’ pensò, assicurando la piccola stella a uno dei suoi orecchini. 

Prese poi l’ultimo pacco, quello più grande, e notò che era ricoperto con della plastica protettiva. Prima di rimuoverla lesse a mente anche l’ultimo biglietto: 

 

Spero che vedendo questo tu possa finalmente capire una cosa… E mi auguro che riceverlo ti faccia piacere perché, sai, ci ho messo tutta la cura e l’impegno possibili. L’altro, purtroppo, non ho avuto modo di riaverlo indietro, così ho fatto questo apposta per te. Tranquilla, di damerini come me non ce n’è l’ombra, comunque riesci a trovare il folletto?

Te lo mando con tutto il mio affetto, anche se ormai è tardi, per tutto. 

Ti auguro ogni bene. Buone feste, Alice.

 Jasper

Assalita dalla tensione, strappò l’involucro plastificato ed estrasse il contenuto, restando quasi pietrificata. Un quadro. Non un quadro qualsiasi, però. Il loro quadro.  Quello che avevano visto tempo prima alla mostra presso la galleria d’arte della città. Era dunque Jasper il suo misterioso autore, che Alice aveva tanto desiderato poter incontrare? 

‘J.H.’ pensò. ‘Avrei dovuto immaginarlo, che sciocca’ 

Era quasi identico all’originale. Quasi perché era ancora più vivo, ancora più perfetto dell’originale, se possibile. I colori erano brillanti, la foresta e gli animali sembravano avere vita propria, il sole che si intravedeva in mezzo al verde quasi abbagliava e il vento sembrava muovere realmente le fronde degli alberi e l’erbetta. Ma ciò che toccò il cuore di Alice fu la visione di un piccolo, tenero folletto, assente nell’originale, vestito di verde che se ne stava acciambellato sul ramo di un albero con il flauto di Pan in mano mentre poche foglioline adornavano il suo capo. Il piccolo viso, le mani, gli occhi, i capelli e la carnagione così chiara e delicata. Era identico a lei. A lungo contemplò l’opera senza smettere di piangere silenziosamente. 

‘Cos’ho fatto? Se si fosse rovinato o perso… Se Bella non lo avesse recuperato, io…’ si coprì la bocca con le mani. ‘Se non avessi mai trattato Jasper in quel modo…Jasper… Come vorrei che fosse qui, adesso’

Raccolse tutti gli oggetti e li rimise nella busta, quindi la portò in camera sua e la sistemò in un angolo sicuro. ‘Manca ancora una settimana abbondante a Natale, se mi metto di impegno riuscirò a essere pronta per l’esame. Con quel libro mi sento invincibile. Se riuscirò a passare l’esame… Solo in quel caso avrò il coraggio di ammettere i miei sentimenti davanti a lui!’ pensò, scommettendo con se stessa,  aprendo il libro e iniziando a studiare di buona lena. 

 

 

Arrivò il giorno della vigilia. Rosalie pensò di organizzare la serata a casa sua con tutti loro ed alcuni amici comuni di vecchia data. Ad Alice la cosa spiacque perché sapeva già in partenza che la persona che le interessava non si sarebbe presentata. Comunque, su insistenza di Bella, alla fine decise di andarci – di sicuro sarebbe stato meno penoso che stare a casa da sola a mangiare una triste coscia di pollo davanti all’albero di Natale. 

“Bella, allora andiamo?” chiese un Edward alquanto annoiato che se ne stava stravaccato sul divano a guardare una replica di tennis. 

“Ancora un momento, sto reperendo tutti i regali” rispose la ragazza dal piano superiore. 

“Almeno mia sorella è pronta?”

“Aspetta che la chiamo”

Entrò nella stanza della ragazza e rimase sbalordita nel vederla pronta ma di nuovo presa dallo studio. “Alice, ma ti sembra il momento? E’ la vigilia, basta studiare!”

“Come? Cosa?” sussultò, non avendola sentita arrivare. 

“Si sta facendo tardi, se Edward non corre faremo una figuraccia”

“Metto il cappotto e arrivo” assicurò, mettendo via la matita e chiudendo il libro con dolcezza.

“Okay, intanto carichiamo i regali in macchina” 

Infilò il soprabito bordeaux, spruzzò due gocce di profumo sul collo e sistemò una ciocca ribelle. Nel farlo, il pendente a forma di stellina si mosse con un dling che le fece sfuggire un sorriso triste.

“Possiamo andare? Non so se potrò correre dato che sta piovendo a dirotto” si lamentò Edward.  

“Lo so, fa’ quel che puoi” rispose la sua ragazza con aria comprensiva. 

“Rosalie non ci farà a fettine se ritardiamo un pochino”commentò Alice.

“Le basterà vedere la borsa che le ho regalato per perdonarmi” fece poi Bella, compiacendosi di conoscere i gusti dell’amica. 

“Che le abbiamo regalato, vorrai dire” l’apostrofò Edward. 

“Esatto, ti ricordo che abbiamo partecipato anche noi”

“L’idea è stata mia, però, cari!”

 

 

“Ragazzi, finalmente!” esclamò Rosalie, aprendo la porta. 

“Buonasera, scusaci per il ritardo…”

“Non c’è problema, manca ancora qualcuno all’appello. Accomodatevi”

Quella sera villa Hale era ancora più bella e raffinata del solito. Tutto era stato decorato nei minimi dettagli: un’infinita fila di luci adornava il perimetro esterno della grande casa; grandi renne, babbi natale, abeti e pupazzi di neve luminosi di tante diverse dimensioni erano stati sistemati in giardino; una magnifica ghirlanda era stata appesa fuori dalla porta principale e tanti enormi candy canes finti scendevano a mo’ di tendina sul portico. 

 

 

E l’interno della villa non era da me – perfino le solite tende erano state sostituite da preziosa seta rossa abbellita con fiocchi di pizzo bianco e palline di candido cotone. Vivendo in un posto così, il Natale era davvero una festa magica. 

In salotto la tavola era già apparecchiata con l’argenteria e ai margini della stanza c’era un grosso albero alto fino al soffitto e pieno di luci e palline colorate e, al di sotto di esso, i regali erano giù numerosi. 

Tutto era splendido, anche Rosalie e Emmett erano vestiti elegantemente, tanto da sembrare divi del cinema. 

Gli invitati presenti erano impegnati in conversazioni di vario genere e se ne stavano comodamente seduti su poltrone e divani, alzandosi di quando in quando per salutare i nuovi arrivati. Poco dopo un quartetto di gemelli, vestiti da angioletti, intonò qualche canzoncina natalizia e poi se ne andò. 

“Non sono adorabili?” fece Rose salutando la loro madre, sua cugina, che li portò via.

“Ragazzi, venite, la cena è in tavola” disse poco dopo Angela, un’amica di Bella e Rosalie. Nessuno se lo fece ripetere due volte e il tavolo fu presto riempito poiché tutti aspettavano con ansia di gustare i manicaretti preparati dalla padrona di casa.

“Buon appetito e auguri!” fu l’esclamazione generale, prima di partire all’attacco.

“Dì un po’, Alice, ce l’hai il ragazzo?” domandò Eric, il fidanzato di Angela, che amava sempre scherzare.

“Ma cosa dici? Non vedi che la metti in imbarazzo? Alice, scusalo, per favore” intervenne Angela.

“Eh eh eh… Sono un rubacuori, io”

“Direi più un pagliaccio, tesoro”

La battuta strappò una risatina ad Alice che cominciò a godersi la serata con il cuore più leggero. Erano tutti molto simpatici e le risate si sprecarono, anche quando, finita la cena, presero a giocare a poker, a scacchi, a scarabeo. 

“Alice, aspetta, il bagno è occupato. Se hai urgenza di lavarti le mani vai pure di sopra” le suggerì Rosalie.

“Okay” rispose, salendo le scale. 

Quand’era il momento di tornare di sotto, però, la sua attenzione fu attirata dalla targa di legno su una porta dov’era inciso il nome Jasper. Senza fermarsi a pensare che fosse una cosa sbagliata, abbassò la maniglia e con sollievo vide che la porta si apriva senza problemi, allora s’intrufolò nella stanza senza pensarci. Cercò l’interruttore della luce e, quando l’ebbe trovato, si guardò attorno. Era dunque quello il regno di Jasper? 

Una grande stanza a pianta quadrata, dai muri sommersi di poster e locandine di varie dimensioni. Una scrivania ricolma di oggetti, soprattutto libri, un armadio in legno massello, un mobile provvisto di televisore al plasma. Di fronte un’altra libreria, un cesto di vimini, un comodino ed un letto. Ad Alice scappò un: “Wow!”

Era totalmente strano per lei trovarsi lì, per di più in quel frangente. Si sentiva quasi una ladra che violava uno spazio non suo. Ma, allo stesso tempo, si sentiva attratta da quella stanza, poiché lì poteva conoscere un po’ di lui. Si lasciò sfuggire un sorriso notando che, nonostante tutto, qualche oggetto si trovava disordinatamente qua e là. ‘Nemmeno lui è Mr. Ordine, allora!’ pensò, sorridendo.

Si sedette sul letto e continuò a guardarsi intorno, totalmente presa. Si accorse poi di una sciarpa accanto al cuscino. Senza esitazione la prese fra le mani e accarezzò la morbida stoffa dal motivo scozzese con i polpastrelli e, meccanicamente, l’avvicinò al viso per poterne annusare il profumo. L’odore di Jasper le invase le narici e lei chiuse gli occhi, estasiata dalla fragranza maschile. Fosse dipeso da lei sarebbe rimasta a dormire lì ma era evidente che la sua assenza venisse notata al piano di sotto. Infatti...

“Alice?” chiamò Bella giù per le scale. La ragazza tornò in sé con un improvviso sobbalzo. Raggomitolò la sciarpa e la infilò alla meglio nella tasca della sua giacchetta, quindi scese in fretta.

“Ma che fine avevi fatto?”

“Ehm… Non riuscivo a trovare la porta” rispose incespicando sui gradini e rischiando di cadere.

“Vieni, è quasi mezzanotte” fece poi Rosalie, sbucando dalla cucina con due vassoi in mano.

“Arrivo subito” rispose Alice, dileguandosi un momento all’ingresso. Qui infilò la sciarpa del ragazzo dentro la sua borsa, quindi tornò in salotto. 

“Ti vedo un po’ strana” osservò Bella a voce bassa.

“Ti dirò, invece è una bella serata” rispose, prima di aggiungersi ad un gruppo che giocava animatamente in mezzo al quale spiccavano anche gli altri due Cullen.

“Per favore, prima di aprire i regali ascoltatemi un momento, Emmett e io dobbiamo fare un annuncio. Prendete un bicchiere ciascuno” disse Rose sollevando la flûte che aveva in mano. Emmett distribuì un paio di bottiglie di champagne agli ospiti, raggiungendo poi la sua amata.

“Di che si tratta?” chiese Edward.

“Come sapete, noi due siamo insieme da anni ormai…”

“Da secoli” scherzò qualcuno, forse Eric, che quanto ad umorismo se l’intendeva con Edward.

“...e siamo ormai adulti e indipendenti. Abbiamo quindi pensato che fosse il momento di dare una svolta alla nostra vita e, quella svolta, è arrivata”

“Infatti, anche se per il momento non abbiamo stabilito alcuna data, Rose ha accettato di diventare mia moglie in estate” concluse Emmett prendendo la mano di lei. 

Un grido di gioia collettiva riecheggiò per la sala. 

“Brindiamo insieme, amici”

“Ai futuri signori Cullen-Hale!” dissero insieme, sollevando i calici.

Dopo il brindisi, Alice si sedette su una poltrona e attese che il trambusto per i regali fosse terminato. Era molto felice per suo fratello e per Rosalie, ma non riusciva a gioirne come gli altri. Forse perché era rassegnata all’idea che per lei e la persona amata non potesse esserci un simile futuro? Si diede dell’egoista ma la sua tristezza non passò.

“Questo è da parte mia e di Bella” sopraggiunse Edward poco dopo, mettendole sulle ginocchia un pacco e riportandola così alla realtà.

“Che bello, da quanto volevo leggere questo romanzo! Grazie, Bella”

“Di nulla”

“Ehi, ehi, è anche da parte mia!” si lamentò il povero Edward. 

“Grazie, Edds”

Il regalo di Emmett e Rosalie si rivelò essere un bellissimo abito di raso color bluette. 

“E’ splendido, non avreste dovuto”

“Perché no? Quando l’ho visto ho subito pensato a te, e sono sempre più convinta che ti starà magnificamente” ripose Rosalie.

“Grazie mille, ragazzi”

“Ma figurati. Ah, colgo l’occasione per chiederti una cosa”

“Dimmi”

“Jasper ha voluto che buttassi via un po’ delle sue vecchie cose, tra cui il blocco da disegno del liceo. Le altre cose erano cianfrusaglie, ma il blocco secondo me sarebbe un peccato gettarlo nell’immondizia. Dato che studi arte, che ne pensi di dargli un’occhiata?”

“Certamente” fece Alice, la cui attenzione si era bloccata sulla parola ‘Jasper’. La ragazza allora tirò fuori un grosso e pesante blocco dalla copertina scura e anonima e lo tese verso Alice che non esitò a prenderlo e sfogliarlo. “Perché mai vorrebbe buttarlo? Questi disegni sono stupendi”

“Lo penso anch’io ma gli artisti sanno essere volubili e lunatici, a volte. Se ti piace puoi tenerlo”

“Dici sul serio?” chiese con gli occhi che brillavano.

“Sicuro”

“Oh, grazie!”

“Non andate via, ragazzi, la festa inizia ora” disse poco dopo Emmett.

“Che intendi dire?” chiesero alcuni.

“Scendete in garage e lo saprete”

Poco dopo erano tutti riuniti nell’ampio garage e attendevano una risposta.

“Eric prendi posto” l’esortò Emmett e il ragazzo, d’ accordo con lui, si mise al lavoro e in poco tempo partì della musica – faceva il dj nel tempo libero.

“Chi ha voglia di ballare?” domandò Rosalie che venne seguita a ruota da molti amici ed amiche.

“Bella, mi sono divertita ma ora sono stanca di sorridere ad ogni sguardo, vorrei andare a casa. Puoi persuadere Eddie a prestarmi la macchina?”

“Vedrò cosa posso fare”

Alice sapeva però che con Bella giocava in casa, quindi ottenne presto quel che voleva. “Emmett ha detto che ci accompagnerà lui. Edward, invece, ha detto di non graffiargli la carrozzeria e io aggiungo: guida con prudenza” fece, dandole le chiavi.

Alice salutò e ringraziò per la serata, quindi si sistemò nella Volvo e partì poco dopo. 

Arrivata a casa scartò i regali delle sue amiche. Julia le aveva regalato un profumo che Alice adorava e Patience, invece, una gonna molto graziosa allegandoci un biglietto: 

 

Sai che le fantasie scozzesi non mi fanno impazzire ma, dato che a te piacciono molto, farò un’eccezione. Mettila e farai colpo, eh eh eh! 

Auguri da Pat ;D

 

‘Sono così carine… Di certo però non avrò nessuno su cui fare colpo’ pensò, salendo le scale e andando in camera sua.

Preparatasi per andare a letto, sistemò sulla scrivania il blocco da disegno e gli altri regali, quindi si infilò a letto. Trasse la sciarpa di Jasper dalla borsa che aveva posato sul comodino, la sistemò sul cuscino e rimboccò le coperte. Abbracciò la striscia di tessuto e pensò: ‘Che stia sbagliando tutto, di nuovo? Non sarei dovuta entrare nella stanza, toccare le sue cose e prendere la sua sciarpa… rubare la sua sciarpa, ad essere precisi. Però così posso sentire il suo profumo e poter sentire sulla mia pelle un oggetto che ha toccato la sua…’ una calda lacrima le rigò una guancia. ‘Buon Natale, Jasper. Chissà cosa stai facendo in questo momento… Chissà se sono nei tuoi pensieri almeno un po’…’

Mentre il cucciolo di casa Cullen chiudeva gli occhi, pronta a lasciarsi andare al sonno, in un appartamento di Birmingham un ragazzo si faceva le sue stesse domande, ugualmente solo, malinconico e privato della speranza di poter rivedere la persona amata. 

 

 _______________________________


L’angolo di Amy 

Ciao gente, 

questo capitolo è abbastanza malinconico, specie perché sentirsi soli a Natale, secondo me, è decisamente peggio che stare da soli per il resto dell’anno. Alice finalmente ha capito i suoi sentimenti e ha ammesso di amare Jasper, tanto che ne sente tantissimo la mancanza. Voi che ne dite, riuscirà mai ad avere il coraggio di affrontarlo e dirglielo?

Adesso passo a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo ;)

Lorelaine86: Cara, sono felicissima che il mio modesto lavoro ti piaccia, dimmi cosa ne pensi di questo ^^ Indovina a chi mi sono ispirata per il personaggio di Bella! :D


Linn86: Ciao, è vero, Jasper è un tesoro e Alice mi sa che ha finalmente capito… E grazie a Bella, sei riuscita a sapere cosa conteneva il famigerato pacco! Cosa ne pensi di questo capitolo? Fammi sapere ^^ 

Grazie del supporto, a presto!

Amy

 

 

 

 

 

 

 

   


 

  
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