Libri > Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volar
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Autore: Kooskia    27/05/2011    1 recensioni
Fanfiction-crossover dedicata alla saga di Felidae, dell'autore Akif Pirincci, scarsamente nota in Italia. Ho scritto questa storia cercando di mantenere il più possibile lo stile di scrittura e i temi dell'autore, che sono caratterizzati da un uso della prima persona insieme a toni e tematiche complesse ed oscure in quella che è uno dei pochi libri con animali protagonisti al mondo a dare mostra di un thriller con dosi di horror ed eros. In questa storia ho realizzato una crossover con la ben più famosa Storia di una Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare di Luis Sepulveda. La trama si sviluppa in un periodo successivo a quello del libro di Sepulveda e la scena e le tematiche sono comunque incentrate su Francis, protagonista felino della saga di Felidae, che si ritrova costretto ad aiutare i gatti di Amburgo alle prese con una serie di misteriosi omicidi tra gatti.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Io sono un gatto
Fortunata se ne stava appollaiata su di un ramo a guardarmi, è da un po' che mi osservava e trovavo la cosa alquanto fastidiosa.. così anch'io la guardai, standomene sdraiato pacatamente a terra.
Una specie di sfida forse, una cosa stupida.
-Senti.. tu forse devi riposare, ma noi gatti siamo animali notturni e se me lo consenti andrei un po' in giro, tra l'altro mi è venuta fame..-
Nessuna risposta, solo un cenno di assenso, poi Fortunata infilò il becco sotto l'ala e chiuse gli occhi. Pensai che decisamente doveva avere molta fiducia nel prossimo,  e mi chiesi  con stupita sincerità in quale mondo abbia vissuto finora quella ragazza.
Ora non fraintendetemi, avrei potuto e voluto mangiarmela prima, è vero, però oramai cercare di papparmela sarebbe stato decisamente immorale anche se devo ammettere che la maggior parte dei miei fratelli non ci avrebbe pensato due volte.
Pazienza, comunque la fame chiamava e dovevo darmi una mossa.
Sapete, vivere (per un gatto come me) comporta sempre il doversi confrontare con gli istinti primordiali innati nella nostra specie.. certe volte è frustrante se si pensa che agiamo seguendo una specie di orologio biologico totalmente estraneo alla ragione.. altre volte invece ammetto che sia quasi tranquillizzante avere una parte di se che sa sempre cosa fare nei momenti di bisogno.
E questo è uno dei momenti, quando la fame preme e il tuo corpo si elettrizza, si muove piano con cautela, tutti i sensi in allerta per avvertire anche la minima reazione dell'ambiente circostante.
Eccolo, un fruscio sulla destra, un basso rumore come qualcosa che gratta una superficie dura.
Mi distesi pancia a terra e artigli snudati pronto a saltare e infine lo vidi.
Un piccolo roditore selvatico, non come quei disgustosi topi a cui spesso do la caccia più per divertimento, quello lì era ricoperto da un morbido e ben più pulito pelo color nocciola, non saprei dire ora di che specie si trattasse però era l'ideale per placare la fame e mettermi in forze per la mattina seguente.
Il brivido della caccia è un lampo, un lampo violento di passione istintiva, lo stesso che si prova quando si sta con una bella gatta, ma è in qualche modo diverso.. non saprei spiegarvelo.
Un istante dopo sentii tra le zampe quella piccola massa carnosa, viva calda e pulsante, le mie zanne affondarono e sentii il calore del sangue sgorgare fuori, mi bagnai la lingua con il suo sapore pungente.
E' selvaggio ed è violento ma la caccia ha un che di tremendamente affascinante, quella lì poi era qualcosa di speciale, la caccia ad una preda selvatica, sana e viva e non a quelle sottospecie di ratti puzzolenti che si ingozzano di schifezze nelle cantine degli umani.
In ogni caso era un pasto appena sufficiente a permettermi di rimanere in forze un altro po'.
Con cautela tornai da Fortunata, la trovai esattamente dove l'avevo lasciata, su quel suo albero.
Sembrava dormire ma sapevo bene che era sveglia, mi chiesi a cosa stesse pensando..
Dopotutto i gabbiani se non erro mangiano pesce, anche loro sono predatori, mi chiesi anche se lei fosse più brava di me nella pesca. Non ebbi mai modo di chiederglielo comunque.
E decisi che sicuramente dovremmo essere noi gatti i migliori, nonostante il nostro poco piacevole rapporto con l'acqua.
All'improvviso vidi che mi osservava..
- Fatto buona caccia immagino..-
Non risposi subito.. non sapevo bene cosa dire, in qualche modo pensai di poter urtare i suoi sentimenti lodando le mie capacità venatorie di fronte a quella che fisicamente poteva essere una mia preda. Volevo essere cauto con lei.. dopotutto mi aveva trascinato nei boschi, non avevo idea di dove eravamo e la sola ipotesi di essere abbandonato lì mi mandava in subbuglio lo stomaco dalla paura..
- Non c'è bisogno di essere così scontrosi Francis, te l'ho detto.. ho vissuto coi gatti per gran parte della mia vita e li ho osservati molto bene quando cacciavano.-
C'era una nota di tristezza nella sua voce, la avvertii chiaramente, una nota di rimpianto.
Forse qualcosa legato al suo passato, comunque si trattava di un sentimento che traspariva in modo lampante.
Mi sdraiai sotto il suo albero, incrociando con fare elegante le mie zampe anteriori, in qualche modo Fortunata mi era più simpatica in quel momento di tristezza.
Avvertivo una certa solitudine nel suo animo e questo la rendeva maggiormente simile a me, nonostante le nostre enormi differenze esteriori.
Ho avuto amici in molte altre razze (una volta persino tra dei cani) , per quale motivo avrei dovuto rifiutare un sentimento simile per lei? Perché lei è una preda?
Forse.. o forse no
E quando la guardai dritto negli occhi ne ebbi la conferma.
La bella gabbiana parlò ancora, con dignità e coraggio, aggettivi che oramai non potevo che legare saldamente a lei..
- Noi siamo diversi Francis, siamo esseri viventi completamente diversi, le nostre razze vivono in mondi distanti e hanno modi e costumi incomprensibili l'uno per l'altro. Però io ho avuto la fortuna di incontrare un membro della tua razza quando ero ancora dentro il mio uovo.  Lui si prese cura di me, mi allevò come una figlia, crebbi convinta di essere un gatto fino ad un brutto giorno in cui affrontai duramente la realtà-
Chinò il capo, come rimpiangendo per un istante l'infantile ed innocente ignoranza della sua gioventù.
Poi però sollevò di nuovo lo sguardo, con una luce diversa nel profondo dei suoi occhi.
- Scoprii di essere diversa da come volevo apparire, ma grazie al cuore di coloro che mi furono accanto scoprii che non è il nostro corpo o il nostro sangue a fare di noi quello che siamo. Io sono un gatto Francis, esattamente come te, lo sono dentro l'anima e lo devo a tanti amici che mi sono stati accanto. Ora essi sono in pericolo e ho deciso di aiutarli come meglio posso, trovandoti e conducendoti da loro. Loro mi hanno insegnato che essere gatti non vuol dire avere pelo e artigli, ma vuol dire qualcos'altro, qualcosa di più importante. Per questo li aiuterò… perché io sono un gatto-


Nota
Il confronto con il diverso è un tema ricorrente nella saga di Felidae. Spesso Francis ritrova a confrontarsi e ad accettare personalità e individui diversi da lui.
In questo caso deve fidarsi di qualcosa che fino a poche ore prima considerava alla pari di una scatoletta di salmone.
Spesso in libri o film vediamo come i personaggi dopo un paio di discorsi vadano oltre ai pregiudizi esteriori, ma ho pensato che Francis avesse realisticamente bisogno di più tempo.
Ho approfittato di questo spazio per permettere a Fortunata di sintetizzare la sua vita e lo stesso concetto insito in Storia di una Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare, ovvero la sua appartenenza alla stessa razza di Francis, nonostante la differenza fisica.
  
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