ALLA TANA
Harry si fece avere qualche altra
boccetta di pozione e corse via.
Dopo pochi istanti era di fronte
alla Tana. Doveva trovare il coraggio di spingersi, buttarsi ad occhi chiusi in
una pozzanghera...non avrebbe mai saputo quanto fosse
profonda finché non ci fosse stato dentro.
Tutto ciò lo terrorizzava.
Aprì la porta ed entrò nella casa
in cui avrebbe sempre desiderato vivere. Fred gli si avvicinò parlandogli di un
nuovo gusto di cioccorane, inventato da lui e George qualche
minuto prima.
Ma
Harry non riusciva bene ad ascoltarlo. Molte altre voci si sovrapposero nelle
sue orecchie, ma lui proseguì dritto su per le scale senza dar loro molta
attenzione. Si ritrovò davanti alla porta della Sua camera. Sentiva quel
profumo inconfondibile di lenzuola pulite provenire dall’interno: quel profumo
che lei portava sempre con se lasciando una scia inebriante su Harry.
Il corridoio era buio, da sotto la
porta proveniva una luce abbagliante che lo spinse ad entrare.
- Ron, quante volte ti ho detto di
bussare?- disse lei.
Indossava una candida vestaglia
bianca che le donava un aspetto ancora più angelico. Rivederla gli fece
accapponare le spalle. Erano pochi giorni quelli che lo separavano dal loro
ultimo incontro, eppure gli appariva una vita. Si ricordò di quando si
chiudevano nel suo dormitorio e si mettevano a parlare per ore, senza stancarsi
mai. Gli tornò quella nostalgia autentica di un amore profondo. Nato dall’anima e sfociato in uno stupido litigio. Harry non
riusciva a pensare ad altro, infatti, dalla sua bocca non
uscì alcuna parola. La fissava solamente cercando dentro i suoi occhi la
luce di qualche tempo prima.
Ginny scrutò quello che credeva suo
fratello e lo fissò perplessa.
- c’è qualcosa che non va Ron?-
disse lei.
- Ron?-pensò Harry- ah si...Ron...-
I suoi pensieri piombarono nella dura realtà catapultandolo in modo molto
doloroso. Per la prima volta, da quando aveva assunto le sembianze di Ron, se
ne rendeva davvero conto. Ora aveva davanti Ginny e doveva fare quello per cui era venuto da lei.
- Ginny, forse tempo fa avrei lasciato stare...ma oggi proprio non ce la faccio a
rimanere nel dubbio. Devo tentare, devo sapere...-pronunciò
lui piano.
- non ti seguo-
rispose lei ancora più confusa.
- Non è semplice, e nessuno lo ha
mai ipotizzato...quindi adesso devi ascoltarmi. Senza fare
domande- riprese fiato e un po’ di coraggio. Poi aggiunse-
ci stai?-
- va be...bene...come vuoi- Ginny
lo guardava accigliata e gli fece segno di sedersi
accanto a lei.
Harry accettò e si ritrovarono uno
accanto all’altro solo pochi istanti dopo.
Ginny guardava Ron e non capiva.
-cosa vuoi
dirmi?- pensò lei. Non aveva mai visto il fratello comportarsi in quel modo e
cercava di capire cosa voleva comunicarle.
Le aveva detto di volerle parlare,
ma solo a condizione che lei non avesse fatto alcuna
domanda.
- a condizione di che?- non era da
Ron pensò Ginny. Per un attimo le parve di intravedere l’insicurezza di Harry
nel fratello- deve aver passato troppo tempo insieme a
lui- constatò.
Poi incominciò a parlare e Ginny ne
fu subito rapita. Non capiva cosa volesse dire, le sembrava tutto così assurdo.
Dette da Ron, quelle cose non avevano senso. Eppure
Ginny ne era affascinata, non riusciva a smettere di
ascoltarlo. Le sembrava un sogno, o un incubo. Non sapeva definirlo poiché non
riusciva bene a capire quale tipo di sentimento suscitasse in lei.
- Mi hai creduto un’opportunista,
falso e meschino quando hai visto me e Cho...ma non ti è mai passato per la
testa che io non volessi quel bacio? A me non piace
Cho, non la amo e non mi interessa ciò che lei prova
per me.
A me interessi tu Ginny. Non riesco
mai a finire di parlarti in condizioni normali e ti giuro, se potessi eviterei questa situazione. Non mi piace, perché non è da
me...ma è davvero l’unica occasione per dirti che...Ti Amo- disse
Harry.
Ginny rimase in silenzio. Il suo
cervello era offuscato da una nebbia intensa. Non riusciva a collegare parole,
pensieri e sensazioni.
Harry stava impazzendo. Aveva
bisogno di un qualche cenno, di parole. Aveva bisogno di chiarimenti e di tutto
ciò che solo Ginny poteva dargli.
Sapeva di non doverlo fare, sapeva
che era tutto sbagliato. Ma non poteva più farci
niente. Si guardò le mani e notò che la pozione stava svanendo.
Ginny era ancora in silenzio.
Non riusciva più a ragionare. Il
suo cervello era totalmente scollegato dal resto del corpo. Così le si avvicinò lentamente e la baciò: piano, dolcemente,
come se in quel momento dovesse recuperare tutti i mesi passati. Trascorse tempo, Harry non si rese conto di quanto. Forse
pochissimo, oppure un’eternità. Poi lei si staccò, come svegliandosi da un
profondo e lungo sonno.
Harry era di nuovo Harry, con
grandi occhi verdi che adesso brillavano della luce della sua stella.
Ginny era disorientata. Come se
qualcuno l’avesse bendata e fatta girare su stessa più volte.
Ora davanti a se aveva quella
persona che aveva visto tante volte...Harry Potter, e l’aveva appena baciata.
Le loro labbra si erano incontrate
dolcemente. Harry l’aveva cinta con un braccio intorno alla vita. Lei senza
accorgersene si era ritrovata a contatto con la sua bocca, avvolta da un alone
di mistero e magia.
In un incontro proibito...
Ginny sapeva di non doverlo fare. Se l’era ripromesso, ma lui l’aveva colta di sorpresa. Pensò
che anche Cho avrebbe potuto fare così con lui. Magari Harry non se l’aspettava
e non lo aveva voluto. Ma Ginny non poteva paragonare
le due situazioni.
Harry era contrario al suo bacio
con Cho, Ginny invece lo aveva desiderato. Un meccanismo perverso e masochista
si era innescato tra loro. Un sentimento incontrastato, più
forte di tutto quello che era successo fino a quel momento. Ginny non
riusciva a spiegarselo. Era entrata a far parte di un gioco di cui non
accettava le regole, e non sapeva come uscirne.
Harry era arrivato al punto di
doversi fingere suo fratello. No, Ginny ne era fin
troppo stufa.
- scusa...non avrei
dovuto- disse lui interrompendo quel silenzio.
- cosa?-
rispose lei piano- non accettare il bacio di Cho? Non lasciare tutti i discorsi
a metà? Non chiedermi scusa? Fingerti Ron? Baciarmi solo per istinto?- Ginny
era furiosa.
- Ginny, io non avrei fatto tutto
questo se tu non fossi saltata subito alle conclusioni...- disse Harry
- così sarebbe
colpa mia?-urlò Ginny. Poi fece un incantesimo alle pareti per renderle
silenziose, non curandosi del fatto di non poter utilizzare la magia fuori da Hogwarts.
- non ho detto questo, è solo che
dovevi sapere che Cho non mi interessava e un suo
bacio per me non significava nulla- rispose lui.
- come potevo farlo...gli anni
precedenti ne eri totalmente innamorato...- continuò
Ginny.
- ma
quest’anno tu...ed io...non poteva piacermi lei quando stavo con te...-
- ah, così è solo questione di
regole...non POTEVI perché eri legato a me...-
- no...non potevo perché sarei
stato uno stupido a scegliere lei al tuo posto...Ginny, quello che ti ho detto
prima...quando ero Ron intendo...lo provo davvero...io
ti amo Ginny...non per il gusto di averti un giorno e poi basta...non per
vantarmene con le altre decine di ragazzi che ti vorrebbero...ma perché non
riesco a vedermi con nessun altro...non posso perderti...starei troppo male...-
Ginny rimase in silenzio. Non
sapeva proprio cosa dire a quel ragazzo così imprevedibile e misterioso. Era
arrabbiata con lui, ma adesso non capiva più su cosa... aveva commesso un sacco
di errori, ma Ginny si rese conto che facevano parte
del suo carattere. Non poteva incolparlo di essere
insicuro, indeciso e leggermente folle. Perché sarebbe stato come incolparlo di essere Harry Potter. E lei
l’amava proprio così com’era...anche con i suoi difetti...
Nessuno è mai stato perfetto, Harry
in primo luogo....e se era così, Ginny amava
l’imperfezione.
L’aria arrabbiata di Ginny, sparì e
il suo volto tornò candido e puro.
Harry aspettava desideroso una
risposta. Fissava Ginny e seguiva ogni suo respiro, ogni sua più piccola mossa.
Poi vide che il suo volto tornò
sereno. La vide avvicinarsi e posare la testa sul suo petto, come una volta.
Proprio come lui le aveva scritto nella lettera...
- batte
velocemente- aggiunse lei ascoltando i battiti del suo cuore.
Harry le avvolse la testa tra le
sue forti braccia. Era un tipo d’abbraccio che lei amava, perché la faceva
sentire protetta.
- già...devo ammetterlo...sono
innamorato...- rispose lui piano. Aveva capito che Ginny non era più arrabbiata
con lui.
- era da tempo
che non ascoltavo questa dolce melodia...mi mancava- disse lei. Poi si staccò e
lo guardò.
Quello sguardo che lui tanto amava.
- davvero sono la tua stella?-
chiese lei.
- già... che brilla di una luce
particolare...chiamata amore-.