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Autore: Kyosukerui Aru Kygeraikao    29/05/2011    3 recensioni
"Hai presente quella sensazione di fastidio, che senti quando c'è qualcosa che odi? Quel nodo allo stomaco che ti fa pensare che da un momento all'altro vomiterai anche l'anima?Beh, questo è il mio mal di testa."
1) Questa è la versione non corretta, grammaticalmente parlando. Ci sono degli errori, lo so già, ma non ho avuto il tempo di correggerla LOL.
"mio padre stava pisciando dappertutto, la puzza faceva paura"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Hai presente quella sensazione di fastidio, che senti quando c'è qualcosa che odi? Quel nodo allo stomaco che ti fa pensare che da un momento all'altro vomiterai anche l'anima?  

Beh, questo è il mio mal di testa."

 

Beh… Ciao! Mi chiamo Jonah Desick, ho sedici anni e vivo in una cazzo di cittadina di montagna, che odio con tutta l'anima. 

Ogni giorno è un inferno qui! Quelli della mia età sono tutti fottutamente uguali e tutti xenofobi al massimo delle loro possibilità. L'inquisizione, in confronto a loro, era un gruppo di santarellini. Non ci credete? 

Un po' di tempo fa, per esempio, stavo tornando a casa, dopo scuola, come se nulla fosse.

Avevo le cuffie a volume alto, quindi non riuscivo a sentire molto. Mi accorgo di quello che succede solo quando ero già a terra. Mi faceva un male cane la testa. La toccai per sicurezza e scoprii di sanguinare. Mi girai e vidi una pietra enorme, sporca di rosso. Svenni subito, quindi non so che mi è successo dopo. So solo che non avevo più i vestiti.

Appena arrivato a casa trovo mio padre ubriaco fradicio, che mi vede nudo, e prima scoppia a ridere e mi da della checca pazza e poi comincia a pestarmi.

 

Ora mi credi? Bene. Ma non è questo il punto. Cioè è questo ma non era quella la storia che volevo raccontarti.

Ok… hmm allora: era di sera, avevo bisogno di uscire di casa, mio padre stava pisciando dappertutto, la puzza faceva paura.

Stavo seduto su un muretto, dal quale si può vedere tutta la valle illuminata solo dalle stelle. Stavo fumando in santa pace, quando mi sentii chiamare.

All'inizio non ci feci caso, mi chiamavano puttana o qualcosa del genere. Ci ero abituato e immaginai che fosse uno dei soliti idioti, magari ubriaco, che cerca rogna.

Ricordo che hanno cominciato a chiamarmi così da quando lasciai crescere i capelli. Non erano granché lunghi, mi arrivavano a stento all'altezza delle spalle e neri come la pece. Ma, tant'è, per gente così anche un millimetro oltre i loro standard da malati di cancro del cazzo, ti rende una puttana. 

Notai che il tizio si stava avvicinando e che era da solo perché non sentivo altre voci o altri passi, oltre ai suoi.

-Non rompere i coglioni- gli faccio, senza girarmi 

-non ho voglia di spaccarti la testa- 

Sento un rumore metallico. 

"Porca puttana"

Mi colpisce alla schiena con una mazza da baseball, di quelle di alluminio. Caddi dal muretto e stramazzai a terra.

-Figlio di puttana- borbotto senza fiato per il colpo.

-Chi è il figlio di puttana?- Quello si piega e mi urla nell'orecchio, poi mi tira un pugno in testa. Era un fottuto palestrato, ubriaco e magari in preda agli steroidi. 

Il mio unico pensiero era: "questa volta ci rimango. Beh, fanculo, non ho niente da perdere" 

Mi faceva male la testa, ma molto più di quanto avrebbe dovuto. Era veramente terribile, come se mi stessero staccando la testa dal corpo. Cominciai ad urlare con tutto il fiato che avevo in corpo, poi vidi tutto bianco.

 

Mi risvegliai davanti casa mia, sul marciapiede. Era giorno e non capivo cosa diamine fosse successo. Mi faceva male la schiena ma la testa non mi dava più nemmeno fastidio.

Mi alzai e mi trascinai fin dentro casa, entrai in camera mia e mi buttai sul letto. Ero distrutto e credevo di avere qualcosa di rotto.

-Chissà che cazzo è successo…- dissi, tra me e me, fissando il muro. Non riuscivo a darmi una spiegazione. "Magari il tizio ha tipo deciso che non ero divertente e mi ha mollato davanti casa mia? Che stronzata."

Mi accasciai sul letto e mi addormentai velocemente.

 

Andai a fare un giro, quella mattina. Non avevo nessuna voglia di andare a scuola, ne di stare a casa. 

Trovai un giornale a terra, è uno di quei giornali cittadini, con poche notizie serie e tanto gossip del cazzo.

In prima pagina riuscii a leggere "ragazzo trovato decapitato vicino piazza **********. Non si conoscono le dinamiche e non ci sono testimoni. Nessun indiziato, per ora"

Merda.

Riconobbi subito la foto del tizio. Non dimentichi la faccia di uno che ti urla nelle orecchie.

Corsi, non sapevo dove, ma correo. Ne avevo bisogno.

Era un caso, di sicuro. 

"Come potevo averlo ammazzato? Io? Cazzo, non sarò un angelo ma di li a far fuori un tizio ce ne vuole.

Un caso. Sarà caduto come un coglione ed è finito in una tagliola, l'avranno trovato e spostato da li.

si… Deve essere sicuramente così… Non c'è altra spiegazione. Credo."

 

-oè, stronzone- 

Sentii urlare qualcuno. Mi girai e mi trovai dietro due cretini, urlavano qualcosa. Non li sopportavo. Tirai un pugno ad uno di loro, il più basso dei due. Non ricordo nemmeno che faccia avessero, ero troppo sconvolto. L'altro era enorme, seriamente, tipo il doppio di me. Mi tira un cazzotto tremendo e mi spedisce a terra.

Di nuovo quel mal di testa. Cerco di combatterci, mi concentro, ma nulla. Perdo di nuovo i sensi.

 

"Questa volta è diverso". Già, ero pieno di sangue. Qualcosa mi dice che non è sangue mio.

Ero in un maledetto bosco di merda. Mi guardai intorno e capii di essere nel bosco a nord della città in cui vivevo. Scopro anche un altra cosa: Avevo due cadaveri ai piedi. Era orribile, davvero, quei due Erano stati fatti a pezzi nel vero senso della parola. Mi vomitai addosso come un ragazzino delle elementari. 

"Mi devo spostare, subito". Mi tolsi la maglia, ormai diventata totalmente rossa e corsi verso casa. Non sarebbe stata la prima volta che tornavo a torso nudo quindi pensai che non avrei attirato troppa attenzione. Avevo ragione. Tornai a casa, non controllai nemmeno se mio padre era a dormire da qualche parte o stava lavorando. Mi cambiai e preparai uno zaino con l'indispensabile. Presi anche 300 sacchi dalla cassetta "segreta" di mio padre.

Non sapevo cosa fare, non ne avevo la minima idea, sapevo solo che dovevo andarmene per un po'. 

 

Corsi. Corsi con tutta la forza che avevo nelle gambe, come se tutto l'inferno fosse venuto fuori solo per me. 

 

Non so dire quanto mi ci sia voluto, sinceramente, non riuscivo a rendermi conto del tempo che passava. Credo di averci messo dei giorni tra corse, camminate, qualche furterello per mangiare e dormite all'aperto.

La cosa che ricordo bene e che mi addormentavo sempre piangendo.

Arrivai in una città. La vedevo enorme e piena di possibilità, anche per me, un mostro assassino.

Qui non riuscii a star cinque minuti che mi aggredirono. In cinque, dei rapper rincoglioniti, tipo gangster o roba del genere. Parlavano usando uno slang stupido quanto incomprensibile. Cercai di passare avanti, sforzandomi di non ascoltarli e non lasciare che "la bestia" prendesse il controllo.

No, non è vero.

Il mal di testa mi aveva preso subito, ma 'sta volta non cercai di bloccarlo, no, volevo capire. 

Mi sentii svenire, ma stranamente mantenni il senno, in parte.

Potevo vedere quello che mi succedeva e la mia coscienza era ancora con me ma non potevo controllare il mio corpo. Lo vedevo come se fossi piazzato dietro uno schermo. Mi sembrava di vedere un film o qualcosa del genere. 

Vidi il mio corpo, non aveva nulla di strano, a parte il fatto che si muoveva da solo. Osservai la scena. Sembrava di vedere un film splatter.

Tutto finii molto presto.

 

Ormai giravo da parecchio, anni credo, andavo avanti a mangiare nella spazzatura o a rubare soldi.

Mi fermai in una città che non conoscevo. Non era molto grande, ma accogliente, credo. Mi piaceva!

Mi avevano accolto tutti senza fare domande ed erano tutti molto simpatici. Era strano: non mi era mai capitato di essere trattato così, Riuscii a starci per parecchio tempo, senza avere problemi legati alla mia indole.

Incontrai una ragazza, si chiamava Mel. Era bellissima, sul serio, la ragazza più bella che avessi mai visto in vita mia. Era gentile e simpatica. 

Me ne innamorai quasi subito.

Me ne innamorai ciecamente, come se non esistesse nient'altro nell'universo oltre a lei, era l'unica cosa per cui valeva la pena continuare a vivere. 

Un giorno le parlai di quello che provavo, lei mi sorrise e mi baciò. Nient'altro. 

Passarono dei mesi fantastici, ero in paradiso, non potevo desiderare altro. 

Fino a che, in un maledetto giorno invernale, venimmo assaliti da due teppisti, armati di coltello.

Di nuovo il mal di testa.

Ma questa volta era diverso. Questa volta non potevo permettere che quella "cosa" prendesse il sopravvento. Lottai con tutte le forze, non riuscii nemmeno ad urlare per l'intensità di quella sensazione. 

Persi.

Vedevo di nuovo tutto, come se stessi guardando un film, vedevo Mel e i due idioti. Vedevo i loro corpi che venivano maciullati e poi di nuovo Mel. Mi guardava terrorizzata, con i suoi bellissimi occhi verdi.

Feci di tutto per bloccarmi.

MERDA! MERDA! MERDA! MERDA! MERDA! MERDA! MERDA!

Non ce la feci. 

Ero troppo debole. Troppo fottutamente debole per proteggere l'unica cosa che aveva importanza nell'universo. Mel era morta, io l'avevo uccisa. Piansi sul suo cadavere per un giorno intero, senza tener conto della pioggia che batteva, ne della neve.

Volevo incontrare di nuovo Mel, abbracciarla ancora, stare con lei. L'unico modo era uccidersi, si, non c'era altra possibilità. Era giusto, non dovevo fare altro che prendere una pietra appuntita e tagliarmi la gola… Siiiiiiii, sarebbe stato facile. Un taglio netto e via. Presi una pietra e la scaraventai su un grosso masso. Presi il pezzo che sembrava il più appuntito e me lo piantai nel collo. Non provai dolore, ero felice. Ridevo mentre con quella pietra mi sgozzavo.

Morii dopo pochi secondi. Morii felice, pensando che avevo espiato i miei peccati, forse.

Forse sarei potuto essere felice, finalmente.

Smisi di pensare.

   
 
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