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Autore: hotaru    29/05/2011    5 recensioni
- Ecco, ce l'ha fatta! - un sorriso soddisfatto si disegnò sulle labbra di Michiru, i cui occhi rimasero tuttavia fissi sullo specchio – La cenere è caduta proprio sugli occhi della principessa -.
Le tre si scambiarono uno sguardo di trionfo, poi Rei raddrizzò la schiena e si rivolse al fuoco.
- Allora andiamo a incominciare... -.
"Se il sogno muore, che ne sarà del sognatore? E se muore il sognatore, che ne sarà del sogno...?"
Prima classificata al contest "Era un Sogno" di Fabi_Fabi e seconda classificata al contest "Mondi Paralleli" di Kiki e Red Diablo
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Michiru/Milena, Minako/Marta, Rei/Rea, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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3- L'unicorno L'unicorno


Quando Chibiusa si svegliò, prima ancora di guardarsi intorno si stupì di aver dormito. Non pensava si potesse davvero dormire sotto la pioggia scrosciante, nel bel mezzo di un bosco buio, mentre si aveva freddo, fame e paura allo stesso tempo, eppure ci era riuscita.
Ancora un po' intontita dal sonno, sfregandosi energicamente gli occhi ci mise qualche istante a rendersi conto che malgrado pioggia, bosco e fame ci fossero ancora, per qualche motivo non aveva più freddo. Né tanto meno paura, tutto d'un tratto. Com'era po...
- Oh! -.
Lo vide solo in quel momento, e per un attimo si chiese se non stesse ancora dormendo, persa in quel sogno che l'aveva portata fin lì: nel suo grembo, sulla gonna madida del vestito che le si era appiccicato alle gambe, era poggiato il capo dell'animale che era venuta a cercare.
Il cavallo che aveva finora visto solo nei suoi sogni era lì, caldo e vivo, accovacciato accanto a lei e con il muso appoggiato sulle sue gambe: poteva sentirne il fiato tiepido scaldarle le dita intirizzite, e la folta criniera asciugarle le braccia ancora bagnate. Aveva gli occhi chiusi, ma Chibiusa non credeva che stesse dormendo: la sua testa sarebbe stata ben più pesante da sostenere, e invece era appoggiato in maniera quasi delicata, per non schiacciarla o farle del male.
Perché il suo corno- quel corno che lo rendeva diverso da qualunque cavallo avesse visto finora- poteva di certo ferire.
- Allora... allora esisti davvero – mormorò Chibiusa, allungando quasi timorosa le dita verso il suo muso, fino a sfiorarne le froge delicate. Il cavallo- l'unicorno, perché di quello si trattava- spinse la testa verso la sua mano, tanto che la bambina si ritrovò ad accarezzare quasi l'attaccatura del corno.
E quando un lampo improvviso illuminò quasi a giorno il bosco minaccioso intorno a lei, facendo rifulgere il corno dorato dell'animale, qualcosa scattò dentro Chibiusa. Non aveva la minima idea del perché quell'unicorno le fosse apparso in sogno e l'avesse poi chiamata durante la tempesta, tanto da indurla a correre da lui; ma sapeva che, se avesse avuto bisogno di lei, avrebbe fatto qualunque cosa per aiutarlo. Perché lui era il suo sogno e Chibiusa colei che l'aveva sognato: sogno e sognatore, due elementi inscindibili l'uno dall'altro.
Presa da un impulso improvviso, si chinò di slancio su di lui, cingendogli il muso con le braccia.
Se quello era ancora un sogno, non voleva più svegliarsi.


- Se aggrotti le sopracciglia in quel modo, ti verranno un sacco di rughe. E credo che nemmeno il potere dell'unicorno riuscirà a farle andar via – nel canzonare Michiru, Minako sembrava allegra e spensierata come al solito; eppure non poteva fare a meno di chiedersi dove diavolo si fosse cacciato Artemis. Possibile che fosse andato in cerca di qualche gatta con quel tempo da lupi? Ma quando mai?
Michiru non rispose subito, malgrado il fastidioso commento di Minako. Per parecchi istanti non staccò gli occhi dallo specchio, le sopracciglia in effetti aggrottate in un'espressione poco elegante per una come lei.
- Insomma, che succede? - domandò Rei, alla quale non era sfuggito lo sguardo assorto della compagna.
- L'unicorno l'ha trovata – rispose lei.
- Ah! - sui volti di Rei e Minako si aprì un sorriso soddisfatto, a cui Minako aggiunse un entusiasta: - Finalmente! -.
Ma Michiru non si unì a loro, continuando a rimuginare sulla figura della bambina abbracciata al muso dell'unicorno che si rifletteva nel suo specchio incantato.
- Possibile che...? No, è assurdo... non può essere... - mormorò.
- Cosa non può essere? - domandò Rei – C'è qualcosa che non va? -.
- E se fosse... - Michiru alzò lo sguardo sulle compagne, chiedendosi se la sua impressione potesse davvero essere esatta: sembrava assurdo, e la possibilità che avesse ragione era più remota che mai, eppure... eppure... - E se fosse il suo famiglio? -.
Non fu solo Minako a lanciarle un'occhiata interrogativa, chiedendole silenziosamente di spiegarsi meglio.
- Il famiglio? Il famiglio di chi? -.
- Della... della bambina – forse spiegare il suo sospetto a parole l'avrebbe fatto sembrare meno assurdo – In fondo è la figlia femmina di una strega, la magia potrebbe scorrere in lei malgrado il sangue mortale, e qualunque... -.
- Sua madre non è più una strega – la interruppe Rei, gelida.
- Chiunque appartenga alla magia ha bisogno di un famiglio, lo sapete. Siamo noi che lo troviamo o lui che trova noi, o entrambe le cose -.
- Tu non ne hai uno – osservò Minako.
- Io ho il mio specchio – replicò Michiru, seccata per quelle continue interruzioni – È più fedele di qualunque corvo o gattaccio si possa trovare -.
- Ehi! - Minako sembrava pronta a muovere guerra: nessuno poteva parlare male del suo Artemis – Ritira subito... -.
- Che c'entrano i famigli con la bambina? - domandò Rei bloccando l'invettiva della compagna, malgrado anche a lei desse fastidio chiunque denigrasse i suoi corvi.
- Voglio dire che forse... forse l'unicorno è il famiglio della bambina – disse piano Michiru.
- Co... cosa? - farfugliò Minako, lasciando perdere di botto la difesa del suo gatto – Ma è... assurdo. No, impossibile! -.
Per una volta Minako ha ragione – convenne Rei – Famiglio... un unicorno? Stai scherzando? -.
- Niente affatto: da quando questa bambina è entrata nel bosco si comporta in modo strano. Soprattutto dopo che l'unicorno l'ha trovata non sembra più neanche spaventata, come se non le importasse di essere lontana da casa, di notte, in un posto che non conosce – Michiru scostò i capelli che le erano finiti sul viso, sentendosi all'improvviso quasi euforica: se quella bambina aveva davvero il potere di rendere un unicorno il suo famiglio... il loro non era più un semplice piano portato a termine. Era un trionfo – Avanti, guardate! -.
Volse il suo prezioso specchio verso di loro, e sia Rei che Minako rimasero a guardare incredule la figlia della loro antica compagna addormentata sotto la pioggia, accoccolata contro l'unicorno come se non avesse più nulla da temere al mondo.
- Ma non doveva farci da esca? - fece Minako, allibita – Rendere mansueta la bestia perché noi potessimo prenderle il corno? È... è normale che dorma così beata? -.
- E adesso cosa facciamo? - sbottò Rei, quasi stizzita – È contro le nostre leggi portar via il famiglio ad una compagna, malgrado sia... malgrado sia figlia di una traditrice -.
- Ma a noi non interessa il cavallo – obiettò Minako – Ci basta il corno, no? È solo quello a rendere innocuo qualunque tipo di veleno, giusto? -.
- Minako, ma non lo sai? - le inveì contro Rei – Se lo si priva del suo corno, un unicorno muore! -.
- Ah... ah, non lo sapevo! - protestò lei, come se le altre glielo avessero nascosto fino a quel momento.
- Ma se sei stata tu a proporre di usarlo! - ribatté Rei, allibita.
- Beh... sapevo solamente che il corno è efficace contro ogni genere di veleno, e quale veleno peggiore della vecchiaia? Pensavo sarebbe bastato strapparglielo via per rimanere giovane qualche altro centinaio d'anni! -.
Le teste di Rei e Michiru scosse all'unisono, mentre entrambe le sue compagne sospiravano pesantemente, la indispettirono parecchio.
- Insomma, un cervo mica muore senza le sue corna! -.
- Un unicorno non è un volgare cervo, Minako! -.
- Ma... -.
- Non importa -.
La voce autorevole di Michiru si levò a quietare entrambe; Rei e Minako si zittirono all'istante, chiedendosi cosa fosse quell'improvvisa luce sinistra negli occhi color tempesta della loro compagna.
- La legge vieta di portar via un famiglio ad un'altra strega... - mormorò lei, consapevole della gravità di quanto stava per dire - … ma in un caso simile non si tratta solo di questo -.
- Che... che cosa intendi dire? -.
- Una leggenda ancor più antica dice che, se l'unicorno è davvero un famiglio e muore per mano esterna, la strega perirà assieme a lui, perché uniti l'uno all'altra dal legame sottile che corre sul filo dei sogni. E il corno diverrà il talismano più potente mai creato da mano magica -.
- Non ho mai sentito una leggenda simile – osservò Rei.
- È perché siete più... - Michiru si morse un labbro - … giovani. Si tratta di una leggenda davvero molto antica, tramandata da streghe che ho conosciuto quand'ero bambina -.
- Tantissimo tempo fa, allora – fece Minako stupefatta, beccandosi un'occhiataccia.
- Vuoi... ucciderla? - mormorò Rei con voce grave – Arrivare ad eliminare una compagna solo per raggiungere il nostro obiettivo? -.
- Ah, è una compagna adesso? - fece Michiru, alzando scettica un sopracciglio – Non più la “figlia della traditrice”? -.
Rei non rispose, e Michiru assottigliò gli occhi.
- Non avresti la tua vendetta? - si volse poi verso Minako, con fare suadente: - E i secoli passano anche per te, mia cara -.
Non le servì guardarle veramente negli occhi: lo specchio mostrava ogni cosa. E sapeva che erano con lei.
- È ora di andare. La pioggia smetterà presto -.
 

Fin da quando, tanti anni prima, il giovane principe Mamoru aveva portato al castello la fanciulla che aveva deciso di sposare, si era vociferato che la ragazza fosse in realtà una strega, vista la sua incredibile e assoluta bellezza. Tali voci erano scomparse col tempo, man mano che la popolazione del regno andava rendendosi conto della bontà e gentilezza che la nuova regina dimostrava nei loro confronti, fino a renderla più amata persino della precedente sovrana.
Tuttavia i domestici che quella sera la videro procedere lungo il corridoio in pietra del castello, diretta alla sala del trono, coi capelli sciolti che quasi toccavano terra in un'aura d'oro, splendida e terribile, furono seriamente sul punto di ricredersi. Di credere alle anziane che una decina d'anni prima erano andate dicendosi sicure della natura magica della nuova sovrana: una strega che aveva rinunciato alla magia, perché altrimenti non avrebbe potuto avere una bambina con un normale essere umano.
- L'hanno presa loro! - furono le uniche parole che Usagi rivolse al marito, facendo poi per uscire senza indugio dal palazzo – Le uccido tutte, stavolta! -.
- Usako, calmati! - il re raggiunse in due passi la sua sposa, abbracciandola di slancio. Aveva capito all'istante cos'era accaduto: non tanto per l'ermetica spiegazione, quanto per gli occhi che sembravano lanciare lampi celesti – La troveremo, sta' tranquilla -.
- È nella foresta – aggiunse Usagi poggiando il capo contro la spalla del marito, per riprendere forza e sussurrargli piano, perché nessun altro sentisse: - Lo ha saputo Luna da Artemis. Il gatto di Minako -.
Mamoru annuì impercettibilmente, ripetendo: - La troveremo -. Poi si rivolse ai cortigiani lì attorno:
- Chiamatemi il capitano delle guardie! -.
- Sono qui, mio sire! - rispose pronta una voce decisa, anche se molto meno profonda di quella di un uomo. Si fece avanti quello che sembrava un giovane alto e slanciato, l'uniforme impeccabile e la spada al fianco.
- Capitano, radunate un gruppo di soldati e dirigetevi verso il bosco. Voglio che cerchiate la principessa in ogni anfratto, pertugio, dietro ogni albero! -.
- Sì, vostra maestà! Non temete, la troveremo – il capitano fece per uscire dalla sala, ma la voce della regina lo richiamò:
- Haruka, fa' attenzione! Abbiamo a che fare con la magia, non con semplici uomini armati! -.
- Non temete, mia regina – la rassicurò lei, per poi dirigersi con fare risoluto fuori dal castello.
- Usako, ora vado con loro – le disse il re con voce dolce, poggiandole le mani sulle spalle per allontanarla da sé – La troveremo, vedrai -.
- Vengo anch'io! – esclamò lei, decisa.
- No, Usako... è pericoloso. E qualcuno deve rimanere al castello -.
- Ami gestirà al meglio ogni cosa – replicò Usagi, cercando con gli occhi la prima consigliera, che annuì col capo – Molto meglio di quanto potrei fare io, in effetti -.
- Usako, non puoi – vedendo che con i miti consigli non otteneva niente, Mamoru decise di parlar chiaro – Non puoi più usare la magia da molto tempo, ormai, e rischi di ritrovarti in serio pericolo -.
- Mamo-chan, si tratta di mia figlia. Nostra figlia – gli ricordò dolcemente lei – E di quelle che un tempo erano le mie sorelle -.
Alzò gli occhi azzurri su di lui, sorridendo piano. E Mamoru seppe di non avere altra scelta.
- Vengo anch'io -.





Nelle prime puntate della prima serie di “Sailor Moon”, quando le guerriere erano ancora solo in tre, si vedevano spessissimo i corvi di Rei e Usagi andava in giro con Luna stravaccata su una spalla. Tra gatti e corvi- e mancava ancora Artemis!- ricordo che mi ritrovai a pensare: “Cavolo, sembra un gruppo di streghe!”. E questo è stato lo spunto per questa storia: come vedete non sto facendo altro che rileggere in chiave “fantasy-favolistica” elementi già presenti nella serie.

lulu85: sono contenta che la faccenda ti intrighi, perché in effetti si va facendo più intricata. Come vedi, sono spuntati nuovi personaggi, che avranno un ruolo non indifferente. ^^
Deep Submerge85: ti dirò, sono rimasta sorpresa anch'io dall'affiatamento comico che hanno queste tre... all'inizio le ho messe insieme solo perché sono quelle che più spesso insistono sulla propria bellezza- in modo più o meno velato- ma si sono rivelate davvero perfette! Come vedi, il passato di Usagi e delle altre comincia pian piano a delinearsi...




   
 
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