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Autore: ElizabethLovelace    23/02/2006    6 recensioni
I Malandrini rimasti e chi è ora al loro fianco dovranno fare i conti con i ricordi divertenti e tristi del passato... le loro vite torneranno a intrecciarsi per decidere cosa fare una volta per tutte di ciò che è stato. La chiave? Elizabeth Lovelace... sospesa fra un passato ed un presente che Harry &Co. trovano indecifrabili: chi è, da dove viene? Come può essere... ciò che è?
Inserita quasi esattamente nel 5° e 6° libro della rowling.
GRAZIE per seguirmi ancora così tanto, prometto che oltre alle revisioni dei primi capitoli posterò prestissimo anche i tre conclusivi!!! Ma GRAZIE
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***RIVEDUTO E CORRETTO***



Grimmauld Place, 3.


4.
Harry si era svegliato alle cinque in punto, chissà perché. Quello che sapeva era di essere perfettamente, fastidiosamente sveglio, mentre il pensiero di Silente che si recava a Grimmauld Place senza chiedere di vederlo riaffiorava lentamente nel suo cervello ancora un poco gelatinoso. In effetti, appena era tornato di materia quasi solida era stato un altro pensiero a colpirlo come una scheggia: udienza.
Era arrivata.
Si era liberato dalle coperte con uno strattone seccato, quasi fosse colpa loro tutta quella situazione -- era effettivamente comodo pensare di potersela prendere con qualcuno o qualcosa. Aveva lanciato un’occhiata distratta ai vestiti preparati già stirati dalla signora Weasley, inciampando più volte mentre cercava di infilarsi in fretta i pantaloni; era finito di nuovo a sedere sul letto per non cadere, e alla sua destra un quadro aveva ridacchiato della sua imbranataggine.
“Ma siete tutti così?” era sbottato infastidito in sua direzione, voltandosi subito dopo verso Ron, vagamente preoccupato di averlo svegliato. Non c’erano rischi a questo riguardo: l’amico dormiva ancora della grossa, ben avvolto nel lenzuolo -- Harry si era chiesto come riuscisse a respirare, in effetti.
Si era guardato allo specchio, facendo un paio di smorfie per risvegliare i muscoli del viso. Aveva provato a passarsi le dita fra i capelli per sistemarli un minimo, ma sembrava che quelli facessero apposta ad aggrovigliarsi ancora di più. Li aveva abbandonati al loro destino con aria sconsolata mentre il quadro sghignazzava ancora, pensando che di sicuro la signora Weasley avrebbe tentato a sua volta di domarli, tra una frittella e l’altra.
Bravo. Continua così. Fai di tutto pur di non pensarci.

* * *


Quando, al ministero, gli avevano sottratto la bacchetta, Harry si era sentito semplicemente nudo. Gli sembrava che tutti quegli sguardi potessero ferirlo e lasciarlo agonizzare dissanguato, che all’udienza ai maghi che l’avrebbero esaminato sarebbe bastato torcere un labbro in un certo innocuo modo per convincerlo della sua assoluta colpevolezza. Non credeva che una bacchetta potesse essere così importante. Non credeva che la sua bacchetta fosse così tanto la sua bacchetta.
Il dipendente del ministero che glie l’aveva confiscata aveva fissato con attenzione la cicatrice che sbucava da sotto il ciuffo insolvibilmente aggrovigliato. Tutti fissavano con attenzione quella cicatrice. Harry si sentiva una specie di cicatrice gigante, un segnaccio rosso che pulsava sotto la sua forma stramba come una freccia al neon per indicarlo, e la cosa peggiore era che vederla sembrava non predisporli particolarmente bene nei suoi confronti. Il signor Weasley l’aveva tirato via prendendolo per un braccio, e quando avevano finalmente raggiunto l’ascensore che l’avrebbe liberato da qualcuno di quegli sguardi importuni Harry aveva trovato bizzarro, dopo tutti quei telefoni magici e polli sputafuoco e accuse inespresse, che si trattasse proprio di un ascensore normale, come quelli babbani. L’aveva studiato con curiosità. Continua a pensarci. Tieniti occupato e non avrai paura.
Erano scesi al penultimo piano, ormai sotto terra da alcune fermate. Dalla finestra, però, il sole splendeva indisturbato.
“Signor Weasley” aveva domandato allora, “non dovremmo essere sottoterra?”
“Sì, certo” aveva spiegato lui, “ma le finestre sono incantate. Quelli della Manutenzione Magica si occupano ogni giorno di decidere quale tempo dobbiamo avere noi quaggiù. L’ultima volta che volevano scioperare ci hanno riempiti di uragani per giorni”, aveva terminato scuotendo il capo. Nel frattempo erano sbucati in un corridoio stretto e non molto curato, pieno di cubicoli che si affacciavano su di esso. Proprio mentre svoltavano un angolo nel percorso Harry era andato a sbattere contro un vecchio mago che procedeva nella direzione opposta. Era molto alto e magro, con il naso adunco e la smorfia delle labbra leggermente arcigna. Harry, riprendendosi maldestramente dalla botta, aveva notato che in realtà doveva essere meno vecchio di quanto sembrava: probabilmente era colpa degli angoli della bocca rivolti all'ingiù; aveva appena iniziato un flebile “Mi scu--”, quando l’altro lo aveva aggredito verbalmente.
“Che volevi fare?!” aveva strillato.
“Come, scusi?” aveva domandato lui senza capire. Il mago l’aveva fissato con disprezzo, squadrandolo da capo a piedi e soffermandosi con sfacciata insistenza sulla cicatrice, mentre incrociava le braccia.
“Ti ho chiesto...” aveva ripreso con tono accusatorio, ma non era servito che continuasse; Harry aveva ricevuto la conferma che cercava per il suo cervello.
“Che volevo fare?!” era esploso sistemandosi gli occhiali. Il signor Weasley l’aveva tirato discretamente per una manica. “Qual è il tuo problema, eh? Si può sapere?! Vuoi anche tu una di queste?!” l’aveva provocato tirandosi su i capelli per mostrargli chiaramente la cicatrice. Non gridarlo, Harry. Non gridarlo. Aveva stretto forte le palpebre per convincersi a non gridarlo.
Senza bacchetta. Tirargli un libro in testa. Spingerlo nella fontana per inzupparlo completamente.

Non risolverebbe.

La tensione che sentiva non era per quel mago, e lui comunque non era abbastanza forte per fargli male. Senza contare che ora, grazie a quello scontro, si sentiva una spalla di meno. Pizzicarlo in tutto il corpo. Tirarlo per il naso lungo tuti i piani di scale.
Non funzionerà
, si era convinto alla fine. Non funzionerà urlargli dietro prima di un’udienza o sederti per terra come protesta, o scappare nello scantinato -- ammesso che questo posto abbia uno scantinato. Non funzionerà chiedersi cosa farebbe Sirius al tuo posto, o perché questa tasca ha deciso di bucarsi proprio ora, rovesciando nelle scarpe e nei calzini i sassetti che come uno stupido ti sei lasciato convincere a portare perché -- oh, sono fortunati!!! Insomma Harry, sei qui per convincere della gente!
Va’ al diavolo.
Mentre il signor Weasley ancora lo tirava per la manica gli era balenata alla mente qualche altra soddisfacente tecnica di vendetta. Lasciarlo in mutande davanti a tutti. -- Harry, per la miseria come sei nervoso! -- Farlo diventare sordo a forza di strillettere feroci. -- Vuoi proprio che se ne accorgano tutti, che te la fai sotto? -- Darlo in pasto ai poster di Mangiamorte che vedo qui appesi in ogni ufficio come questo di Sirius... di Sirius?!?!
Si era pizzicato un braccio per esserne proprio sicuro, ottenendo come risultato l’esserne sicuro e con un dolorino in più. Dannazione, si era detto. Poi gli era sembrato che non fosse sufficiente. Cacchio, aveva aggiunto. Aveva lanciato un’occhiata nell’ufficio, sentendo le dita che gli tremavano. Dieci secondi prima sembrava fisicamente più facile, parlare.
Non importa. Qualcuno chiuda la porta. C’è corrente.

Si era finalmente deciso a guardare davvero il quartier generale degli Auror nel quale si trovava: Kingsley Shacklebolt aveva salutato distrattamente il signor Weasley, parlandogli con aria molto formale ed una malcelata supponenza. Il signor Weasley aveva risposto con lo stesso tono privo di familiarità. Harry, sbalordito, aveva spalancato la bocca per salutare il mago ma era stato fermato da un sonoro pestone di avvertimento del signor Weasley. Li aveva allora osservati con cautela, strabuzzando gli occhi e cercando di non lasciarsi agitare da tutti quei ritratti di Sirius che teoricamente lo minacciavano dalle pareti. Aveva appena compreso che i due uomini fingevano di non conoscersi o di conoscersi appena, evidentemente per motivi di segretezza, quando era sopraggiunta Bessie.
Gnickle”, si era lasciato sfuggire per la seconda volta senza riuscire a capire cosa significasse. Quando quella mattina non l’aveva vista a colazione aveva pensato che fosse rimasta semplicemente a dormire come gli altri ragazzi. Non che l’avesse preceduto. Lei, raggiante, aveva appoggiato l'enorme plico di fogli che portava sulla prima scrivania che le era capitata a tiro, puntando verso di lui con decisione. “Oh oh oh" aveva esclamato allegra, a voce troppo alta "Giggle, ma tu sei Harry Potter!!!”, e lui già si figurava il disastro di venire scoperti e cacciati e licenziati tutti - a lui non avrebbero nemmeno fatto un processo per espellerlo - perché l’aveva salutato apertamente, invece Bessie aveva proseguito imperturbabile almeno quanto i due uomini.
“Chi l’avrebbe mai detto che ti avrei incrociato qui!” Si era guardata intorno, con fare concitato, alla ricerca di testimoni del favoloso evento; poi i suoi occhi si erano posati sulle pareti ed improvvisamente era tornata su Harry, come ricordandosi di qualcosa.
“Tranquillo, non ti spaventare” gli aveva indicato le fotografie ed i manifesti appesi di Sirius. “Siamo sulle sue tracce, e moderatamente ottimisti. Non ti farà nulla!” saltellava da un punto all’altro come se non riuscisse a starsene ferma, poi di colpo si era afflosciata.
“Peccato però”, aveva sospirato sognante. “Sarebbe talmente un bell’uomo!!!”
Kingsley con aria paziente aveva interrotto l’interpretazione-prodigio di Bessie, chinandosi su Harry: “Harry, questa è mia nipote, Isabel Shacklebolt. Lavora con me.”
“Isa…?” Harry, stranito, li aveva guardati uno ad uno.
“Oh” era prontamente intervenuta lei, facendogli l’occhiolino “Ma puoi chiamarmi Belle. Lo fanno tutti, qui!”
“Isabel”, li aveva definitivamente interrotti Kingsley. “Sei andata a chiedere a quelli dell’amministrazione del tempo che ci mettano un sole un po’ più caldo? Le temperature si disperdono!”
“Vado, vado” aveva borbottato lei. “Ma sai come la penso: quelli lì faranno venire giù pioggia solo per il gusto del dispetto!”
Uscendo si era arrestata sulla soglia, tornando a rivolgersi ai presenti: “Allora arrivederci signor Weasley, anche a te Harry! Torna a trovarmi, mi raccomando! Se non ti ricordi la strada…” nel frattempo era scomparsa lungo il corridoio “…basta che chiedi di Belle!” Poi la voce si era smorzata per via della distanza.
Harry era incerto se mettersi a ridere o cosa; a dirla tutta non ci aveva capito un granché. Quella era Bessie? E se era lei, perché si faceva chiamare Isabel?
Soprattutto, perché lavorava lì?
Forse non era lei.
O forse tutta quella scena era servita a comunicargli qualcosa o a distrarlo... già, perché aveva davvero bisogno di distrarsi. Una nuova morsa di paura aveva immediatamente ripreso possesso del suo stomaco mentre gli altri due tornavano a parlare di Sirius Black, l’efferato criminale.

* * *



5.
Quella sera si erano ritrovati tutti a Grimmauld Place per i festeggiamenti, incredibilmente sollevati all’idea che Harry fosse stato scagionato. In effetti facevano a gara per chi risultava più convincente nell’assicurare di averlo sempre saputo, ma il loro giubilo era allora un tantino troppo chiassoso, aveva pensato Harry con un sorriso. Bessie era entrata trafelata in un cappottino blu dall’aria striminzita, e Harry non aveva potuto fare a meno di domandarsi dove fosse stata tutto il giorno.
Eri tu?
Non aveva però approfondito l’indagine perché lei, che non vedeva Lupin al massimo da quella mattina e senza quindi che nulla in particolare giustificasse l’esuberanza del suo saluto, gli si era letteralmente lanciata addosso, esclamando: “Mi sei mancato, Animale Moccoloso Remus!”
Ooof”, era stato il primo eloquente commento di Lupin, dovuto probabilmente al pugno che lei gli aveva assestato sullo stomaco prima di abbracciarlo. Poi, forse per mascherare l’imbarazzo che lo prendeva a quel tipo di entusiasmi molto ‘fisici’ di Bessie, aveva scherzato: “Merlino, per questo ho sempre detto che tu e Sirius insieme siete uno spettacolo… pappa e ciccia, proprio, quando si tratta di appoggiarsi delicatamente agli altri.”
“Ooh, Lunastorta, smettila di fare tanto il superiore, sai! Anche a me sei mancato” aveva aggiunto Sirius, sornione, nonostante fossero stati insieme per tutto il giorno, lanciandosi in un vero e proprio placcaggio che, purtroppo per Lupin, si era concluso con una sonora testata accolta dal suo già provato stomaco.
In quella era passata Tonks che cercava di rendersi utile per l’ennesima volta portando dei coltelli in cucina e ovviamente non era riuscita a controllare decentemente l’incantesimo di trasporto, provocando un taglietto all’indice di Bessie per la derapata di una lama. Lei le era saltata addosso, mimando di strozzarla per vendetta, poi l’aveva buttata sul divano senza troppi complimenti. “Maledetta Tonks, dicevi che era un rito per suggellare la nostra amicizia, che saremmo state legate molto più di prima, ma era solo uno sporco tentativo di impadronirti del mio sangue e della mia eterna giovinezza!!!”
Mentre Harry e gli altri ridevano a crepapelle, Tonks, in posizione di svantaggio, si era fatta istantaneamente calare i capelli per evitare di venire afferrata da lì. Poi era riuscita a liberarsi, forte della sua corporatura più muscolosa dell’altra, ma Bessie l’aveva distratta con una specie di balletto da struzzo e le era finita di nuovo sopra.
“Aha! Ora te li brucio, quei capelli…” Con aria trionfante aveva afferrato un accendino dal tavolino che stava accanto al divano. Aveva lasciato trascorrere un intero secondo colmo di suspence, la mano levata a brandire l’arma, prima di usarla… e far spegnere la luce della sala, catapultando tutti nel buio più pesto.
“Ehi, che succede?”
“State tutti bene? Cos--”
“Bessie, stupida!” la voce di Tonks suonava pericolosamente soffocata da un cuscino o qualcosa di molto simile. “Quello non è -- hai preso lo spegnino!!!”
Le risate di chi si era reso conto dell’errore si erano sovrapposte alle urla isteriche e incredule della signora Weasley “Ma insomma, Bessie! È mai possibile che tu riesca a fare più casino dei miei figli?”

L’illuminazione era stata restituita, e Lupin era andato a staccare Bessie dalla sua vittima; lei, però, gli si era aggrappata intorno in puro stile koala, seguitando a ripetere “Mi sei mancato, Remus!”
Sirius si era avvicinato a grandi passi. “Moony -- te ne stai approfittando” aveva minacciato cogli occhi seri. “Hai sempre rifiutato le mie attenzioni… e solo io posso toccarti!” L’aveva immediatamente spinto contro il divano, su cui Lupin si era afflosciato con l’aria di chi ne è martire da vent’anni. Chi aveva approfittato della confusione era stata Tonks che, avvicinatasi di soppiatto a Bessie, era riuscita a tagliarle una ciocca di capelli per vendetta.
L’aria si era congelata per un attimo.
“I miei -- capelli” Teneva la ciocca mutilata in mano, fissandola come se non fosse sua e poi tornando su Tonks con le lacrime agli occhi. “Come hai…” aveva preso ad avvicinarsi a lei. “Tu-- tu--” in quella aveva raggiunto Harry, e così l’aveva afferrato per i vestiti e lanciato nella mischia tra Lupin e Sirius, allontanandosi ridacchiando con aria estremamente soddisfatta.
“Bessie!!! Stare con questa gente ti ha reso una selvaggia!!!” Aveva strillato la signora Weasley, ma Bessie oramai era fuori dalla sua portata.

* * *


“Uhm, allora… Arthur…” Poco dopo, ripristinato l’ordine, Sirius cercava di darsi un contegno. “Spiegami bene il discorso cui hai accennato questa mattina, quando hai riaccompagnato Harry: Malfoy con Caramell?”
Bessie aveva annuito, introducendosi nel dialogo: “Sì, non è la prima volta che li vedo insieme e la cosa mi piace poco…”
“E tu come lo sai, Bessie?” il signor Weasley pareva sinceramente stupito, ma Kingsley era entrato in quell’istante e questo aveva illuminato le sue congetture: “Oh, già… t’infastidisce spesso, eh?”
Sirius si era fatto avanti senza nemmeno pensare con quello che ad Harry era sembrato un ringhio sordo. “T’infastidisce? Malfoy?”
Bessie l’aveva spiato fugacemente prima di dirigere gli occhi verso il pavimento, arrossendo mentre annuiva. “Mi -- accusa di nepotismo… vagamente, non in modo diretto. Dice che sono stata assunta solo per via di Kingsley, ma sempre con dei doppi significati così subdoli… ho sempre faticato a capire quanto potesse immaginare di -- me…”
In quella Kingsley aveva fatto il suo ingresso in cucina insieme alla signora Weasley che era andata ad accoglierlo: “Ma sei qui, Bessie! Dove diavolo ti eri cacciata questa ma -- ehi! Sei pallida!” le si era avvicinato, toccandole una guancia con la mano. “E’ successo qualcosa?”
“Scusami Kings, io… Malfoy” aveva replicato lei con un filo di voce.
“Malfoy.” Kingsley aveva registrato l’informazione sollevando un sopracciglio, che per i suoi standard espressivi significava che a quel punto era davvero, davvero seccato. “Di nuovo. Che ha fatto oggi?”
“Ma allora ti disturba così spesso, Eliza?” Lupin sembrava preoccupato; Sirius al suo fianco aveva un’aria decisamente aggressiva, e appariva disposto a rivolgerla contro chiunque nel mondo.
“Beh, sì. Solo che, non so... oggi era sgradevole come al solito, ma più… preciso.”
“Forse era innervosito per via di Harry” aveva azzardato Kingsley.
“Spiegati, Bessie.” Il signor Weasley si era sistemato gli occhiali sul naso, serio.
“Aspettate, vi faccio vedere.” Così dicendo Bessie si era concentrata sulla sua pietra, estraendo la bacchetta. “Remus, aiutami per favore. Sono stanca.”
Lupin aveva preso la sua mano, concentrandosi a sua volta, e al loro fianco si erano posti anche Sirius, Kingsley ed il signor Weasley. Dopo alcuni istanti di visibile sforzo durante i quali non era volata una mosca, nemmeno una finta di Fred e George, Bessie aveva sfiorato la pietra con la punta della sua bacchetta e da questa si erano sprigionate delle immagini tridimensionali, proiettatesi in centro alla stanza.

Lucius Malfoy spingeva Bessie indietro, costringendola con il muro alle spalle (Harry frattanto lanciava sguardi indagatori ai presenti: Bessie rimaneva a capo chino mentre Sirius le teneva una mano con la sua, stringendo quella libera a pugno così forte che gli si erano sbiancate le nocche).
Malfoy le alitava sul viso. “Hai bisogno d’aiuto? Non avendo una preparazione adeguata al tuo ruolo deve essere difficile affrontarlo! Anche se a dire la verità… come riesci ad essere nipote di Kingsley Shacklebolt senza una goccia di sangue nero nelle vene, puoi anche ricordare come si fa! Però sai, tutte quelle scartoffie… deve essere dura per te lavorare proprio su quello che c’è da fare lì… potrei aiutarti, se tu volessi…” si era avvicinato ancora, bloccandola contro il muro del corridoio deserto; i lunghi capelli biondissimi e quasi bianchi le andavano a sfiorare la pelle, e lei suo malgrado era arrossita (a Harry era parso di non aver mai visto Lupin tanto serio).
“…Farti pensare ad altro, magari, così non ti rabbui…” il tono era suadente. “Sarebbe un bell’aiuto, non trovi?”
Non trovo, Malfoy.” Bessie era decisamente arrabbiata, mentre cercava di liberarsi dalla sua stretta. “Non capisco cosa lei intenda dire, e soprattutto non gradisco affatto questa posizione!”
“No, pensavo solo al fatto…" aveva aggiunto flautato "che in fondo il primo amore non si scorda mai…”
A quell’ultima frase Bessie era sbiancata impercettibilmente, non più infastidita ora, ma solo molto seria. “…Prego?”
Lui aveva stretto la mano intorno alla sua spalla con un ghigno. “Allora siamo d’accordo… chiamami in qualunque momento, Shacklebolt!”
Poi le immagini erano terminate ed un brivido freddo aveva accompagnato la loro scomparsa.

* * *


“Lo sa. Devi andartene immediatamente da lì.”
“Non lo farò, Sirius.”
“Ma è pericoloso!”
“Proprio tu parli di questo?", aveva commentato con una smorfia. "Senti, mollare ora significherebbe fornirgli una prova!”
“Aspettate, aspettate voi due! Allora… ragioniamo…” il signor Weasley appariva agitato a sua volta “Lui sospetta… sa chi sei, Bessie. Potrebbe volerti attaccare.”
“Continuerò a fare il mio lavoro, Arthur. Non mi tirerò indietro.”
“Sono d’accordo, perché confermarglielo? In fondo non può essere sicuro che si tratti di lei! Se lo fosse non ne avrebbe parlato, avrebbe atteso per approfittarne in modo più deciso.”
“Non ne sarà sicuro, ma potrebbe volerlo scoprire… a modo suo, Kingsley. Hai colto l’allusione a Sirius? E se l’usasse per sapere dove si trova?”
“Non riuscirebbe comunque a trovare Grimmauld Place.”
“Kingsley, può usarla in qualunque modo!!!” era sbottato infine il signor Weasley, in ansia.
“Ehi, Bessie ne ha superate tante, è una delle streghe più in gamba che io conosca!”
“Sì” li aveva interrotti Lupin, la voce pacata. “Ma quando agisce si fa degli scrupoli.”
“Elizabeth, ti prego -- rinuncia! Avrai altri incarichi!”
“Non tradirei mai il tuo segreto, Sirius, lo sai. Nemmeno sotto tortura. Se percepissi un rischio del genere… mi ammazzerei prima.”
Sirius aveva allontanato quella frase con un gesto stizzito del braccio: “Maledizione Elizabeth, non è di ME che mi sto preoccupando!!!”
D’impeto, senza riuscire a frenarsi, l’aveva abbracciata con tutte le sue forze; doveva averle fatto male, ma Bessie non dava segno di sentire, o di volersene lamentare. Quella sofferenza che Harry poteva leggerle negli occhi era qualcosa di diverso.
Mentre la signora Weasley si ricordava improvvisamente della presenza dei ragazzi li aveva spinti fuori, mormorando: "Non fare pazzie Bessie, ti prego. Non… sparire di nuovo…”
“Io…” Bessie appariva ancora più esile così, stretta da Sirius, ma si era scostata alzando lo sguardo verso di lui per un attimo, prima di tornare a guardare in basso testarda. “Non rinuncerò al mio incarico.”









grazie mille alle prime recensioni che ho ricevuto... ringrazio solo ora perché ovviamente da brava sbadata me ne sono resa conto solo dopo aver pubblicato il secondo capitolo! =_= Ecco, ho fatto indigestione di HTML oggi per postarli tutti e tre... ora pausa... allora, che dite? c'è abbastanza commistione di commedia e dramma... o magari troppa? :p attendo attendo (grazie ancora, mie prime critiche *_* vi ricorderò quando sarò famosa e ricca, ghu *_*)

  
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