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Autore: ElizabethLovelace    23/02/2006    5 recensioni
I Malandrini rimasti e chi è ora al loro fianco dovranno fare i conti con i ricordi divertenti e tristi del passato... le loro vite torneranno a intrecciarsi per decidere cosa fare una volta per tutte di ciò che è stato. La chiave? Elizabeth Lovelace... sospesa fra un passato ed un presente che Harry &Co. trovano indecifrabili: chi è, da dove viene? Come può essere... ciò che è?
Inserita quasi esattamente nel 5° e 6° libro della rowling.
GRAZIE per seguirmi ancora così tanto, prometto che oltre alle revisioni dei primi capitoli posterò prestissimo anche i tre conclusivi!!! Ma GRAZIE
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***RIVEDUTO E CORRETTO***



Grimmauld Place, 2.


2. Sirius, aveva notato Harry, non doveva radersi da due o tre giorni. Anche suo padre nella foto aveva quel tipo di barba, ma la sua espressione era totalmente differente: era come, s’intuiva, fosse semplicemente troppo felice per potersi occupare di altro che non fosse Lily. Sirius invece... sicuramente stava meglio di quando lo aveva conosciuto, quei due anni lontano da Azkaban lo avevano ristabilito in parte; ma era come se ancora troppo, davvero troppo, lo tormentasse.
“Probabilmente è il fatto di doversene restare chiuso qui dentro... lo sai, non è proprio da lui!” era intervenuta Hermione seguendo la direzione del suo sguardo.
Quella sera aveva un po’ esagerato con il bere; sembrava comunque più felice del solito, per averli tutti lì... magari la signora Weasley meno, per via dei brindisi. Bessie continuava a guardarlo.
Non avrebbe saputo dire di preciso perché gli dava così tanto fastidio... che cos’era tutta quella gelosia? Era come se lo sbattesse fuori, gli togliesse spazio. Lei lo guardava sempre. Sirius invece proponeva brindisi ogni volta più bizzarri, nonostante Lupin avesse tentato un paio di volte di frenarlo. Era tornata alla carica la signora Weasley.
“Sirius, non ti sembra abbastanza? Ci sono anche i ragazzi!” aveva pronunciato con aria di rimprovero, e fulminando cogli occhi il bicchiere che il marito teneva timidamente in mano e che aveva posato all’istante, contrito.
“Su Molly, lascia divertire questi poveri uomini!” aveva biascicato dandole una pacca noncurante. “Non è mica la Tana, questa! Ancora uno, miei prodi! Moony, bestiaccia, ce la fai a tenere in mano quel bicchiere?”
Lupin, però, non aveva potuto rispondere. Le stoviglie che la signora Weasley stava trasportando per il nervosismo avevano subito una forte deviazione andando a sfiorargli la guancia nel percorso. Se l’era cavata bene, in proporzione: se Sirius non si fosse spostato, invece, avrebbe ricevuto una letale forchettata in piena fronte!
“Per la miseria, Molly!!!” aveva protestato scansandosi. “Se stai cercando di ammazzarmi mettiti in fila” aveva aggiunto poi con tono più basso, come uno scherzo non del tutto divertente.
Bessie continuava a guardarlo, sembrava a disagio. Si era alzato dal tavolo improvvisamente scuro in volto - aveva questa capacità di passare dall’esuberanza più folle alla cupezza più impenetrabile: Harry si era chiesto se facesse parte del suo carattere o fosse anche questo un retaggio di Azkaban. Hermione, però, aveva interrotto le sue congetture con una gomitata; in silenzio gli aveva indicato lo scambio di sguardi tra Lupin e Bessie.
C’era qualcosa di strano nell’aria.
Si guardavano come io guardo Ron o Hermione quando qualcosa bolle in pentola, aveva pensato Harry. Che significa? Tutte queste parole non dette, queste situazioni segrete... cosa significano? Bessie... sei davvero ciò che sembri?
Harry si era avvicinato al suo padrino perso nella contemplazione dell’arazzo di famiglia. Teneva un bicchiere in mano, e Harry l’aveva scrutato con un velo d’ansia prima di scoprire che conteneva soltanto acqua. Aveva lasciato che gli spiegasse le storie di quei nomi, di quella gente tanto diversa eppure tanto dolorosamente simile a lui. Ogni tanto si distraeva cercando di capire cosa stesse succedendo in quella casa, poi però recuperava le informazioni; Sirius sembrava non accorgersene in ogni caso.

“Comunque dovrei liberarmi di quest’arazzo anche solo per nascondere il suo nome!” aveva concluso Sirius, la rabbia mal repressa che sfociava in uno sguardo da spavento mentre con il dito puntato indicava il nome, terribilmente affascinante, di Bellatrix Lestrange.
“Lei… ha torturato i Paciock, vero?” aveva suggerito Harry in base alle informazioni di cui era in possesso. Frank e Alice Paciock erano i genitori di Neville, un suo compagno di Grifondoro: li aveva visti solo una volta, al San Mungo. Da quel che ne sapeva quella spedizione era stata una delle azioni più efferate nella storia dei Mangiamorte.
“Lei…” Sirius aveva fatto una pausa, staccando gli occhi dal suo nome. “Ha colpito Elizabeth.”
“Che COSA?!?! Ma com’è possibile?!” era esploso Harry, spiazzato.
“SSST! Non farti sentire dagli altri, Harry. Non avrei nemmeno dovuto dirtelo… meglio che tu non sappia ancora” aveva bloccato le proteste incipienti con un braccio “Sì, è stata lei. Capisci cosa significa che non sono fiero di far parte di questa famiglia?”
Harry aveva continuato ad osservarlo mentre gli spiegava il suo rapporto con quella casa, e non aveva potuto fare a meno di notare la grande agitazione che gli animava gli occhi ed i movimenti, nonostante quasi sussurrasse.Gli osservava la barba, ed era così diversa da quella di suo padre, lo vedeva sempre più chiaramente! Non sapeva che dire. Aveva ripensato allo sguardo di Bessie fisso su di lui, e chissà perché gli era sembrato molto simile a quello che doveva avere lui adesso; aveva provato la curiosa sensazione che in realtà Sirius avesse saputo di quello sguardo posato su di lui, che l’avesse sentito tutto il tempo. C’è qualcosa di strano nell’aria.
“Speriamo che almeno non sia velenoso”, aveva commentato Ron con una smorfia, e solo allora Harry si era reso conto di averlo pronunciato a voce alta; Sirius era tornato di là, e lui era rimasto da solo di fronte all’albero genealogico della dinastia Black. “Che succede?” aveva domandato il ragazzo.
Avrebbe voluto parlarne con lui. Ma in fondo che cosa poteva dire? Cosa c’era da dire? Bessie sembrava tenere terribilmente a Sirius. E lui... lui sapeva? Migliaia di idee gli frullavano per la testa, ma per una sorta di lealtà verso il suo padrino che pareva vivere così male la sua appartenenza a quel luogo aveva deciso di non parlare apertamente agli altri di ciò che aveva sentito, non ancora.



3.
Il mattino seguente Ron sghignazzava con aria trionfante. “Non posso credere che tu non abbia ancora preparato quel compito, Hermione!”
“C’è poco da ridere”, aveva protestato lei con veemenza. Da chi pensi di copiare, se io non l’ho fatto?”
L’ultima osservazione aveva strozzato in gola la soddisfazione del povero ragazzo, che era diventato tutto bianco e tutto rosso nel giro di pochi istanti. Hermione, spazientita, l’aveva piantato lì andando a cercare con urgenza una soluzione; era stato Harry a soccorrerlo pietosamente, assicurandogli che Hermione ce l’avrebbe fatta in tempo.
“Sì, ma serve un oggetto tipico dei babbani da descrivere minuziosamente" aveva obiettato lei. "Ron, davvero non puoi farti prestare qualcosa da tuo padre? Io qui non ho nulla di adatto.”
Ron aveva scosso la testa “Mi dispiace Hermione, mia madre gli ha confiscato tutto. Lo sapete com’è…” aveva aggiunto a mo’ di giustificazione, stringendosi nelle spalle.
“Sentite, e Bessie?”
“Bessie cosa, Harry?”
“Ma sì! Avrà pur qualcosa! Lei ogni tanto porta quei vestitini tipicamente babbani, tutti a fiorellini…”
“Oh già, mio padre se la mangerebbe cogli occhi!”
“Dimenticate che lei adesso è al lavoro.”
“Ho visto dove li tiene, ha aperto l’armadio con me lì… potrei forse… riportarglielo appena abbiamo finito.”
“Mmm… sei sicuro Harry?” aveva osservato Hermione. Sembrava voler capire se il suo desiderio si limitasse a questo, ed Harry aveva risposto in fretta per evitare istintivamente quell’indagine.
“Ma sì, nessun problema! Faremo veloci, e comunque sono sicuro che capirebbe!”
Hermione non pareva convinta, ma l’ansia di finire i compiti alla fine aveva avuto la meglio. “Allora muoviamoci!”, li aveva incitati.
Harry si era intrufolato nella stanza di Bessie da solo, e nel buio creato dalle dieci persiane abbassate (sintomo sicuro della sua assenza) alle dieci finestre (indizio sicuro della sua appartenenza) aveva subito distinto un chiarore anomalo, azzurrino… si era voltato per cercare di capire di cosa si trattasse e la pietra di Bessie era lì, sul comodino.
“Non l’aveva mai lasciata, la porta sempre con sé, che strano…”
Si era avvicinato per vederla meglio, e così facendo aveva scorto delle sagome agitarsi sulla sua superficie; istintivamente aveva provato a toccarle e queste improvvisamente si erano definite con maggior precisione. Erano uscite dalla superficie del ciondolo come se fino a qulel momento fossero state compresse lì dentro, e si erano materializzate al suo fianco senza perdere quella sfumatura turchese.
Una era Bessie: portava l’uniforme di Hogwarts e passeggiava, così almeno pareva, nel cortile della scuola. L’altra era… Sirius, anche lui in divisa e molto più simile a come l’aveva visto nella foto del matrimonio dei suoi genitori… giovane!
Ridevano, sembravano divertirsi; lui la teneva per mano, poi l’aveva attirata a sé e baciata.
Harry era ancora lì sbalordito che cercava di capire cosa avesse appena visto quando l’immagine si era dissolta e al suo posto era ricomparsa Bessie, questa volta nella cucina di una casa: non sentiva le voci, ma era come se le percepisse direttamente nella sua testa. Stava litigando con una donna.
“Mamma, te l’ ho già detto! Non m’interessa imparare i tuoi incantesimi casalinghi, quante volte dovrò ripetertelo?!”
“Ma sbagli! È questo che devi saper fare, non quelle porcherie combattive e inutili!”
“Come puoi dire questo, mamma!” Era infervorata, continuava a sporgersi verso la donna in grembiule e tornare indietro “Ci sarà una guerra prima o poi, Voldemort vuole il mondo e tu mi parli di cucina?”
“Baggianate di Silente” aveva replicato lei, placida. “Sempre detto, brav’uomo… ma ormai è un vecchio barbogio” aveva asserito con tranquillità. Bessie aveva provato a protestare, a impedirle di parlare in quel modo del suo preside, ma la madre aveva proseguito senza lasciarsi distrarre. “Vi riempie la testa di sciocchezze. E poi tu sei una donna: non è combattere il tuo destino.”
“Ah no?” Bessie aveva le lacrime agli occhi, spavalda ma con un sorriso amaro ed arreso, come profondamente ferito “E allora qual è, mamma? Qual è il mio compito?”
“Naturalmente…” la madre aveva buttato un occhio verso lo straccio che spolverava la credenza con tocchi impeccabili “…imparare a rendere felice il tuo uomo.”

“…Harry? Tutto bene?” la voce di Hermione era filtrata da sotto la porta raggiungendolo e scotendolo. Harry aveva afferrato il ciondolo con decisione, e uscendo dalla stanza di corsa aveva fatto cenno agli altri due di seguirlo mentre si dirigeva verso la cucina.
“Cosa? Ma Harry, lì stanno discutendo per l’Ordine… non puoi…”
Harry però aveva già abbassato la maniglia con aria sicura, trovandosi faccia a faccia con la signora Weasley.
“Harry, tesoro, lo sai che quando ci riuniamo non… oh, per la barba di Merlino, che cos’ hai lì? Remus! Remus!”
Lupin si era già voltato, con quell’istinto animale che riuscivano ad avere soltanto lui e Sirius: fissava attonito la pietra che Harry stringeva nella mano sinistra. Non avrebbe saputo dirlo con certezza, ma gli sembrava un po’ più pallido mentre s’inginocchiava di fronte a lui per sfilargliela di mano, delicatamente ma con una certa urgenza. “Dove l’hai trovata, Harry?”
Harry riusciva a percepire lo sforzo di Lupin per mantenere il tono di voce inalterato.
“Credo l’abbia… dimenticata” il braccio sinistro era sollevato ad indicare la direzione in cui si trovava la stanza di Bessie.
Lupin si era alzato in piedi. “Non è il caso di perdere tempo.”
“Ma Remus! Non puoi andare tu, è rischioso! Se vi collegassero...”
“E allora chi... Sirius?” aveva obiettato con un sorrisetto “Non intendo rimanere qui a sperare che Eliza non abbia una crisi, Molly.” Il tono era calmo ma fermo, ed aveva indotto la signora Weasley ad abbassane lo sguardo senza controbattere. Ron aveva spalancato gli occhi alla vista di tanta arrendevolezza da parte di sua madre.
La signora Weasley, senza curarsi di lui, aveva seguito Lupin nell’atrio, mormorandogli “Fammi sapere qualcosa appena sei lì, Remus, ti prego…”
“D’accordo, Molly. Tienilo nascosto a Sirius finché non ricevi mie notizie.”
“A... Sirius?” aveva ripetuto incerta, come se quella fosse la parte più difficile; come se non se la sentisse.
“Lo sai che è importante. Non te lo chiederei.”
“E va bene, farò il possibile… Remus, il cappotto!” gli aveva ricordato mentre usciva sprovvisto del logoro soprabito. Cercava di mantenersi tranquillo come al solito ma Hermione, alle spalle di Harry, aveva sussurrato incredula: “Sembra quasi che sia stato Confuso…”
“Ma cosa succede?” aveva chiesto. Lupin l’aveva fermato con un cenno.
“Dopo, Harry” aveva rincarato la signora Weasley, accompagnando l'ex professore fin sulla porta. Subito dopo era andata a sedersi al tavolo della cucina lasciando andare un lungo sospiro.
“Ragazzi, Sirius era di sopra con Fierobecco, vero?”
“Mi pare di sì.”
“Bene, Ron. Sarà meglio che avverta tuo padre per sicurezza. Portami Errol.”
Estraendo una piccola pergamena da un cassetto aveva scribacchiato poche righe in tutta fretta e le aveva affidate al vecchio gufo, prima di rilassarsi un po’.
“Mamma…” Ron le si era avvicinato “Che succede? Cos’è quel ciondolo?”
La signora Weasley l’aveva osservato per alcuni istanti prima di rispondere, come a voler cercare le parole più adatte. Aveva spostato la penna con cui aveva scritto la missiva, se l’era infilata in testa come una specie di piuma ornamentale; poi si era resa conto del gesto insensato, l’aveva sfilata ridacchiando nervosamente prima di tornare seria.
“Quella… è la memoria di Bessie.”
“La memoria?”
“Sì. Lei è… stata colpita, tempo fa.” Harry aveva ripensato a Bellatrix Lestrange “Silente allora ha creato per lei quella pietra, con l’aiuto di Sirius che era la persona più -- beh, vi ha trasferito tutti i suoi ricordi" si era corretta precipitosamente. "Ha dei… vuoti di memoria, sapete, ed in quei momenti la pietra le è necessaria per evitare delle… crisi. Se oggi stesse male potrebbero riconoscerla, lì al--" si era morsa la lingua. "Ancora non riesce a superare molto bene…” si era fermata di nuovo, attenta, ma Harry aveva insistito.
“Silente l’ha creata apposta per lei? Perché?”
“Beh, è utile anche come catalizzatore…” sembrava cercasse disperatamente di girare attorno alla questione “Lei… recupera l’energia vitale che disperde usando la sua magia.”
Disperde energia?” era intervenuta Hermione “Come gli Em--”
“Oh, poi c’è da dire che Silente le è sempre stato affezionato.” l’aveva interrotta precipitosamente “A tutto quel gruppetto, veramente…” aveva aggiunto poi come sovrappensiero, soffermando intensamente il suo sguardo su Harry. “Solo che Bessie lo adorava come un padre.”
“Perché? Lei non l’aveva?"
“Oh, no Harry. Temo sia riuscita a malapena a conoscerlo... e credo le sia pesato parecchio, perché quando.. quando ha visto la pietra ha mormorato che sarebbe stato bello poter costruire da zero qualche ‘ricordo’ di lei e suo padre insieme; solo per capire com’era davvero.”
Harry aveva sentito una morsa allo stomaco; gli sembrava di percepire quanto in realtà avesse in comune con lei: i sentimenti che provavano, i modi di ricercare le cose, e poi gli ostacoli che incontravano e le persone che perdevano, e quelle che per loro erano importanti. Voleva davvero capirla di più.
“Ma signora, lei… Bessie… non aveva una sorella? E s-sua madre… le somigliava?”
La signora Weasley aveva mutato sguardo, fissandolo molto seria: “Perché mi fai queste domande, Harry?”
“Io… volevo solo capire se fosse così sola…” Un’occhiata a Ron ed Hermione gli aveva permesso di comprendere che avevano intuito perfettamente il suo tentativo. La signora Weasley si era tirata su scrollando le spalle.
“Io sto parlando davvero troppo… è che sono in ansia, da quando siamo qui mi sembra di avere una miriade di figli! E poi Remus non dà sue notizie, e… Ron, Sirius era proprio di sopra con Fierobecco, vero?”
“Ti ho già detto di sì, mamma!” aveva protestato mentre gli orecchi gli diventavano scarlatti contro l’insistenza materna.
“Meno mal…” aveva quasi detto, perché in quell’istante era piombato dentro un gufo. Febbrilmente aveva liberato e srotolato la pergamena che portava: Harry era riuscito a riconoscere la scrittura di Lupin, se possibile ancora più angolata del solito.


*Tutto bene. La riporto a casa. Nessuna crisi, non scrivere.

RL *




Sirius era sceso fischiettando nell’attimo in cui Bessie, accompagnata da Lupin, stava rientrando: in pochi attimi aveva registrato il suo stare lì con quell'aria incerta e vulnerabile, lo sguardo di Lupin, il fatto che lui la tenesse per mano. Si era voltato lentamente verso la cucina, osservando la curiosità concitata dei ragazzi, la pergamena fra le dita della signora Weasley.
Era tornato su Lupin.
“Bene. Che diavolo sta succedendo, qui?”

* * *


Harry, Ron ed Hermione li avevano sentiti discutere a lungo in cucina; spesso confabulavano, poi Sirius finiva con l’alzare la voce e la signora Weasley gli rispondeva a tono. Ad un tratto avevano udito una sedia rovesciarsi e Bessie che cercava di trattenere qualcuno; si erano fiondati dietro un grosso mobile appena prima che Sirius uscisse tremendamente rabbuiato, riprendendo le scale per tornare da Fierobecco senza degnare il loro nascondiglio di uno sguardo. Harry si era sporto per seguirlo, ma poco dopo si era affacciata la signora Weasley che con l’aria più materna possibile l’aveva chiamato: “Harry, caro, Remus e Betsy vorrebbero parlarti.”
“Va.. va bene signora Weasley, grazie.” Era entrato in cucina, con Ron che lo seguiva a ruota.
“Dove credi di andare tu? Ho detto ‘Harry’!”
“Ma io… credevo…”
“Credevi male. Niente da fare… forza, aiutatemi con la disinfestazione voi due. Marsh!
Aveva trascinato con sé il figlio che protestava ed inveiva, tenendolo per un braccio e facendo segno a Hermione di accompagnarla se non desiderava subire lo stesso trattamento. Harry frattanto era entrato in cucina titubante e vi aveva trovato Bessie e Lupin ad attenderlo. Lei stava seduta sull’orlo della sedia, come un bambino che preferirebbe correre anziché starsene lì; forse era ancora un po’ agitata. Nel complesso, comunque, gli sorridevano rassicuranti ed Harry non sapeva cosa aspettarsi. Ma era il professor Lupin, no?
“Vieni qui, Harry. Siediti con noi.” Lupin gli aveva indicato una sedia, e lui aveva obbedito docilmente all’invito. Era stato allora che, all’improvviso, aveva provato una sensazione di famiglia.
Non avrebbe saputo spiegarne il motivo, ma il trovarsi lì con loro, in quella situazione, il tipo di vicinanza che sembrava unire Lupin e Bessie, la preoccupazione di lui per lei, la rilassatezza di lei che aveva un’aria completamente diversa da quella che Harry le notava addosso quando guardava Sirius! E poi la loro gentilezza verso di lui, lo stare tutti e tre vicini in quel modo nella cucina calda, accomunati da qualcosa… si era sentito in colpa, però. Poco prima Sirius si era allontanato scontento, lo sapeva bene. E poi… li aveva appena visti insieme, lui e Bessie…
“Allora, Harry” proprio lei aveva allungato una mano sul tavolo a sfiorare la sua. “Credo di doverti delle spiegazioni.”
Harry aveva ritenuto prudente non specificare di averne già ricevute alcune, così aveva lasciato che Bessie raccontasse a grandi linee la stessa storia, notando solo che come la signora Weasley aveva omesso accuratamente di specificare di quale ‘incidente’ fosse stata vittima, ed ulteriori delucidazioni troppo precise.
“…Vedi” proseguiva lei, “Se dovessi averne bisogno senza trovarla… ho una specie di crisi di panico quando capita, mi mancano il respiro e l’equilibrio, non riesco a recuperare le forze, il battito cardiaco poi accelera a dismisura e rischio di perdere il controllo della mia bacchetta, il che può rivelarsi pericoloso, capisci…”
“E’ pericoloso soprattutto per te, Eliza!” l’aveva corretta Lupin, ed Harry aveva notato per la prima volta che lui la chiamava così. Strano, non se n’era ancora accorto. Doppiamente strano, perché Lupin non sembrava il tipo da nomignoli. Va bene, c’erano i Marauders. Ma quelli erano i suoi amici.
“Il solito ansioso!” l’aveva liquidato lei. “Sto imparando a gestirmi, Remus.” Lo sgridava, in un certo senso, ma sembrava anche che tentasse maldestramente di ringraziarlo. “Su, lasciamo stare questo!” aveva esclamato poi scacciando il pensiero con una mano, prima di tornare su Harry: “Ora, Harry, vorrei che mi dicessi… che cos’ hai visto.”
“Visto?”
“Sì. Nella mia pietra.”
Harry aveva deglutito. Erano arrivati alla resa dei conti? Avrebbe scoperto qualcosa di più? Quello che aveva spiato lì dentro era importante, lo sentiva. Poi, senza riflettere, aveva preso a raccontare solo il secondo ricordo, sentendosi nel frattempo molto sporco e sleale nei confronti di Sirius… proprio di Sirius. Era prudenza, la sua? Oppure sentiva dunque talmente tanto il bisogno di una famiglia che per non interromperne una pallida e momentanea imitazione, una sensazione sbucata dal nulla, tradiva egoisticamente la persona che forse lo amava di più al mondo?
“Questo è tutto, Harry?” gli aveva chiesto Lupin alla fine.
Lui aveva annuito, preferendo non guardarlo e ponendo perciò una domanda a Bessie prima ancora di rendersi conto di averlo fatto: “Allora è per questo che quando ti sei ripresa non hai voluto vederla?”
“Co…?” Bessie era sbiancata. “Tu come sai questo?”
“Beh” si era reso conto dell’errore ma ormai era tardi ed aveva scelto di proseguire “l’ ho sentito, una volta la signora Weasley ne stava parlando a Tonks con tono costernato, e… io sono passato di lì mentre lo diceva. Mi dispiace.”
“Oh, se non è che questo... non fa nulla, non fa nulla.” Pareva sollevata. “Ad ogni modo sì, qualcosa del genere. Non avevamo un gran bel rapporto.”
Uscendo, Harry si era fermato per alcuni istanti con la porta chiusa alle proprie spalle e li aveva sentiti parlottare fra loro.
“Ti rendi conto del rischio che hai corso, Eliza? Avrebbero potuto riconoscerti, risalire all'Ordine. Avrebbero potuto farti del male. Ho dovuto tenerlo nascosto a Sirius finché non siamo tornati, conoscendolo sarebbe voluto venire lui stesso a portartelo immediatamente… e non so se sarei riuscito a fermarlo!”
“Non farmici pensare. L’idea mi terrorizza! Non dovrebbe fare così.”
Lupin le aveva dedicato una lunga occhiata eloquente.
“Oh, e va bene Remus, mi dispiace da morire! Non so proprio dove avevo la testa stamattina… cavoli, sono così sbadata! Quell’odiosa segretaria del quarto piano non ti ha creato problemi, vero?”
“Tu non ti preoccupare di questo, Eliza” aveva replicato lui, tranquillo come sempre. Aveva afferrato la piuma che la signora Weasley aveva lasciato sul tavolo senza farci davvero caso.
“Oh no, lo sapevo!!! Mi dispiace immensamente… finisce sempre che paghi tu per tirare fuori dai pasticci qualcuno di noi!”
“Non ci pensare più, ok?"
"Almeno non c'era la Umbridge", aveva sospirato sentendosi vagamente in colpa dal momento che sapeva a chi sarebbe toccata in cambio... ma Remus era Remus, aveva pensato guardandogli la mascella improvvisamente contratta.
"Pensa solo a stare bene”, aveva replicato lui con aria stanca.
“Ma io sto bene. Piuttosto spero che davvero Harry non abbia visto altro… e se avesse trovato un frammento dell’attacco? Cetre maledizioni non fanno per…”
“Tu eri poco più vecchia di lui quando l’ hai ricevuta sulla tua pelle, Eliza. Harry è in gamba, fidiamoci di lui!”
“Hai ragione, Remus. E' che Sirius teme che possa farlo ripensare troppo a Lily e James, forse perché è lui che ci ripensa… oh, era talmente arrabbiato con me, Sirius!” aveva sospirato.
“Temo che lo fosse di più con me, perché l’avevo tenuto tenuto fuori. Proverò a parlargli appena scende.”

* * *


I ragazzi erano rimasti fino a tardi a fare congetture su Bessie: cosa poteva esserle successo, era effettivamente innamorata di Sirius? -Hermione e Ginny sembravano convinte, Harry cercava di spingere nella direzione opposta… ancora non conosceva bene i propri sentimenti nei suoi confronti: da un lato gli piaceva parecchio, era simpatica e forse si somigliavano molto; dall’altro però… era come se volesse mettersi tra lui e Sirius.
Avevano continuavano per un pezzo a chiedersi che cosa stessero loro nascondendo. Perché era chiaro che gli adulti proteggevano Bessie ed il suo segreto.
“Chissà chi l’ha attaccata, poi!” aveva proposto Ginny, titubante. Harry aveva capito che quello era il momento di parlare.
“Sirius… dice che è stata Bellatrix Lestrange.”
“Bell -- ma no, è impossibile! Voglio dire… lei è ad Azkaban, no?”
“Forse avevi davvero ragione tu, Harry” Ron aveva fatto una smorfia verso Hermione “C’è stata anche lei: è l’unica spiegazione plausibile!”
“Non saprei, io sono d’accordo con Hermione, non credo…” aveva ribattuto Ginny pensosa, facendo infuriare il fratello, le orecchie impietosamente scarlatte.
“E allora, signorina sapientina, come lo spiegheresti, eh?!”
“E allora” li aveva interrotti Harry, “come spieghereste che io in quella pietra l’abbia vista, uguale ad ora, insieme a Sirius da giovane?”
“COME?!?!” avevano strillato gli altri in coro. Harry aveva descritto loro la scena cui aveva assistito. Ron lo fissava sbalordito: apriva e chiudeva la bocca meccanicamente, incapace di proferire sillaba. Fred gli aveva assestato una pacca sulla nuca. “Torna tra noi”, aveva mormorato.
“…Non so, Harry. Probabilmente era una cugina più vecchia o qualcosa del genere.” aveva riflettuto Hermione “Tutta questa storia mi pare un po’ inverosimile, penso che si tratti di una spiegazione semplice di questo genere… stai sviluppando una specie di fissazione o sbaglio?! Va bene, c’è qualcosa che ancora non sappiamo, ma perché per forza un grande mistero? Inoltre l’episodio del litigio che hai visto spiegherebbe anche la sua assenza da Hogwarts, no?”
“Resta il fatto che ci nascondono qualcosa!” aveva commentato Ron. Soltanto Ginny era rimasta quasi sempre silenziosa.

Quella notte Harry aveva riposato male, sognando improbabili nuove maledizioni e poi il suo processo con Sirius e Bessie che stavano dalla parte dell’accusa: in alternanza gli puntavano il dito contro rimproverandolo di non averli voluti capire. Si era svegliato molto presto, desideroso di un bicchiere d’acqua, ma proprio sulle scale si era accorto di alcune voci provenienti dal corridoio di sotto, quello antistante l'ingresso.
“…Lui l’ ha già vista una maledizione, Sirius. Ha visto Cedric Diggory morire.”
“Lo so, Albus; proprio per questo vorrei evitare di cedergli altri pesi, ti pare? Mi sbaglio o sei tu che fai di tutto per evitargli di sapere troppo, quanto a questo?” Il tono era di sfida.
“Naturalmente sì. Solo… non sono tutti dei bambini, Sirius: per lui e per… il resto, non sentirti in dovere di caricarti tutte queste responsabilità sulle spalle!”
Sirius all'improvviso aveva riso forte, amaramente: “Sai, per una volta ti sbagli. Posso assicurarti che è esattamente quello che non sto facendo!”
Harry era riuscito a cogliere il suo sguardo duro, sofferente anche; Sirius non aveva guardato in faccia Silente che comunque sembrava aver compreso perfettamente, perché non aveva aggiunto altro prima di andarsene, limitandosi a posargli una mano sulla spalla per alcuni secondi (Harry aveva avuto la netta sensazione di vedere un ragazzo che si ribella al proprio padre ma che non può fare a meno di confrontarsi con lui, nel bene e nel male; di ricevere il suo parere, il suo sostegno). Era strano, ma per una frazione di secondo l’aveva invidiato. Non gli sembrava proprio il caso di invidiare Sirius, con tutto quello che aveva passato e stava evidentemente ancora passando, ma avrebbe voluto essere al suo posto. O forse avrebbe voluto vivere la stessa scena con lui. Di sicuro, avrebbe disperatamente voluto sentirsi parte di ciò che stava succedendo.
E così se n’era andato. Silente. E ancora una volta non si era fatto vedere da lui.


  
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