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Autore: Daisy Potter    24/02/2006    4 recensioni
Sana sta per comprare un appartamento, ma il giorno in cui si deve incontrare con il proprietario per discuterne scopre che non è l'unica a voltere quella casa...sarà l'inizio di una speciale convivenza tra due persone che si conoscono molto bene...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Capitolo 10.

 

Sana rimase immobile sulla soglia fissando inorridita la foto che lei e Akito avevano scattato la sera prima, che li ritraeva abbracciati sullo sfondo di un bellissimo tramonto, ora a pezzi per terra, strappata dalle mani della persona che le stava di fronte. Rivolse lo sguardo con un misto di stupore e paura agli occhi di ghiaccio che la fissavano dal salotto del suo bungalow.

“Ciao Sana.”

Quelle semplici parole la spaventarono. Naozumi le si avvicinò lentamente, e lei rimase immobile, pietrificata.

“Ho visto i giornali.” continuò lui con un tono basso e atono, privo di emozione. “Vi siete sposati …”

La sua voce era quasi un sussurro. Sana era paralizzata: era da anni che non vedeva l’attore, per molto tempo gli aveva scritto solo qualche lettera. Naozumi le aveva spesso mandato sms, o aveva provato a telefonarle, ma Sana non aveva quasi mai risposto, e da quando era andata a vivere con Akito ogni contatto era caduto. Trovarselo lì davanti, con quell’espressione vuota, l’aveva spaventata. Avrebbe voluto scappare via e correre a cercare Akito, ma la paura la bloccava sulla porta ancora aperta alle sue spalle. Intanto Naozumi si era avvicinato ancora di più, fino a trovarsi a pochi centimetri da lei.

“State bene insieme?”

Sana non gli rispose, aveva paura che qualsiasi sua reazione avrebbe potuto scatenare qualcosa. Ma il ragazzo sembrava calmo.

“Perché non mi hai più scritto, Sana?” ora il tono della sua voce stava salendo. “Perché non mi hai più detto nulla? Perché sei uscita dalla mia vita in questo modo?! PERCHé STAI CON LUI??!!”

Naozumi aveva iniziato ad urlare. Sana, terrorizzata da quel Naozumi impazzito si voltò e fece per correre via, per scappare, ma una mano del ragazzo l’afferrò con forza ad un braccio e la strattonò violentemente, immobilizzandola.

“Perchè scappi?! Dove vuoi andare? Da lui?!” Naozumi aveva perso il controllo e l’aveva sbattuta contro una parete, tenendola ferma.

“Nao!” gridò lei, mentre lacrime di paura iniziavano a rotolarle sulle guance. “Nao … ti prego … lasciami!”

Ma lui non l’ascoltava.

“Tu dovevi essere mia, Sana! Io ti amavo … io ti amo! Anche tu mi ami, non è vero?” e cercò di baciarla, ma lei si spostò rapidamente riuscendo ad evitarlo, prima di urlare con tutto il fiato che aveva in corpo il nome di Akito. Lui si infuriò ancora di più e le diede uno schiaffo, ma non le impedì di continuare ad urlare: “Akito! Aiutami! Aky!!!”

“Brutta …!!” Naozumi alzò un braccio pronto a colpirla di nuovo. Sana chiuse gli occhi, piegandosi su se stessa per proteggere il ventre dove cresceva il suo piccolo, ma non sentì nulla. Quando li riaprì, vide Naozumi steso a terra con Akito sopra di lui che lo immobilizzava con le ginocchia e continuava a colpirlo con i pugni.

Il ragazzo, non appena aveva sentito il grido di Sana, si era messo a correre in direzione del bungalow. Quando aveva visto Naozumi colpirla con quello schiaffo, la rabbia era montata dentro di lui fino a farlo piombare in casa di corsa e a fargli colpire il ragazzo con un forte pugno nello stomaco, mandandolo a terra.

Ora non risparmiava nemmeno un colpo. Voleva solo far male a Naozumi, punirlo per ciò che aveva fatto a Sana, per averla toccata, per averla colpita, per averla spaventata. Era accecato dalla rabbia e se Sana non lo avesse afferrato per un braccio e non lo avesse allontanato da Naozumi lo avrebbe ucciso.

Una volta in piedi, Akito abbracciò la moglie, che intanto era scoppiata in singhiozzi poggiandosi alla sua spalla, mentre Naozumi, sanguinante, cercava di rialzarsi a fatica. Quando anche lui fu in piedi, si guardò attorno stranito, poi vide Sana piangere e fece un passo incerto verso di lei, con un’espressione seriamente dispiaciuta sul viso, ma Akito lo bloccò con uno sguardo tagliente quanto le sue parole:
“Non osare avvicinarti, Kamura! Stalle lontano!”

“Sana …” mormorò lui. “Mi … mi dispiace. Io non volevo … ti prego scusami! Ero fuori di me!”

Sana smise di singhiozzare e si scostò lentamente da Akito, voltandosi a guardarlo. I suoi occhi erano tristi.

“Non sapevo cosa facevo, perdonami” una lacrima scese sul volto dell’attore. “È che … sapere che ti eri sposata con Hayama, che aspettavate un figlio … non so cosa mi è successo! Non l’ho voluto accettare … pensavo … volevo … che tu fossi mia …”
“Lei non è mai stata tua, Kamura, e lo sai!” ruggì Akito. Quelle parole sembrarono ferirlo ancora di più, ma l’attore non fece nulla. Semplicemente rivolse uno sguardo abbattuto a Sana e le mormorò: “Sana … perdonami …”

Lei non riuscì a dire nulla. In quel momento provava pietà per Naozumi, ma il modo in cui l’aveva aggredita … non riuscì a dirgli niente. Akito ruppe il silenzio con un sibilo minaccioso: “Sparisci!”

Naozumi sospirò, poi andò lentamente verso la porta. Si voltò un’ultima volta verso Sana, che di nuovo si stringeva ad Akito cercando la protezione delle sue braccia, prima di correre via.

 

Sana continuò a singhiozzare per alcuni minuti, protetta dall’abbraccio del marito. La paura era ormai scomparsa, ma l’immagine di quel Naozumi sconvolto e folle non abbandonava la sua mente, sconvolgendola. Come aveva fatto a ridursi così? Come poteva essere arrivato a tanto? Teneva davvero a lei in quel modo? E lei non se n’era mai accorta … Quasi le dispiaceva per l’amico.

Il suo sguardo si posò di nuovo sulla foto strappata di lei e Akito. Si inginocchiò a terra e prese tra le mani tremanti i pezzi, cercando di ricomporre la loro immagine distrutta dalla rabbia e dalla disperazione di Naozumi. Poi avvertì Akito chinarsi dietro di lei e sentì qualcosa di freddo posarsi sul suo collo con delicatezza: Akito le stava mettendo al collo una catenina d’oro.

“Ehi, hai visto cos’ho ritrovato qua fuori?” le sussurrò all’orecchio.

Sana portò una mano alla collana prendendo il ciondolo a forma di cuore. Se lo rigirò tra le dita osservando la scritta che vi era incisa: Sana & Akito. E dall’altra parte il disegno di un bocciolo di rosa. Si ricordò di quando Akito gliel’aveva regalato, il giorno del loro matrimonio.

Flashback.

Sul letto di Sana giaceva un bellissimo abito bianco, senza spalline, con un’ampia e lunga gonna di tulle ornata da piccoli brillantini e sul petto un intricato disegno di rami e foglioline incastonato da piccoli diamanti. Accanto c’era un lungo velo appeso ad una coroncina di fiori bianchi. Sana stava ad ammirare il suo abito da sposa mentre le sue amiche continuavano a complimentarsi con lei per l’ottima scelta, quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Sana corse ad aprire, agitata per l’imminenza della cerimonia, e rimase a bocca aperta quando si trovò di fronte lo sposo, già vestito e pronto per incamminarsi verso l’altare.

“Akito!!!!” gridò, facendo sobbalzare Aya, Fuka e Hisae. “Vattene subito! Cosa ci fai qui?! Non devi vedere la sposa prima della cerimonia! Vuoi portare sfiga?!”

Akito sorrise divertito, poi la baciò frenando quel flusso di parole. Quando si scostò, si giustificò: “Non stavi zitta … Comunque volevo solo darti questa, vorrei che la indossassi oggi.”

Detto questo trasse fuori da una tasca la catenina dorata con il ciondolo. Le si avvicinò e gliela mise al collo, poi fece un passo indietro. Sana prese il ciondolo tra le dita, osservando l’incisione che c’era su entrambi i lati. Sorrise, poi domandò al ragazzo: “Perché c’è inciso un bocciolo di rosa sul retro?”

Lui la guardò negli occhi con sguardo dolce, poi con un tenero sorriso le spiegò: “Rappresenta in tutto il nostro rapporto. Le spine che si devono affrontare per poterla cogliere sono i problemi che abbiamo superato, i litigi che abbiamo vissuto all’inizio. Inoltre è un fiore bellissimo, fresco, puro, come noi. Ed è solo un bocciolo perché, come il nostro amore, è destinato a sbocciare in tutto il suo splendore, pur essendo già stupendo.”

Il ragazzo sorrise alla vista delle lacrime di commozione che sgorgavano dagli occhi di Sana. Lei ricambiò il sorriso, poi lo baciò con passione, mentre le loro amiche, meravigliate dal nuovo, poetico, Akito, trattenevano anch’esse a stento le lacrime.

Fine flashback.

Mentre osservava quella rosa, tra le braccia di Akito, nel loro bungalow, le sembrò di vederla sbocciare.

 

 

  
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