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Autore: Deilantha    30/05/2011    2 recensioni
Rosalie Hale ha raccontato la sua storia in Eclipse; questa è una versione più dettagliata, scritta dal punto di vista di Rose, di ciò che accadde dal suo risveglio sottoforma di vampira, fino al compimento della sua vendetta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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“Mi sono appena svegliata. Ho sognato di essere immersa nel fuoco, tutto il mio essere bruciava… quel fuoco ardeva e mi consumava, e poi all’improvviso, tutto è finito. All’improvviso il mio essere ha trovato la pace, o almeno così pensavo… ho aperto gli occhi ed ho visto un volto estraneo, un uomo che conoscevo solo di vista… lui, e il fratello della moglie che mi osservava con disgusto. Come osa guardarmi così! Non sa chi sono io? Gli uomini cadono ai miei piedi al solo movimento della mia splendida chioma bionda… come si permetteva questo sciocco ragazzo insolente a non riservarmi il suo sguardo innamorato?”

Mentre realizzavo con irritazione che ero tra estranei che non gradivo, il dottore catturò la mia attenzione: era incredibilmente gentile, molto più attento a ciò che diceva rispetto al suo solito. Ha cominciato a dirmi cose assurde, parlava di morte, di vita eterna… e di vampiri! Credeva alle favole il dottore?! Poi ha accennato a qualcosa che mi ha generato una fitta al cuore, qualcosa che era nascosta nell’oblio della mia mente, qualcosa che però gridava di non voler essere dimenticata… un solo nome era vividissimo in me oltre al mio… Royce King II. Al ricordare quel nome, ascoltando le parole del dottor Cullen, fui travolta dal ricordo: Royce, il mio fidanzato, l’uomo che i miei genitori avevano scelto per farci risalire nella scala sociale, sfruttando il fascino che esercitavo su di lui… l’uomo che entro una settimana sarebbe diventato mio marito… Ricordai Royce che si avvicinava a me mentre tornavo dalla visita a casa di Vera, ubriaco, barcollante, e sorretto da alcuni amici che non riconoscevo, altrettanto fuori di testa come lui… Ricordai il modo in cui mi aveva abbracciato, il modo brutale in cui mi aveva strappato il cappellino dalla testa… e poi fu solo rabbia dentro di me, anzi furia cieca! Come aveva potuto farmi questo! Ricordai la sensazione di dolore e l’agonia che mi stava avvicinando alla morte… ero rotta, ero cosparsa di lividi, le mani non le muovevo più, il viso una maschera di sangue… mi avevano tolto tutto. Carlisle mi aveva trovata così, ormai in fin di vita, picchiata, stuprata, dileggiata in tutti i modi più lascivi che si potessero ascoltare, ridotta ad una maschera di sangue, lontanissima dalla fulgida bellezza che mi aveva sempre contraddistinto. Royce e i suoi seguaci mi avevano distrutto, e soprattutto avevano ucciso il mio sogno di avere una famiglia. Non avrei potuto più avere figli, e non per la violenza subita, ma perché ora non ero più umana, ero una non morta, un’immortale che non poteva generare vita… Royce doveva pagare! Mi aveva tolto tutto, non poteva cavarsela così, doveva perdere tutto anche lui! Doveva sentire dentro la paura e il terrore, doveva supplicarmi pietà con la voce rotta dal pianto, doveva temermi! Ma il suo terrore doveva crescere lentamente, doveva consumarlo, così come le fiamme avevano consumato la mia umanità, doveva raggiungere l’apice del terrore dopo esserne stato avvolto per un lungo periodo!

Rimasi con i Cullen, ormai non avevo altro posto in cui andare: Carlisle e sua moglie Esme mi accolsero con piacere nella loro casa; riguardo ad Edward…non c’è mai stata troppa intesa tra noi, lo tolleravo così come faceva lui con me. I primi giorni di un vampiro non sono mai facili, vivi nel desiderio del sangue umano e vuoi solo uccidere…io non facevo eccezione, ma con il particolare che volevo solo il sangue di determinati esseri umani. In tutti quei primi giorni da vampira, un solo desiderio mi consumava; la vendetta! Era il mio pensiero fisso, mi ero imposta di non dimenticare nulla di quel giorno in cui la mia vita era finita, e ogni giorno di quella nuova esistenza, di quella non-vita, m’imponevo di ricordare ogni singolo particolare, per alimentare la mia rabbia e farla pagare al meglio a chi mi aveva distrutto l’anima.

Ben presto cominciai ad abituarmi al nuovo stile di vita: niente passeggiate sotto il sole, e lunghi esercizi per apparire “umana”… e poi la caccia… mi abituai subito alla corsa e alla lotta, mi sentivo libera di esternare la mia rabbia e mi aiutava a progettare meglio la mia vendetta… non era il massimo bere sangue animale… quello umano non l’avevo mai assaggiato, ma il solo odore era un’attrattiva molto più invitante del sapore che dovevo “gustare” per sopravvivere… ma non volevo essere un mostro, se mi fosse stato possibile, non avrei mai bevuto sangue umano, sarei stata perfetta e irreprensibile anche da vampira!

I miei genitori non mi videro più: assistetti in disparte al mio funerale, organizzato alla meglio per dare un motivo plausibile alla società per la mia improvvisa scomparsa ad una settimana dal matrimonio… avevano trovato il mio cappellino e i miei vestiti (o meglio, ciò che ne rimaneva) e avevano dedotto che fossi stata rapita o fossi la vittima di qualche omicida… ad ogni modo, i coniugi Hale non avrebbero sopportato la presenza di una figlia devastata da chissà quale violenza, sarei stata solo un peso, e non avevano permesso che si proseguisse con le indagini. Però furono davvero inconsolabili mentre piangevano la mia prematura scomparsa… oh si! Inconsolabili… quasi come il mio distrutto fidanzato che non trovava le parole per descrivere la profondità del suo dolore… bastardo!

Lo seguii a casa sua (ero molto più veloce io a piedi che lui in auto), e aspettai quel tanto che bastava per vederlo uscire qualche ora dopo pronto per consolarsi insieme ai suoi “amici”. Memorizzai i loro nomi, cercai i loro indirizzi, trovai tutte le loto abitazioni…e diedi inizio alla mia vendetta!

Il primo fu John, lo straniero, quello di Atlanta… sarebbe dovuto partire a breve e non volevo certo farmelo sfuggire… lo seguii mentre tornava dalla solita serata in giro ad ubriacarsi, barcollava e veniva sorretto dai suoi compagni… appena fuori l’albergo dove risiedeva però, prima che lo lasciassero andare, lo chiamai celando il mio volto dietro una veletta, e sfruttando il nuovo potere d’attrazione della mia voce… abboccò subito. Lo presi per mano, vincendo il mio disgusto verso il suo tocco e lo trascinai nel parco di fronte all’albergo..appena rimasti soli, iniziai a stringere forte la mia morsa su di lui, finché non si allarmò e cominciò a chiedermi chi fossi… lo accontentai subito. Alzai la veletta, ma lui non mi riconobbe; Grave! DOVEVA sapere chi ero, DOVEVA ricordare il volto bellissimo di Rosalie Hale, soprattutto perché sarebbe stato quel volto l’ultimo che avrebbe visto! Gli strappai un ciuffo di capelli così come Royce aveva strappato il cappellino dalla mia testa, per fargli sentire lo stesso dolore; voleva vedermi meglio allora? Bene, sarebbe stato accontentato anche stavolta! Cominciò a guardarmi con un certo timore, mentre gli ricordavo le parole che aveva detto a Royce quella sera, forse in un angolo buio della sua mente, comiciava a ricordare…ma ero troppo impaziente per aspettare che rammentasse tutto con le sue sole forze e gli dissi chi ero, mentre lo spingevo a terra strappandogli la sua camicia di seta. Cominciò a tremare, steso a terra, inerme ed esterrefatto per l’impossibilità della mia presenza in quel luogo, e per la constatazione che una donna si stava rivelando molto più forte di lui. Voleva insultarmi, gli vedevo il disprezzo sul volto, ma la paura era molto più grande e cominciò ad assumere quell’atteggiamento timoroso ed accondiscendente di chi le prova tutte quando sa di essere ad un passo dalla morte. Ma con me poteva recitare quanto voleva, e non avrebbe funzionato; gli diedi un calcio alle costole, lo presi per il collo e gli graffiai il volto con le mie unghie... quando finii, aveva pianto tutte le sue lacrime, mi aveva supplicato in tutti i modi che un uomo vile come lui poteva conoscere, e per opera ultima, per vezzo personale, e per dare un segnale al mio carnefice-nonché-vittima-designata… incisi sul petto di quel vile le mie iniziali con il suo stesso sangue: RH, due lettere eleganti scritte con un rosso scarlatto che rifletteva il nuovo colore dei miei occhi, e il modo in cui ora vedevo la mia nuova vita.

Ben presto mi sbarazzai di tutti gli altri; la serie di omicidi con il marchio RH si era allungata ad un ritmo serrato, ma nessuno ne veniva a capo…l’assassino sembrava sparire nel nulla senza lasciare tracce, così quelle morti non venivano vendicate e alle famiglie delle “vittime” non restava che piangere i loro morti senza avere “giustizia”… sarebbero stati inconsolabili per tutta la vita, così almeno avrebbero provato una piccola percentuale della sofferenza che mi aspettava per l’eternità! Più andavo avanti facendomi giustizia, più pregustavo il momento del gran finale, il momento in cui avrei riservato le più atroci torture al mio addolorato e inconsolabile fidanzato. Royce era sempre meno controllato… certo era impeccabile alle esequie, aveva sempre la giusta maschera addolorata, nemmeno una minima espressione fuoriposto, un commediante nato! Ma appena tornava a casa, si rifugiava nell’alcool per non pensare alla paura che gli scorreva nelle vene… la percepivo, dalla brava predatrice che ero diventata, la sentivo emanarsi da tutto il suo corpo sudicio… aveva capito che anche la sua vita era in pericolo… e più mi sbarazzavo dei suoi amici, più sentiva avvicinarsi la sua ora!

Cominciai la parte finale della mia vendetta mandando a Royce delle rose… le stesse che mandava a me… includendo sempre delle frasi che lo elogiavano, che lo facessero sentire desiderato da qualche sconosciuta ammiratrice che osava addirittura mandargli fiori, infrangendo tutte le regole! Doveva dimenticare la paura, doveva venirmi incontro senza difese, doveva essere totalmente impreparato al tormento che gli avevo riservato!!!!

Le rose e gli elogi fecero il loro effetto… Royce si calmò, e cominciò a ritrovare la sua tranquillità; anche perché era ancora vivo, e la serie di delitti era terminata da un po’… non ero mai stata una persona paziente; perché esserlo se puoi avere quello che vuoi solo agitando un po’ i tuoi capelli? Ma con Royce stavo facendo del mio meglio per aspettare, per vendicarmi nel miglior modo, per infliggergli più dolore possibile prima di mettere fine alla sua vita!

Cominciai a scrivere nei bigliettini che avevo voglia di vederlo, che avevo il desiderio di farmi conoscere… sapevo che era incuriosito e lusingato e non avrebbe perso l’occasione di incontrare un’ammiratrice così singolare. Alla fine gli diedi un appuntamento in un locale di una cittadina vicina… una rosa rossa sarebbe stato il mio segno di riconoscimento.

Come previsto, non si lasciò sfuggire l’occasione (miserabile egocentrico!), lo aspettavo nell’ombra, e appena lo vidi entrare mi avvicinai e gli feci segno di seguirmi….uscimmo dal locale e cominciai a parlargli nel mio acquisito modo ammaliante, protetta dalla veletta e dalla notte che mascherava i miei tratti. Il miserabile era così preso da se stesso che non mi riconobbe minimamente, e quando gli colpii il collo per tramortirlo, non riuscì nemmeno a rendersene conto. Lo dovetti toccare per trascinarlo lontano da occhi indiscreti, ma per fortuna ero molto più veloce di ogni essere umano e nessuno notò la mia corsa con il mio ostaggio verso luoghi bui e inaccessibili.

Appena giunta al luogo della mia vendetta, un rudere di campagna disperso nel nulla, gli versai dell’acqua fredda addosso per risvegliarlo, e cominciare l’opera. Royce era palesemente sconvolto, non riusciva a capire cosa stava accadendo, ma cercava ancora di conservare la sua maschera sicura di gran conquistatore… credeva che legarlo ad un palo fosse solo il gioco perverso di questa sconosciuta che voleva divertirsi un po’ con lui e cercò di stare al gioco finché capì che ero seria, MOLTO seria… Il suo volto cominciò a cambiare colore quando mi avvicinai alzando la veletta: sgranò gli occhi, cominciò a sudare e il terrore s’impadronì di lui. Cercò in tutti i modi di slegarsi, ed io lo accontentai, ma non prima di avergli rotto le ossa dei piedi… vediamo ora quanto corri, vigliacco! Io non ho avuto la possibilità di scappare, non potevo fuggire davanti ad un numero così elevato di uomini pronto a trattenermi per “giocare” con me! Fuggi ora bastardo! Scappa! Vediamo dove arrivi!

Si trascinò per un metro, nonostante le ossa rotte dovettero fargli molto male, ma non svenne, riuscì a restare cosciente e a chiedermi come fosse possibile la mia presenza lì, come fosse possibile che fossi ancora viva… mi avvicinai e gli feci notare i miei occhi ancora così rossi, e sentii la paura della preda che si trova a contatto col suo assassino…gli accarezzai la guancia, imitando parole dolci di conforto, per poi rompergli un braccio… lo avrei fatto a pezzi! Lo avrei rotto piano piano, così come aveva fatto lui con me! Stavolta urlò davvero, e svenne. Se la voleva cavare così il vigliacco? Eh no, ero solo all’inizio, il divertimento non era ancora arrivato! Lo risvegliai e cominciai a raccontargli come avevo ucciso i suoi amici, il modo in cui tutti loro mi avevano supplicato di lasciarli vivere, che erano “dispiaciuti” per quello che mi avevano fatto, che avrebbero rimediato… certo… rimediato… mi avrebbero ridato la mia vita? Mi avrebbero ridato la mia umanità? Come intendevano rimediare quei vigliacchi bastardi?! Lo chiesi anche a Royce, ma ormai era ridotto ad un tremolio continuo. Era terrorizzato! Ora sapeva di cosa ero capace, sapeva che avrei agito anche con lui nello stesso modo… e sapeva che non aveva speranze di cavarsela!

Gli ruppi tutte le ossa del corpo, lasciando il volto intatto, volevo sentire la sua voce che m’implorava, volevo vedere i suoi occhi pieni di lacrime, volevo vedere l’intero volto che mi chiedeva pietà… quella pietà che non gli avrei mai concesso! Finì di piangere tutte le sue lacrime, mi chiese perdono come tutti gli altri, ma dopo ore ed ore d’interminabile agonia… Non ero ancora del tutto soddisfatta, quando mi accorsi che era vicino alla morte e che non avrebbe sopportato altre torture… non fui pietosa nemmeno nel suo ultimo istante di vita, gli dissi che avrei gettato il suo corpo in pasto ai cani, che non avrebbe avuto nemmeno l’onore di un funerale, come invece avevano avuto i suoi “amici”, sarebbe tornato alla terra come il verme lurido e strisciante che era… Una lacrima gli scese nel suo ultimo alito di vita, lo guardai senza battere ciglia mentre moriva steso ai miei piedi…

«Addio Royce King II, che tu sia maledetto anche nel luogo in cui stai andando ora; ti maledirò ogni singolo giorno della mia esistenza... futuro marito!»
Lasciai il suo corpo in quel rudere abbandonato, nessuno seppe mai che fine avesse fatto davvero, non lasciò tracce di se, a parte un biglietto, fatto recapitare al padre dove rivelava di sentirsi dannatamente colpevole per l’omicidio di Rosalie Hale, e che sarebbe andato a togliersi la sua miserabile vita per la vergogna…era un biglietto scritto con la sua grafia… il padre non sapeva che era stato scritto sotto tortura con l’unica mano rimasta integra, da un figlio ormai prossimo a disintegrarsi dal dolore…

Quando tornai a casa, da quella che era diventata la mia famiglia, nessuno mi fece domande…anche perché il telepate di casa già sapeva tutto... era inutile cercare di essere riservati quando c’era chi ti scavava nell’animo al solo sentirti arrivare! Carlisle mi accolse senza un minimo di biasimo sul suo volto, perché sapeva che non avrei più continuato ad uccidere, che avevo bisogno di questi delitti per sopportare la mia nuova esistenza, ma che non sarei diventata un killer, perché come tutti loro, non volevo essere un mostro… volevo solo essere parte di una famiglia, volevo, per quanto ancora potevo, circondarmi di affetto e persone care che mi avrebbero fatto sentire amata e desiderata come era sempre stato nella mia vita da umana; dopotutto, io ero Rosalie Hale!
   
 
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