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Autore: Aesir    01/06/2011    1 recensioni
[Aliens/Predator]
Racconto che si svolge nell'universo fantascientifico di Alien e Predator, o rispettivamente come si chiamano xenomorfi e yaut'ja.
La storia segue il film Alien vs Predator, ma va a cancellare i vari Alien seguenti.
La storia comincia con un'oscura profezia.
E' il 2012.
E gli xenomorfi... stanno arrivando...
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Scena Dieci (X): L’ADDESTRAMENTO
 
C’tanu, pianeta originario degli Yaut’ja, ad una distanza incalcolabile dalla Terra.
 
Lo yaut’ja le disse: “Hai fatto la tua ssscelta.”
“E…ora?” rispose lei, solo in quel momento intimorita.
“Ora ti renderemo una di noi.”
E precipitò nell’incoscienza, nella mente continuavano a girare vorticosamente quelle parole.
... Ora ti renderemo una di noi...
…………………Una di noi…………..…………
…………………………………………Una………………………
…………………………………………………..Di……………………………..
………………………………………………………….Noi……………………………………...
………………………………………………………………………………………………………………………………
 
Si risvegliò e questa volta non provò il senso di smarrimento.
Si alzò.
Si sentiva bene, straordinariamente bene.
Davanti a lei con il consueto scintillio dell’aria apparve lo yaut’ja: “Vieni.”
La condusse attraverso una sala, spoglia, disadorna, illuminata da una luce uniforme.
 “Nonostante posssssa ssssembrare cossssa da disssprezzare, umana, difenderssssi è fondamentale durante la caccia.
Per quesssto portiamo l’awu’asa, l’armatura da battaglia.
E’ formata di una lega metallica sssintetica prodotta con un elemento che non ssssi trova ssssul vosssstro pianeta, di eccezionale robussstezza e sssolidità unite alla flessssibilità e alla leggerezza, così da non appessssantire troppo durante la caccia.
Sssolitamente la tenuta diviene essssenziale per lo yaut’ja.”
Solo allora si accorse che la creatura sembrava indossare sempre la stessa corazza.
“Vestite sempre così?”
“Essssenzialmente sì.
Ci ssssono varie fogge di awu'asa, a ssseconda della preda che ssssi deve affrontare, e come per le armi ogni cacciatore ne preferisssce una tipologia.”
Indicò una struttura dentro la quale stava sospesa in una luce azzurra un’armatura, simile a quella dello yaut’ja, sebbene in formato ridotto.
Lei si spogliò in fretta e provò a indossarla.
Sapeva che provare quei sensi di pudore era inutile, con creature tanto diverse dagli umani, ma non potè impedirsi di arrossire.
Il rossore si diffuse quando si accorse di colpo di non avere la minima idea di come si vestisse un’armatura così.
Fortunatamente l’alieno accorse in suo aiuto e nel giro di cinque minuti era completamente vestita.
L’ awu'asa si componeva di una rete che copriva il corpo, protezioni metalliche sulle spalle, sugli avambracci, sul torace e lungo le gambe, una sorta di collana di teschi, e delle armi.
Queste erano lame retrattili di foggia leggermente diversa da come le portava lo yaut’ja, una spada allacciata ad un fodero dietro la schiena, due shurikens e una lancia telescopica, oltre allo spazio per il plasmacaster.
Rivolse uno sguardo interrogativo allo yaut’ja
“Sono armi sssselezionate per essssere adatte al tuo ussso, comunque ssse non ti sssentirai a tuo agio potrai cambiarle quando vorrai.
Avverti il pessso dell’armatura?”
“Un po’…” rispose Lex.
“Normale, ci farai l’abitudine.
Comincia a capire però i cambiamenti che abbiamo apportato al tuo corpo.”
“Cosa intendi dire?”
“L’Awu’asa pesssa, nel vossstro sssissstema di calcolo, circa trecento chilogrammi.
In rapporto al tuo pesso corporeo, è la cifra sssstandard.
Quella che indossso io pessa circa mezza tonnellata. ”
E la creatura si voltò, percorrendo il corridoio, lasciando Lex stupita a considerare ciò che aveva appreso.
Mezza tonnellata di armatura, e correvano e saltavano come se non avessero nessun peso addosso!
Il suo rispetto per quelle creature aumentava sempre di più.
 
Lo yaut’ja la osservò e poi disse “Va bene.
Ora vieni, ti devo far conosssscere coloro che ti inssssegneranno l’arte del combattimento.”
“Chi sono?” chiese la ragazza improvvisamente intimorita.
L’alieno non rispose e si avvicinò ad una porta, lei non potè fare altro che seguirlo.
La creatura digitò qualcosa su una sorta  di pannello e la porta si aprì, ripiegandosi e scomparendo in minuscoli tasselli.
Lex si guardò intorno, ammirata.
Il nuovo ambiente era grigio e spoglio al pari del primo, ma era davvero enorme, tanto che un normale stadio umano ci sarebbe stato dentro senza problemi.
Quasi non si accorge delle due creature che le si stavano avvicinando.
Lo yaut’ja che l’aveva accompagnata finora, e che ormai ha battezzato “Scar”, si avvicinò agli altri due, interrompendo la sua contemplazione.
“Sssalute a voi, mieisain'janain-de .
Asssieme abbiamo sssvolto la Prima Caccia ssu un pianeta lontano… ora vi chiedo di insssegnare a quessst’umana a cacciare…non ssarà difficile, consssiderati i precedenti…”
Parlò lo yaut’ja più alto: “Sssia accettata la tua proposssta, Miyrth ‘Feriij.
Il tuo valore è garanzia più che sssufficiente.” 
Poi parlò di nuovo, rivolto a Lex.
Era leggermente più alto di “Scar”, sui due metri e sessanta circa, e indossava un’armatura diversa, sembrava più antica, riccamente decorata, ma usurata, di colore scuro, bronzeo.
Anche il bioelmo che teneva sotto il braccio aveva un’aria consunta, vissuta.
La fronte della maschera era più inclinata all’indietro del modello portato da Miyrth ‘Feriij e questo assieme alla forma generale gli dava un aspetto feroce.
Una zampa anteriore aveva un’apparenza strana e solo dopo averla osservata un momento comprese che era un arto artificiale, metallico e munito di bizzarre giunture fra e sulle dita.
Chissà quali incredibili armi celava!
La pelle era chiara nella parte anteriore del corpo, grigiastra, più scura sul dorso, e larghe strisce sfumate solcavano i fianchi, mutandone gradualmente i colori. Anche il viso era diverso, i tratti erano più duri, feroci, con un numero di zanne superiore, cinque in ciascuna di quelle inferiori e tre in ciascuna di quelle superiori, mentre le mascelle interne mantenevano la morfologia di ‘Feriij. C’erano due placche ossee poste sulla fronte sopra gli occhi verdi, e non una, ma tre serie di punte ossee che coronavano il cranio, quelle più interne quasi smussate, quelle più esterne larghe e appuntite, e quelle mediane a metà strada. Lungo le punte interne correva una fila di spine cornee.
Ma furono i colori a sorprenderla: il volto era nella parte interna ancora più chiaro del corpo, si scuriva verso l’esterno, ma già le punte delle creste mediane e quasi tutte quelle esterne erano rosse, vermiglie quasi tendenti al magenta, mentre dalla fronte scendeva un motivo regolare a losanghe più o meno simmetriche che riprendevano quel rosso e aggiungevano il grigio e il nero.
Quel disegno a rombi le ricordava molto quello di alcuni serpenti terrestri, per questo prese a chiamare fra di sé quello yaut’ja come “Snake”
Fissò un attimo negli occhi la creatura e comprese di trovarsi davanti ad una creatura antica, e spietata.
C’era qualcosa di spaventoso in quello sguardo.
“Io sssono yeyinde Vor ’tasSkaariij.
Io ti insssegnerò l’usso delle kti’pa, il controllo del sivk'va-tai, del jed-k'targe dell’al’Nagara”
Si fece avanti il secondo.
Se si era stupita di “Snake”, non potè non meravigliarsi vedendo ora questo yaut’ja.
Indossava un’armatura che la prima cosa che le fece pensare fu il giubbotto di un motociclista, solo in metallo.
Era liscia e levigata, di colore grigio bluastro, e spuntavano numerosi fili dalla parte interna, per poi rituffarsi fra le placche, connettendosi non si capiva bene dove.
La maschera, di foggia bizzarra almeno quanto quella di Miyrth ‘Feriij, non appariva molto vecchia, anche se di sicuro era stata usata, come dimostravano leggeri graffi e ammaccature.
Aveva un disegno bombato che rassomigliava all’addome di un coleottero, un incisione a forma di foglia sulle “guance” e una riga più spessa divideva in due la parte del “muso”.
La pelle era verde e gialla, le parti interne più chiare e il dorso più scuro, ma stavolta le strisce erano nette, e il verde scuro spiccava chiaramente sul giallo.
IL cranio era alto, crestato da una doppia fila di punte; il colore di fondo era verde sulla fronte, intersecato con il giallo beige del volto, ma sul cranio vi erano anche in posizione speculare macchie rosse contornate di giallo, a forma di fagiolo, e macchie verdi trilobate, con il contorno sempre delineato in giallo.
Aveva gli occhi arancioni e cinque zanne nelle mascelle inferiori, le due normalmente presenti più lunghe delle altre, le mascelle interne invece avevano due denti sull’arcata superiore e quattro in quella inferiore.
Non portava, a differenza degli altri due yaut’ja, il plasmacaster sulla spalla e impugnava una sorta di lancia cerimoniale che finiva in punta con lo stesso motivo delle lame retrattili, che sembrava fossero state legate in cima.
Sembrava un’arma di fortuna.
Decise di ribattezzarlo “Lost”.
“Benvenuta- disse- io sssono Aesir ‘Kraaliij.
Ti illusssstrerò l’usso delle armi anomale, bizzarre, quelle che pochi yaut’ja ssscelgono di padroneggiare.
Armi forssse ritenute eccentriche ed inutili, ma fedeli in mano esssperta.”
Al suo sguardo interrogativo aggiunse: “Come la thar'n-dha che porti…”
Prima che potesse anche minimamente chiedersi che diavolo fosse una thar’n-dha, il primo yaut’ja si avvicinò agli altri due yaut’ja e disse: “Bene, umana.
Come già sai, il mio nome è Miyrth’ Feriij.
Non lasssciarti confondere dalla ssuddivissione dei ruoli a cui hai asssisstito, ogni yaut’ja potrebbe farti da insssegnante, la nostra abilità è praticamente pari…”
Lex colse uno scambio di sguardi fra gli altri due yaut’ja, che poi ripresero a fissare Scar.
Chissà perché, le parve che ci fosse qualche nesso con il nome dello yaut’ja… Miyrth ‘Feriij… un nome che sebbene le fosse completamente oscuro per significato le aveva fatto provare un involontario fremito di paura.
Quella paura che si prova dinnanzi ad una minaccia sconosciuta ed incombente.
 “Da me imparerai l’ussso delle armi da lancio e a migliorare l’abilità nello ssscagliarle.”
Estrasse due shurikens dai rispettivi supporti e li aprì in un ventaglio di lame.
“Forssse avendo visssto che non sssono in grado di arressstare l’impeto di una ke’kwei kainde kmedha ti sssembreranno armi inutili… nessun arma yaut’ja può definirsi inutile - la voce dello yaut’ja si ridusse, per la prima volta da quando lo sentiva parlare mutava tono, e per certi versi era meglio se non lo avesse fatto, sembrava davvero sibilare- ma posssso farli sssfrecciare accanto alla tua guancia senza ferirti… o tagliarti di netto la tesssta, come preferisci…”
Alexa, intimidita, si ritrasse di scatto.
Lo yaut’ja: “Sssssh… vediamo che sssai fare d’istinto, per cominciare…”
La fece avvicinare alla parete dove c’erano le armi… lance, dischi, lame retrattili, e tante altre a cui non avrebbe saputo dare un nome, alcune così aliene da non poterne intuire nemmeno il funzionamento, tutte allineate con precisione in una sorta di rastrelliera, alcune presenti in due versioni o aperte e chiuse.
Miyrth’ Feriij afferrò il braccio della ragazza e glielo avvicinò al volto, in direzione del dorso delle lame.
“Queste sssono le kti’pa.
Contrai il polssso” le disse, lei eseguì e le lame scattarono fuori.
Lo yaut’ja fece lo stesso, e il rumore suonò chissà perché molto più minaccioso.
Lex si chiese quante creature fossero morte su quelle lame… meglio non indagare…
D’improvviso un manichino grigio di forma umanoide uscì da una parete, brandendo una sorta di bastone metallico.
“Attaccalo” disse lo yaut’ja.
“Cosa?” replicò lei, e intanto il robot le fu addosso mandandola al suolo.
Il Cacciatore lo colpì e questo cadde al suolo, con uno schizzo di sangue rosso molto realistico.
L’alieno le mise la mano sotto il mento e la sollevò in piedi, un gesto dettato probabilmente dalla cortesia, ma che avrebbe spezzato il collo a qualsiasi essere umano normale.
Si sentì sollevare di quasi venti centimetri da terra.
La creatura disse: “Era programmato sssulla forza di un essssere umano maschio adulto del vosstro pianeta… non particolarmente arduo.
Riprova.”
Al secondo tentativo resistette un po’ prima di cadere, al terzo riuscì a danneggiarlo e finalmente al quarto il macinino cadde al suolo e non si mosse più.
“Bene.
Sssorprendentemente bene, per una razza i quali individui più rappresssentativi non sssanno impugnare altro che un foglio coperto di ssscritte.”
Alexa sorrise a quella descrizione del genere umano.
Come hai notato le modifiche che abbiamo compiuto sul tuo corpo migliorano notevolmente le pressstazioni fisssiche…”
Lex non ascoltava.
Si fissava la mano.
Si era fatta un minuscolo taglio combattendo.
Una gocciolina di sangue stillò fuori.
Era verde… 
   
 
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