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Autore: Sacu    02/06/2011    2 recensioni
"Si tratta di una chiave per aprire un Portale per il luogo da cui vengo."
"Se i Drow avessero la chiave non esisterebbero un attimo ad inviare il loro esercito per tentare di conquistarlo."
“Se la tua amica dovesse fallire, presto il nord entrerebbe in guerra."
Ispirato a D&D.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Watanabe non si era aspettato di essere svegliato a notte fonda. Le guardie avevano detto che Lord Deneb era come impazzito e chiedeva urgentemente di vederlo. “Lui capirà!” aveva detto alle guardie. Diede ordine di lasciarlo passare, spostò a un lato il futon, si mise addosso una vestaglia e lo attese al lume di una piccola candela mentre scaldava dell'acqua per il tè.
“Vi chiedo perdono ma porto notizie fresche riguardanti la discussione di oggi!”
“Chiudi la porta e accomodati.”
“Niente Sakè?”
“Il Sakè toglie lucidità e va bene la sera, non la notte. A quest'ora tarda è meglio del tè.”

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“Come mai tanta dedizione per quella ragazza?”
Neanche Brendon sapeva rispondere. Fin da quella volta che l'aveva vista nella taverna, mentre stava finendo di rivestirsi dopo aver steso Danarr, aveva avuto l'impulso di seguirla. Si era detto che voleva proibirle di profanare il Tempio di Mystra, e quindi che voleva andare con lei solo per devozione alla sua Dea, ma adesso Quarion gli instillava dei dubbi.
“Non dirmi che provi altri sentimenti per lei oltre l'amicizia?
Stammi a sentire figliolo, non sappiamo bene di cosa sia capace ma quello che tu scambi per sentimento forse è solo un sortilegio!”
“Aspetta, ti assicuro che non provo niente di simile per lei! E' una persona che ha sofferto ed è una mia compagna, è più che normale volerla aiutare. Non mi ha fatto nessun sortilegio e non provo niente. Davvero, niente!”
L'insistenza di Brendon pareva essere diretta più a convincere se stesso che a rassicurare Quarion.
Il Mezzelfo era preoccupato; sia che si trattasse di sortilegio che di sentimento vero, suo nipote si era affezionato alla ragazza e rischiava di non essere obiettivo nel prendere decisioni e di mettere in pericolo sé e i suoi compagni.
“Pensi che riuscirai a convincerla a tornare a Baldur's Gate?”
Dopo un lungo sospiro rispose: “E' molto testarda. E' probabile che ammetta che sia la cosa migliore ma non tornerà indietro; non di sua spontanea volontà almeno.”
“Fammi capire, le serve un incentivo?”
Dal sorriso di Quarion, Brendon capì che aveva un'idea.

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Misao era tornata in città. Aveva passato quel che restava della notte presso una tenda dei druidi e si era svegliata poco dopo l'alba. Non vide Roger prendere due faretre piene di frecce e partire in fretta e furia. No, aveva incontrato solo Reya, una druida Mezzelfa sempre sorridente che faceva un po' da mamma a tutti, la quale le aveva offerto una ciotola con qualcosa di strano; troppo affamata dopo la precedente giornata di digiuno non si era fermata a domandarsi cosa fosse e lo aveva buttato giù quasi senza masticare, sentendo via via il proprio corpo rinvigorirsi. Non si era fermata oltre, ormai nella Radura quasi tutti i druidi erano svegli e lei doveva tornare in città.

Solita routine alla Caserma. Le guardie si alternavano nei turni, le reclute si allenavano col Sergente Hart, gli uomini di Misao, quelli dell'Unità d'Avanguardia, svolgevano il loro lavoro come sempre... Tutto regolare, una giornata come un'altra. Almeno in quell'ambito non aveva pensieri.
Prima di recarsi dal Maestro decise di passare dal suo ufficio per cambiarsi gli abiti. Inizialmente non ci fece caso, poi la vide: la pila di scartoffie era aumentata!
Fu presa dallo sconforto. L'unica cosa a cui pensava in quel momento era correre dietro Isilrill e offrirle la sua katana in aiuto, non certo a riempire moduli! Ma se era vero che aveva giurato di proteggere la sua amica, era altrettanto vero che aveva giurato di servire e proteggere Baldur's Gate: non poteva venire meno al suo dovere.
Diede quindi un rapido sguardo alle pergamene per capire cosa fossero: un ladro arrestato, un mercante di stoffe che si diceva truffasse, un locandiere sospettoso che i suoi clienti trafficassero armi illecite... Cose di sempre. Cose che potevano aspettare, per il momento.
Riordinò i rapporti e uscì per andare dal Maestro.

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Il Maestro la mise al corrente della conversazione con Sirio. Non c'era molto che potesse fare, ma appena Imreenice avesse messo piede a Menzoberranzan, Isilrill si sarebbe ritrovata i Drow alle calcagna e voleva avvisarla.

“Devi avere pazienza!”
“Chiedo perdono Maestro, ma non capisco cosa ci sia da aspettare! E' partita solo ieri, posso raggiungerla facilmente e...”
“L'impazienza ti offusca le idee, mia giovane allieva. Rifletti: pensi davvero che se tralasciassi i tuoi doveri e ti assentassi proprio durante la partenza di Lady Isilrill, Nyatar non sospetterebbe niente?”
Misao sentì le guance avvampare. La fretta non le aveva fatto notare la cosa più ovvia e non le piaceva sbagliare davanti al suo Maestro. “Voi dite il vero.”
Per calmare la tensione prese la sua pipa e l'accese.
“Bene, non posso andare da lei; ma cosa posso fare? Dopo aver parlato con voi, Lord Sirio si è rintanato sulla Torre e io non posso mettere i miei uomini a controllare Nyatar senza motivo; non solo, ammettendo che lo facessi personalmente (infrangendo tutte le procedure), quell'Elfo se ne accorgerebbe immediatamente! Non è stupido.”
Avrebbe tanto voluto del Sakè, ma il Maestro non gliene aveva offerto. Si sentiva presa tra due fuochi, da un lato il suo giuramento da Capitano e dall'altro la sua lealtà a Lady Isilrill. Non aveva le idee chiare e confidava nei consigli del Maestro, ma lui la fissava in silenzio. Faceva così tutte le volte che era indecisa, voleva che la sua allieva trovasse la via da sola. Misao detestava questo atteggiamento, era come un esame perenne, ma sapeva che lo faceva per il suo bene.
Cosa fare? Cosa voleva che facesse? Cosa avrebbe fatto il Maestro al suo posto? Poi capì.
“Lady Isilrill sa badare a se stessa e ha trovato dei compagni che potranno aiutarla. Aspetterò qualche giorno svolgendo i miei doveri come sempre e cercando informazioni su Danarr. Questo non è contro la legge, sappiamo che è coinvolto in faccende illegali e fa parte dei miei doveri indagare su di lui. Appena saprò qualcosa in più mi metterò sulle tracce di Lady Isilrill per avvertirla del pericolo.”
“E' la scelta giusta, per adesso non puoi fare altrimenti. Le guardie che l'hanno vista lasciare la città hanno riferito che è andata verso sud, lungo la Via della Costa sopra un vecchio carretto, quindi procederà lentamente e avrai tutto il tempo di raggiungerla. Lord Deneb dice che l'incantatore che accompagna la tua amica ha dei conoscenti nella città di Candlekeep e sono sicuro che Lady Isilrill non vorrà perdersi l'opportunità di farci una tappa. Il Capo Druido le ha impedito in varie occasioni di andarci e a lei piace fare il contrario di quello che viene detto. Fortuna che frequentandola non hai preso il suo vizio.”
Era proprio vero, se le dicevi di non fare una cosa, questa prendeva un gusto prelibato e presto o tardi, testarda com'era, la faceva lo stesso. Ma forse stavolta era un bene, almeno per Misao sarebbe stato più facile rintracciarla.

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Reya era una Mezzelfa molto bella intorno ai sessanta-settant'anni. Isilrill adorava i suoi capelli rossi e tutti ricci (un cesto di capelli diceva). Nonostante fosse minuta, non arrivava al metro e mezzo, aveva un forte istinto materno e le piaceva aiutare chiunque quando poteva. Isilrill si era affezionata a lei, ma spesso Reya doveva lasciare la Radura per qualche missione: era la più abile quando si trattava di animali, sapeva sempre come capirli e farli ragionare, quindi non si vedevano spesso quanto avrebbero voluto.

Quella mattina si era alzata presto e aveva cucinato per tutti. Le piaceva farlo e la sua zuppa era la migliore. Mentre versava una porzione per la piccola Misao, la quale sembrava decisamente averne bisogno, vide Roger con la coda dell'occhio che usciva dalla tenda del Capo. Fin lì niente di strano. Ma ecco che invece di andare da lei per farsi dare da mangiare (era noto il suo appetito!), quatto quatto aveva preso un paio di faretre piene e cercava di allontanarsi senza dare nell'occhio.
Reya conosceva Roger da moltissimi anni e sapeva bene che lui non era molto capace con l'arco, lo usava solo in casi di emergenza: perché prendere addirittura due faretre? E si stava allontanando dopo essere rientrato dal suo giro di ricognizione!Da quando era così ligio al dovere dal rinunciare a dormire? Che il Capo gli avesse affidato qualche missione pericolosa?
Senza attirare l'attenzione degli altri, lo raggiunse prima che sparisse.
“Ehi, dove stai andando?” gli chiese.
“Shh, abbassa la voce! Non vorrei che qualcuno origliasse.” rispose Roger.
“Il Capo è nella sua tenda, da qui non può sentirci.”
“Lui no, ma altri sì. Senti Reya, io ho fiducia in te, solo che...”
Lei era perplessa, non capiva dove volesse andare a parare. Si erano sempre detti tutto, non c'erano segreti fra loro e così lui si decise.
“Ti voglio bene, quindi sarò onesto! Io ti avevo detto di non raccontare a Isilrill quella storia, ma tu non mi hai ascoltato! Sì, lo so che quando fa quei occhioni dolci è difficile dirle di no, ma lei si è messa in testa di andare a cercare...”
Si guardò intorno prima di continuare. Non c'era nessuno ma era inutile rischiare, Reya aveva capito di cosa parlava. Era stata lei a riferire a Isilrill di Danarr.
Durante una missione si era fermata in una taverna per incontrare un informatore e mentre aspettava sentì per caso le parole di un ubriaco che si vantava di aver compiuto innumerevoli imprese eroiche per attirare i favori della cameriera. Reya non ci fece molto caso fin quando non cominciò a parlare della statuetta che cercava Isilrill; un compagno di lui lo mise subito a tacere ma ormai aveva sentito abbastanza. Avrebbe voluto mantenere il segreto, ma l'Elfa aveva origliato mentre faceva rapporto al Capo e appena uscita dalla sua tenda le aveva spillato fino all'ultima informazione, decisa a cercarlo. Ketojan ovviamente glielo proibì, ma lei si rivolse a Nyatar.
Insomma, adesso è andata a cercarla!” concluse Roger, deluso dalla mancanza di apprensione della Mezzelfa.
“Dai, sa cavarsela da sola e poi non troverà mai l'isola di Nimbral! Appena capirà che sta sprecando tempo vedrai che tornerà. E poi tu che vorresti fare? Andare da lei? Non ti sembra di esagerare, addirittura portarti dietro due faretre! L'ultima volta che hai usato l'arco in missione è stato l'anno scorso, quando sei tornato più morto che vivo dopo aver affrontato quel mostro. So che Isilrill detesta essere seguita e quando si arrabbia diventa violenta, ma non credo sia più pericolosa di quel tipo dell'anno scorso...”
“Le frecce non sono per lei! Nyatar la sta facendo seguire dal suo falco.”
Adesso capiva la sua presenza: Lady Misao doveva aver portato un messaggio al Satiro.
“Te l'ha chiesto il Capo?”
“Sostituisci chiesto con ordinato e la risposta è sì. Senti, non prendertela a male, ma il Capo è molto preoccupato e forse dovresti chiedergli scusa.”
“Come? No! Non potete incolparmi del fatto che Isilrill se n'è andata!”
“Fa' come ti pare. Io so solo che se tu avessi tenuto la bocca chiusa adesso io non sarei costretto ad andare a giro con quest'arco alla ricerca di un falco!”
E voltandole le spalle, se ne andò.

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Reya era arrabbiata! Come potevano accusarla di essere lei la causa di tutto!? Isilrill era grande e solo lei era responsabile delle proprie decisioni. Non era colpa sua, se non fosse stata lei a darle le informazioni, prima o poi le avrebbe trovate ugualmente!

Però, riflettendoci bene, pensò che se avesse taciuto certe cose avrebbe quantomeno rimandato la sua partenza. Più ci rimuginava, più il senso di colpa saliva. Decise di andare a parlare col Satiro, forse poteva rendersi utile prima che Nyatar tentasse qualcosa di pericoloso. Si fermò davanti la sua tenda.
“Capo, sono io, posso parlarti?”
“Entra.” Il Satiro stava bevendo del liquore al malto, come al solito.
“Ho incontrato Roger mentre prendeva due faretre.”
“Come come? Solo due? Non sa tenere in mano un arco e pensa che una quarantina di frecce gli bastino per colpire un bersaglio?”
“Capo, senti...” Si portò la mano dietro la testa sistemandosi i capelli, lo faceva quando era nervosa. “Volevo chiederti scusa per aver detto a tua figlia di quel guardiaboschi...”
Il Satiro era un po' sorpreso. “Non è colpa tua. Quella è più testarda di un mulo! Non avresti potuto fare niente, nessuno c'è riuscito, neppure io...”
Fece per prendere il flauto, sentiva il desiderio di suonare qualcosa per scacciare la malinconia, quando si ricordò di non averlo più; cercò mi mascherare il gesto, ma Reya se ne accorse.
“Capo! Dov'è il tuo flauto?”
Stava per non rispondere, poi cambiò idea. Non era in vena di inventare bugie.
“L'ho dato a mia figlia; diciamo che è un'assicurazione per il suo ritorno qui alla Radura.”
Bevve un lungo sorso dalla sua bottiglietta. Era così triste che Reya ebbe l'impulso di abbracciarlo, ma non lo fece, non voleva ferire il suo orgoglio.
“Roger mi ha detto di Nyatar. Non mi guardare male, non ci ha sentiti nessuno! Ascolta, io me la cavo meglio con l'arco, se vuoi vado con lui e te la riporto indietro sana e salva.”
Reya sentiva lo sguardo del Capo pesare su di lei e le sembrava di sentire il rumore dei suoi pensieri. Poche volte l'aveva visto così serio. Dopo qualche attimo le rispose.
“Ho in mente altro per te. Sì, tu potresti fare quello che ho chiesto a Roger, ma lui non potrebbe fare quello che chiederò a te. Sei una femmina, sei una Mezzelfa e sei una druida. Sei perfetta per andare nella Foresta Alta a cercare la radura delle Ninfe dove trovai mia figlia. Devi metterle in guardia, Nyatar farà in fretta a trovarle ed è bene che siano preparate.”

   
 
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