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Autore: Roxas93    03/06/2011    1 recensioni
Ambientata dopo gli eventi di Gyakuten Saiban 4 (Apollo Justice: Ace Attorney) in cui Phoenix si ritroverà a fare di nuovo i conti con alcune delle sue vecchie conoscenze.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Fey, Pearl Fey, Phoenix Wright, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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4 marzo 2027 – 09:25. Stazione.
«Dovete comprare i biglietti, per caso?» domandò la vecchia. «Sì, per favore» rispose Apollo.
«In tal caso, mi dispiace, ma non è possibile» sogghignò malignamente la vecchiaccia.
«Ma come?!» urlò inavvertitamente Trucy.
«Contegno, ragazzina! Porta rispetto verso una persona anziana!»
Apollo aveva voglia di dare delle testate contro il muro, ma decise di rimandare a più tardi per chiedere spiegazioni.
«Scusi se mi permetto, ma perché è impossibile comprare dei biglietti? Cosa ci sta a fare lei qui?»
«Ecco, lo sapevo!» esplose la vecchia. «È facile per voi prendervela con una povera vecchietta, non è così? Signora Oldbag di qua, signora Oldbag di là... ma cosa volete che ne sappia io?! Hanno annullato la corsa! Non lo so il motivo! Al giorno d’oggi sta andando tutto in malora! A partire da voi giovani, sì, che non portate un briciolo di rispetto verso chi di dovere e...»
«Polly?» sussurrò Trucy mentre la signora Oldbag continuava imperterrita nel suo monologo isterico.
«Che c’è, Trucy?» rispose lui.
«E se ce la dessimo a gambe? Tanto qui non caveremo un ragno dal buco con questa mummia...»
«Ti ho sentito, sai?! Per chi mi hai preso?!» la aggredì la Oldbag.
«VIA!»
Apollo per primo prese Trucy per il braccio e la trascinò fuori di corsa dalla stazione. In lontananza si potevano udire le grida della signora Oldbag: «Dove credete di andare?! Tornate qui!!!»
Una volta al sicuro, era proprio il caso di dirlo, ripresero il fiato per qualche minuto.
«Che si fa?» domandò Trucy.
«Torniamo a casa, mi sembra ovvio. Qui non abbiamo più nulla da fare».
«Ma che dici, Polly?! Dobbiamo scoprire in quale tresca si è cacciato mio padre!»
Trucy si piazzò davanti a lui indispettita come una bambina di cinque anni. Apollo chiuse gli occhi per qualche secondo e sospirò. Quella giornata era decisamente cominciata male. «Senti Trucy, evidentemente era destino. Forse non avremmo dovuto immischiarci sin dall’inizio».
«Ma se non abbiamo nemmeno cominciato sul serio!» fece notare lei. In effetti.
“Polly” era sull’orlo della disperazione: «Facciamo così: adesso torniamo a casa e là decidiamo il da farsi. Ti va bene, così?»
«Cavoli se mi va bene! Quanto sei carino quando mi accontenti! Ti ho mai detto che ti adoro?» cominciò a strapazzarlo Trucy facendogli gli occhi dolci.
Apollo non riuscì a non sganciare un sorriso: «Sì, me l’hai già detto».

1 marzo 2027 – 12:00. Osnabrücker Straße, Berlino.
Franziska von Karma scrutava attentamente la scena del delitto. L’omicidio era avvenuto in una stradina laterale di Osnabrücker Straße, proprio dietro al supermercato. La vittima era una certa Jutta Hansen, consiglio di amministrazione. Era stata colpita in pieno petto da un proiettile. Il principale indiziato era Manni Ferch, un ragazzo di 25 anni apparentemente disoccupato. Con tutta probabilità aveva tentato di rapinare la vittima. Quest’ultima aveva cercato di ribellarsi ed era finita male. Semplice e chiaro.
«Fossi in te, aspetterei il verdetto del giudice prima di cantare vittoria».
Non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per verificare l’identità del suo interlocutore, conosceva bene quella voce.
«Cosa ti fa pensare che io stia già cantando vittoria, Herr Miles Edgeworth?»
«Ti aspetti che ti presenti delle prove, per caso?»
«Questo è uno dei casi più semplici in cui mi sia mai imbattuta. La colpevolezza di quell’uomo è sotto gli occhi di tutti».
«E tu farai di tutto affinché ottenga un impeccabile verdetto di colpevolezza, suppongo».
«Devo ricordarti in cosa consiste il lavoro di un procuratore?»
Era irritante. Decisamente irritante, specialmente quando metteva in evidenza la sua professione (anzi, la loro professione) come quella di un tiranno che condanna gente innocente senza alcuna pietà. Doveva stare attenta a non farsi influenzare, quell’uomo aveva sempre avuto qualcosa che a lei sfuggiva. E non poteva assolutamente tollerarlo. Fece schioccare la sua frusta.
«E questo a cos’è dovuto?» chiese Edgeworth senza scomporsi minimamente, come al solito.
«Sto già pregustando la vittoria» fu la risposta di Franziska, senza troppi giri di parole.
«Dimentichi la fidanzata dell’imputato. Non sembra un tipetto facile da mettere a tacere».
«Vedo che hai fatto i compiti a casa, Herr Miles Edgeworth. Peccato che questi siano i miei compiti, perciò vedi di rimanere al tuo posto».
«Non hai nulla da temere. Cerca di non essere troppo violenta col poveretto che rappresenterà la difesa».
«Non prometto nulla» sogghignò la giovane donna.
Detto questo, lasciò il “collega”, se così si poteva definire, ad ammirare la scena del crimine da solo e si diresse alla sua limousine indicando all’autista di dirigersi al centro di detenzione. Con il detective Sciattone sarebbe stato tutto più divertente, ma non si poteva chiedere troppo, non era facile trovare uno schiavetto come lui in quei tempi.
Una mezz’oretta fu sufficiente per giungere a destinazione.

1 marzo 2027 – 12:45. Centro di detenzione.
Le guardie della carcere la riconobbero subito senza bisogno di troppe cerimonie. Non perse tempo e si diresse con passo frettoloso verso la sala visite. Tempo un minuto e un poliziotto trascinò dentro l’imputato. Sembrava molto sciupato.
«Buona giornata, Herr Manni Ferch» salutò Franziska con freddezza.
Manni non rispose.
«Mi presento» proseguì lei. «Il mio nome è Franziska von Karma. Rappresenterò l’accusa durante il processo riguardante il suo caso che si terrà fra due settimane».
«...cosa vuole da me?»
Il ragazzo la fissava con gli occhi di uno che non ce la faceva davvero più e che ormai aveva accettato il suo destino. Franziska non poté fare a meno di frenare per un nanosecondo la furia nel suo sguardo, ma solo per un nanosecondo, sia chiaro.
«Vedo che sai parlare, allora» fece della finta ironia. «È molto semplice: sono qui per farti delle domande. E vedi di rispondere».
«Non è compito della polizia, questo?» le fece notare Manni.
«Questo lo stabilisco io. E ora cominciamo» tirò corto Franziska. «Prima domanda: sei tu il colpevole?»
«...no».
Lo schiocco della frusta di Franziska echeggiò per tutta la stanza. Il ragazzo fece un piccolo sobbalzo.
«Risposta sbagliata».
«Se conosce già le risposte non è necessario interrogarmi... non trova?»
Una terza voce si fece sentire dal fondo della cupa stanza: «Giusta osservazione».
Franziska era sul punto di esplodere. Miles Edgeworth avanzava a grandi passi verso di loro, con il suo solito portamento galante.
«Ma che fai?! Mi pedini adesso?! Stai diventando peggio di una sanguisuga!» lo accusò Franziska.
«Sto conducendo indagini per puro interesse personale. E visto che la mia posizione me lo consente, non ci trovo nulla di male».
«Beh, se è un’offerta di aiuto sappi che la mia risposta è no. Me la sto cavando benissimo da sola, come faccio da anni».
«Non mi risulta affatto» rispose Edgeworth con un sorrisetto malizioso, piuttosto sicuro di quello che stava dicendo.
«Da quanto eri lì?» domandò Franziska puntandogli addosso la frusta.
«Il tempo necessario per ascoltare la tua prima disastrosa domanda».
«Herr Miles Edgeworth! Non venire a insegnarmi il mio lavoro! Io sono un procuratore... efficiente». Stava per dire “perfetto”, ma si rese conto in tempo che non era il caso. In quel momento. «È una sfida? Bene, accomodati pure. Puoi fargli tutte le domande che vuoi, ma non credere di riuscire a fare meglio di me».
«Sei davvero incorreggibile, Franziska. E ora se vuoi lasciarci soli...»
Più rossa che mai in faccia, Franziska uscì dalla stanza sbattendo la porta.
«Perdonala, riconosco che i suoi metodi sono poco ortodossi» si rivolse Edgeworth a Manni. «Ti va di fare qualche chiacchiera?»
Fuori dalla porta, Franziska attese. Non riusciva a origliare, ma questo era ovvio. Forse avrebbe dovuto rifiutarsi categoricamente di uscire e non dargliela vinta. In quel periodo era più nervosa di quanto non fosse di solito.
Attese. Erano già passati dieci minuti. Ma quanto ci metteva? A lei massimo cinque minuti sarebbero stati sufficienti. I suoi metodi erano perfetti. Non aveva assolutamente nulla da rimproverarsi.
Venti minuti. Stava per entrare quando la porta si aprì.
«Alla buon ora» criticò lei.
«Non sei mai stata una campionessa di pazienza» disse Edgeworth in tutta risposta.
«Bando alle ciance! Voglio sapere ogni singola parola che vi siete detti».
«Non era una sfida tra noi due?» chiese perplesso.
«Credevi forse che ti avessi concesso di interrogare l’imputato senza un motivo ben preciso? E poi ammettilo, muori dalla voglia di partecipare alle indagini in prima persona. E io potrei anche concedertelo se mi dici quali sciocchezze ti ha detto quello sciocco».
«Cos’hai di recente, Franziska?»
Incredibile. L’aveva lasciata senza parole. E adesso? Non poteva rispondere a tono perché ormai era stata tradita dalla sua stessa espressione di stucco, che provvide a correggere il prima possibile. Doveva darsi una calmata, non poteva permettersi di mostrare troppe debolezze.
«Credevo che ormai avessi capito che una carriera perfetta non è l’obiettivo di un procuratore» proseguì Edgeworth. «E negli ultimi tempi ti vedo molto tesa. C’è forse qualcosa che devo sapere?»
Non c’era proprio niente da fare, non gli sfuggiva nulla. Era disarmante. Ma d’altronde... ormai era lui la sua famiglia. Cos’altro le rimaneva?
«Sì. C’è qualcosa» rispose.
«E questa cosa riguarda anche me, ho ragione?»
«Hai ragione. Hai vinto tu, Herr Miles Edgeworth. Seguimi, in procura potremo parlare con più tranquillità. Prima però dimmi tutto ciò che ti ha detto l’imputato».
Edgeworth fece una faccia corrucciata: «C’è qualcosa che non mi convince in questo delitto. Tanto per cambiare». «Somigli sempre di più a lui».
Un sorriso si dipinse nuovamente sul volto di Edgeworth: «Temo sia un’inevitabile conseguenza. Anzi, a proposito di lui...».
Franziska lo interruppe. Si stava facendo strada verso una ragazza dai singolari capelli rosso tinti che stava discutendo con un poliziotto per via dell’orario delle visite.
Passò direttamente al sodo: «Sei la ragazza di Herr Manni Ferch?»
La rossa fece un cenno d’assenso.
«Ti conviene sbrigarti. L’orario delle visite va rispettato. Guardia, indica la strada alla signorina. Per una volta non credo sia la morte di nessuno».
«...grazie» mormorò quest’ultima.
Franziska tornò da Edgeworth: «Andiamo».
«Continui a sorprendermi» commentò lui.
«Sono donna anch’io, non dimenticarlo. Che stavi dicendo a proposito di Herr Phoenix Wright?»
Il procuratore impiegò un po’ di tempo a rispondere.
«Diciamo che ho dato una chance in più al nostro imputato».

4 marzo 2027 – 11:00. Agenzia Vattelapesca Wright.
«Polly! C’è posta!»
«Controlla tu, per favore».
Ci fu un breve momento di silenzio. Molto breve.
«Aaaaaaaaaah!»
Apollo corse nella stanza accanto: «Che diamine succede, Trucy!?»
«La svolta, Polly! La svolta! Una nuova pista su cui indagare? Una lettera per mio padre!!!»
«Santo cielo, Trucy, cos’ha di tanto speciale una comunissima lettera?»
«Questa lettera è diversa!»
«Non è una bolletta?»
«No! Cioè, ci sono anche quelle...»
«Ah, ecco» sospirò Apollo.
«Ma che ti importa!? Abbiamo questa!» gli sventolò la lettera davanti al naso.
«Certo che mi importa, luce e gas non li regalano di certo!»
«La vuoi piantare di preoccuparti e dare un’occhiata a questa?»
Apollo prese in mano la lettera. Era indirizzata a Phoenix Wright. Mittente: Miles Edgeworth.


Ed eccomi, dopo decenni XD chiedo scusa a tutti quanti per l'immenso ritardo.
Questo capitolo è un po' diverso dagli altri. Mi sono accorto che la storia stava arrivando ad avere diversi punti morti, così ho deciso di cercare un modo per rimediare. Ho ripescato i personaggi di Edgeworth e Franziska dalla Germania e sto cercando di ritornare in tema "Ace Attorney" potremmo dire! Spero quindi di riuscire a includere un'aula di tribunale nel prossimo capitolo.
Ci tengo inoltre a precisare che i personaggi di Manni e Lola (la fidanzata di Manni) non sono stati completamente inventati da me, ma traggono fortemente ispirazione dai personaggi del film Lola Corre (originale: Lola Rennt), del quale consiglio la visione. Manni e Lola sono interpretati dagli attori tedeschi Moritz Bleibtreu e Franka Potente, quindi potente immaginarveli più o meno in così se si va.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, alla prossima!
Roxas93
   
 
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