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Autore: PoisonVeleno    04/06/2011    2 recensioni
questa fiction è il seguito di 'severus siamo amici vero?' sono passati dodici anni dalla morte di Lily, cugina nonchè migliore amica di Lylith, protagonista della serie. adesso Lylith tornerà ad Hogwarts e tutto il suo passato le piomberà addosso in una valanga di novità e sorprese, come finalmente poter conoscere Harry.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Lylith, storia dell'altra Lily Evans.'
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DUNQUEE, ECCO LA SECONDA PARTE DELLA SERIE.
In realtà l'ho già finita, devo soltanto postarla qui ^^ se c'è qualche cosa che non è chiara fatemelo sapere :) l'ho fatta di botto e quindi potrebbe esserci qualche casino qua e là. spero che vi piaccia :D io sono particolarmente fiera dei primi capitoli quindi fatemi sapere che ne pensate voi!
e GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO SEGUITO LYLITH LEGGENDO, COMMENTANDO ecc ecc! vi voglio bene <3


Lylith percorreva gli sterminati giardini di Hogwarts, pensando con un misto di nostalgia e trepidazione agli ultimi momenti passati in Finlandia, ultima sosta del suo viaggio iniziato dodici anni fa.
Lì teneva un corso estivo avanzato per studenti particolarmente capaci in pozioni e incantesimi dove spiegava come usare ingredienti alternativi in mancanza di quelli tradizionali e come rimediare ad un errore nelle pozioni invece di dover ricominciare tutto da capo.
Più o meno quello che le aveva proposto di fare Albus Silente invitandola ad insegnare ad Hogwarts.
La sua lettera in realtà non diceva molto,‘le avrebbe spiegato tutto meglio di persona’ e ‘non vedeva l’ora di riaccoglierla a scuola come insegnante’ e cose così. lei non ci aveva messo molto ad accettare e mandare la risposta con il suo barbagianni Humus regalatole due anni prima da Helga, l’allegra ragazza conosciuta proprio a Vantaa, (città della finlandia dove teneva il corso), con cui condivideva il potere dei quattro elementi, tranne che quello di Helga era l’acqua.
Insomma avevano fatto amicizia presto e ognuna imparava molto dall’altra. Purtroppo poche settimane prima l’arrivo della lettera di Silente, Helga aveva avuto un incidente per uno dei suoi esperimenti con gli incantesimi acquatici racchiusi nelle pietre ed era morta, annegata nel suo stesso elemento. La sua bacchetta era dall’altra parte della porta, si scoprì in seguito. Non avrebbe mai potuto salvarsi da sola. Lylith era certamente triste per questo, ma forse aveva sviluppato un certo cinismo quando capitava un evento così.
la sua realtà veniva sconvolta, ma lei si rifugiava nella sua mente e riusciva ad estraniarsi dal dolore che provava. Era come se ci fosse abituata.

Ormai da anni non sentiva più i suoi vecchi amici. Ma non li aveva sostituiti. Non ne aveva di nuovi, solo Helga, ma ora nemmeno lei. Per quanto ne sapeva lei, da Albus e dai giornali inglesi, potevano essere tutti morti.
Ah, non tutti. Persino in Finlandia era giunta voce che il famigerato Sirius Black era scappato da Azkaban. Non sapeva se gioirne o meno. Perciò ci pensava il meno possibile.
Non sapeva nulla di Remus, non sapeva nulla di Izobel. Naturalmente però aveva seguito le cacce ai Mangiamorte dopo la caduta del signore oscuro e aveva scoperto che Severus si era salvato grazie ad una generosa difesa proprio di Silente, ma non aveva mai approfondito la questione. Poteva essere morto anche lui ormai, ora che ci pensava.



Comunque, ormai era arrivata alla porta del castello e districandosi dal mantello da viaggio pieno di neve congelata, terra e altre schifezze, lo ripulì e lo infilò nella sacca arancione che portava a tracolla che conteneva tutti i suoi averi –qualche vestito (possedeva solo pochi vestiti a cui a volte cambiava il colore o li accorciava o allungava a seconda delle sue esigenze), molti libri di svariati argomenti, molti barattoli di svariati ingredienti e qualche piccolo ricordo. Pensò che aveva fatto bene a spezzare con l’arancione della borsa, il nero del vestito che la faceva assomigliare ad una spazzina. Fino al ginocchio senza un orlo preciso al ginocchio, solo tagliato alla meno peggio, più lungo in certi punti e corto in altri, cominciava pure a sfilacciarsi nelle maniche corte. Ma lei non ci faceva mai caso.
Era il 27 agosto e in Gran Bretagna c’era decisamente più caldo che in Finlandia. “Humus, per ora vai nella Guferia. Dovresti trovare cibo.” Disse rivolta al suo barbagianni accarezzandogli le piume marrone scuro. Questo obbedì e volò via.

Lei invece cominciò ad avventurarsi nel castello ancora pressoché deserto pensava, per cercare il preside. Si trovava proprio nel corridoio del suo ufficio, bastava solamente svoltare a sinistra e salire le scale e avrebbe visto Silente. 
Si sentiva solo il ticchettio delle sue scarpe malconce sul pavimento di pietra. 
Svoltò l’angolo. E fu sul punto di svenire. sbattè le palpebre due volte prima di realizzare che un uomo camminava nella direzione opposta alla sua e che quell’uomo era identico a Severus Piton, che non vedeva da anni. E non si era ancora accorto della sua presenza. Fece dietrofront come un’idiota, rifugiandosi nell’angolino.
“stupida!” si disse a mente. “perché stai facendo così? ora tu cammini per la tua strada…e si vedrà! Non devi essere in imbarazzo per incontrare sul tuo futuro posto di lavoro il tuo ex migliore amico con cui hai litigato furiosamente e da quel momento non ci hai scambiato parola per quasi vent’anni. Assolutamente, non c’è da essere in imbarazzo” disse molto poco convinta. E girò di nuovo l’angolo.
Intanto Severus era arrivato quasi a svoltare l’angolo lui stesso e stavolta si bloccò. E per poco non gli venne un collasso. Non vedeva quegli occhi da quasi vent’anni. L’ultima volta erano pieni di disgusto e odio nei suoi confronti. Ma ora…erano solo stupiti. E forse intimoriti? Quegli occhi. Così simili e così diversi dai suoi occhi. La sua bocca era una sottilissima linea dritta. Ma la bocca della donna che gli stava davanti si aprì in un sussurro. 




“Severus…sei proprio tu?”

lui non rispose.



“Severus…” ricominciò lei a voce un po’ più alta, quasi strozzata dalla sorpresa. “Non mi riconosci? Sono…”


“Lylith” interruppe lui, fissandola. Ci fu una pausa che ad entrambi sembrò durare un secolo.


“credevo fossi morto” ammise lei di nuovo in un sussurro appena udibile.


“cosa ci fai qua? Credo fossi sparita dalla vita reale” la aggredì lui con tono troppo brutale secondo il giudizio della ragazza, che raddrizzò le spalle e rispose freddamente:


 “ci lavoro. Non disturbarti a dirmi cosa ci fai tu qui comunque, non mi interessa. Vedo che in tutti questi anni non sei cambiato molto, sei sempre la solita statua di ghiaccio che non mostra la minima emozione a rivedere nemmeno una vecchia amica.”


“come ti permetti di parlarmi così? che ne sai tu? Hai smesso di parlarmi quasi vent’anni fa e vieni qui a farmi la predica e pure a definirti mia amica? Tu non sei cambiata affatto, invece! Hai sempre quell’aria sfacciata di chi ha sempre ragione o pretende di averla. Per tua informazione anche io lavoro qui e perciò è mio diritto e dovere sapere che cosa cerchi di fare in giro per il castello”


“ti ho detto che non mi importava! E poi cos’è, una minaccia? Questo è il massimo che riesci a dire? Bravo, ti faccio i miei complimenti. Scusa, ma ho altro da fare.” Replicò Lylith cercando di schivare la sua presenza e passare oltre.


“ti avviso” Minacciò lui “io sono qui da molto più tempo di te. Torna nella landa dei ghiacci, non ti permetterò di …”


“Severus, io non avevo alcuna intenzione di spodestarti da qualunque sia il tuo trono” rispose Lylith ironica “anzi. Ero quasi pronta a ricominciare tutto da capo. Ma dato che le cose stanno così” disse un po’ più risolutamente “sappi che io non ho intenzione di subire le tue noiose paranoie” ci fu un’altra pausa, che Severus utilizzò per cercare di penetrare la sua mente.


“Ah, Sev. È maleducazione. Mi devi odiare proprio tanto. Scommetto di sapere perché. Ma dicono in giro che l’indifferenza è peggio dell’odio. Sarà vero? Perché non provi?”


“tu non sai niente! NIENTE!” il suo sguardo sembrava furioso. Sapeva di averla allarmata un po’ troppo, perciò la lasciò andare nell’ufficio del preside.


Non capiva niente. Gli era venuto così naturale comportarsi in questo modo con lei…lei, che era davvero stata la sua migliore amica, che aveva avuto davvero ragione su di lui.

la odiava? Aveva ragione anche adesso? non capiva più niente. Non poteva essere vero…adesso avrebbe sconvolto tutto. Il suo precario equilibrio, già messo a dura prova da quel piccolo insolente ragazzino con la stupida famosissima cicatrice, la mancata cattedra raggiunta di nuovo data a Lupin, l’evasione da Azkaban di Black e ora lei! “perché?” si chiese con rabbia.

Non riusciva a capire come potesse riuscire così bene a farsi odiare da tutti. Ma visto che ci riusciva così bene, non vedeva neanche il motivo di smettere. Dopotutto, ormai Lylith lo odiava.
Non sarebbe mai riuscito a confessarle quale parte aveva avuto nell’omicidio della persona a cui entrambi tenevano più al mondo…o forse l’avrebbe fatto, e così si sarebbe fatto odiare esattamente quanto si meritava e finalmente poter pagare per tutte le sue colpe?
Ma già lui era odiato.

L’aggiunta di un’altra persona poteva bastare? Certo, non era una persona qualunque. Era Lylith. probabilmente il suo odio era quello che più l’avrebbe condannato, dato che era anche quello che più non sopportava di vedere riflesso nel suo sguardo.

Erano stati amici davvero, dopotutto.



 
  
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