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Autore: nitro    04/06/2011    1 recensioni
Questa storia ha partecipato al concorso "What if..e se fosse andata in un altro modo?" organizzato da Dark Iris91, classificandosi prima a pari merito.
Nelle ultime pagine del libro "Eclipse" si vede Jacob scappare lontano dalla riserva e da Bella, senza una meta precisa. E se il suo cammino trovasse una meta? E se Billy lo trascinasse in un viaggio oltreoceano?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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Su le Nordiche nevi ella già sparge le sue rose l'Aurora. (Vincenzo Monti)

 


Il crepuscolo perenne regnava incontrastato sulla terra fredda e sui fiordi bagnati dal mare nero ormai cristallizzato. Il tempo scorreva lento e immutato per il Circolo Polare Artico e le sue creature. Soltanto per me gli istanti si susseguivano rapidamente in una corsa mozzafiato.

Senza che me ne accorgessi, arrivò novembre e anche lui corse via.
Quella mattina guardavo il mare, il mio sguardo volava sulle piccole imperfezioni della crosta ghiacciata. La mia vista, sebbene fosse acutissima, non riusciva a raggiungere la linea dell’orizzonte. Il mare e il cielo erano fusi assieme da una particolare saldatura grigia fatta di nebbia.
Udii dei fruscii alle mie spalle e riconobbi il passo sicuro di Ricky. Mi voltai rivolgendole un sorriso, ma rimasi turbato nel vedere la sua espressione contrita.
« Che succede? »
Si accomodò su un masso accanto a me e fissò la distesa di ghiaccio, prima di posare i suoi occhi sul mio viso.
« Vorrei chiederti un favore… »
La spronai a continuare.
« Mi accompagneresti sulle distese di ghiaccio a Nord? »
La sua richiesta era alquanto insolita, giacché era stata lei a spiegarmi che d’inverno non ci si poteva allontanare troppo dal villaggio.
Vide il rifiuto dipingersi sul mio volto, ma non mi lasciò argomentare i miei dubbi.
«Ogni anno in questo giorno i miei genitori mi portavano a Nord e insieme attendevamo la mezzanotte per festeggiare il mio compleanno».
« Ma è pericoloso! Potremmo imbatterci in altri mannari… »
« Non essere sciocco Jake! I licantropi sono solitari ».
Le mie sopracciglia si aggrottarono, percepii chiaramente la tensione sulla mia fronte.
« Non ti è mai venuto in mente di raccontarmelo prima che perlustrassi tutta la zona per mesi? »
Ricky mi regalò una risata cristallina.
« Così ti tieni in forma! Anche se devo ammettere che quegli addominali non han bisogno di altre cure… »
Le mie guance avvamparono e cercai di nascondere parzialmente il viso, puntando lo sguardo a terra, ma il mio orgoglio maschile m’impedì di farlo.
Le sorrisi e mi sentii lusingato per quel complimento; in fondo andavo fiero del mio fisico e sapevo che doveva fare un certo effetto sulle ragazze.
Poi la mia mente fu riportata sulla terra da un’improvvisa illuminazione.
« Aspetta, oggi è il tuo compleanno? »
Quanto potevo essere stupido? Evidentemente non c’era un limite alla mia sconfinata dote di dimenticare le cose.
« Domani. Il 22 novembre » si alzò e mi porse la mano bianca. « Allora mi ci porti? Andrei da sola se non mi servisse un mezzo di trasporto più veloce del vento... e se può convincerti, tuo padre e Arnulf lo sanno ».
Quell’ultima affermazione mi aiutò a decidere, anche se non avrei mai saputo dire no allo sguardo determinato con cui Ricky mi fronteggiava.
Corsi tra gli alberi e poi tornai da lei con le sembianze di un enorme lupo rossiccio.
Correre con il suo corpo sulla schiena era una sensazione meravigliosa, stringeva le mani attorno al mio collo e teneva la testa appoggiata tra le mie grandi scapole.
Il ghiaccio e la neve si alternavano sotto le mie zampe mentre mi dirigevo a Nord. Sentivo i miei muscoli reagire alle sollecitazioni del terreno in maniera flessuosa e naturale; allo stesso modo il corpo di Ricky si adattava ai miei movimenti. Era come se un unico organismo si muovesse all’unisono, mosso da un meccanismo vecchio quanto il mondo.
La strana connessione, che percepivo tra me e Ricky, era rimasta un mistero; avevo cercato una risposta nel vecchio Arnulf, ma avevo ottenuto soltanto una frase criptica che non avevo capito.
“Le anime affini si prendono e si salvano”.
Anche in quel momento, mentre mi accarezzava un orecchio, percepivo la sua felicità, come se le nostre anime fossero unite.
Il paesaggio boschivo lasciò lentamente spazio a una sconfinata distesa di ghiaccio, che si confondeva con l’orizzonte lontano.
Corsi per ore su quella superficie cristallina, finché un leggero strattone ai peli del mio collo non mi fece capire che eravamo giunti alla meta.
Ricky balzò giù dalla mia schiena e mi porse i pantaloni che le avevo affidato. Si voltò e mi lasciò il tempo di ritornare umano e rivestirmi.
Avvicinandomi a lei notai il profondo strappo sulla pelliccia che indossava e, scosso dal ricordo ancora vivido delle sue ferite, accarezzai la sua schiena nel punto in cui le unghie del licantropo avevano lacerato l’indumento.
Sussultò per quel contatto improvviso, ma non si sottrasse alle mie carezze.
Il mio sguardo vagò sull’immensità di quella lastra di ghiaccio, attorno a noi non c’era nulla, soltanto cielo e neve rappresa, avvolti nella costante penombra.
« Perché hai scelto questo posto? Non c’è nulla da vedere ».
Ricky volto la testa di lato per potermi guardare, regalandomi uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
« Lo scoprirai tra poco, Jake. Conosci la storia delle Valchirie? »
Strinsi le palpebre, dubbioso.
« Sì, credo di sì, sono le serve di Odino. Incaricate di trovare gli spiriti dei guerrieri più coraggiosi; ma questo che cosa centra ora? »
Le sue spalle ruotarono e mi fissò dritto negli occhi. Il suo piccolo corpo era di fronte a me e i suoi occhi mi guardavano con estrema serietà.
« Gli antichi Vichinghi narrano che le Valchirie, perennemente in viaggio nella volta celeste, in un particolare periodo dell’anno, si facciano vedere nei cieli del Nord. Le loro scintillanti armature e le briglie dorate dei loro lupi creano uno spettacolo di luci e suoni soavi. La luce del Nord sorgerà presto su questa landa desolata. Per questo ogni anno i miei genitori mi portavano qui. Sono nata il primo giorno dell’anno, in cui è possibile scorgere l’Aurora ».
Improvvisamente l’oscurità che ci circondava fu rischiarata da uno strano bagliore verdognolo. Istintivamente alzai lo sguardo a cielo e rimasi stupefatto dallo spettacolo che si apriva davanti ai miei occhi.
Lunghi fasci di luce verde dondolavano in contrasto con il cielo buio che li sovrastava.
I magnifici bagliori sembravano quasi possedere un corpo solido, fluttuavano nell’aria come nastri accarezzati dal vento e mentre si allontanavano verso l’orizzonte, si coloravano di tinte più vivaci, a tratti dorate e a tratti vermiglie.
La meraviglia che quella terra selvaggia suscitava in me mi lasciava senza fiato.
La Luce del Nord spargeva i suoi raggi come petali soffici, i petali di una rosa screziata di mille colori.
Sentii Ricky sospirare, abbassai gli occhi e vidi il suo volto rivolto verso il cielo, un po’ più in basso del mio petto.
Una strana malinconia piegava le sue labbra in un sorriso, la luce verde donava riflessi smeraldini alle acque cristalline nelle sue iridi.
I suoi capelli erano cullati da una brezza leggera e si spargevano al vento; sembravano danzare a ritmo del lieve suono metallico che l’Aurora creava con i suoi nastri di rame.
Il suo viso, illuminato da quella luminescenza, era ancora più bello. Le mie mani erano attratte dal candore di quella pelle sfolgorante, il mio corpo fremeva all’idea di attirare a sé la sua figura tanto fragile. La mia anima voleva fondersi con la sua e ondeggiare nel cielo come l’aurora. Volevo inebriarmi del suo profumo di rose fresche.
La sua voce melodiosa, in armonia con il silenzio che ci aveva accolti, raggiunse i miei sensi come una dolce carezza.
« Non ti ho chiesto di venire soltanto per rivedere il luogo in cui ho passato momenti meravigliosi con i miei genitori », si morse il labbro inferiore. « Volevo stare sola con te. Sento di provare qualcosa per te dal primo momento in cui ti ho visto, ma te lo dico solo ora perché non ne ero sicura e non volevo darti un’impressione sbagliata… »
Le sue labbra sottili ma piene si schiusero per attrarre l’aria gelida; come un petalo che si libera dalla corolla, il suo labbro inferiore rivelò la sua rotondità perfetta.
La vista di quel capolavoro naturale mi sedusse e non la lasciai terminare la sua confessione.
Con un braccio le cinsi la vita e la sollevai da terra, con l’altro le accarezzai una guancia.
I suoi occhi, color cobalto, prima rivolti verso il cielo, si posarono nei miei grandi occhi scuri, poco prima che le nostre labbra si sfiorassero.
Un debole gemito di sorpresa proruppe dalla sua bocca alla mia, ma fu subito soffocato dalla mia voglia di cogliere quella rosa appena sbocciata.
Le sue mani cinsero delicatamente le mie spalle e poi risalirono, accarezzando la mia pelle ambrata, fino alle mie guancie, dove si fermarono saldamente, come a impedirmi di fuggire da lei.
Le nostre bocche si rincorsero, prima lentamente, poi, quando anche le nostre lingue s’incontrarono, cominciarono a inseguirsi con più determinazione.
Le mie labbra si muovevano voraci sulle sue, erano bramose di conoscere ogni centimetro di quella morbida superficie.
La mia anima, colpita da una miriade di scintille di piacere, percepiva chiaramente la serenità che si sprigionava da Ricky.
Per quanto bizzarro potesse sembrarmi, era come se le nostre anime si fossero fuse veramente e provassero gli stessi sentimenti. Era come se potessi leggere nella sua mente e sfogliare le pagine rosee delle sue emozioni. E quelle emozioni si susseguirono nelle nostre menti in un turbinio di luci e colori.
Ricky si staccò da me e subito l’aria gelida rimarcò l’assenza delle sue labbra sulle mie.
La delusione per il suo allontanamento fu presto eclissata dalla luminosità dei suoi occhi, mentre mi guardavano, dolci e languidi.
La riappoggiai delicatamente a terra e strinsi forte al mio petto il suo capo. Accarezzai a lungo i suoi capelli setosi e morbidi, cullando la mia mano con i brividi che mi procurava quel contatto.
L’aurora vegliò su di noi e sul nostro abbraccio per tutta la notte, continuò a brillare nel cielo anche quando ci avviammo verso il villaggio e avrebbe continuato a brillare fino all’avvento del nuovo anno.
Mentre mi fiondavo nuovamente nel fitto della foresta, l’atmosfera divenne improvvisamente più cupa, a causa delle ombre degli alberi che scurivano ancora di più il crepuscolo che aleggiava al posto delle rime luci dell’alba.
Anche il mio animo ricevette un duro scossone. I pensieri felici che mi avevano accompagnato fino a quel punto lasciarono spazio a un dubbio insidioso.
Le mie riflessioni corsero veloci al futuro, alla possibilità che un giorno una ragazza avrebbe potuto scatenare in me l’imprinting, alla possibilità di far soffrire chiunque si trovasse al mio fianco in quel momento.
 Dopo Bella, mi sto affezionando a un’altra ragazza con cui potrò stare soltanto fino a che non sarò colpito dall’imprinting. Se soltanto fosse successo con Bella…
Un dolore alla scapola destra spezzò il mio pensiero. La mano di Ricky si era arpionata saldamente al mio pelo, provocandomi un’improvvisa fitta.
Scacciai il pensiero di Bella dalla mia mente, perché non volevo rovinare quella nottata stupenda con i miei tristi ricordi.
Arrivati nei pressi del villaggio, mi fermai per trasformarmi, volevo passeggiare con Ricky fino a casa Ulvensonn.
Lei balzò giù dalla mia schiena e s’incamminò senza aspettarmi.
Quando la raggiunsi, provai a porgerle la mia mano ma fui costretto a lasciarla cadere nel vuoto. Decisi di lasciar stare, forse si sentiva in imbarazzo, come quando avevamo dormito assieme.
Quando vidi le sagome scure delle case disabitate, la bloccai, incapace di starle lontano e cercai di abbracciarla per alleviare un po’ il senso d’imbarazzo che la attanagliava. La sua reazione, purtroppo, mi lasciò senza parole.
« No, lasciami stare. Vado a dormire » e sgusciò via dal mio abbraccio, lasciandomi con le braccia a mezz’aria e un’espressione ebete sulla faccia.
Ho forse già iniziato a farle del male?Com’è possibile… eppure c’è qualcosa che la turba in me. Forse anche lei è giunta alla triste conclusione che la nostra storia, non ancora nata, è destinata a morire.  Accidenti a te Jacob Black. Se soltanto avessi avuto l’imprinting con Bella non avrei avuto l’occasione di far soffrire Ricky.
Ma quel pensiero, in quel momento, risuonò distorto nella mia mente, come una nota stridente in una melodia armoniosa.
Perché mai sarei potuto stare meglio, avendo l’imprinting con Bella?
Al pensiero degli occhi cristallini e sinceri di Ricky, la vita che avevo immaginato con Bella si era improvvisamente appannata e aveva assunto tinte più sfocate, come un dipinto colpito da una secchiata d’acqua trasparente.
Forse, dopotutto sarebbe stato meglio essere legato per sempre a Ricky, trascinato dalla forza invincibile dell’amore che i lupi possono provare.
Ricky è una ragazza meravigliosa, ha sempre detto tutto ciò che pensava senza nascondere nulla, né sentimenti né cose negative. Bella mi ha illuso, Ricky non ha mai cercato di stare con me, fino ad oggi. Fino a che non ha capito di provare qualcosa per me. Non sono il suo ripiego, non sono solo l’amico con cui piangere. Il rapporto di confidenza è reciproco, posso trovare conforto in lei, non dolore. Ha saputo essermi amica senza usarmi. La credevo più misteriosa ma conoscendola ho capito. Vive la vita con una trasparenza e una genuinità difficile da trovare nelle persone. Perché l’ho lasciata fuggire? Perché non ho capito prima cosa provo per lei? Sono uno stupido.
Fermai il flusso della mia coscienza e corsi al villaggio. Mio padre e Arnulf stavano raccogliendo le grandi reti da pesca ghiacciate che riposavano vicino alla casa del capo clan, e le gettavano in enormi sacchi neri.
Discutevano sulle ultime faccende da sistemare al villaggio e udii Billy annunciare la nostra partenza. Voleva essere a casa prima della fine dell’anno.
Vedere gettati via gli strumenti della vita di ogni giorno di chi aveva dimorato in quel villaggio, mi provocò un segno di disagio.
Il clan, il villaggio e la mia vita in Norvegia erano finiti. La parola “fine” minacciava la mia esistenza come una ghigliottina sulla gola di un condannato.
Cercai Ricky ovunque, ma non la trovai.
« Ragazzo! » Arnulf mi chiamò con la sua mano adunca.
« Se cerchi Rikke… è appena andata sulla costa a Sud ».
Biascicai un “grazie” nervoso e corsi verso i fiordi, con una sensazione di panico che mi attanagliava le viscere. 

 

   
 
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