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Autore: cutuletta    04/06/2011    15 recensioni
Finalmente Kate riesce a risolvere il mistero che si cela dietro la morte di sua madre. Per lei e per Castle si profila un nuovo inizio.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente Lunedì era arrivato!

Castle negli ultimi due giorni non aveva fatto altro che attendere quel giorno ... Aveva aspettato per tre anni, ma niente gli era sembrato tanto interminabile come quel fine settimana. Aveva passato ore in contemplazione del cellulare, nell’attesa che squillasse, di leggere il suo nome sul display, ma niente!

Si era detto che era normale, che non doveva dare peso alla cosa, che doveva darle tempo … Aveva ripetuto, come un automa, il gesto di chiamarla decine e decine di volte per poi riporre il telefono. Continuava a scendere le scale, si dirigeva verso la porta pronto a raggiungerla, ma poi finiva per ripensarci e tornare indietro! Kate aveva messo in piazza i suoi sentimenti, ed era la prima volta da quando la conosceva che si spingeva così oltre, non doveva farle pressioni, l’avrebbe solo fatta allontanare.

Arrivò al distretto con gli occhiali da sole, una polo sportiva, il colletto alzato e un’aria frizzante. Quello era il giorno di un nuovo inizio, di un sodalizio con Kate che sarebbe andato oltre le otto ore di lavoro e si sarebbe esteso al privato; non vedeva l’ora di esplorare quella parte di Kate, quella nuova vita insieme!

-Buongiorno miei cari e solerti amici detective!

Esposito e Ryan lo guardarono come se avessero appena visto un alieno; i loro occhi furono attratti in principio dal suo sorriso smagliante e subito dopo dai due caffè che teneva in mano, come al solito, come se nulla fosse cambiato! Si rivolsero un’occhiata fugace e poi commentarono a voce bassa:
-Ma non lo sa? – Chiese Ryan ad Esposito
-Dubito che siano per noi quei due caffè!
-Non trovate che questa giornata sia meravigliosa … Aaaah! – Disse respirando a pieni polmoni, come se fosse su un’alta vetta a fare scorta di aria pura
-Forse è il suo modo di elaborare la partenza di Kate. – Disse Ryan, abbastanza preoccupato da quella versione zen dello scrittore - Deve essere ancora sotto shock!
-Magari ha fumato qualcosa! –Disse Esposito
-Bene ragazzi, non voglio farvi perdere tempo, il vostro lavoro è difficile, importante e voi siete molto professionali e preparati!
-Ok, ha fumato! –Disse Ryan, annuendo in direzione di Esposito
Castle continuava a guardarsi intorno e ad ignorare i discorsi sottobanco dei due detective
-Dov’è Beckett? – Chiese alla fine, non vedendo arrivare la detective
Ryan ed Esposito si guardarono sconvolti
-L’ha rimosso? – Disse Esposito, provando a razionalizzare, verso il collega
-E se se ne fosse andata senza dirgli niente? – Chiese timidamente Ryan
-Arriva più tardi? Oppure è in archivio? – Insisteva Castle, guardandosi intorno
-Oh cavolo, amico! E ora chi glielo dice? – Disse Esposito tra lo sgomento e il panico
-Temo che dovremo farlo noi, ma se vuoi farti avanti, fai pure!  – Disse Ryan al collega, continuando a fissare Castle
-Giochiamocelo a morra! – Commentò Esposito, anche lui con lo sguardo fisso sullo scrittore

Montgomery uscì dal suo ufficio e disse:
-Esposito, nella sala interrogatori, il sospettato sta arrivando!
Esposito in direzione di Ryan
-Anzi  no, credo che la morra non serva più, buona fortuna – Disse dando una pacca alla spalla dell’amico e guadagnandosi una smorfia di disappunto dall’irlandese

-Hey, capitano! Come va? – Chiese Castle accennando un saluto goffo con i caffè in mano
Montgomery vide i caffè e intuì che Castle fosse all’oscuro della situazione; guardò di volata Ryan che scosse la testa e ne ebbe la conferma: Castle non sapeva nulla! Roy aveva sempre considerato Beckett come una figlia, si sentì in obbligo di spiegare a Castle come stavano le cose
-Castle, vieni nel mio ufficio! – Poi lanciò uno sguardo a Ryan, che si tirò un sospiro di sollievo
-Sto aspettando Beckett, a dire il vero …
-Vieni nel mio ufficio, prima – Insistette il capitano, con un tono che non ammetteva repliche
-Ok, appoggio i caffè sulla scrivania. Ryan le dici che sono dal capitano quando arriva?

Ryan si limitò a fare un mezzo cenno con la testa, con la triste consapevolezza di cosa attendesse l’amico nell’ufficio del capitano. Rick, invece, sembrava un bambino in un luna-park, continuava a guardarsi intorno come se fosse indeciso su quale giostra salire. La cercava, voleva la conferma di quel momento che avevano vissuto pochi giorni prima, voleva di nuovo sentire il suo corpo vicino al suo e perdersi nel suo abbraccio. Emanava un tale entusiasmo che Montgomery fu tentato diverse volte di lasciar perdere …

-Siediti Richard!
Castle fu sorpreso, sia per quell’offerta così inusuale, sia perché il capitano non l’aveva mai chiamato per nome. Roy colse lo stupore sul suo volto e precisò:
-Posso chiamarti per nome? In fondo collaboriamo da diversi anni, credo sia ora!
-Certo Roy, vale anche per me, vero? – Disse sorridente più di prima
Il capitano annuì poi proseguì, prendendo il vero motivo di quella “convocazione”  alla larga
-Non credo di avertelo mai detto Richard, ma il lavoro che hai fatto in questi anni è davvero notevole, da far invidia a poliziotti addestrati.
-Mi lusinghi Roy!
-Qualunque cosa succeda, tu sei il benvenuto qui al dodicesimo distretto.
Castle continuava a gongolare felice. Il capitano non sapeva più come rimandare la notizia che avrebbe fatto sparire quel sorriso dal volto dello scrittore …
-Bene, adoro i complimenti, specie di prima mattina, ma ora devo trovare Beckett. – Disse Rick, sollevandosi di scatto dalla sedia
-Appunto di questo, Castle! – Poi il capitano si bloccò …
-Sono tornato Castle?
Il capitano rimase concentrato, non si fece distrarre o impietosire e fu diretto nel dire:
-Beckett non è al distretto oggi. – Si arrestò un attimo per cogliere le reazioni di Castle. Rick sembrava sorpreso ma non preoccupato, non poteva immaginare come stavano le cose. – Non sarà qui neanche nei prossimi giorni, ha chiesto di usufruire delle ferie arretrate.
Lo stupore si dissolse e lasciò spazio al sollievo sul volto di Castle
-Non ci credo! E’ fantastico! Finalmente, oh ci voleva, davvero. Si merita un po’ di riposo, quella donna è una stakanovista – Fece una pausa – Aaah ora capisco il discorso di prima. Teme che io non venga più al distretto perché Beckett è in ferie. Ma no capo, verrò a trovarvi, non si deve preoccupare.

Si sentiva più felice che mai; cominciò a pensare a tutto il tempo che lui e Kate avrebbero passato insieme, alle volte che avrebbero fatto colazione con calma, dopo una notte passata abbracciati, alle piacevoli zuffe tra le lenzuola, alle repliche che avrebbero potuto concedersi sul divano e in altri angoli della casa più scomodi ed eccitanti. Dovevano solo scegliere e ora avevano anche più tempo a disposizione con Kate in congedo!

-Kate se n’è andata, Castle!

Quella frase arrivò in maniera appena percepibile alle sue orecchie, ogni suono era ovattato dalla sua felicità. Mentre continuava ad immaginare la sua nuova vita con lei, la sua mente iniziò a processare le parole del capitano al rallentatore. Il sorriso scomparve, la sua espressione si fece pian piano cupa e dubbiosa.

-E’ andata a casa, è in ferie, giusto? – Voleva solo essere tranquillizzato, quella frase aveva scatenato pensieri che non era pronto ad affrontare; che non era giusto avere ora che si erano trovati, finalmente, dopo tanto tempo.
-Ha chiesto un periodo di aspettativa di sei mesi, ha lasciato New York sabato. Nessuno sa dove sia andata.

Castle sbiancò! Montgomery temette che stesse per cadere, lo vide perdere l’equilibrio per un attimo e appoggiarsi alla sedia con il braccio.
- Mi dispiace, mi dispiace che sia io a doverti dare questa notizia, ma non è detto che non torni … Forse rientrerà  prima di quanto immagini!
Castle cominciò a sentire le gambe cedere e dovette sedersi
-Ha lasciato New York? – Disse guardando la parete alle spalle del capitano – Non è possibile, non mi ha detto niente, non … -Si arrestò ripensando a quanto fosse stata strana Kate l’ultima volta che si erano visti, a quell’appartamento vuoto, a quel bacio che sapeva di addio
Dopo alcuni secondi in cui quel disegno si fece chiaro, aggiunse:
-Gli altri lo sanno?
Roy si limitò ad annuire
-L’ha detto a tutti tranne che a me? – Disse a voce alta. La sua non era una domanda, non si aspettava una risposta, era solo un’amara constatazione.

Il capitano non sapeva come giustificarsi e rimase in silenzio, guardando lo scrittore con aria compassionevole.
-Forse? Tornerà forse? – Rimase in silenzio alcuni istanti, poi si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta.

La prima cosa che vide, aprendola, fu la scrivania di Beckett, con i due bicchieri di caffè; il simbolo di tutto quello che erano e che forse non ci sarebbe più stato. Quel dannato “forse” continuava a ronzargli nelle orecchie.

Si diresse verso l’ascensore, mentre Ryan lo guardava preoccupato. Arrivò  con passi lenti e stanchi  e un’aria spenta vicino alla scrivania di Ryan, si fermò un attimo e poi disse:
-Puoi prendere i caffè se vuoi perché tra sei mesi, FORSE tra sei mesi, saranno freddi!

***

Quando Martha rientrò a casa, trovò l’appartamento al buio. Le persiane erano chiuse e le luci spente. Era decisamente strano, a quell’ora del giorno la casa era luminosissima; Rick aveva comprato quell’appartamento proprio per questo motivo, adorava che fosse pieno di luce. Martha si avvicinò con passi incerti all’interruttore del salotto e quando accese la luce sussultò dallo spavento

-Mio Dio Richard, mi hai fatto paura! Cosa ci fai qui al buio? – Disse al figlio seduto sul divano
Castle non rispose, aveva lo sguardo perso, tra le mani oscillava un bicchiere. Martha gli si avvicinò.
-Non è tè vero?  - Disse in riferimento al liquido nel bicchiere
Lui non rispose
-Tesoro ma che succede? Di solito sono io quella che beve alcolici di prima mattina.
-Se n’è andata, mamma!
-Chi se n’è andata? Di chi parli?
-Kate! E’ partita, ha lasciato New York. Ha salutato tutti e non si è scomodata di farmi neanche mezza telefonata. Non risponde, ho lasciato decine di messaggi, l’ho implorata di chiamare, ma niente.
-Dalle tempo caro. La storia dell’omicidio della madre l’ha provata molto. Vedrai che tra qualche giorno tornerà
-Sei mesi mamma. Si è presa sei mesi. Non si tratta di qualche giorno. Sono stato un idiota. Mi ha baciato l’altro giorno, ho creduto che fosse finalmente pronta a stare con me, invece era solo il suo modo di dirmi addio e io non l’ho capito. La sua casa era vuota e io ho pensato che volesse fare spazio. Ho trascurato tutti i segnali, l’ho lasciata andare senza dirle quello che provo e forse non la rivedrò più.

Di nuovo quel forse. Quel bilico lo faceva morire. Era già difficile accettare l’idea che se ne fosse andata, ma l’incertezza in cui l’aveva lasciato lo tormentava.

Martha strinse il figlio tra le braccia poi si versò da bere. Non sapeva cosa dire, non era lei quella brava con le parole in famiglia, ma se c’era qualcosa in cui era brava era l’alcool e sarebbe rimasta lì con suo figlio a sbronzarsi e ad offrirgli la sua spalla per tutto il tempo necessario!
 

 
Ciao a tutti,
prosegue la scia di tristezza, prometto che nel prossimo capitolo sarò meno triste, anche se la mia vena comica sembra aver raggiunto Jack e gli altri sull’isola di Lost!
Ringrazio, come sempre, Lucia perché mi supporta e mi sopporta e anche la Mari che mi cazzia  : ), il mio cuore è per metà sardo!
E grazie a tutti voi che leggete e commentate
Remember: keep calm, there's a season four!
   
 
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