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Autore: sandrafanelli    04/06/2011    7 recensioni
Traduzione di una fanfiction
Kurt torna a casa per il fine settimana solo per vivere il peggiore incubo della sua vita Attenzione: violenze ma solo nel primo capitolo
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Burt, Carole e Finn erano appena usciti dalla riunione scolastica. Il ragazzo si sentiva sollevato di poter abbandonare l’aula piena di professori che non smettevano di parlare con i suoi genitori, e non è che dicessero cose terribili su di lui, al contrario, i suoi voti erano migliorati e la coach Beiste si era complimentata con lui davanti alla coppia, assicurandoli inoltre che se manteneva il ritmo con il quale stava andando avrebbe potuto ottenere facilmente un borsa di studio per lo sport. Nonostante ciò, il ragazzo non poteva evitare di sentirsi a disagio e scomodo in simili riunioni e il fatto di poter finalmente tornare a casa, gli sembrava grandioso.
 
Durante il tragitto parlarono animatamente sulla riunione e sui commenti degli insegnanti. Burt parlava di ricompensare Finn per i suoi sforzi e il suo miglioramento. Questo si era impegnato studiando assieme ad Artie e Puck e il risultato era motivo di celebrazione. Carole diceva che permettergli di scegliere cosa mangiare per cena sarebbe stato sufficiente, ma Burt promise al ragazzo che gli avrebbe comprato quel set di ruote per le gomme della sua macchina che tanto desiderava.
 
Carole stava per protestare, quando parcheggiarono di fronte alla casa. In quel momento vede che la porta del garage era aperta.
 
-Hey... Burt!- Lo chiamò, scuotendo il braccio del marito. Sia lui che Finn guardarono ciò che Carole aveva indicato.
 
-Ma cosa...?- Borbottò l’uomo, scendendo dalla macchina. La luce del garage era spenta, ragione per la quale pensò che qualcuno era entrato a rubare. Prese una chiave inglese dal cofano della macchina, e con la torcia in mano si diresse fino a quel punto. Finn scese dalla macchina e andò dietro di lui mentre Carole prendeva il cellulare e chiamava il 911.
 
 Arrivati dentro al garage, videro la macchina di Kurt. Perplesso, Burt spense la torcia e accese la luce.
 
-Kurt?- Guardò la porta che collegava la casa, i cardini inferiori erano rotti, come se qualcuno la avesse aperta con un spinta. Questo lo spaventò, se suo figlio si trovava in casa e la porta era stata quasi strappata dal suo posto poteva trovarsi nei guai. Si affrettò ad entrare in casa seguito dietro da Finn.
 
Kurt si trovava ancora sul pavimento della sua stanza. Quando Karofsky aveva abbandonato la casa, il ragazzo aveva cercato di mettersi in piedi ma un forte dolore nella parte destra del torace le fece cadere di nuovo per terra. Sconvolto, cercò di rialzarzi un altra volta, ma il dolore insopportabile glielo impediva e le sue forze non erano sufficienti. Continuavano a scendergli le lacrime. Non voleva restare lì, non voleva che la sua famiglia arrivasse e lo vedesse così, doveva rialzarsi e cercare di nascondere tutto.
 
-Kurt! Dove sei? Mi senti? Kurt!- Gridava l’uomo, in preda alla disperazione, cercando suo figlio e accendendo le luci man mano che avanzava. Kurt si spaventò al ascoltare la voce di suo padre, cercò di rialzarsi di nuovo ignorando il dolore che tutto il cuo corpo provava.
 
Afferrando il bordo del letto, siccome era molto vicino ad esso, riuscì ad alzarsi. Con molto sforzo riuscì a mettersi bene in piedi. Tirò su i boxer e i pantaloni, appoggiò l’altra mano sulla parete e cercò di camminare. Voleva raggiungere il bagno, chiudersi dentro, farsi una doccia. Fece un passo in avanti, ma il dolore al torace si fece ancora più forte e lo fece cadere di nuovo nonostante la sua volontà di ignorarlo.
 
Mentre Burt cercava nel primo piano, Finn salì al secondo piano. Appena arrivò alla fine delle scale udì il rumore sordo di un corpo che cadeva a terra. E il rumore proveniva dalla stanza di suo fratello. Spaventato si diresse verso la stanza.
 
-Kurt!- Gridava Finn preoccupato. Kurt lo sentì e cercò di nuovo di alzarsi, ma invano, non ci riuscì. Finn arrivò e lo vide sul pavimento, lottando per alzarsi.
 
-Burt! E’ qui, presto, vieni, per favore!- Gridò Finn terrorizzato. Si avventò su Kurt sostenendolo per le spalle.-Oddio, Kurt! Che cos’è successo?- Gli chiedeva con disperazione. Si udirono i passi affrettati di suo padre. Carole saliva le scale dietro di lui.
 
-Kurt!- L’uomo si lasciò andare sopra il corpo di suo figlio. Finn si fece da parte per lasciargli il suo posto. Burt sostenne il ragazzo dalle spalle per poi prenderlo in braccio. Il ragazzo respirava a fatica. Il suo occhio destro era gonfio e nero, il sangue scendeva dal suo sopracciglio. Le sue labbra erano spaccate e presentava diversi lividi, uguali a quelli del collo.
 
-Pa... papà...- Mormorò Kurt con voce tremante. Al sentire il calore di suo padre non potè evitare di rifugiare il volto nel grembo dell’uomo e cominciare a piangere senza riuscire a smettere.
 
-Il mio ragazzo! Ma che cos’è successo qui, chi ti ha fatto questo?- Gridava Burt al limite dell’isteria, abracciando il fragile e deturpato corpo del suo piccolo, nascondendo il volto tra i suoi capelli.
 
-Per favore, mandate un ambulanza, presto!- Piagnuccolava Carole al telefono all’operatore di emergenze. Finn, in piedi di fianco a sua madre, rimase paralizzato davanti a quella visione, sentiva che i suoi piedi si erano incollati al pavimento, incapace di muoversi dalla posizione in cui si trovava.
 
Ci vollero alcuni minuti perchè reagisse,  si diresse verso le scale e le scese a tutta velocità pieno di rabbia. Aveva una vaga speranza di poter scoprire qualcosa, qualche indizio che gli dicesse chi aveva fatto questo a suo fratello. Trovare il disgraziato e fargliela pagare!
 
Ma era cosciente che ciò era impossibile, lui o loro (non sapeva quanti fossero stati) ormai erano molto lontani da lì. Impotente si fermò davanti all’entrata. Furioso, colpì il muro con un pugno, facendosi male. Gli occhi gli si riempirono di lacrime di impotenza, dolore e rabbia.
 
Stordito, uscì dalla casa e rimase per strada ad aspettare l’ambulanza. Che arrivò quasi quindici minuti dopo. Finn fece loro dei cenni per indicare che erano stati chiamati da lì. I paramedici scesero e gli chiesero di spiegargli che cos’era successo, Finn riuscì a balbettare nervosamente sul fatto che suo fratello si trovava ferito al piano di sopra. I paramedici corsero all’interno della casa portando il necessario.
 
Alcuni minuti dopo una pattuglia si fermò dietro l’ambulanza. Uno degli ufficiali parlò con Finn, ma il ragazzo non potè dire molto. A quanto pareva qualcuno era entrato a rubare o qualcosa del genere, e aveva picchiato suo fratello. Uno degli ufficiali fece per entrare nella casa, ma in quel momento i paramedici uscirono con Kurt su una barella, seguiti da Burt e Carole. Mentre Burt salivà nell’ambulanza dietro suo figlio. Carole si avvicinò a dove si trovavano Finn e l’altro poliziotto per rispondere alle domande dell’ufficiale.
 
Finn lasciò sua madre con l’ufficiale e si avvicinò al lato posteriore dell’ambulanza per vedere Kurt, ma non ci riuscì, il paramedico che era rimasto indietro con l’altro poliziotto, arrivò e chiuse le porte del veicolo.
 
-Allora, quanti agressori credi che possono essere stati?- Chiedava il poliziotto al paramedico che aveva chiuso le porte dell’ambulanza.
 
-Non sono sicuro, la stanza dove abbiamo trovato il ragazzo non presentava molti danni, forse era solo uno-
 
-Qualcos’altro che io debba sapere?-
 
-Mi è sembrato di vedere dello sperma sul tappeto- Mormorò il paramedico. Finn fece un saltò e si avvicinò di più con l’intenzione di ascoltare.-E le lacerazioni che presentava il ragazzo... – Il paramedico scosse la testa.
 
-Va bene, appena rendiamo sicura l’area qualcuno andrà a prendere il kit di stupro-
 
-Che sta dicendo?- Disse Finn stordito. Quella parola lo aveva colpito come se tutti i difensori della squadra dei Bobcats gli fossero caduti sopra. L’ufficiale e il paramedico, che non si erano resi conto della presenza del ragazzo, si addolorarono al rendersi conto del loro errore. Il primo si avvicinò a Finn mentre l’altro saliva sull’ambulanza per poi ritirarsi.
 
-Ascolta ragazzo, andrà tutto bene...-
 
-Come può dire una cosa del genere?- Esclamò Finn isterico, allontanandosi dall’ufficiale che si era avvicinato a lui con atteggiamento paterno e conciliante - Questo non può essere successo a Kurt!- Carole si avvicinò a suo figlio al vederlo così sconvolto.
 
-Finn, tesoro, va bene, calmati-
 
-Mamma...! Ma non hai sentito cosa... !- Carole piangendo ma lottando per essere forte, abbracciò Finn, cercando di tranquillizarlo.
 
L’ambulanza arrivò in ospedale, Kurt venne ricoverato d’urgenza.
 
Burt era con lui, non voleva abbandonarlo nemmeno per un secondo. Il ragazzo era in uno stato tra coscienza e incoscienza. I farmaci che gli avevano dato piì il dolore e lo stress lo facevano sentire sempre peggio.
 
-Che cosa abbiamo?- Chiese, avvicinandosi in fretta, un medico alto e dai tratti latini.
 
-Due costole rotte, traumi e lacerazioni su viso, collo e petto- Rispondeva il paramedico.
 
 -Portatelo da quella parte- Disse il medico, andando dietro alla barella. Burt voleva andare con loro, ma una infermiero lo bloccò.
 
-Non si preoccupi, suo figlio è in buone mani. Il dottor Lòpez è uno dei migliori medici di questo ospedale-
 
-No, io devo stare con lui!- Insistette Burt, cercando di superare l’infermiera per andare nel punto in cui avevano portato suo figlio. La donna lo bloccò e cercò di dissuaderlo di nuovo.
 
-Non è necessario, le ho già detto que...-
 
-Forse non mi ha sentito? Quello lì dentro è il mio bambino!-
 
-Alexis, va bene, lascialo- Disse il dottore, guardandoli e dando il via libera a Burt per avvicinarsi. Non ci fu bisogno di ripeterglielo due volte.
 
Il paramedico si avvicinò al Dottor Lòpez e gli parlò all’orecchio. L’espressione sul volto del medico diventò cupa e sembrava che si fosse pentito di aver permesso al signor Hummel di entrare.
 
Il dottore guardò verso Burt. Cercò di sorridergli senza successo e tornò a sbirciare dentro le tende dietro le quali si trovava Kurt. Fece un cenno ad Alexis, l’infermiera.
 
-Alexis... per favore, fai venire qui il medico legale, digli di portare con se una macchina fotografica e il kit di stupro- Le chiese, parlandole molto vicino all’orecchio così che Burt non lo potesse sentire. Alexis annuì, mentre guardava il signor Hummel con un espressione di pena nel viso. Dopo si ritirò per eseguire l’ordine.
 
Il Dottor Lòpez cominciò il suo lavoro. Burt rimase in piedi accanto al figlio. Nel suo viso si poteva vedere il dolore che gli causava scoprire una ad una le ferite nel corpo di suo figlio; sembrava pronto a crollare in qualsiasi momento.
 
-Signor Hummel. Giusto?- Disse il dottore con tono amichevole –Vada a riposare un po’, per favore. Noi ci occuperemo di tutto.
 
-No, no, no… io voglio restare qui, non voglio lasciarlo solo-
 
-Ci prenderemo noi cura di lui, per favore, si riposi-
 
-Burt!- Esclamò Carole, arrivando assieme a Finn nel reparto di emergenza. L’uomo si avvicinò a loro.
 
Proprio in quel momento ritornò Alexis con un altra donna, questa portava con sè un macchina fotografica, un righello particolare e una scatola sigillata. Burt, attento a qualsiasi movimento fatto intorno a sua figlio, si girò appena riconobbe l’infermiera. Guardò le cose che l’altra donna aveva portato con sè e si avvicinò seguito da sua moglie e da Finn.
 
-A... a, che cosa serve tutto questo?- Chiese nervoso.
 
-E’ per la polizia- Disse la donna che accompagnava l’infermiera. Burt quardò la scatola sigillata e ciò che vi vide scritto sopra lo fece impallidire. Sentì che il sangue correva fino ai piedi, sentì la testa girargli facendolo barcollare leggermente. Carole dovette sostenerlo, temeva che potesse avere un altro infarto.
 
Burt cominciò a piangere una volta compreso che suo figlio era stato violentato. 
  
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