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Autore: RahizelRathalos    04/06/2011    0 recensioni
Si è risvegliato nudo nella foresta, il suo corpo è cambiato, quasi non si riconosce, ha tre tagli sulla spalla ma non sa da dove provengano. Degli incubi lo tormentano, fin quando non si trasforma per la prima volta, in un essere bestiale...
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corse a perdifiato diretto nel bosco, il più lontano possibile dai luoghi abitati. La luna era coperta da qualche nuvola, ma alcuni fasci di luce colpivano comunque il terreno. Superò la quercia con su incisi il suo nome e quello di Linda. Arrivò in uno spiazzo libero da alberi, li si fermò. Le nuvole intanto fecero spazio alla luce splendente della luna. Mancava poco...

Si mise a sedere sotto un alto pino, e sospirò. Chiuse gli occhi attendendo che la trasformazione iniziasse. Iniziò a sentirsi più tranquillo, li non avrebbe fatto del male a nessuno, probabilmente le vittime sarebbero state degli animali... e per quanto gli dispiacesse era meglio così. I suoi sensi, iniziarono a concentrarsi sulla natura. Il fruscio dei rami, la leggera brezza fresca e il bubolare di un gufo, un fascio di luce lunare o colpì, pian piano gli sembrò di addormentarsi...

 

Era ormai da un ora che girava nel bosco. Aveva saputo alla radio, che un orso era stato decapitato e sbranato durante la notte. Appena aveva potuto si era recata nella foresta alla ricerca dei resti dell’animale. Camminando aveva visto su una grossa quercia, una scritta intagliata nel legno, ma rovinata da tre grossi tagli. Era riuscita a vedere solo un nome... Linda. Continuò a camminare a lungo, piuttosto stanca. Aveva quasi deciso di tornarsene a casa, quando un ululato terribile la fece rabbrividire. Da quello che le aveva insegnato suo fratello, la cosa migliore da fare quando si sentiva un ululato in lontananza, era fuggire nella posizione opposta. Il problema era che lei non sapeva da dove provenisse... e il fratello non era mai stato molto saggio. Tutte le volte che seguiva un suo consiglio finiva male. Non si lasciò prendere dal panico, avrebbe camminato a ritroso e sarebbe tornata a casa. Era la miglior cosa da fare in quel momento. Fece per girarsi, ma fra i cespugli si mosse qualcosa. Voltò leggermente il capo e guardò con la coda dell’occhio. Il cespuglio si mosse ancora. Rimase in silenzio, immobile. Poteva essere qualsiasi cosa, un coniglio, una volpe, o peggio ancora, un lupo. Girò la testa verso il cespuglio. Intravide qualcosa, sembrava, del pelo... osservando con più attenzione ne ebbe la certezza. Era pelo, ed era ancora attaccato all’animale. Fece qualche passo in avanti, fracassando le centinaia di foglie secche. Aveva sempre amato il suono delle foglie secche che si rompevano sotto i suoi passi. Ma in quel momento sembravano così dannatamente rumorose. Poi, come la ciliegina sulla torta, un ramo si spezzò sotto il suo piede. Lei sbiancò e l’animale tirò fuori la testa dal cespuglio. A un primo impatto le sembrò un lupo, ma quando questi mostrò il corpo, la ragazza si rese conto che non lo era. Aveva dei terrificanti occhi rossi il muso più tozzo di quello di un cane o un cogliote o di un semplice canide, gli arti anteriori, sembravano più simili a braccia che a semplici zampe ed erano coperti da un folto pelo grigio scuro, mentre gli arti posteriori erano tipiche dei canidi. Il busto era un misto fra un busto umano e quello di un lupo. Era lungo più o meno 1.50 e largo un’ottantina di centimetri. Una bestia decisamente strana. Lei rimase completamente spaesata e spaventata. La bestia in quel momento mise in mostra degli enormi canini emettendo un perenne ringhio.Dalla bocca cadde un arto... umano. Se c’era un momento nella vita in cui farsi prendere dal panico, per lei era quello. Senza pensarci due volte, iniziò a correre in direzione opposta. La bestia scattò subito,saltando agilmente a quattro zampe, fra le piante ed evitando gli alberi come se nulla fosse. La ragazza sapeva che l’avrebbe raggiunta in poco tempo. Accellerò più che potè facendo lo slalom fra gli alberi, sperando di rallentarlo. Il tentativo fu vano. Continuò a correre a perdi fiato. Il mostro era sempre più vicino. Sembrava la fine. Davanti a se vide una radura, ma prima c’era una piccola discesa. Un ramo le bloccò il piede destro. Perse l’equilibrio e ruzzolò giù per la discesa, portandosi dietro terreno e foglie. La sua caduta si arrestò solo quando fu arrivata alla radura. Rimase stesa per qualche minuto cercando di riprendersi. Dolorante, si mise a quattro zampe ed iniziò a gattonare per arrivare più lontano possibile da quel coso. Gattonò per pochi metri prima di rendersi conto di non essere più inseguita. Si voltò in direzione della foresta e la scrutò per bene. Non vide nulla. A fatica si rialzò, ma cadde quasi subito: il piede destro era dolorante.  Si rimise di nuovo in piedi continuando ad osservare la foresta. L’unica strada per tornare indietro era quella... ma se il mostro era ancora li ad attenderla? Se fosse un modo per attirarla in una trappola? In che brutto guaio si era cacciata, accidenti a lei e a quella sua testaccia! Eppure era stata avvertita da sua madre che la foresta era pericolosa. Ma lei le aveva dato ascolto? Neanche per sogno! Doveva sempre fare di testa sua. E ora se ne stava pentendo. Le lacrime le salirono agli occhi. Respirò con calma per non piangere. No, non doveva piangere, non sarebbe servito a nulla. Deglutì. Doveva andare via da li. Stava per fare il primo passo, ma si interruppe. Un ululato, terribile, fortissimo la paralizzò. Era fottutamente vicino. Aveva gli occhi sbarrati ed una paura in corpo terribile. Tremando si voltò lentamente. Sbiancò. Se glielo avessero detto, non ci avrebbe creduto.A molti metri da lei, c’era un enorme mostro, dal manto nero. Possente, alto e minaccioso. Lo squadrò con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta. La testa era molto simile a quella di un lupo. Il muso era però più allungato, le orecchie erano abbastanza sottili e lunghe, ritte sul capo. La dentatura era ancora più mostruosa di quella del mostro che aveva visto prima. Il pelo ricopriva la maggior parte del corpo tranne il petto. Il busto era grosso e muscoloso dalla forma tipicamente umana. Le braccia possenti terminavano in mani che presentavano grossi artigli. Gli arti inferiori invece, come il mostro grigio, erano tipici dei lupi, con la differenza che erano più lunghi e robusti. Era in piedi sulle due zampe, ed era alto come minimo 3 metri, e aveva le spalle larghe almeno 1.50 m. Mai visto nulla di così possente.Nonostante fosse molto lontano, si distinguevano benissimo degli occhietti gialli, che in quel momento, si muovevano frenetici per scrutarla. Ora era paralizzata dal terrore. Quello era davvero troppo. Era ferma li solo da pochi secondi, ma a lei sembravano attimi interminabili. Si scosse solo quando la bestia nera iniziò a ringhiare mostrando i lunghi canini. Quella era davvero la fine. Il mostro mosse un passo verso di lei, poi un’altro, poi ancora un’altro aumentando sempre di più la velocità e abbassandosi man mano, finchè non iniziò a correre verso di lei a quattro zampe. In pochi balzi la raggiunse e spiccò un salto. Istintivamente si abbassò, ma notò quasi subito che il mostro aveva sbagliato apposta la mira. Si girò di scatto. La bestia era in piedi davanti a lei, ma le dava le spalle. Osservava qualche altra cosa. Deglutì e scorse il capo per tentare di capire. Era il mostro grigio. E appariva molto più piccolo rispetto all’enorme bestia nera. Quest’ultima voltò leggermente il capo e la osservò con un occhio. Lei incrociò il suo sguardo con quello del mostro nero. Nel frattempo il mostro grigio scattò ruggendo verso l’altro, spiccò poi un salto tenendo le mascelle ben aperte e pronte a mordere. Il nero non si lasciò sorprendere e con un manrovescio, scagliò il suo avversario a svariati metri di distanza. Questi rotolò per alcuni metri, alzandosì però subito e ripartendo all’attacco. Spiccò un’altro salto e riuscì ad azzannare il braccio della bestia nera. La ragazza osservò sconvolta la lotta. Il nero, sembrò non sentire dolore, afferrò per il collo l’altra bestia e se la staccò dal braccio senza problemi e senza versare una goccia di sangue. Lo scagliò in terra tenendolo ancora per il collo. Il grigio scalciava e graffiava, ma senza alcun risultato. Il mostro nero mise la zampa posteriore destra sul petto del suo avversario per tenerlo fermo. Si chinò poi e afferrò la mascella e la mandibola con entrambi gli artigli, e senza problemi strappò letteralmente la mascella dal corpo così come si strappa un foglio. Il grigio smise di muoversi, e tutti e quattro gli arti caddero a terra, molli e senza vita. Il nero osservò il cranio strappato dell’avversario, poi lo lasciò andare ululando ancora. Lei chiuse gli occhi e si tappò le orecchie. Riaperti gli occhi, vide subito che il mostro nero le si stava avvicinando lentamente, con la mascella aperta. Tentò di fare un passo indietro col piede dolorante,ma l’unico risultato che ottenne fu quello di cadere col sedere a terra. Il nero le si avvicinava ancora di più. La ragazza strisciò a terra tentando di allontanarsi. Il mostro si fermò ed iniziò ad annusare l’aria. Ringhiò di nuovo. Quando qualcosa cadde su di lui.

 

Aveva appena abbattuto quel piccolo ed insulso mostriciattolo grigio. Gli aveva strappato metà testa con tutta tranquillità. Quel piccolo ed inutile mostro, come aveva creduto di poterlo battere? Stupido oltre che insulso. Aveva dato un ultimo sguardo alla testa poi l’aveva buttata a terra. Poi si era voltato contro quel piccolo essere rosa. Ancora più insulso del mostriciattolo. Avrebbe voluto sgranocchiarlo, quel piccolo essere rosa, ma in un certo senso, si sentiva attratto da quel corpicino minuto. Non sapeva il perché ma non riusciva a saltargli al collo e a sbranarlo, quel piccolo e insulso esserino. Mosse qualche passo verso quel cosettino rosa, però, la sua attenzione fu attratta da qualcos’altro. Due esseri, probabilmente della stessa specie dell’esserino rosa, si stavano avvicinando. Stava annusando l’aria, quando qualcosa gli era caduto addosso e lo aveva avvolto in una morsa terribile. D’un tratto si sentiva bloccato e impotente. Tentò un passo, ma anche le zampe posteriori erano bloccate. Cadde con un rovinoso tonfo. Tentò di allargare le braccia, ma era praticamente inerme. Si rese conto di essere in trappola. Doveva essere di certo opera di quei due esseri. Una volta liberato gliel’avrebbe fatta pagare... eccome se gliel’avrebbe fatta pagare. Tentò ancora di liberarsi, ma la stretta era troppo forte, doveva essere una rete, una rete molto resistente. Osservò l’essere rosa, questi stava guardando qualcosa alle sue spalle. Tentò di girare il capo per guardare, ma non ottenne molto. Poco dopo sentì dei passi. Erano i due esseri che si stavano avvicinando. Gli sfilarono accanto, uno a destra e uno a sinistra. Quello che gli sfila a destra è di sesso maschile, l’altra è di sesso femminile. Come hanno osato quei due fargli un torto del genere? Tentò per l’ennesima volta di liberarsi, facendo ricorso a tutte le sue energie. Finalmente sembrò ottenere risultati, la rete si allargò, si sentì già più libero, ma all’improvviso, una scossa, fortissima lo colpì: si sentì lacerare le carni ed il dolore fitto e intenso lo costrinse a mollare la presa, dacendolo ritornare di nuovo stretto nella morsa. Ruggì dalla rabbia dimenandosi.

 

Il nero le si era avvicinato ancora un pò quando una enorme rete, gli era caduta addosso, e lo aveva intrappolato. Poco dopo erano arrivate due persone, un uomo ed una donna... sembravano piuttosto giovani. Uno era completamente vestito di nero, pantaloni, maglia, stivali e giacca lunga completamente neri, ed aveva in mano una pistola. L’altra aveva degli stivali neri, una gonna piuttosto corta e un top. Anche lei era armata. Entrambi le si stavano avvicinando. Il maschio si fermò e puntò l’arma verso la testa del mostro. La ragazza invece le si avvicinò.

<< Stai bene? Ti ha fatto del male? >>, chiese con voce completamente piatta, che non traspariva alcuna emozione. Era come se glielo chiedesse non per interessamento, ma per semplice lavoro. 

<< Sto... abbastanza bene, non mi ha nemmeno sfiorata... è stato l’altro ad attaccarmi... quello grigio... >>, negò lei indicando il mostro grigio. In effetti, la bestia nera non le si era mai avvicinata più di tanto.

Intanto l’uomo iniziò a guardarsi intorno, sembrava alquanto preoccupato. Fece cenno a lei e a l’altra di avvicinarsi a lui. La donna la alzò e la portò verso il compagno.

<< Che succede? >>, chiese preoccupata la ragazza.

Nessuno dei due le rispose, lei insistette, << si può sapere che succede? >>, sbottò innervosita . Ancora nessuna risposta. Era in procinto di domandare nuovamente, ma si zittì. Nel fitto della foresta, si intravidero un paio di occhi rossi, brillavano con i raggi lunari. Prima solo un paio... poi un’altro, un’altro ancora e ancora, ancora e ancora!

Il ragazzo fece una smorfia infastidita, << Scar ...>>, mormorò. La ragazza si voltò verso di lui.

<< Scar? >>, domandò impaurita. Fu la donna a risponderle, indicando il coso grigio morto a terra. Era quello il loro nome. Scar...

<< Quanti ce ne saranno? >>, domandò la donna al suo compagno.

<< E’ un bel gruppo... dovrebbe essere composto da almeno una ventina di elementi... >>, detto questo, caricò la pistola. La donna fece lo stesso intimando alla ragazza di stare indietro.

Dalla folta foresta spuntò uno di quei cosi, quegli scar. Entrambi fecero fuoco su di lui, e servirono almeno una decina di proiettili per abbatterlo, considerando anche la sua velocità e la sua agilità. Dalla foresta ne spuntarono altri 4, tutti in una folle corsa nel tentativo di raggiungerli. Uno fu beccato subito da un proiettile in pieno volto, cadde a terra stecchito. Un secondo spiccò un salto, ma fu colpito al volo prima di avere il tempo di causare guai. Gli altri due invece rimasero indietro ad evitare i colpi. Spuntarono fuori altri tre elementi dalla foresta. I due fecero fuoco a più non posso tentando di tenerli a bada. Ne cadde un altro, ma gli altri continuarono imperterriti. Caddero anche altri due elementi, ne rimase uno. Ma fu allora che spuntarono fuori tutti gli altri. Per un totale di undici elementi.

Intanto la bestia nera ricominciò ad agitarsi e a ruggire, vogliosa di sangue. Lei guardò il nero. Le venne in mente un idea, rischiosa certo... ma forse era la loro unica speranza.

<< Liberatelo! >>,  asserì all’improvviso.

Entrambi si girarono verso di lei con sguardo interrogativo.

<< Coraggio! E’ la nostra ultima speranza, ci faranno a pezzi! Lui è l’unico che può aiutarci! >>, ribadì convinta.

<< Potrebbe mangiarci in un secondo se volesse! >> ribattè la donna.

<< Avrebbe potuto farlo prima con me! Ma non l’ha fatto! Anzi, sono quasi sicura che mi abbia difesa! >>, ripetè ancora una volta!

<< Sei quasi sicura? E noi dovremmo basarci su un “quasi sicura”? >>, sbottò la donna.

<< Ha ragione... >> esordì il ragazzo, << Male che vada, saremo comunque morti! A questo punto tanto vale fare un tentativo... >>. La ragazza e la donna lo guardarono, << In più, questo è l’ultimo caricatore! Dobbiamo rischiare... >> concluse.

Ci fu uno sguardo d’intesa fra i due, poi un cenno. La bestia si dimenò ancor di più, come se avesse capito. Il ragazzo tirò fuori una specie di telecomando, e la rete si aprì liberando il mostro. Questi mosse un pò la testa, poi osservò i tre. Ringhiò all’uomo e alla donna, mentre fissò per un attimo negli occhi la ragazza. Intanto un gruppo di tre Scar si era separato dal gruppo e stava correndo verso di loro. Il nero ringhiò e ruggì, poi con un balzo atterrò sul mostro centrale, spezzandogli il collo di netto. Gli altri due si attaccarono alle braccia, fu allora che partirono altri due Scar. Il nero ruggì e si staccò di dosso i due Scar. Uno saltò di nuovo verso di lui, ma fu lesto ad afferrarlo e a scagliarlo verso l’altro, ancor prima che questo potesse riattaccare. Gli altri due spiccarono un balzo. Il nero afferrò entrambi per la gola, e li schiacciò uno contro l’altro spezzando ad entrambi la spina dorsale, questi caddero a terra esanimi. Altri tre Scar partirono in corsa, due dei quali facilmente abbattuti dai due tizi. Il nerò intanto si abbattè su i due Scar che gli erano più vicini, schiacciandone uno a terra con la zampa posteriore, e staccando la mandibola all’altro. Il sopravvissuto dell’ultimo gruppo, riuscì a saltargli in groppa e a mordergli una spalla. Senza fatica la bestia nera se lo staccò di dosso scagliandolo su quello che era già a terra. Con una poderosa zampata schiacciò la testa ad uno, e con un morso al collo, decapitò l’altro. Gli ultimi quattro rimanenti gli corsero incontro. Il nero fece lo stesso, spiccato il balzo, atterrò sul primo dei quattro, mordendolo e staccandogli un consistente pezzo di carne dal collo. Gli altri tre gli saltaroo addosso contemporaneamente. La bestia nera rotolò per liberarsi, e schiacciandoli sotto il suo peso, riuscì nell’intento. Uno Scar balzò tentando di azzannarlo al collo, ma fu bloccato e facilmente eliminato. Un’altro lo morse alla caviglia, senza ottenere risultati. Se lo staccò dalla caviglia e lo trapassò con una mano. Gettò a terra il cadavere e puntò all’ultimo Scar che si stava dando alla fuga. In due balzi lo raggiunse e gli afferrò la zampa posteriore. Dopo di che , lo alzò di peso e lo scagliò con tutta la forza sul terreno. Il mostro subito il colpo rotolò per alcuni metri. Tentò di alzarsi, ma il nerò gli spezzò il collo schiacciandolo con la zampa posteriore.

Passarono alcuni minuti. Il nero era in piedi di fronte a loro, con ancora la zampa sul cadavere dell’altro. Di tutto il trambusto, non era rimasto che macchie di sangue e odore di morte. La bestia che gli dava le spalle, voltò il capo, poi con pochi balzi si inoltrò nel fitto della foresta. La donna tentò di spararlo, ma fu bloccata dall’uomo.

<< Pensiamo a ripulire questo posto... in quanto a te >>, si rivolse alla ragazza, << Tu vieni con noi! >> concluse.

  
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