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Autore: Lely1441    04/06/2011    3 recensioni
Centosei giorni alla maturità. Raccolta degli sprazzi di vite che si intersecano: Nad, la celiaca; Sì, la fragile principessa; Ann, la lesbica; Mat, il cavaliere della lesbica; Bas, l'anonimo; Melassa, la secchiona. Ed un coro da tragedia per il quale Euripide in persona si rivolterebbe nella tomba.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's the final countdown'
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We come from the land of the ice and snow,
from the midnight sun where the hot springs blow.
How soft your fields so green
can whisper tales of gore,
of how we calmed the tides of war?
We are your overlords.
(*)
 
Sabato 4 giugno 2011
 
«Silvia, vuoi chiudere quella dannatissima porta?»
Dio, che nervi. Già la mattina era iniziata male, con mia madre che mi urlava che se provavo a tagliare il mio lenzuolo in due avrebbe ridotto me in più che due pezzi, ma l’essere in cinque in un cubicolo da un metro per un metro non aiuta, in ogni caso.
«Non si chiude!», pigola lei, schiacciata contro la maniglia. Ho l’istinto di prendere per la collottola Chiara, Melissa e Ann, che si sono allegramente infiltrate insieme a noi per cambiarsi, e sbatterle fuori, ma resisto stoicamente.
Oggi è l’ultimo sabato di scuola della nostra vita, e abbiamo deciso di dar guerra a quelli dello scientifico, che come tradizione si sono vestiti elegantemente, e a quelli del linguistico, in tenuta da mare, con l’uniforme che più si addice ai nostri studi: le toghe romane.
«Ok, ho capito, esco io». E basta, non resisto più, dopo una gomitata di Melassa nell’intestino chiunque preferirebbe spogliarsi in mezzo alla strada piuttosto che passare altri minuti con loro. Anche perché siamo talmente incastrate che non riesco neppure ad alzare un gomito.
Esco e chiudo finalmente la porta - che ne sarà di loro? Francamente, me ne infischio -, lasciandole in balia dei loro pochi centimetri d’aria. Mi guardo furtivamente intorno per vedere se arriva qualcuno, nel corridoio che collega i bagni femminili a quelli maschili, e mi aggiusto la toga. Decisamente, dal video su youtube sembrava facilissimo, invece no! Non lo è! Questo lenzuolo non vuole saperne di star su e le spille non reggono.
«Aspetta, ti aiuto».
Oh, Mat, mio salvatore!
«Se riesci a ricavarne qualcosa…»
Lui guarda pensoso il drappo e s’inventa una soluzione che decisamente mi fa rivalutare l’abilità maschile nel campo della sartoria. Mi appunta la spilla dorata sulla spalla e fissa soddisfatto il suo lavoro.
«Hai un futuro come sarto, non ne sei felice?»
Scoppia a ridere e proprio in quel momento si apre la porta del bagno, da cui saltellano fuori le altre. Il riso gli muore in gola quando vede Ann - eh, lo so, starebbe da Dio anche vestita da mascotte americana, è sempre in grado di oscurare qualsiasi altra ragazza nel raggio di chilometri -, ma lei non sembra farci caso. Come sempre, d’altronde.
«Oh, splendido lavoro!», esclama Melassa, ammirata. «Aiuteresti anche me?»
Mat sorride e le aiuta un po’ tutte, mentre Ann mi prende per mano per riportarmi in classe.
«Io direi di fare incursione nelle altre sezioni e vantarci della nostra bellezza!»
«Con te di mezzo non è poi tanto una novità, Ann».
Anche lei ride, e improvvisamente penso che tutto questo mi mancherà. Mi mancheranno i compagni (be’, non tutti), i bidelli, le aule, le cazzate. Questi cinque anni che sembravano non sarebbero mai terminati.
Glielo dico.
«Mi mancherete tutti».
«Oddio, non piangere!»
«Non sto piangendo!», strillo, allarmata, e lei scoppia a ridere davanti alla mia espressione terrorizzata. Però è vero che ho gli occhi lucidi.
«Non pensarci. Godiamoci semplicemente il momento, e spacchiamo il culo a tutti quelli che non hanno mai creduto in noi».
Ed è con un senso di vittoria che, una volta riunita la classe, andiamo a bussare ai ginnasi, ai novellini, a far vedere loro come diventeranno, a far capire loro che, nonostante tutto, il Classico rimarrà sempre il Classico, e niente potrà oscurarlo.
 
«Dici che abbiamo fatto male a dir loro di fuggire finché sono in tempo?»
«Non ti preoccupare, in ogni caso le finestre hanno le inferriate. Non possono suicidarsi da lì».
«Mi fido».
 
 
 
Oddio, ritardo immenso. Ma tra seconda simulazione di terza prova, compleanni, interrogazioni a go go, momenti di coma profondo, contest ed altro a volte mi sono persino dimenticata di questa storia.
Chiedo venia, mi è anche sfuggita di mano, e lo ammetto. Pensavo sarebbe stato più facile riuscire a gestire tutto, ma mi sono lievemente sopravvalutata.
Vi lascio perché devo scappare a prepararmi, ma prometto che domani risponderò con calma alle recensioni! ^^
(Oggi ci siamo veramente vestite da romane, in compenso. Sto valutando quanto poter sfruttare certe foto per ricatti e quant’altro).
A presto!
 
(*)
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve
dal sole di mezzanotte dove scorrono le sorgenti d’acqua bollente.
Quanto dolcemente i vostri campi così verdi
possono sussurrare favole di sangue,
di come abbiamo calmato le maree della guerra?
Noi siamo i vostri sovrani.
   
 
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