Undicesimo capitolo. Arrivo.
Mi svegliai di colpo in preda
ai brividi e alla paura più totale. Aprii gli occhi guardandomi intorno, ma per
fortuna, in qualche momento realizzai che quello che avevo appena vissuto era
stato solo un bruttissimo e realistico incubo. Mi girai e Talan era ancora
accanto a me, non era appeso ad un cappio. “Grazie dio..” dissi tra me e me pur
essendo fermamente atea. Istintivamente, ancora nel bel mezzo dei suoi sogni,
Talan si gettò quasi totalmente su di me schiacciandomi col suo peso, ed io non
feci altro che bearmi del suo splendido profumo ancora più accentuato dalla sua
completa nudità. Ammirai i solchi muscolosi che si formavano tra le sue spalle e
fui felice ripensando ai bellissimi momenti avevo trascorso con lui quella notte
piena d’amore e sorprese.
Avevamo fatto l’amore, quello
vero e non potevo essere più appagata sia fisicamente che sentimentalmente. Era
stato dolcissimo, premuroso ed incredibilmente esperto.
Lo scostai leggermente
avvertendo dei dolori sulle costole e lui si svegliò stiracchiandosi. Io mi
girai verso di lui velocemente ritrovandomi a pochi centimetri da lui e gli
sorrisi appena.
- Ciao. – Mi disse lui con voce
impastata dal sonno.
- Ciao anche a te. – Risposi io
chiaramente, parlando forse un po’ troppo forte.
Lui si stropicciò le palpebre
visibilmente assonnato e mi abbracciò subito dopo.
- Fai un buon profumo. – Mi
disse ispirando. Io ricambiai l’abbraccio entusiasta.
Ci coccolammo dolcemente per
una mezz’ora piena, poi però lui decise di alzarsi dato che il mio stomaco si
lamentò continuamente per tutto il tempo.
Andò in cucina e preparò la
colazione più buona che avessi mai mangiato.
Mangiai molto e di fretta, poi
feci una doccia beandomi dell’acqua calda e delle mani esperte di Talan sempre
pronte a massaggiarmi e darmi piacere.
- Ahhhhh.. – Gemetti quando,
con la scusa di insaponarmi, introdusse due dita tra i miei
umori.
- Si piccola.. così.. – Mi
incitò mentre mi muovevo verso le sue mani esperte.
Tremai dopo poco realizzando
che al mondo non poteva esistere un ragazzo così capace e così esperto, sembrava
fatto apposta per il mio corpo.
Bastava un suo tocco, una sua
parola o anche solo uno sguardo per farmi andare completamente fuori testa.. dio
se lo volevo, dio se non l’avrei desiderato sempre.
- Io.. non riesco.. a staccarmi
da te.. – Dissi, toccandogli un ciuffo di capelli, solo per toccare qualcosa di
suo.
- Allora non farlo. – Disse,
provocandomi l’ennesimo orgasmo distruttivo e facendomi tremare sul suo corpo,
ormai distrutta ma sempre curiosa di scoprire di più.
Ci vestimmo con calma, da lì a
qualche ora saremmo atterrati nel suo pianeta, Xenea.
- Non prepararti.. ho bisogno
di altra forza prima di atterrare, di altro potere.. e tu dovrai aiutarmi. Sai,
un uomo potente ricava potere dalla sua donna super potente. – Disse facendomi
ridere e fantasticare immediatamente. Indossai un semplice vestitino casalingo
piuttosto corto e delle semplici infradito color fragola.
- Ai suoi ordini capitano. –
Risposi imitando il saluto militare e facendolo sorridere.
Accesi lo stereo mentre lui
cominciò a frugare nella mia valigia.
- E.. e questo? – Chiese
prendendo in mano il mio imbarazzante perizoma di pizzo
nero.
- Quello, tesoro caro, si
chiama intimo. Proprio perché è considerato intimo, personale. Quindi che
cacchio ci fa nelle tue mani? – Provai a scherzare, ma parlai
seriamente.
- Stavo solo cercando il laser
per tagliare l’elettricità delle corde di Soten. Scusa. – Bofonchiò continuando
a passarlo tra le mani, osservandolo e fantasticando.
Mi avvicinai pericolosamente a
lui, prendendogli il mento tra le dita e accarezzando il labbro inferiore con il
pollice. Sorrisi timidamente, e gli stampai un dolce bacio sul naso, alzandomi
sulle punte e stando attenta a non perdere l’equilibrio.
- Non preoccuparti, l’avresti
in ogni caso visto stanotte. – Lo provocai, allontanandomi ancheggiando
pericolosamente. “Ormai sei mio..” pensai.. e lui lo sentì, ma fece finta di
niente.
Passammo tutto il pomeriggio
sul divano, e scoprii diverse cose sul mondo alieno.
Lì non esistevano dei normali
film, ma bensì delle immagini assurde, molto migliori del 3D, mettevi
un’opzione, la stanza si oscurava ed entravano i personaggi, potevi seguirli,
interagire con loro e dargli consigli.. e loro erano liberi di ascoltarti e
cambiare finale. Ma non era una cosa in diretta, era registrato con migliaia di
possibili modificazioni. Una roba assurda che mi occupò per tutto il pomeriggio,
causando un leggero allontanamento dal costante pensiero di Hosios disperso chi
sa dove nelle mani di chissà chi.
- Amore, sono un po’ stanco di
guardare questa roba adesso.. – Mi disse Tal, distogliendomi dai miei
pensieri.
- Ma mi sono affezionata ai
dialoghi con la protagonista. – Risposi, con occhi da
cucciola.
- Ma se non fa altro che dire
“Sì”, “No”, “Credo che lo farò” e “Non interrompermi
adesso”-
- Si ma prima il protagonista
mi ha detto che mi ama follemente. –
- L’ha detto alla ragazza, non
a te.. –
- Ma io mi sono piazzata
davanti.. – Ridemmo di gusto e mi abbracciò, spegnendo il macchinario dei
film.
- E se te lo dico io che ti amo
follemente, non ti basta? – Mi disse.
- No, però mi piace. – Risposi.
– E poi ti amo follemente anche io. –
Ci baciammo appena e andai a
preparare la cena, volevo fare il tacchino.
Lo presi dal frigo, lo pulii e
inserii il condimento interno. Preparai la teglia, rivestendola di piccole
patate e rosmarino. Poi posizionai il tacchino al centro, infornandolo e
finalmente.. dopo quasi due giorni di viaggio mi decisi a guardare fuori. L’oblò
era molto piccolo ma riuscivo a vedere chiaramente qualcosa. Era buio, ma non si
vedeva nulla di particolare, solo qualche puntino luminoso o qualche strana
roccia.
Poi, mentre ero ancora persa
tra l’universo e i miei pensieri, sentii due mani calde percorrermi le cosce,
alzare il vestito e accarezzarmi i fianchi con veemenza.
- Che guardi piccola? – Disse,
strusciandosi apertamente sul mio fondoschiena.
- Se.. se fai questo.. c-come
faccio a risponderti con lucidità? – Risposi appena.
- La vera domanda che dovresti
pormi è.. vorresti davvero che ti lasciassi rispondere? –
Dopo aver pronunciato quelle
parole con voce roca e maledettamente sensuale, mi fece sentire ancora più
nitidamente la sua erezione sulle cosce e le natiche,
sussultai.
- Dio mio.. così mi farai
impazzire.. – Dissi in un soffio, gettando la testa indietro e trovando la sua
spalla a sostenermi. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, bellissimi e fin
troppo lucidi, la bocca semi-aperta e le guancie arrossate. Era eccitato, ma non
volle dimostrarlo come io stavo facendo.
Per fortuna ci fu il forno a
salvarmi da quella situazione, suonando e avvertendomi della cottura del
tacchino. Mi scostai da Talan, lasciandolo boccheggiante e presi il tacchino,
porzionandolo e bruciandomi due dita.
- Ahia. Cazzo. – Dissi volgare,
mettendo subito le dita sotto l’acqua del rubinetto.
- Ti sei bruciata? – Mi chiese
apprensivo Talan, sbucando dietro di me.
- Si, ma non è niente
tranquillo.. – Dissi io. Lui fece spallucce e andò a preparare il tavolo con
tovaglie e posate.
Portai il tacchino in tavola e
mangiammo di gusto.. durante la cena però, notai Talan cambiare stato d’animo.
Da felice ed eccitato, diventò triste e cupo, silenzioso.
- Pensi ad Hosios? – Chiesi io,
provando a non fare i soliti convenevoli.
- Si, perché tu no? – Mi
chiese, in aria di sfida.. “Ma cosa pensi, che non mi interessa di nostro..
cioè, tuo figlio?” Pensai arrabbiata.
- Ovviamente si, sempre. –
Risposi io. “Stronzo..” Pensai ancora e lui sentì.
- Non si direbbe.. Stai sempre
a sorridere, curiosare.. come se fossi in gita. –
- Talan ma che ti prende?
Sembra quasi che tu stia dando la colpa a me. –
- No, scusami. Lascia stare. –
Disse piano facendo calare un silenzio di tomba.
Lo stomaco mi si chiuse e
decisi di andare a dormire per qualche ora. “Non ho voglia di stare con te,
razza di stupido alieno lunatico, parli come se fossi solo io quella che non da
a vedere la mancanza di Hosios, mentre tu non hai fatto altro che sorridere
insieme a me.” Pensai, sperando che non stesse ascoltando i miei pensieri. Non
volevo offenderlo, volevo soltanto capire perché adesso stava facendo così. Io
pensavo sempre ad Hosios, continuamente.. ma stavo facendo di tutto per non
fargli pesare i miei sentimenti ed aiutarlo ad accrescere il suo potere. E
adesso osava perfino mettere in dubbio tutto ciò? Stupido.
Mi alzai spostando la sedia con
nervoso, e andai diretta verso la camera da letto dove avevamo dormito quella
notte, provai a bloccare la porta ma non riuscii a far funzionare lo strano
congegno che avrebbe dovuto inchiavarla, quindi mi sedetti per terra
trattenendola con la schiena. Sapevo che Talan mi avrebbe seguita ma non volevo
vederlo finché non mi fosse passata la rabbia nei suoi
confronti.
Qualche lacrima scese
lentamente depositandosi sul mento e mi trattenni dal piangere come una bambina
di tre anni. Mi mancava tanto Hosios.. davvero troppo.
Sentii i passi dell’alieno
avvicinarsi alla porta e mi strinsi ancora di più verso
essa.
Lui provò ad aprirla ma io
spinsi, richiudendola.
- Elya.. apri la porta. – Non
ci pensavo nemmeno.
- No. – Dissi secca, con tono
fermo e nervoso.
- Per favore, parliamone. –
Provò di nuovo ad entrare e lo bloccai ancora.
- Non voglio vederti, resta
fuori.. e se hai qualcosa da dire dilla. –
- Io.. non intendevo dubitare
di te. – Gli tremò la voce. – So quanto bene vuoi ad Hosios, e so quanto possa
essere difficile per te questa situazione. So quanto hai sopportato e mi
dispiace averti offesa. –
- Va bene, adesso sono stanca,
voglio andare a letto. – Dissi, leggermente più
tranquilla.
- Allora.. io sarò nella stanza
di fronte se avrai bisogno di me. Tra qualche ora atterreremo, mi raccomando
stai tranquilla. – Mi disse, e io fui totalmente impaurita. Non sapevo cosa mi
sarebbe successo una volta atterrati a Xenea, non ero assolutamente preparata a
quello che stava per succedere. Per quanto ne sapevo, appena atterrati sarei
potuta scomparire bruciata da qualche strano laser o morire in preda a qualche
sostanza velenosa a cui noi umani eravamo intolleranti. Sarebbe potuta accadere
la qualsiasi cosa, avrei potuto stringere il corpo di Hosios senza vita, Talan
avrebbe potuto decidere di rimanere a casa e non tornare più.. e che ne sarebbe
stato di me? Del mio lavoro? Della scuola? Degli amici? Avevo diciassette anni,
avevo imparato a vivere da sola e mi era sembrata la cosa più difficile al
mondo, ma adesso mi rendevo conto che pagare le bollette o lavorare tutto il
pomeriggio non era niente in confronto a una guerra
aliena.
Mi alzai da terra e andai
immediatamente a letto, erano appena le tre del pomeriggio ma non avevo voglia
di stare sveglia a litigare e pensare al peggio. Magari avrei pure fatto un bel
sogno. Mi addormentai dopo qualche minuto e calai in un sonno
profondo.
- Ely.. – Mi sentii chiamare e
mi parve un sogno.. la mani calde di Talan mi stavano accarezzando le cosce e il
suo respiro mi riscaldava il collo.
Aprii gli occhi e Talan era
veramente accanto a me, era entrato in camera e si era stirato di fianco a me.
Da quanto tempo era lì? Eravamo arrivati?
- Che ore sono? – Chiesi
istintivamente.
- Bhè, qui è notte ma sulla
terra sarebbero le sette del pomeriggio. –
- Qui.. – Ripetei sussurrando..
– Cazzo, ma siamo a Xenea? –
- Non ancora. Ma tra un ora
circa atterreremo. Volevo darti il tempo di prepararti. –
- Ok, grazie. – Risposi io,
stiracchiandomi e continuando a farmi accarezzare le
gambe.
- Spero che tu non sia più
arrabbiata con me.. – Mi chiese, ricordandomi gli avvenimenti di qualche ora
prima.
- No, sta tranquillo. Ma non
provarci mai più, stronzo. – Ridemmo insieme e mi abbracciò. Io lo baciai sulla
guancia e lui ricambiò contento.
- Sei l’amore mio dolcissimo..
– Sussurrò con voce roca, facendomi rabbrividire.
Lo abbracciai con slancio e ci
baciammo a lungo, lui fu dolcissimo ed io provai ed esserlo a mia volta,
riuscendoci. Poi, dopo circa quaranta minuti di coccole ininterrotte una piccola
sirena cominciò a suonare ad intermittenza, Talan si girò di scatto e si alzò
correndo verso la sala di pilotaggio. Io lo seguii velocemente, correndo
impacciata.
Lo vidi affacciato all’oblo
della cabina e mi sporsi insieme a lui.
Vidi un piccolissimo pallino di
un colore incerto affacciarsi nell’universo.
- Quello è.. Xenea? – Domandai
prendendomi di panico, lui annuì silenziosamente, più ansioso di
me.
- Tra quanto atterreremo? –
Dissi io, sperando di ottenere una risposta rassicurante. Poi compresi che non
c’era nessuna risposta rassicurante, saremmo atterrati
comunque.
- Circa venti minuti, andiamo a
vestirci, veloce. – Mi disse, in preda alla paura più
totale.
Andammo nella stanza blu, e io
scelsi degli abiti dal mio borsone.
Indossai una semplice t-shirt
nera con sopra una giacca grigio perla, dei jeans scuri e aderenti e delle
semplici scarpe da ginnastica nere. Legai i capelli facendo una treccia laterale
e lavai i denti, poi rimasi in bagno per dieci minuti,
pensierosa.
Avevo veramente paura di
atterrare a Xenea, ma il fatto che Talan fosse stato accanto a me per tutto il
tempo mi rassicurò e mi fece calmare leggermente.
- Sei pronta? – Lo sentii
urlare dalla stanza bianca. – Cazzo. – Imprecò poi, più con se stesso che con
me.
- Amore calmati. – Gli dissi
dirigendomi verso di lui, e abbracciandolo.
- Per favore, devo vestirmi. –
Mi allontanò ansioso e io capii che non era arrabbiato aveva solo i nervi a fior
di pelle. Stava impazzendo all’idea di ritornare in quel posto, e potevo
capirlo.
- Tranquillo.. amore.. – Provai
a dirgli e lui si girò continuando a trafficare con la cintura dei pantaloni. –
Amore guardami.. amore.. – Lo chiamai ancora cercando il suo viso con le mani,
lo tenni stretto e lo baciai piano.
- Basta, andrà bene..
ascoltami.. andrà bene, adesso respira e calmati. Amore, basta. – Dissi a
raffica provando a tenerlo fermo, mentre lui muoveva la testa
disperato.
- Hosios.. come sta cazzo..
io.. sono una merda di padre, vaffanculo cazzo. – Pianse.
Io non seppi cosa dire, capii
che un abbraccio l’avrebbe potuto certamente confortare quindi gli lanciai le
braccia attorno al collo e gli baciai una tempia.
- Sta tranquillo, andrà tutto
bene, adesso vestiti e prova a calmarti.. sai che tutta quest’ansia e questo
nervoso ti peggiora solamente la situazione. Perdi potere e non devi farlo, a
proposito.. a che numero siamo? – Chiesi apprensiva e speranzosa, alzò la maglia
che aveva appena indossato e li fece apparire sul torace, sforzando leggermente
le rughe della fronte.
Stavolta, con nostro grande
sollievo, i numeri segnavano 39:61.
Sorrisi felice e lo abbracciai
un ultima volta, poi lo lasciai solo a vestirsi e andai a controllare la cabina
di pilotaggio. Mi sedetti pigramente sulla poltrona non curante della visione
che si affacciava dall’oblò.
Iniziai a mordicchiare le
unghie pensando a un modo per far calmare Talan, ma non ne trovai alcuno. Poi
decisi di affacciarmi dal finestrone
e guardare tra quanto saremmo atterrati.
Quando mi affacciai e vidi cosa
avevo davanti sbiancai totalmente e mi mancò il fiato.
- T- Ta.. – provai a chiamare
Talan ma uscì solo un leggero biascico che si tramutò in urlo quanto quelle due
grosse orbite elettriche attorno a Xenea si avvicinarono ancor
più.
- Che succede? – Accorse Talan,
sbiancando più di me, se possibile. – Cazzo, dovevo aspettarmelo, cazzo.. cazzo!
– Imprecò sbattendo i pugni sulle pareti della navicella.
- Che c’è? Che succede? –
Chiesi nel panico più totale. – Rispondimi cazzo. –
- Che c’è? C’è che stiamo
precipitando, porca troia. – Disse urlando.
Scusatemi tanto per il ritardo, un bacione! :* commentateeee Stefy.