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Autore: IoNonLoSo    04/06/2011    2 recensioni
“E vissero sempre felice e contenti..”
Era così che finivano tutte le storie che mia madre mi raccontava da bambina, ed ora, essendo una mediocre studentessa diciassettenne non desideravo altro che avere una fine simile insieme al mio principe azzurro con l’armatura sfavillante e i muscoli guizzanti. Purtroppo però, dopo circa cinque anni di storie fallite e pianti notturni mi ero rassegnata, non esisteva nessun principe azzurro muscoloso e sfavillante sulla Terra.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Undicesimo capitolo. Arrivo.

Mi svegliai di colpo in preda ai brividi e alla paura più totale. Aprii gli occhi guardandomi intorno, ma per fortuna, in qualche momento realizzai che quello che avevo appena vissuto era stato solo un bruttissimo e realistico incubo. Mi girai e Talan era ancora accanto a me, non era appeso ad un cappio. “Grazie dio..” dissi tra me e me pur essendo fermamente atea. Istintivamente, ancora nel bel mezzo dei suoi sogni, Talan si gettò quasi totalmente su di me schiacciandomi col suo peso, ed io non feci altro che bearmi del suo splendido profumo ancora più accentuato dalla sua completa nudità. Ammirai i solchi muscolosi che si formavano tra le sue spalle e fui felice ripensando ai bellissimi momenti avevo trascorso con lui quella notte piena d’amore e sorprese.

Avevamo fatto l’amore, quello vero e non potevo essere più appagata sia fisicamente che sentimentalmente. Era stato dolcissimo, premuroso ed incredibilmente esperto.

Lo scostai leggermente avvertendo dei dolori sulle costole e lui si svegliò stiracchiandosi. Io mi girai verso di lui velocemente ritrovandomi a pochi centimetri da lui e gli sorrisi appena.

- Ciao. – Mi disse lui con voce impastata dal sonno.

- Ciao anche a te. – Risposi io chiaramente, parlando forse un po’ troppo forte.

Lui si stropicciò le palpebre visibilmente assonnato e mi abbracciò subito dopo.

- Fai un buon profumo. – Mi disse ispirando. Io ricambiai l’abbraccio entusiasta.

Ci coccolammo dolcemente per una mezz’ora piena, poi però lui decise di alzarsi dato che il mio stomaco si lamentò continuamente per tutto il tempo.

Andò in cucina e preparò la colazione più buona che avessi mai mangiato.

Mangiai molto e di fretta, poi feci una doccia beandomi dell’acqua calda e delle mani esperte di Talan sempre pronte a massaggiarmi e darmi piacere.

- Ahhhhh.. – Gemetti quando, con la scusa di insaponarmi, introdusse due dita tra i miei umori.

- Si piccola.. così.. – Mi incitò mentre mi muovevo verso le sue mani esperte.

Tremai dopo poco realizzando che al mondo non poteva esistere un ragazzo così capace e così esperto, sembrava fatto apposta per il mio corpo.

Bastava un suo tocco, una sua parola o anche solo uno sguardo per farmi andare completamente fuori testa.. dio se lo volevo, dio se non l’avrei desiderato sempre.

- Io.. non riesco.. a staccarmi da te.. – Dissi, toccandogli un ciuffo di capelli, solo per toccare qualcosa di suo.

- Allora non farlo. – Disse, provocandomi l’ennesimo orgasmo distruttivo e facendomi tremare sul suo corpo, ormai distrutta ma sempre curiosa di scoprire di più.

Ci vestimmo con calma, da lì a qualche ora saremmo atterrati nel suo pianeta, Xenea.

- Non prepararti.. ho bisogno di altra forza prima di atterrare, di altro potere.. e tu dovrai aiutarmi. Sai, un uomo potente ricava potere dalla sua donna super potente. – Disse facendomi ridere e fantasticare immediatamente. Indossai un semplice vestitino casalingo piuttosto corto e delle semplici infradito color fragola.

- Ai suoi ordini capitano. – Risposi imitando il saluto militare e facendolo sorridere.

Accesi lo stereo mentre lui cominciò a frugare nella mia valigia.

- E.. e questo? – Chiese prendendo in mano il mio imbarazzante perizoma di pizzo nero.

- Quello, tesoro caro, si chiama intimo. Proprio perché è considerato intimo, personale. Quindi che cacchio ci fa nelle tue mani? – Provai a scherzare, ma parlai seriamente.

- Stavo solo cercando il laser per tagliare l’elettricità delle corde di Soten. Scusa. – Bofonchiò continuando a passarlo tra le mani, osservandolo e fantasticando.

Mi avvicinai pericolosamente a lui, prendendogli il mento tra le dita e accarezzando il labbro inferiore con il pollice. Sorrisi timidamente, e gli stampai un dolce bacio sul naso, alzandomi sulle punte e stando attenta a non perdere l’equilibrio.

- Non preoccuparti, l’avresti in ogni caso visto stanotte. – Lo provocai, allontanandomi ancheggiando pericolosamente. “Ormai sei mio..” pensai.. e lui lo sentì, ma fece finta di niente.

Passammo tutto il pomeriggio sul divano, e scoprii diverse cose sul mondo alieno.

Lì non esistevano dei normali film, ma bensì delle immagini assurde, molto migliori del 3D, mettevi un’opzione, la stanza si oscurava ed entravano i personaggi, potevi seguirli, interagire con loro e dargli consigli.. e loro erano liberi di ascoltarti e cambiare finale. Ma non era una cosa in diretta, era registrato con migliaia di possibili modificazioni. Una roba assurda che mi occupò per tutto il pomeriggio, causando un leggero allontanamento dal costante pensiero di Hosios disperso chi sa dove nelle mani di chissà chi.

- Amore, sono un po’ stanco di guardare questa roba adesso.. – Mi disse Tal, distogliendomi dai miei pensieri.

- Ma mi sono affezionata ai dialoghi con la protagonista. – Risposi, con occhi da cucciola.

- Ma se non fa altro che dire “Sì”, “No”, “Credo che lo farò” e “Non interrompermi adesso”-

- Si ma prima il protagonista mi ha detto che mi ama follemente. –

- L’ha detto alla ragazza, non a te.. –

- Ma io mi sono piazzata davanti.. – Ridemmo di gusto e mi abbracciò, spegnendo il macchinario dei film.

- E se te lo dico io che ti amo follemente, non ti basta? – Mi disse.

- No, però mi piace. – Risposi. – E poi ti amo follemente anche io. –

Ci baciammo appena e andai a preparare la cena, volevo fare il tacchino.

Lo presi dal frigo, lo pulii e inserii il condimento interno. Preparai la teglia, rivestendola di piccole patate e rosmarino. Poi posizionai il tacchino al centro, infornandolo e finalmente.. dopo quasi due giorni di viaggio mi decisi a guardare fuori. L’oblò era molto piccolo ma riuscivo a vedere chiaramente qualcosa. Era buio, ma non si vedeva nulla di particolare, solo qualche puntino luminoso o qualche strana roccia.

Poi, mentre ero ancora persa tra l’universo e i miei pensieri, sentii due mani calde percorrermi le cosce, alzare il vestito e accarezzarmi i fianchi con veemenza.

- Che guardi piccola? – Disse, strusciandosi apertamente sul mio fondoschiena.

- Se.. se fai questo.. c-come faccio a risponderti con lucidità? – Risposi appena.

- La vera domanda che dovresti pormi è.. vorresti davvero che ti lasciassi rispondere? –

Dopo aver pronunciato quelle parole con voce roca e maledettamente sensuale, mi fece sentire ancora più nitidamente la sua erezione sulle cosce e le natiche, sussultai.

- Dio mio.. così mi farai impazzire.. – Dissi in un soffio, gettando la testa indietro e trovando la sua spalla a sostenermi. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, bellissimi e fin troppo lucidi, la bocca semi-aperta e le guancie arrossate. Era eccitato, ma non volle dimostrarlo come io stavo facendo.

Per fortuna ci fu il forno a salvarmi da quella situazione, suonando e avvertendomi della cottura del tacchino. Mi scostai da Talan, lasciandolo boccheggiante e presi il tacchino, porzionandolo e bruciandomi due dita.

- Ahia. Cazzo. – Dissi volgare, mettendo subito le dita sotto l’acqua del rubinetto.

- Ti sei bruciata? – Mi chiese apprensivo Talan, sbucando dietro di me.

- Si, ma non è niente tranquillo.. – Dissi io. Lui fece spallucce e andò a preparare il tavolo con tovaglie e posate.

Portai il tacchino in tavola e mangiammo di gusto.. durante la cena però, notai Talan cambiare stato d’animo. Da felice ed eccitato, diventò triste e cupo, silenzioso.

- Pensi ad Hosios? – Chiesi io, provando a non fare i soliti convenevoli.

- Si, perché tu no? – Mi chiese, in aria di sfida.. “Ma cosa pensi, che non mi interessa di nostro.. cioè, tuo figlio?” Pensai arrabbiata.

- Ovviamente si, sempre. – Risposi io. “Stronzo..” Pensai ancora e lui sentì.

- Non si direbbe.. Stai sempre a sorridere, curiosare.. come se fossi in gita. –

- Talan ma che ti prende? Sembra quasi che tu stia dando la colpa a me. –

- No, scusami. Lascia stare. – Disse piano facendo calare un silenzio di tomba.

Lo stomaco mi si chiuse e decisi di andare a dormire per qualche ora. “Non ho voglia di stare con te, razza di stupido alieno lunatico, parli come se fossi solo io quella che non da a vedere la mancanza di Hosios, mentre tu non hai fatto altro che sorridere insieme a me.” Pensai, sperando che non stesse ascoltando i miei pensieri. Non volevo offenderlo, volevo soltanto capire perché adesso stava facendo così. Io pensavo sempre ad Hosios, continuamente.. ma stavo facendo di tutto per non fargli pesare i miei sentimenti ed aiutarlo ad accrescere il suo potere. E adesso osava perfino mettere in dubbio tutto ciò? Stupido.

Mi alzai spostando la sedia con nervoso, e andai diretta verso la camera da letto dove avevamo dormito quella notte, provai a bloccare la porta ma non riuscii a far funzionare lo strano congegno che avrebbe dovuto inchiavarla, quindi mi sedetti per terra trattenendola con la schiena. Sapevo che Talan mi avrebbe seguita ma non volevo vederlo finché non mi fosse passata la rabbia nei suoi confronti.

Qualche lacrima scese lentamente depositandosi sul mento e mi trattenni dal piangere come una bambina di tre anni. Mi mancava tanto Hosios.. davvero troppo.

Sentii i passi dell’alieno avvicinarsi alla porta e mi strinsi ancora di più verso essa.

Lui provò ad aprirla ma io spinsi, richiudendola.

- Elya.. apri la porta. – Non ci pensavo nemmeno.

- No. – Dissi secca, con tono fermo e nervoso.

- Per favore, parliamone. – Provò di nuovo ad entrare e lo bloccai ancora.

- Non voglio vederti, resta fuori.. e se hai qualcosa da dire dilla. –

- Io.. non intendevo dubitare di te. – Gli tremò la voce. – So quanto bene vuoi ad Hosios, e so quanto possa essere difficile per te questa situazione. So quanto hai sopportato e mi dispiace averti offesa. –

- Va bene, adesso sono stanca, voglio andare a letto. – Dissi, leggermente più tranquilla.

- Allora.. io sarò nella stanza di fronte se avrai bisogno di me. Tra qualche ora atterreremo, mi raccomando stai tranquilla. – Mi disse, e io fui totalmente impaurita. Non sapevo cosa mi sarebbe successo una volta atterrati a Xenea, non ero assolutamente preparata a quello che stava per succedere. Per quanto ne sapevo, appena atterrati sarei potuta scomparire bruciata da qualche strano laser o morire in preda a qualche sostanza velenosa a cui noi umani eravamo intolleranti. Sarebbe potuta accadere la qualsiasi cosa, avrei potuto stringere il corpo di Hosios senza vita, Talan avrebbe potuto decidere di rimanere a casa e non tornare più.. e che ne sarebbe stato di me? Del mio lavoro? Della scuola? Degli amici? Avevo diciassette anni, avevo imparato a vivere da sola e mi era sembrata la cosa più difficile al mondo, ma adesso mi rendevo conto che pagare le bollette o lavorare tutto il pomeriggio non era niente in confronto a una guerra aliena.

Mi alzai da terra e andai immediatamente a letto, erano appena le tre del pomeriggio ma non avevo voglia di stare sveglia a litigare e pensare al peggio. Magari avrei pure fatto un bel sogno. Mi addormentai dopo qualche minuto e calai in un sonno profondo.

- Ely.. – Mi sentii chiamare e mi parve un sogno.. la mani calde di Talan mi stavano accarezzando le cosce e il suo respiro mi riscaldava il collo.

Aprii gli occhi e Talan era veramente accanto a me, era entrato in camera e si era stirato di fianco a me. Da quanto tempo era lì? Eravamo arrivati?

- Che ore sono? – Chiesi istintivamente.

- Bhè, qui è notte ma sulla terra sarebbero le sette del pomeriggio. –

- Qui.. – Ripetei sussurrando.. – Cazzo, ma siamo a Xenea? –

- Non ancora. Ma tra un ora circa atterreremo. Volevo darti il tempo di prepararti. –

- Ok, grazie. – Risposi io, stiracchiandomi e continuando a farmi accarezzare le gambe.

- Spero che tu non sia più arrabbiata con me.. – Mi chiese, ricordandomi gli avvenimenti di qualche ora prima.

- No, sta tranquillo. Ma non provarci mai più, stronzo. – Ridemmo insieme e mi abbracciò. Io lo baciai sulla guancia e lui ricambiò contento.

- Sei l’amore mio dolcissimo.. – Sussurrò con voce roca, facendomi rabbrividire.

Lo abbracciai con slancio e ci baciammo a lungo, lui fu dolcissimo ed io provai ed esserlo a mia volta, riuscendoci. Poi, dopo circa quaranta minuti di coccole ininterrotte una piccola sirena cominciò a suonare ad intermittenza, Talan si girò di scatto e si alzò correndo verso la sala di pilotaggio. Io lo seguii velocemente, correndo impacciata.

Lo vidi affacciato all’oblo della cabina e mi sporsi insieme a lui.

Vidi un piccolissimo pallino di un colore incerto affacciarsi nell’universo.

- Quello è.. Xenea? – Domandai prendendomi di panico, lui annuì silenziosamente, più ansioso di me.

- Tra quanto atterreremo? – Dissi io, sperando di ottenere una risposta rassicurante. Poi compresi che non c’era nessuna risposta rassicurante, saremmo atterrati comunque.

- Circa venti minuti, andiamo a vestirci, veloce. – Mi disse, in preda alla paura più totale.

Andammo nella stanza blu, e io scelsi degli abiti dal mio borsone.

Indossai una semplice t-shirt nera con sopra una giacca grigio perla, dei jeans scuri e aderenti e delle semplici scarpe da ginnastica nere. Legai i capelli facendo una treccia laterale e lavai i denti, poi rimasi in bagno per dieci minuti, pensierosa.

Avevo veramente paura di atterrare a Xenea, ma il fatto che Talan fosse stato accanto a me per tutto il tempo mi rassicurò e mi fece calmare leggermente.

- Sei pronta? – Lo sentii urlare dalla stanza bianca. – Cazzo. – Imprecò poi, più con se stesso che con me.

- Amore calmati. – Gli dissi dirigendomi verso di lui, e abbracciandolo.

- Per favore, devo vestirmi. – Mi allontanò ansioso e io capii che non era arrabbiato aveva solo i nervi a fior di pelle. Stava impazzendo all’idea di ritornare in quel posto, e potevo capirlo.

- Tranquillo.. amore.. – Provai a dirgli e lui si girò continuando a trafficare con la cintura dei pantaloni. – Amore guardami.. amore.. – Lo chiamai ancora cercando il suo viso con le mani, lo tenni stretto e lo baciai piano.

- Basta, andrà bene.. ascoltami.. andrà bene, adesso respira e calmati. Amore, basta. – Dissi a raffica provando a tenerlo fermo, mentre lui muoveva la testa disperato.

- Hosios.. come sta cazzo.. io.. sono una merda di padre, vaffanculo cazzo. – Pianse.

Io non seppi cosa dire, capii che un abbraccio l’avrebbe potuto certamente confortare quindi gli lanciai le braccia attorno al collo e gli baciai una tempia.

- Sta tranquillo, andrà tutto bene, adesso vestiti e prova a calmarti.. sai che tutta quest’ansia e questo nervoso ti peggiora solamente la situazione. Perdi potere e non devi farlo, a proposito.. a che numero siamo? – Chiesi apprensiva e speranzosa, alzò la maglia che aveva appena indossato e li fece apparire sul torace, sforzando leggermente le rughe della fronte.

Stavolta, con nostro grande sollievo, i numeri segnavano 39:61.

Sorrisi felice e lo abbracciai un ultima volta, poi lo lasciai solo a vestirsi e andai a controllare la cabina di pilotaggio. Mi sedetti pigramente sulla poltrona non curante della visione che si affacciava dall’oblò.

Iniziai a mordicchiare le unghie pensando a un modo per far calmare Talan, ma non ne trovai alcuno. Poi decisi di affacciarmi dal finestrone  e guardare tra quanto saremmo atterrati.

Quando mi affacciai e vidi cosa avevo davanti sbiancai totalmente e mi mancò il fiato.

- T- Ta.. – provai a chiamare Talan ma uscì solo un leggero biascico che si tramutò in urlo quanto quelle due grosse orbite elettriche attorno a Xenea si avvicinarono ancor più.

- Che succede? – Accorse Talan, sbiancando più di me, se possibile. – Cazzo, dovevo aspettarmelo, cazzo.. cazzo! – Imprecò sbattendo i pugni sulle pareti della navicella.

- Che c’è? Che succede? – Chiesi nel panico più totale. – Rispondimi cazzo. –

- Che c’è? C’è che stiamo precipitando, porca troia. – Disse urlando.

 

Scusatemi tanto per il ritardo, un bacione! :* commentateeee Stefy.

  
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